La montagna

C’è il reale e c’è il fantastico. C’è il dentro e c’è il fuori. C’è il minuscolo e c’è il gigante. C’è il colore e ci sono i toni di grigio. C’è tutto questo ne La montagna, regno gioioso dei contrari che si intrecciano e si contaminano.

Costruito come un solido leporello di  spesso cartone che resta agevolmente su da sé, il libro di Andrea Antinori è deliziosamente sorprendente. Da un lato del volume, quello più colorato, il lettore può esplorare l’esterno della montagna, (ri)conoscendone profili, elementi e abitanti più familiari. Dall’altro lato del volume, quello in cui primeggiano il bianco e il nero, egli può sondare la montagna nelle sue profondità, scoprendone profili, elementi e abitanti più misteriosi. Ai campanili, alle vette e alle mucche del fronte, fanno dunque da contraltare le stalattiti, gli gnomi e le variegate creature sotterranee.

Sopra come sotto la superficie, c’è un mondo pullulante da scandagliare attentamente perché, sotto come sopra la superficie, gemme e storie inaspettate attendono di essere portate alla luce. Chi si aspetterebbe, per esempio, che nella pancia della montagna si celi un autentico forno da pizza e che, tra rocce e fiumi arcobaleno, gnomi, funghi e animali stravaganti se ne gustino fette fumanti (anche da asporto!)? Che dai mammut dipenda il trasporto delle pietre preziose estratte con perizia da una squadra di piccoli esseri dal cappello a punta? Che tra i pini si allevino mucche a pallini rossi, che bislacchi professionisti misurino le cime con lunghissimi righelli o che papere intrepide possano darsi alla guida degli elicotteri?

Il confine tra vero e immaginario è talmente labile nel segno di Andrea Antinori, vincitore nel 2023 dell’International Illustration Award della Bologna Children’s Book Fair, che l’unica cosa da fare è immergersi nel mondo inconfondibile da lui delineato e abbandonarsi al diletto di scoprirlo ora estraneo ora familiare. Non c’è di fatto, niente da capire, solo da assaporare, muovendosi senza vincoli tra ciò che è noto e ciò che non lo è.

Questo, d’altra parte, è uno dei punti di forza, in termini di accessibilità, mostrati da questo volume straordinario che può essere fruito in maniera molto libera e trasversale sia per età sia per abilità. C’è letteralmente posto per tutti ne La montagna e questo accade non solo in virtù di un racconto visivo votato al piacere dell’esplorazione più che a quello della comprensione, ma anche in virtù di una narrazione a tutti gli effetti istantanea. Il libro non segue, infatti, una serie di eventi successivi ma immortala una serie di situazioni simultanee che avvengono nel medesimo scenario. Questo significa che al lettore non viene richiesto di padroneggiare la sequenzialità e la concatenazione dei passaggi narrativi: competenza che spesso può essere compromessa dalla presenza di una disabilità, soprattutto relativa alla sfera cognitiva. Di fatto, scorrendo la lunghezza del leporello è come se seguissimo una telecamera che si muove in orizzontale inquadrando via via ciò che compare sulla scena. Non c’è dunque un prima e un dopo, una causa e una conseguenza: il lettore è messo nella condizione di muoversi con grande agio e libertà. Se a questo si unisce, poi, il fatto che lo stile dell’autore ha un fascino assolutamente magnetico, che cattura al primo sguardo, anche solo per la scelta dei colori accesi e per il richiamo a un universo naif, si capirà facilmente quanto questo volume possa offrire il terreno perfetto per molteplici possibilità di incanto, godimento e invenzione. Un gioiellino (di grande formato!) per bellezza e condivisibilità: provare per credere!

Scuficchiando

Quale bambino può dirsi immune al fascino irresistibile di borse e borsette dal contenuto imperscrutabile? Probabilmente nessuno! Se c’è una cosa che attira magneticamente la curiosità dei più piccoli sono proprio quegli accessori in cui gli adulti custodiscono cose attraenti, spesso preziose e proibite, di certo misteriose. Ecco allora che un libro tattile come Scuficchiando, che dello zaino ha proprio la forma e che  di borse e affini fa oggetto di narrazione, parte già in pole position per stuzzicare dita e occhi desiderosi di esplorare.

Il libro di Marilena Del Monte e Moira Diletta si presenta al lettore che una veste decisamente originale e ben poco somigliante a quella di un libro tradizionale. Dotato di una maniglia e di una chiusura in metallo come un vero e proprio zainetto di grosse dimensioni e dai colori fluo, il volume di impone all’attenzione del lettore scatenando un immediato desiderio di saperne di più. Quello è davvero un libro? Come mai è così grande? E cosa può nascondervisi dentro?

