Una delle principali difficoltà che si trovano ad affrontare gli insegnanti oggigiorno è l’estrema varietà di situazioni all’interno del gruppo classe. Ormai non esiste più un alunno standard ma esistono bambini di provenienze varie, con background culturali diversi e difficoltà ad affrontare le proposte di apprendimento differenti.

Come fare per rispondere a queste esigenze educative in modo personalizzato, senza perdere di vista l’importanza del gruppo classe? L’accettazione delle differenze all’interno del gruppo classe è sicuramente un punto di partenza imprescindibile per parlare di didattica inclusiva, una proposta che intende valorizzare le diversità degli alunni e le loro differenti modalità di costruire il proprio percorso di apprendimento.

Strategia importantissima per una didattica inclusiva è l’adattamento delle modalità di insegnamento e apprendimento alla specificità del gruppo classe e dei ragazzi con bisogni educativi speciali. L’adattamento dei materiali didattici, in particolare, vuol fornire materiali di studio efficaci per la realizzazione degli obiettivi didattici, in particolare per gli allievi con BES ma non solo: è auspicabile infatti che le proposte possano essere per tutta la classe. In questo modo si normalizza l’utilizzo dello strumento, che crea collegamenti tra chi ha più necessità e chi ne trova un vantaggio anche solo temporaneo. Inoltre se in un’ottica collaborativa vengono coinvolti gli alunni anche nella preparazione del materiale didattico, questo risulterà frutto di impegno condiviso a cui tutti hanno dato un proprio originale apporto.

Quando parliamo di adattamento quindi non pensiamo solo alla semplice fornitura di schede più facili, ma pensiamo a diversi livelli di azione possibili a seconda dell’obiettivo da perseguire. Nel caso della Sostituzione ad esempio, si decide di utilizzare un materiale alternativo che è necessario per un singolo ma di cui beneficia tutta la classe. Questa è una strategia altamente inclusiva poiché permette di attivare stili cognitivi differenti: pensiamo ad esempio al fornire un file audio o una mappa concettuale indispensabile per qualcuno ma utile a tutti i ragazzi.

Quando parliamo di Facilitazione non ci riferiamo al contenuto bensì all’opportunità di utilizzare materiali e strumenti aggiuntivi per portare a termine gli obiettivi di comprensione e svolgimento dell’attività (mappe concettuali, tabelle e strumenti, ma anche modifiche a tempi e contesti di lavoro). Questo tipo di adattamento è particolarmente adatto per tutti i ragazzi che mostrano delle difficoltà scolastiche, anche solo momentanee come i bambini stranieri appena arrivati in Italia, e i bambini con DSA e Bisogni Educativi Speciali. Nel caso proprio della facilitazione è importante che gli strumenti siano a disposizione di tutti i bambini che hanno necessità o anche alla classe intera: pensiamo ad esempio ad una mappa creata in gruppo o dei quaderni delle regole lasciati a disposizione della classe durante il periodo iniziale di conoscenza di un nuovo argomento.

Nel caso della Semplificazione abbiamo un adattamento proprio nell’obiettivo e nell’attività stessa, perciò proposte con un lessico più semplice, più brevi nella durata e più semplici nelle richieste. Anche questo adattamento può essere visto come occasione di collaborazione e attività da svolgere con la classe, ad esempio con l’ausilio della LIM, dove la creazione di mappe concettuali può coinvolgere la classe intera, diventando importante attività di riflessione ed elaborazione per tutti ma essere indispensabile per il bambino con disabilità.

Tante volte il lavoro dell’insegnante di sostegno è volto a semplificare il libro di testo, che comporta un certo grado di difficoltà per tutti i bambini, tanto più per i ragazzi con disturbi certificati. Ma questo lavoro è davvero sempre così efficace? Si potrebbe dire di sì, se si parte da un’attenta analisi delle difficoltà che il bambino riscontra nell’approcciarsi al libro di testo, per attuare strategie di adattamento personalizzate. In altre parole, è indispensabile identificare quali sono i veri scogli che incontrano i ragazzi: sono difficoltà legate ad aspetti linguistici riscontrati nel testo? O maggiormente legate ai contenuti e alle richieste che vengono fatte? Oppure sono testi con poche immagini che quindi non favoriscono uno stile cognitivo che predilige la visualizzazione? Questo non significa sempre dover ridurre i contenuti da proporre, ma anzi, molte volte questa strategia non risulta vincente. E’ bene quindi operare per gradi, partendo sempre dall’analisi delle modalità di elaborazione e dello stile cognitivo del ragazzo, per proporre strategie di adattamento che possono variare dall’evidenziazione, alla schematizzazione e infine alla riduzione, per ottenere un testo semplificato.