Shotaro. Il bambino che voleva diventare samurai

Recensione pubblicata il: 21/03/2020

Autore Maria Giulia Cotini Editore Mondadori Paese di pubblicazione Italia ISBN 9788804674610 Anno 2017 Numero di pagine 221 Prezzo 17 €

Fascia d'età 12-14 anni 9-11 anni Sezione Libri sulla disabilità

Si parla di Disabilità motoria

C’è il fascino dell’antica cultura giapponese. C’è il brivido della battaglia e dello scontro senza concessioni. C’è una bella riflessione sui limiti e sul loro superamento, per nulla appesantita da moralismo spicci. E c’è il calore dell’amicizia e dell’affetto più profondi. Tutto questo c’è in Shotaro, il bambino che voleva diventare samurai, avvincente romanzo per ragazzi e ragazze coraggiosi e prima prova d’autore della scrittrice umbra Maria Giulia Cotini.

Protagonista è un ragazzo di nome, per l’appunto, Shotaro. Nato in una famiglia di samurai molto nota e rispettata, Shotaro desidera con tutte le sue forze seguire le orme del padre. Nessuno intorno a lui sembra però credere che possa riuscirci. Shotaro presenta infatti una disabilità motoria che gli rende difficoltoso camminare e reggersi in piedi e questo sembrerebbe impedirgli una carriera da guerriero e destinarlo piuttosto a quella da monaco. La determinazione di Shotaro, la guida di un saggio abate e l’incontro decisivo con alcuni coetanei e maestri rimescolano però le carte in gioco, costringendo tutti a rivedere i propri pregiudizi.

Al monastero in cui viene accolto Shotaro arrivano infatti un giorno un ronin, ossia un samurai disonorato, di nome Kenwa  e suo figlio Akira. Ripudiati dalla comunità, i due ricevono comunque la fiducia dell’abate e vengono da questi incaricati di addestrare i giovani del villaggio, così che possano essere pronti a difendere la comunità dall’imminente attacco di un dispotico signore feudale. La condizione posta dall’abate è che anche Shotaro riceva gli insegnamenti e da qui, per il ragazzo, inizia un percorso del tutto inatteso che lo porterà a imparare tecniche di combattimento adatte alle sue abilità, riconoscendo e sfruttando i suoi punti di forza, a frequentare la più prestigiosa accademia per Samurai della zona, resistendo a prove durissime e sfidando con coraggio bulli e prepotenti, e infine a prendere parte a un piano rischiosissimo da cui dipenderà la salvezza del padre e la libertà del villaggio.

Bellissima e significativa, in particolare, la scena in cui Shotaro incontra per la prima volta Akira. Qui emerge infatti l’indole tenace di chi cerca di sfuggire al proprio destino, quell’indole che unisce nel profondo i due personaggi nonostante la loro apparente diversità e che fa la differenza nel portare il racconto verso un lieto fine: un lieto fine avventuroso e travolgente in cui Shotaro si mostra in tutta la sua forza, senza mai tuttavia sposare l’idea che nulla sia impossibile. L’idea che permea l’intero romanzo è infatti che i limiti non siano necessariamente superabili ma piuttosto che ciascuno debba avere l’opportunità di sfidarli.