Il mistero è presto svelato! Aprendo lo zaino, ci si trova davanti 6 doppie pagine in stoffa, ciascuna contraddistinta da un testo a grandi caratteri in nero e in Braille sulla sinistra e da una diversa borsa sulla destra). Le borse sono capienti, variegate, vistose: un invito a nozze, praticamente, per chi non resista alla tentazione di rovistare e trovare piccoli grandi tesori. Il libro procede dunque come una carrellata di accessori di possesso dei vari familiari del bambino narrante. In ciascuno, questi è solito frugare con un preciso obiettivo: trovare qualcosa di ghiotto nella borsa della nonna, le cuffiette per la musica in quella del papà, l’oggetto di qualche dispetto in quello della sorella e via dicendo…

Nel descrivere in rima ciò che contraddistingue ogni borsa, il testo offre indizi eloquenti (ma mai del tutto svelanti) di ciò che il lettore potrà trovarvi dentro. La sua esplorazione sarà così, dunque, guidata ma non monotona: un incentivo non da poco in una pratica tutt’altro che semplice come quella della decodifica tattile. A questo scopo concorre inoltre la scelta di inserire all’interno delle borse degli oggetti reali che il bambino possa riconoscere come familiari e decifrare in maniera meno ostica.

Intrigante, appariscente e stuzzicante, Scuficchiando non passa senza dubbio inosservato e fa della lettura tattile un gioco tutt’altro che noioso. Un gioco, peraltro, che si presta a essere condiviso anche all’interno di un gruppo di pari dal momento che la dimensione del libro e la struttura delle immagini consente agevolmente un’esplorazione a più dita.

Forme!

Colori vivissimi, forme essenziali, tratto scarabocchiato: Fiori! Forme! dichiarano a gran voce la loro gioiosa tulletitudine! La cifra di Hervé Tullet è infatti inconfondibile tra le pagine a leporello di questi due cartonati sgargianti che invitano mani e occhi curiosi a un’esplorazione multiforme.

Il primo – Fiori! – presenta da un lato e dall’altro del leporello una sequenza di fiori variegati nelle forme e nei colori. A tutta pagina e su sfondo bianco, questi sono contraddistinti da forme minime e tratti diversi: punti, cerchi, linee sottili o contorni spessi. Al centro di ciascuno, fatto salvo per il fiore in chiusura che contiene uno specchio, si trova un foglio spesso di plastica colorata e semitrasparente che trasforma una piacevole carrellata floreale in un’occasione stupefacente di scoperta e sperimentazione tattile, cromatica e luminosa.

Con effetti analoghi con principi compositivi differenti, Forme! propone una sequenza di pagine con motivi a righe colorate su sfondo bianco da un lato e pagine a sfondo multicolore dall’altro. Giocate sui tre colori primari, le pagine presentano intagli geometrici sempre diversi per posizione, dimensione e forma – tondi, quadrati, rettangolari e romboidali – che offrono alle piccole dita pertugi perfetti per una perlustrazione curiosa, per inquadrature insolite di panorami, oggetti e persone, per giochi di combinazione e sovrapposizione e per creazioni suggestive di ombre.

Parola d’ordine: libertà. Fiori! e Forme!, più ancora di altri libri di Tullet che già favorivano una dinamica ludica, offrono al lettore un invito a interagire in maniera assolutamente svincolata, attiva e personale con gli stimoli offerti dai volumi. Non solo questi non prevedono né parole né tracce narrative vere e proprie, ma presentano una struttura fisica che li predispone a una lettura imprevedibile e giocosa, all’interno della quale sono l’intraprendenza, la curiosità e le scelte del lettore – dove il libro viene collocato, in che posizione ci si sistema per leggerlo, se la lettura avviene in solitaria o in compagnia e così via… –  a fare la differenza, a modificare il contenuto, a dare vita a possibilità diverse.

E questo li rende particolarmente preziosi anche per un pubblico con disabilità, cognitiva o comunicativa soprattutto, che può trovare nei libri tradizionali una rigidità di fruizione scoraggiante. Grazie anche alla solidità garantita dalle pagine cartonate e dalla struttura a leporello, che consentono ai libri di reggersi in piedi senza alcun supporto, Fiori! e Forme! restituiscono un valore speciale all’autonomia di lettura, facilitata anche in caso di difficoltà di sfogliatura, e alla possibilità di prendersi un tempo proprio in cui lasciarsi sorprendere dalle scoperte che l’incontro con le pagine può generare.

