Caccapupù
Simone, coniglietto irriverente creato da Stephanie Blake, compie quasi vent’anni. Eppure il suo modo di fare è così vero e fedele all’infanzia che difficilmente lo si sospetterebbe. Ecco perché il fatto che la sua prima avventura, portata in Italia da Babalibri nel 2006, sia ora resa disponibile anche in simboli da Officina Babùk, è notizia quantomai felice e attuale.
Caccapupù, che dà il titolo al volume, è la parola che Simone ripete senza sosta, come risposta a qualunque interrogativo o invito. Al mattino, quando la mamma lo sveglia. A mezzogiorno quando il papà gli offre gli spinaci. Così come alla sera, quando la sorella gli vuole fare il bagno. Ma anche quando il lupo gli chiede se può mangiarlo, la risposta è sempre la stessa: Caccapupù! Il lupo, Simone se lo mangia, sì. Ma quando il papà, che è anche dottore, riesce a liberare il suo coniglietto, qualcosa sembra cambiato. Simone rivendica, infatti, il suo nome e mangia la minestra senza insolenza. Mai cantare vittoria troppo presto, però… Ché la sorridente impertinenza dei più piccoli riesce spesso a trovare strade impreviste per spiazzare, stupire e financo esprimere una vitale curiosità.
Divertente e irresistibile da leggere ad alta voce, Caccapupù resiste in maniera eccellente alla prova del tempo perché coglie l’infanzia in un suo tratto peculiare e perché non fa del tema scatologico, tanto caro ai bambini, un ammiccamento fine a sé stesso. Al contrario, quel Caccapupù che fa sinceramente sorridere diventa di fatto il motore narrativo di una piccola avventura felicemente compiuta che mescola con perizia invenzione, iterazione e sorpresa.
Non solo. Stephanie Blake compone il suo racconto con attenzione, donandogli ritmo e comprensibilità. Non a caso, nella versione in simboli curata da Officina Babùk, il testo non viene modificato di una virgola, poiché risulta già molto lineare e chiaro nella sua versione originale, perfetto per una simbolizzazione. Quest’ultima opta per l’uso dei simboli WLS, con riquadri molto sottili (e dunque graficamente poco invasivi) e testo in maiuscolo esterno ai riquadri, e per l’associazione di unità di senso (articolo + sostantivo, espressioni come “c’era una volta”, ecc…) a un unico simbolo. La distribuzione del testo sulla pagina, inoltre, segue fedelmente quella della versione originale. Come in quest’ultima, infine, testo e figure risultano sempre separati: questo fa sì che venga agevolato nel lettore il reperimento di entrambi e che un’eventuale lettura con modeling non vada a coprire le illustrazioni. Queste ultime, dal canto loro, appaiono molto nette, prive di dettagli superflui e contraddistinte, invece, da contorni spessi e da un uso del colore non necessariamente realistico
Il risultato è un libro estremamente godibile, anche da un punto di vista estetico, e fruibile tanto nella parte testuale quanto in quella iconografica: a tutti gli effetti una lettura che si presta alla condivisione anche all’interno di contesti educativi e culturali come scuole o biblioteche.
