Didattica senza barriere

Letture consigliate

Universal Design, tecnologie e risorse sostenibili

di Andrea Mangiatordi

 

Il saggio presentato in queste poche pagine e reperibile gratuitamente on line (https://www.edizioniets.com/priv_file_libro/3244.pdf) contiene suggerimenti molto utili al personale docente che sia interessato a progettare una didattica davvero inclusiva, e sono molti i software, i dispositivi e le tecniche da utilizzare in classe che l’autore descrive. Tutte le indicazioni fornite sono inserite in una cornice teorica che capovolge il concetto di accessibilità: se normalmente consideriamo accessibile un luogo in cui anche una persona con disabilità possa entrare, riflettendo su una didattica che sia davvero per tutti Mangiatordi si concentra invece sulla necessità che l’individuo in formazione sia “condotto fuori”, come suggerisce l’etimologia latina del termine educare (e-ducere), nel rispetto dei bisogni e delle caratteristiche di ciascuno.

L’autore non propone un elenco rigido di ausili riservati a questa o a quella disabilità, poiché se si vuole che la didattica sia davvero inclusiva, i supporti che la rendono tale non possono essere stigmatizzanti. La sedia a rotelle, ad esempio, è certamente un ausilio, ed è così strettamente associata alla disabilità da essere spesso utilizzata come simbolo dei servizi riservati a tutte le persone con disabilità, che sia di natura motoria, oppure no.

Anche per quanto riguarda lo stigma vi sono pochi dubbi, eppure una sedia a rotelle è utile e spesso necessaria tanto quanto lo sono gli occhiali. La maggior parte della popolazione però, nel corso della vita, sperimenta la necessità di utilizzare un paio di occhiali, e questi oggetti sono prodotti in tutti i colori, le forme e le dimensioni anche da marchi di alta moda. Gli occhiali sono così diffusi da non poter essere riferiti ad una minoranza e diventare fonte di stigmatizzazione, diversamente da una sedia a rotelle.

Questa considerazione è per Mangiatordi la chiave della trasformazione della didattica in senso inclusivo, poiché usare strumenti di uso comune piegandone il funzionamento alle esigenze di studenti con disabilità o altri bisogni specifici, permette di evitare la nascita dello stigma e l’eventuale resistenza che gli stessi studenti con disabilità potrebbero opporre per non sentirsi diversi dai compagni.

Lo sviluppo dell’informatica è naturalmente un acceleratore potentissimo delle trasformazioni auspicate dall’autore, poiché un oggetto ormai capillarmente diffuso come una webcam può diventare un formidabile strumento di scrittura per una persona con ridotta o assente mobilità degli arti inferiori, se provvista di un software un grado di elaborare i movimenti oculari.

Allo stesso modo, la tecnologia touchscreen è estremamente utile a persone con ridotta mobilità fine, ma si tratta di una tecnologia ormai talmente integrata nei dispositivi mobili da essere diventata la norma.

Considerando quindi la versatilità di strumenti informatici ormai molto diffusi e in buona parte dal costo contenuto, e senza dimenticare la necessaria flessibilità che l’insegnante deve conservare nel momento in cui la didattica senza barriere è effettivamente portata in classe, Mangiatordi propone alcuni principi ispirati alla Progettazione Universale. L’ Universal Design è nato per creare edifici e spazi realmente accessibili a tutti: una didattica equa deve ad esempio prevedere l’uso di strumenti compensativi e adattarsi facilmente ad essi, deve avvalersi di materiali chiari e impaginati secondo i criteri dell’alta leggibilità e tenendo conto di eventuali disabilità visive.

Altri principi non riguardano strettamente i materiali utilizzati, ma l’approccio del docente e dei discenti, incoraggiati a strutturare l’apprendimento secondo modalità cooperative, così da aumentare la tolleranza dell’errore individuale, il cui peso risulta diminuito a favore di un incremento della fiducia in sé e delle aspettative nutrite dal singolo.

I principi enunciati e descritti dall’autore hanno naturalmente una funzione regolativa, e la didattica dovrà sempre essere modificata per andare incontro alle esigenze di un nuovo studente con esigenze specifiche, proprio come l’Universal Design metteva in conto che potesse esistere un individuo per il quale un edificio risultasse comunque non accessibile. Il saggio di Mangiatordi ha il merito di provare a portare l’utopia in classe.

Questo saggio è particolarmente consigliato al personale docente e contiene anche indicazioni per l’introduzione di dispositivi e software adatti alle esigenze più varie e disponibili gratuitamente o a prezzi contenuti.