Cosa succede se le pagine di Fiori! incontrano la luce diretta del sole? E se due trasparenze colorate si sovrappongono? E cosa accade, invece, se si guarda un oggetto attraverso le fustellature di Forme!? E se si lascia che esse generino un’ombra? Ogni volume racchiude domande segrete e indefinite, non scritte e non poste, che sta al bambino decidere se indagare, in base a quel che l’esplorazione visiva e tattile gli suggerirà. Molto vicini nel concept a quella meraviglia progettuale che è Coucou di Lucie Félix,  edito  in Francia da Les grandes Personnes, Fiori! e Forme! imboccano un sentiero proprio, forse meno orientato ad attivare una relazione tra due lettori o tra un lettore e un mediatore e più propenso a solleticare l’interazione con le pagine stesse e con l’ambiente circostante.

Fori e trasparenze fanno leva sulla semplicità delle forme e dei colori, favorendo così un’indagine spontanea e poco condizionata, capace di rispondere a bisogni di complessità differenti. Non a caso i due libri, che certo nascono per soddisfare le esigenze di lettura di bambini piccolissimi – anche al di sotto dell’anno di età – risultano assolutamente irresistibili anche per bambini decisamente più grandi, per esempio di età prescolare.

Coucou (Francia)

Quando si parla di libri accessibili, si pensa principalmente a libri che rendono il testo e/o le immagini fruibili anche in caso di disabilità: libri che presuppongono, cioè, la presenza di una storia – raccontata con parole e/o con illustrazioni – e la possibilità di allargarne l’accesso a un pubblico più ampio grazie all’adozione di diversi codici, adattamenti strutturali o accorgimenti di stampa. Questo lascerebbe pensare che laddove non ci sia una storia non abbia senso parlare di libro e tantomeno di lettura accessibile, ma i libri-gioco ci hanno da tempo insegnato che questa visione non è del tutto esaustiva. Esistono infatti libri che richiedono di essere agiti per essere soddisfatti, che richiedono di mettere in campo modalità di interazione con la pagina differenti, che mettono in discussione l’essenzialità del testo o delle immagini per dare vita a un qualche tipo di narrazione. Quest’ultima può nascere insomma su iniziativa del lettore, a partire da una serie di stimoli offerti dal libro, può dipanarsi e compiersi in una forma che risulta più fisica del consueto.

Esattamente in questo filone e nel centro di questa riflessione piomba nel 2018 un libro straordinario pubblicato dall’editore francese Éditions des Grandes Personnes. Il libro si intitola Coucou ed è frutto dell’intelligente e visionario lavoro della progettista Lucie Félix. Realizzato in forma di leporello in cartone abbastanza spesso da reggersi agevolmente in piedi da solo, il libro si compone di 6 pagine, da un lato su sfondo bianco e dall’altro su sfondo nero. Ciascuna è contraddistinta da poche e semplicissime forme geometriche intagliate e riempite di un foglio di plastica trasparente o colorata, a tinta unita o con motivi elementari (puntini o righe). Così realizzato, Coucou si presta a molteplici possibilità d’uso: possibilità all’interno delle quali il movimento e la posizione – del libro e/o del lettore – costituiscono delle variabili interessanti. Coucou può solleticare osservazioni e scoperte variegate che coinvolgono giochi di luce, sovrapposizioni di forme e colori, contorni da seguire col dito. Può farsi rifugio, percorso, cornice e filtro, in un gioco che può rinnovarsi senza posa da una volta all’altra.

Come evocato dal titolo stesso, Coucou è un invito a una sorpresa da condividere, una rivisitazione di un gioco intramontabile da cui scaturisce una minuscola magia, che qui si arricchisce di nuove e sorprendenti sfumature. Attraverso il libro di Lucie Félix è possibile e bello cercarsi, guardarsi, scoprirsi e riscoprirsi. È possibile fare tutto questo e farlo in molti modi, nessuno dei quali codificato. Coucou si presenta dunque, prima di tutto come un preziosissimo strumento di relazione: un mediatore versatile e gioioso grazie al quale tessere sottilissimi fili personali e instaurare un legame anche laddove sembrerebbe complicato. Pensiamo per esempio ai bambini con disabilità grave, comunicativa, intellettiva e/o motoria, rispetto ai quali l’editoria parrebbe perlopiù offrire opportunità inservibili. Anche in questi casi un libro progettato in maniera così fine, minimale ed eclettica come Coucou può aprire delle possibilità, schiudere degli spiragli. Chiave di questo delicato processo è senz’altro la scelta e l’uso accorto di figure essenziali: cerchi, quadrati, rettangoli e via dicendo. Forme e non oggetti, insomma, che possono più agevolmente essere riempite di contenuto e di significato, diventando vive proprio grazie alla dinamica ludica e relazionale che attivano.

