Gli alberi volano

L’unione fa la forza: ce lo hanno insegnato libri senza tempo come Guizzino di Lionni e ce lo ricorda ora Gli alberi volano di Tessaro. Nel suo bel libro senza parole, finalista del premio Silent Book 2014, l’autore racconta infatti una storia di rivolta giocosa contro un nemico comune ad esseri apparentemente indifesi. Appena uscito dalle candide uova, uno schieramento di uccellini si fa gioco di uno stolido cacciatore camuffandosi da foresta e suscitando una reazione tanto ingenua quanto divertente.

Senza rinunciare al sorriso, Gek Tessaro prende posizione sul tema della caccia regalando alla natura l’ultima parola in una lotta secolare e offrendo un chiaro esempio di quanto possa essere ottuso l’essere umano. Lo fa peraltro ricorrendo alla sola narrazione per immagini che parla un linguaggio comprensibile anche a chi fa normalmente a pugni con il testo scritto.

Pur richiedendo alcune inferenze non proprio banalissime, Gli alberi volano propone una storia fruibile e spiritosa. In questo senso, l’abilità di Gek Tessaro sta nel rendere straordinariamente espressivi piccoli dettagli all’interno delle illustrazioni. Così, gli occhi prima circospetti, poi confusi e infine disperati del cacciatore la dicono lunga su quel che sta succedendo tra le pagine e offrono indizi preziosi per decodificare l’inganno ai suoi danni. Allo stesso modo, il crescendo iperbolico di uccellini messi in scena dall’autore paiono proprio risuonare nelle orecchie del lettore, aiutandolo a godere del piacevole ritmo del volume.

Dalla chioma

In copertina i colori sono pochi e netti e il titolo (Dalla chioma) sbuca fisicamente da una grossa cima d’albero: ancora un volta il segno grafico di Minibombo si fa riconoscibile e invita il lettore alla curiosità prima ancora che questi abbia avuto il tempo di aprire il libro. E proprio qui – al momento di aprire il volume – arriva la seconda di molte sorprese: il libro si apre infatti non orizzontalmente ma verticalmente, così da assecondare le esigenze spaziali del suo protagonista, ossia un alto albero dalla fitta chioma da cui cadono in successione animali di stazza crescente.

Tutto parte da un minuto topolino che adocchia una castagna in cima all’albero e per procurarsela ne scuote il tronco. La castagna non cade ma al suo posto piomba a terra una volpe. A questo punto i ruoli si invertono: il topolino da mangiatore diventa preda e fugge sull’albero. Tocca allora alla volpe scuotere il tronco per far cadere il topolino. Mal posto del topo a scendere è un corpulento cinghiale. Superfluo dire che la faccenda si ripete più volte, innescando una girandola di prede e cacciatori, di salite e discese, di pasti attesi e colpi di scena cascanti. Fino a quando a cadere dall’albero non è un corpulentissimo e ferocissimo orso che lascerà tutti – lettori e animali – letteralmente a bocca aperta.

Il meccanismo iterativo e ludico che anima Dalla chioma è collaudato e spesso impiegato dalla casa editrice emiliana nei suoi libri. Si prevedono quindi anche per quest’ultimo albo di Minibombo letture ad alta voce di grande successo, alimentate peraltro dalla quasi totale assenza di parole. Questa, oltre a rendere accessibili il volume anche a quei bambini che vedono nel testo scritto un ostacolo più o meno grande, favorisce in qualunque lettore o gruppo di lettori un’interpretazione più personale e dunque più coinvolgente.

Piccolo blu e piccolo giallo

A cinquantasei anni di distanza dalla prima pubblicazione di Piccolo blu e piccolo giallo, Babalibri ci fa un vero regalo, tanto più gradito perché inatteso: una rinnovata edizione del capolavoro di Leo Lionni corredata da un audiolibro musicale. Sul Cd allegato al volume si trova infatti una registrazione del testo, interpretato con garbo dall’attrice Anna Bonaiuto  e accompagnato da musiche di Schumann accuratamente scelte.

