Else-Marie e i suoi piccoli papà
Straniante e teneramente ironico, Else-Marie e i suoi piccoli papà è il libro d’esordio di Pija Lindenbaum, autrice svedese tra le più apprezzate e tradotte nel mondo. Quell’esordio è datato 1990: questo significa che il libro compie oggi felicemente 35 anni. Per l’occasione, Il Barbagianni editore ne propone una nuova edizione, caratterizzata da due aspetti principali. Il primo è è il ricorso a un font e a una spaziatura più amichevoli che riflettono un pensiero interessante intorno al rapporto tra albo e accessibilità. Il secondo è una diversa traduzione, curata da Samanta K. Milton Knowles, che mira a restituire con maggiore fedeltà la freschezza senza tempo di un testo irriverente.
Perché proprio l’irriverenza, in effetti, è forse il tratto più peculiare di Else-Marie e i suoi piccoli papà. Un’irriverenza che non dipende tanto dalle azioni e dai pensieri dei personaggi, quanto piuttosto dalla costruzione di una storia squisitamente surreale in cui trova naturalmente posto una famiglia che è tutto fuorché ordinaria e in cui ciò che esula dalla norma non esige chiarimenti e spiegazioni. Con buona pace di tanta didascalica letteratura per l’infanzia. Else-Marie ha infatti una mamma, di dimensioni consuete, e sette papà, di dimensioni ridotte. Così è.
La sua è tutto sommato una quotidianità riconoscibile: c’è l’attesa per l’arrivo di papà spesso in viaggio, la gioia di fare da aiutante nel sistemare le pratiche che i genitori portano a casa, ma anche il rito della buonanotte, la routine per andare e tornare da scuola o la colazione fatta da ciascuno con un ritmo diverso. Su questa ossatura in cui è facile per il lettore riconoscersi, l’autrice innesta con maestria una serie di dettagli dettati dalla stravaganza della situazione: i papà che faticano a seguire i turni nel leggere le storie, che fanno fotografie senza testa perché troppo bassi o che saltano garruli sul letto come fossero gnomi impertinenti. E proprio dallo scarto tra ciò che è familiare e ciò che vi si discosta, nasce il sincero divertimento che un libro come questo può portare: leggero, gratuito, spassionato.
Ed eppure non è tutto: in Else-Marie e i suoi piccoli papà succede anche dell’altro. Succede, per esempio, che un giorno tocchi proprio ai papà andare a prendere la figlia, benché sia la mamma di solito a occuparsene. Ed è a quel punto che Else-Marie inizia a crucciarsi per la loro dimensione, nel timore che possano essere derisi, schiacciati o trattati senza rispetto. È la diversità che si fa improvvisamente ingombrante, totalizzando i pensieri e le emozioni della piccola. Ma le paure, come spesso accade, non trovano riscontro nella realtà: le cose vanno, infatti, ben diversamente da come Else-Marie si aspetta, sicché i timori finiscono per sciogliersi e la quotidianità può ritrovare la sua dimensione insolita ma rassicurante.
Contraddistinto da illustrazioni deliziose, firmate dalla stessa autrice, Else-Marie e i suoi piccoli papà coltiva il gusto per i dettagli sfiziosi e per una narrazione leggera, tanto nelle parole quanto nelle figure, entrambe dal tratto fresco e spigliato. Il loro rapporto felice e sinergico e la loro disposizione sulla pagina meritano, poi, un’ulteriore riflessione. Il testo ampio e la presenza di un numero ridotto di illustrazioni, spesso di ampia dimensione, fa sì che l’adozione di una serie di caratteristiche di alta leggibilità (font EasyReading, spaziatura maggiore, paragrafi distanziati, sbandieratura a destra…) possano essere adottate senza compromettere in alcun modo la felicità della composizione finale. Un esempio molto interessante di come il rapporto tra armonia compositiva, accessibilità ed efficacia comunicativa debbano essere frutto di un pensiero accorto e, nei casi favorevoli, possano dare vita a letture attraenti e fruibili al contempo.
