Pacu pacu
Pacu Pacu è un libro d’artista, un libro-gioco, un silent book. È tante cose, Pacu pacu, come spesso accade alle opere di autori straordinari quale appunto è stato Katsumi Komagata. In Italia, sfortunatamente, questo libro non è (ancora, chissà…) stato pubblicato, ma in Francia sì. Lo ha fatto Les Grandes Personnes (dopo una prima edizione Les Trois Ourses), che vanta da sempre un catalogo raffinatissimo e versatile, e data l’assenza di parole, affidarsi all’edizione francese può essere una buona soluzione per poter incontrare questa storia minima e affascinante.
Pacu Pacu è il nome di un pesce, un pesce persico per la precisione. La qualità più spiccata di questo pesce, ha spiegato lo stesso autore, è che mangia di tutto: dagli insetti acquatici ai sassi, che divora per appesantire il proprio corpo ed evitare di essere trascinato via in caso di corrente forte. Ha un che di buffo, questo pesce. E ha un che di molto simile a qualunque essere umano al di sotto dei due anni, per il quale mettere le cose in bocca è abitudine quotidiana, nonché motivo e occasione di scoperta.
Ecco dunque che quella che potrebbe sembrare la comune storia di un pesce inizia a svelare un lato inatteso, in cui confluiscono l’esperienza personale dell’autore come papà (la stessa che lo ha portato a sviluppare progetti straordinari come la serie Little Eyes) e una riflessione sulle molte forme che l’apprendimento può assumere. Talune, in particolare, molto fisiche e legate all’esperienza del corpo. Ma non è solo questo a fare di Pacu Pacu un libro più interessante di quel che potrebbe apparire.
Qui si ritrova, infatti, tutto lo stile minimale e inconfondibile dell’artista giapponese, fatto di forme minime e talvolta appena abbozzate, di equilibri cromatici studiatissimi e di stimolanti giochi di intagli, fori e pieghe. Con una maestria che è sinceramente incantevole, Komagata allestisce le pagine come fossero scenari, e trasformando la storia del pesce Pacu Pacu in un pretesto di contatto ed esplorazione della carta, dei suoi bordi, dei suoi contorni e dei suoi contenuti. L’esperienza di lettura rivela, in questo senso, un elevato grado di accessibilità sia in ragione della predisposizione a un’interazione fisica con l’oggetto libro, sia in ragione di un racconto che procede in maniera molto essenziale senza far uso di parole scritte.
Pacu Pacu procede infatti in mezzo e sotto le onde, divorando tutto ciò che gli capita a tiro – pesci, alghe, sassi … – e lasciando dietro di sé una sorta di scia. Il suo è un viaggio placido e instancabile in cui non mancano, però, gli incontri inattesi e i pericoli, come onde forti e correnti. Komagata ha la capacità rara di dare vita con un numero infinitesimale di tratti a personaggi e oggetti, rendendoli non solo perfettamente riconoscibili e facili da individuare ma anche profondamente vivi e forieri di emozioni. È questione, di volta in volta, di posizione sulla pagina, di angolatura, di contrasto con lo sfondo, di definizione dei contorni. È sempre, cioè, questione di dettagli apparentemente invisibili ma in realtà studiati con cura maniacale fino a comporre una pagina tanto sobria quanto immediata.