Questo fa sì che al piccolo lettore sia offerta la possibilità di compiere un’esperienza di lettura nuova, multisensoriale e straordinariamente stimolante: un’esperienza che integra linguaggi diversi in un complesso armonico. Le musiche, disponibili anche per un ascolto separato, accompagnano infatti la lettura assecondandone e arricchendone il ritmo, il senso e la profondità. Le avventure dei due amici blu e giallo che si vogliono così bene da fondersi in un abbraccio verde che scombussola le rispettive famiglie fino al felice riconoscimento finale sono infatti colme di valore emotivo

Come positivissimo effetto collaterale questa iniziativa amplia le possibilità di fruizione di una pietra miliare della letteratura per l’infanzia, accogliendo lettori di ogni età che, per difficoltà visive, neurologiche o intellettive, possono trovare inciampi più o meno grossi nel testo scritto. Un’apertura e un’attenzione che, soprattutto in tempi di censure e restrizioni (da cui lo stesso Piccolo blu e piccolo giallo non è passato indenne), portano un segnale forte di preziosa e colorata vitalità.

La baraonda di Corradino

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La generazione cresciuta con Dov’è Ubaldo? (meglio noto ai più come Dov’è Wally?) proverà di certo una sensazione familiare alla vista dell’albo La baraonda di Corradino. Le 32 pagine che compongono l’originale libro di Jan Von Holleben brulicano infatti di figure e invitano a gran voce alla ricerca di dettagli ancora non scorti.

Quello che l’autore tedesco si è divertito a fare è costruire una semplice trama e svilupparla attraverso personaggi e oggetti reali fotografati in posa, rimpiccoliti e inseriti in un contesto fotografico composto da innumerevoli altre persone e cose in movimento. Risultato: la lettura diventa una caccia minuziosa alla ladra Miss x che fugge da Tom il poliziotto o a Giusy (la cui t-shirt a righe rosse e bianche strizza l’occhio al capostipite dei personaggi-camaleonte) e Finn che scorrazzano tra scuole, strade e zoo stravaganti.

Vicenda e personaggi chiave sono condensati nelle dieci righe in quarta di copertina, il che con buona probabilità porterà il lettore a scorgerle solo una volta chiuso il libro. Tanto meglio: sarà la più intrigante delle scuse per riprendere il volume da capo e immergersi in una nuova e diversa esperienza di lettura, guidata questa volta da un canovaccio narrativo. Se c’è una cosa di cui si può star certi, infatti, è che con un libro come questo difficilmente si resta a corto di sorprese anche dopo due, cinque, dieci letture. Ci sarà sempre una giraffa fatta di bambini, un robot fatto di circuiti e scatole o un animale fatto di pinne e tessuti che acchiapperà il nostro occhio e la nostra curiosità. E sarà ancor più divertente analizzarne più a fondo i componenti nella pagina successiva, giacché il volume alterna pagine a campo largo che illustrano un ambiente con tutti i suoi elementi (la scuola, per esempio, con tanto di classi, allievi, cortile, scuolabus e zona merenda) e pagine più zoomate che rivelano minuzie di alcuni di quegli elementi (cosa contiene l’armadio di classe, come viene dipinta la cartina appesa al muro o chi ha fatto una brutta fine nella partita di basket). Un’inesauribile caccia al tesoro, insomma, che ipnotizza con umorismo.

La vera singolarità del libro sta nel fare della fotografia uno strumento espressivo estremamente creativo (come i fedelissimi di Art Attack hanno imparato da Neil il grande artista); nell’offrire possibilità variegate di lettura poiché ognuno può gustare a piacere il complesso della pagina e i suoi particolari; e nel conciliare con grande intelligenza opposti interessanti quali grandezza e piccolezza, movimento e stasi, vicinanza e distanza, frenesia e indugio: perché un silent book come La baraonda di Corradino è un gioco divertente e divertito di spazi e di tempi, che regala a cose e persone una nuova vita e che restituisce al lettore il diritto di far propria la pagina.

Mamma, anche le rondini sognano?