Se Coucou è dunque un libro speciale per molte ragioni, questa capacità di offrire una base per costruire una comunicazione intima anche in situazioni di difficoltà più marcata lo rende particolarmente prezioso e ne fa un autentico esercizio di libertà. Per tutti.

Merlo e i colori – Merlo e la merenda – Merlo e le emozioni – Merlo e gli opposti

Sperimentare, tracciare nuove strade, tastare percorsi inusitati: al gusto per la ricerca continua, la squadra di Sinnos ci ha abituati da tempo, basti pensare all’instancabile lavoro che costantemente ha condotto e conduce sull’alta leggibilità in tutte le sue forme e applicata alle più variegate proposte editoriali. E proprio in quest’ottica di sperimentazione e continuo stuzzicamento della curiosità del lettore con un’attenzione speciale all’accessibilità, vanno due delle novità più recenti e singolari dell’editore romano: Merlo e i colori e Merlo e la merenda. Qui, grazie al coinvolgimento di due bravi autori – Gloria Francella e Giulio Fabroni – ciò che viene offerto ai bambini è un libro insolito, nell’uso e nel formato, un libro a carte sciolte da leggere e da ricomporre come un puzzle. Un libro-gioco, insomma.

Ognuno dei due titoli presenta una storia semplice, suddivisa non in comuni pagine ma in carte che riportano su un lato un frammento narrativo (puntualmente numerato per evidenziare la successione) e sull’altro un pezzetto di illustrazione. Messe insieme le carte consentono di ricostruire il racconto e l’immagine ad esso associata: immagine che risulta “in divenire”, che segue cioè i diversi passaggi della narrazione in Merlo e i colori e che appare invece statica, prediligendo cioè la rappresentazione di un singolo momento della storia (quello conclusivo) in Merlo e la merenda. Il primo vede il protagonista – Merlo appunto – chiedere l’aiuto dei suoi amici perché stufo di vedersi così nero. Grazie a una sfilza di compagni generosi – dal gatto la coniglio, dal leone all’uccellino  fino all’insospettabile coccodrillo – il pennuto mette insieme un bouquet multicolore con cui ravviva felicemente la sua coda. Anche nel titolo gli amici hanno un ruolo chiave: qui di mezzo c’è una bella fetta di anguria, trovata da Merlo e apprezzata dalla più variegata combriccola in cui accanto alla gallina e al suo pulcino ghiotti di semi si accomodano topi, conigli e volpi, ma anche api, ragni e coccinelle, a cui si accodano coi loro ritmi gufi, tartarughe e lumachine.

Le storie scritte da Gloria Francella, già apprezzata autrice di Pino ha perso le parole,  sono dunque molto lineari e a misura di piccolissimo lettore. Già apprezzabili da bambini di due anni e mezzo o tre, queste non lasciano tuttavia indifferenti anche lettori più grandi, magari alle prese con le prime esperienze di lettura autonoma, grazie alla font amichevole scelto da Sinnos (LEGGIMIPRIMA, impiegata da Sinnos nelle suoi volumi ad alta leggibilità per lettori più insesperti) e al meccanismo ludico che rinnova, amplifica e arricchisce il piacere narrativo.

Non solo. Proprio il fatto che si tratti di un libro-gioco, che al gusto per la storia unisce quello per la ricomposizione secondo il modello del puzzle, si deve un altro aspetto interessante di queste due recenti proposte. Il formato in cui si presentano Merlo e i colori e Merlo e la merenda – 12 carte sciolte, cartonate e robuste – lo rende infatti più maneggevole anche da parte di bambini che faticano a interagire con pagine sottili e standard. Inoltre, la peculiare libertà d’uso offerta dal prodotto, ben espressa dalla dicitura riportata sul retro della confezione (“Un libro fatto di carte con un’immagine da comporre e una storia da raccontare”), fa sì che il lettore possa fare uso o meno delle parole scritte, che possa scegliere cioè tra il leggere il pezzetto di storia e collocare la figura, collocare la figura e raccontare da sé la storia, collocare la figura e godersi in silenzio il valore estetico e narrativo del quadro, insomma che possa con egual libertà e dignità approcciarsi alla narrazione nella maniera che gli è più congeniale e che lo solletica maggiormente. Il che non è affatto scontato perché, nel sottolineare implicitamente come non ci sia un giusto e uno sbagliato, un meglio e un peggio, e nel valorizzare l’aspetto del piacere e del divertimento connesso all’esperienza di lettura, si contribuisce a valorizzare il lettore, anche con esigenze speciali, nella sua singolare individualità.

