Un colore tutto mio
Recensione pubblicata il: 4/12/2025
Tra gli animali protagonisti di storie dedicate ai colori, il camaleonte vince a mani basse. Allo stesso modo, tra gli autori di storie sui colori che nascondono, in realtà, riflessioni sull’identità e sulle relazioni, Leo Lionni non ha rivali. Ecco dunque che una storia come Un colore tutto mio, firmata da Leo Lionni e con protagonista un camaleonte, ha tutte le carte in regola per lasciare il segno!
Uscito per la prima volta nel 1975, Un colore tutto mio racconta le vicissitudini e gli interrogativi di un camaleonte che desidera più di ogni cosa avere un colore tutto suo, proprio come gli altri animali. La motivazione è forte ma anche un’idea apparentemente ingegnosa come restarsene fermi su una foglia si rivela inadeguata: le foglie, infatti, mutano con le stagioni e con loro muta la natura intera. Che fare, dunque? La soluzione, forse, richiede uno sguardo più ampio, un pensiero divergente. Se da soli si fatica a trovare un’identità, forse può essere utile cercarla in relazione a qualcun altro. In due si può infatti continuare a mutare, smettendo però di sentirsi soli e smarriti.
In catalogo per Babalibri da ormai molti anni, Un colore tutto mio impara oggi a trasformarsi senza perdere tuttavia la sua identità, proprio come il suo protagonista. Officina Babùk ne propone infatti una versione in simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa molto rispettosa dell’originale. Se è vero, infatti, che la grafica di questo adattamento prevede lo spostamento del testo in aree diverse della pagina per sfruttare al meglio gli spazi bianchi, lo è altrettanto che l’effetto complessivo è tanto armonico quanto quello dell’albo illustrato di partenza. Dal punto di vista testuale, peraltro, il libro non necessita praticamente di ritocchi nella misura in cui Lionni stesso predilige frasi brevi, paratattiche e contraddistinte da una struttura sintattica lineare: praticamente, una base perfetta per la simbolizzazione!
I simboli, dal canto loro, sono scelti all’interno della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e vengono perlopiù associati a singole parole, stampate all’esterno del riquadro. Solo gli articoli e pochi termini poco influenti o trasparenti vengono uniti al sostantivo di riferimento. Non mancano inoltre qualificatori di tempo e numero. Vale la pena notare, infine, come anche le illustrazioni giochino un ruolo chiave in questo albo illustrato, non solo in termini estetici ma anche in termini di accessibilità. Non solo, infatti, i soggetti rappresentati sono molto grandi, essenziali e riconoscibili, ma altresì le pagine sono del tutto prive di elementi superflui: un aspetto, questo, che concorre a sua volta a guidare la decodifica e la comprensione del racconto.
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