Un libro che ha il ritmo e e l’andamento fluido di un sogno, che procede per immagini e passa in scioltezza da un’evocazione all’altra, che sfida gli ostacoli della razionalità per esplorare le terre dell’immaginario. Ecco, Mamma, anche le rondini sognano? ha un po’ questa veste e si propone come un viaggio sospeso tra  cielo e terra, sulla scia dei pensieri, dei desideri e delle curiosità di una bambina di nome Uori. Appesa al filo di un grande e leggero cuore rosso, la protagonista si solleva sopra la città e sulle distese d’erba, tra le nuvole e in mezzo alle onde, fino a quando non fa ritorno nella sua “conchiglia con le ruote”, metafora di una disabilità motoria che il lettore nota soltanto alla fine del racconto. A quella conchiglia, che protegge e al contempo imprigiona,  le parole di Sandra Dema e le illustrazioni di Anna Curti non fanno infatti cenno fino a quando il sogno di Uori non è finito e la lettura non volge al termine, come a sottolineare che i sogni appartengono a tutti e possono donare slancio e vitalità preziosi anche a chi si scontra con barriere fisiche di vario tipo.

Quella di Mamma, anche le rondini sognano? è una lettura non semplice e immediata ma capace di avvolgere e generare sintonie tra pari ma soprattutto tra grandi e piccoli. Raffinato e rarefatto, il libro di Sandra Dema e Anna Curti chiede pazienza e silenzio, gli stessi che esige un sogno ben fatto. A muoversi tra “cuori in corsa nelle scatole di latta” e “sbuffi di panna montata” serve dimestichezza poetica e disponibilità all’ascolto, poiché sono terreni ricchissimi ma poco battuti. Le parole ben scelte e le immagini impalpabili dell’albo invitano insomma all’indugio, a “far prendere aria” ai sogni come all’immaginazione, nel cui segno ci sentiamo accomunati e determinati a dissolvere costrizioni e limiti.

 

 

 

Libri e ciambelle per Johnny

Ascoltare storie e divorare ciambelle: chi non scalpiterebbe di fronte a una prospettiva così deliziosa? Ecco perché immedesimarsi nel protagonista di Libri e ciambelle per Johnny, diventa cosa piuttosto immediata. Johnny è nella fattispecie un tenero criceto che si destreggia tra casa, scuola e biblioteca come potrebbe fare un qualunque bambino e che all’ultima pagina riesce a conciliare la sua passione smodata per letture e merende.

La sua storia, raccontata con grande semplicità da Giovanna Micaglio, è nata ed è stata largamente utilizzata con i piccoli frequentatori delle biblioteche romane all’interno di un progetto intitolato Il libro a portata di mano. L’origine artigianale giustifica le illustrazioni molto casalinghe ma non ha impedito ai curatori del lavoro di prestare un’attenzione professionale alla traduzione del testo in simboli PCS così che potesse risultare accessibile anche in caso di disturbi della comunicazione o deficit cognitivi. Il libro presenta inoltre una curiosa struttura in cui il testo tradizionalmente stampato appare capovolto in cima alla pagina di destra: un accorgimento a prima vista insignificante o al limite strambo che rivela però una destinazione d’uso precisa, all’interno di gruppi classe o gruppi di lettura, e una specifica abitudine da parte degli ideatori a fare delle letture condivise un momento agevole e piacevole. Questo stratagemma consente infatti al pubblico di godere di immagini e simboli senza costringere il lettore adulto ad acrobazie e salti mortali per leggere ad alta voce il testo.

Il risultato è un libretto piacevole da impiegare, resistente e funzionale anche al di là del contesto bibliotecario per il quale è nato. Lavori come questo, che nella stragrande maggioranza dei casi restano realizzati in copia unica presso le biblioteche che li mettono a punto, costituiscono un patrimonio estremamente prezioso per la lettura da parte di bambini con difficoltà comunicative e intellettive e meriterebbero possibilità di realizzazione in serie.

Caccia alla tigre dai denti a sciabola

Da quando Diego, personaggio burbero dal cuore di panna, ha fatto la sua comparsa nel film d’animazione L’era glaciale le tigri dai denti a sciabola godono di una fama solida e appagante. Parte quindi in discesa Il libro di Pieter Van Oudheusden, intitolato per l’appunto Caccia alla tigre dai denti a sciabola e dedicato a un mondo preistorico in cui il feroce felino fa tremare di paura intere tribù. Tra queste c’è anche quella del giovane Olun che, invitato dagli adulti a non immischiarsi nelle faccende di caccia, decide di avventurarsi da solo alla ricerca della famigerata tigre. La sua arma segreta: un misterioso sassolino bianco consegnatogli dallo stregone. Intimorito ma ben deciso a portare avanti la sua missione, Olun finisce per incontrare davvero la bestia feroce ma trova in extremis un modo originale per intrappolarla una volta per tutte. Il suo sassolino (di gesso) si rivela infatti uno straordinario e innovativo strumento da disegno che consente di immortalare l’animale esorcizzandone il potere terrificante. Da lì in avanti la passione per l’illustrazione dilaga tra i membri della tribù – bambini e adulti, uomini e donne – facendo cascare a sua volta Olun in una trappola: quella amorosa tesagli dalle bella e soprattutto furbissima Uma!