Nel 2019 la collana che vede Merlo protagonista si è arricchita di due nuovi volumi che condividono con i precedenti caratteristiche compositive e stilistiche ma anche qualità in termini di accessibilità. Si tratta, in particolare, di  Merlo e gli opposti e Merlo e le emozioni, il cui focus è chiaramente anticipato dai rispettivi titoli. Anche in questo caso, un libro (Merlo e gli opposti) prevede la ricomposizione di un’immagine complessiva statica in cui il protagonista compare su una sola tesserina, mentre l’altro (Merlo e le emozioni) prevede la ricomposizione di un’immagine complessiva dinamica in cui Merlo viene ripreso nelle sue diverse azioni. Più semplice il primo, più stravagante il secondo, entrambi riescono nel non banale intento di parlare davvero, nelle figure e nelle parole, ad altezza di bambino.

I tre porcellini

La forza è senz’altro la cifra della suggestiva collezione “I pesci parlanti” proposta dalla neonata casa editrice Uovonero. Forti, sono infatti, i libri che la compongono nell’aspetto, nel contenuto e nel progetto. Sono forti innanzitutto perché sono libri robusti e resistenti al tatto, capaci cioè di sfidare il vigore dei lettori più entusiasti e le difficoltà di maneggio dei lettori con problemi motori. Ma sono libri forti anche perché, nonostante le storie arcinote, sanno mostrarsi attraenti con delle illustrazioni e un formato particolari. E sono forti, infine, perché sono il frutto di un’idea degna di nota.

L’idea è quella di avvicinare alla lettura i bambini con difficoltà di apprendimento e con difficoltà comunicative, legate per esempio all’autismo, proponendo loro libri accessibili oltre che accattivanti. Ogni storia è infatti qui minuziosamente semplificata e corredata passo a passo da simboli PCS (Picture Communication Symbols) che favoriscono l’incontro tra Comunicazione Aumentativa e Alternativa e mondo dell’immaginazione. In questo modo, semplice ed elaborato al contempo, un immaginario collettivo e universale quale quello animato dai tre porcellini e dal lupo che ne vuol fare la sua cena, si apre finalmente a orecchie e occhi nuovi.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 I tre porcellini e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Niente giochi nell’acquario

Regole, regole, regole… La vita di Catherine ne è disseminata, un po’ per scelta e un po’ per forza. Le regole sono infatti un sistema efficace per controllare David, quel suo fratello così poco normale le cui reazioni sono spesso impreviste e imbarazzanti.

A volte le persone ridono perché gli sei simpatico, a volte ridono per ferirti.
Puoi abbacciare mamma ma non il commesso della videoteca.
Niente giochi nell’acquario.

Le regole sono paletti, argini e punti saldi per David, e l’autismo da cui è affetto trova talvolta un minimo equilibrio se organizzato in funzione di principi chiari e semplici. Ma le regole sono anche limiti. Esse costringono il pensiero e l’azione a rispettare barriere talvolta superflue che illudono di proteggere dal peso di un giudizio esterno. Ma se il giudizio è quello di una vicina di casa nuova, ipertrendy e potenziale amica non ne vale forse la pena? Così la pensa Catherine quando scopre che la coetanea Kristy verrà a vivere accanto a lei. Tutto dovrà pensare fuorché che la sua è una famiglia anormale, con un fratello handicappato e un amico che non si esprime se non con delle tesserine illustrate. Ma quanto può durare questo tentativo di camuffamento? Catherine si accorge presto che le persone si possono mostrare diverse da come le immaginiamo e che il tentativo di scoprirle a fondo lascia sovente più che esterefatti.

Di qui viene la forza di questo libro. Dalla capacità di mostrare piccole ricchezze dentro ogni persona senza lasciare spazio a pietismi e false idealizzazioni. David continua infatti lungo tutto il corso della storia a calarsi i pantaloni in pubblico o a gridare per strada e l’amico James non imparerà mai a esprimersi con le parole o senza emettere grugniti. Ciononostante lo spiraglio di un rapporto alla pari con loro come con le persone che da fuori li osservano, si apre e si alimenta per Catherine con una naturalezza crescente. Le difficoltà di una vita familiare e adolescenziale segnata dall’handicap sono raccontate con la genuinità semplice che viene dell’asperienza reale senza che i pregiudizi amplificati che le circondano non vengano in parte scalfiti.