Caccia alla tigre dai denti a sciabola è un lavoro delizioso in cui si fondono una storia ben costruita, informazioni storiche accurate, piccole ma importanti ribellioni (dei giovani ma anche delle donzelle), idee di fondo interessanti sul potere dell’immagine e illustrazionii dal potere ipnotico. Le figuredi Benjamin Leroy brulicano infatti senza posa. Tratteggiate e irriverenti, costruiscono un mondo vivo intorno alla storia di Pieter Van Oudheuden invitando a sollazzarsi tra dettagli colmi di humour. Dagli animali che giocano a carte con le foglie alle iscrizioni rupestri in forma di coscia di pollo, dalle strategie di camuffamento del muflone alle illustrazioni sensuali di un gruppo goliardico di primitivi: ogni pagina è un invito a un sorriso, tanto meglio se condiviso in una lettura ad alta voce, resa peraltro più agevole dal piacevolissimo ricorso alla font maiuscola ad alta leggibilità leggimi.

L’isola di Peter pan

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Il mondo incantato descritto da Barrie, in cui trovano posto Peter Pan, la fatina Trilli, la dolce Wendy e i suoi fratelli oltre a una vasta gamma di personaggi fantasiosi inclusi Capitan Uncino e il famelico coccodrillo, non è certo facile da ridurre ai minimi termini e sintetizzare in una versione semplificata. La cooperativa rietina Puntidivista si è ciononostante cimentata nell’impresa con l’ammirevole volontà di rendere accessibile un immaginario largamente condiviso anche a chi soffre di disturbi dello spettro autistico.

Inserito all’interno della collana “Libreria magicaa”, L’isola di Peter Pan si rivolge perciò, prima di tutto, a bambini con difficoltà di comunicazione e decodifica del testo scritto. Fortemente ridotta, sia nel contenuto che nell’espressione, la storia dell’eterno fanciullo prende forma attraverso i simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA – da cui il titolo della collana).

I libretti che compongono la serie sono compatti e resistenti, stampati con colori brillanti su carta plastificata. All’interno dei simboli il testo è maiuscolo per venire incontro alle esigenze di giovani lettori alle prime esperienze e il riquadro dei simboli cambia colore a seconda che si tratti di sostantivi, verbi o altre parti del testo. Tasto dolente sono senz’altro le immagini che corredano il testo: nelle intenzioni sufficientemente semplici da agevolare la lettura in caso di difficoltà, nei risultati eccessivamente spoglie, amatoriali e poco accattivanti.

All’interno del volume sono inserite anche tutte le illustrazioni in formato cartolina e in bianco e nero che i lettori possono autonomamente colorare. Ad esso è inoltre possibile unire, con acquisto separato (3,80 €), una confezione contenente tutti i simboli impiegati per raccontare la storia, utilizzabili per prendere familiarità con il codice simbolico e per giocare a ricostruire la vicenda: una semplice ma utile idea per prolungare il piacere e le possibilità di arricchimento della lettura.

Il ballo di Cenerentola

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Insieme a Biancaneve, Peter Pan e Pollicino anche il personaggio di Cenerentola approda tra le pagine in simboli della cooperativa Puntidivista.

Inserito all’interno della collana “Libreria magicaa”, Il ballo di Cenerentola si rivolge prima di tutto a bambini con difficoltà di comunicazione e decodifica del testo scritto. Raccontata attraverso frasi brevi e un lessico semplificato (per esempio si rinuncia alla figura della matrigna in favore di quella di una più generica cattiva signora), la storia della povera figliastra che riesce ad andare al ballo del principe e a farlo innamorare, prende forma attraverso i simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA – da cui il titolo della collana).

I libretti che compongono la serie sono compatti e resistenti, stampati con colori brillanti su carta plastificata. All’interno dei simboli il testo è maiuscolo per venire incontro alle esigenze di giovani lettori alle prime esperienze e il riquadro dei simboli cambia colore a seconda che si tratti di sostantivi, verbi o altre parti del testo. Tasto dolente sono senz’altro le immagini che corredano il testo: nelle intenzioni sufficientemente semplici da agevolare la lettura in caso di difficoltà, nei risultati eccessivamente spoglie, amatoriali e poco accattivanti.

Al volume sono allegate, staccabili, tutte le illustrazioni in bianco e nero che i lettori possono autonomamente colorare.

La mela di Biancaneve

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Tra gli sparuti libri in simboli che il mercato italiano mette a disposizione, sono diversi quelli che attingono al patrimonio di fiabe tradizionali. Causa principale è la difficoltà a ottenere il permesso di tradurre in un codice dalle esigenze piuttosto rigide testi coperti da copyright. Allo stesso modo giocano un ruolo fondamentale l’essenzialità e il carattere asciutto di questo particolare tipo di narrazione, che ben si presta ad una traduzione in simboli. Così accade che, pur nella generale penuria di titoli in CAA, della stessa fiaba possano nascere versioni differenti. È il caso di Biancaneve, che dopo aver trovato posto nel catalogo di Uovonero, viene ripresa e adattata anche da Puntidivista.

Inserita all’interno della collana “Libreria magicaa”, La mela di Biancaneve si rivolge prima di tutto a bambini con difficoltà di comunicazione e decodifica del testo scritto. Raccontata in forma semplice, attraverso frasi brevi e non troppo articolate, la storia della fanciulla avvelenata e dei sette nani, prende forma attraverso i simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA – da cui il titolo della collana).

I libretti che compongono la serie sono compatti e resistenti, stampati con colori brillanti su carta plastificata. All’interno dei simboli il testo è maiuscolo per venire incontro alle esigenze di giovani lettori alle prime esperienze e il riquadro dei simboli cambia colore a seconda che si tratti di sostantivi, verbi o altre parti del testo. Tasto dolente sono senz’altro le immagini che corredano il testo: nelle intenzioni sufficientemente semplici da agevolare la lettura in caso di difficoltà, nei risultati eccessivamente spoglie, amatoriali e poco accattivanti.

All’interno del volume sono inserite anche tutte le illustrazioni in formato cartolina e in bianco e nero che i lettori possono autonomamente colorare. Ad esso è inoltre possibile unire, con acquisto separato (3,80 €), una confezione contenente tutti i simboli impiegati per raccontare la storia, utilizzabili per prendere familiarità con il codice simbolico e per giocare a ricostruire la vicenda: una semplice ma utile idea per prolungare il piacere e le possibilità di arricchimento della lettura.

Il gatto carboncino

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Quella del gatto Carboncino è una storia semplice con protagonisti un bambino e un micio. Il primo trova il secondo per strada, gli si affeziona, lo porta a casa, viene sgridato dalla mamma che non vuole animali in casa ma che finalmente si ricrede quando il nuovo arrivato fa scappare uno sgradito topo.

Lo sviluppo lineare, la presenza di un numero molto contenuto di personaggi e il ricorso a testi elementari rende abbordabile la comprensione dei fatti, anche in presenza di difficoltà cognitive o di decodifica del testo. In entrambi i casi, risultano di supporto i simboli impiegati dalla casa editrici per raccontare la storia e ispirati al sistema WLS (Widgit Literacy Symbols). Il volume rientra non a caso all’interno della collana Libreria magicaa che ricorre all’utilizzo della Comunicazione Aumentativa e Alternativa per offrire occasioni di lettura fruibili anche in caso di disturbi della comunicazione.

Il volume de Il gatto carboncino si presenta maneggevole e robusto, grazie alle pagine spesse e  plastificate. Di minore qualità, invece, le illustrazioni che corredano regolarmente il testo. Benché utili nell’agevolare la comprensione del testo, non spiccano infatti per personalità e attraenza.

 

La piscina

 

Tuffatevi! Ora, a bomba, senza timore e con tanto di spruzzi. Tuffatevi e trattenete il respiro, quest’albo da sogno firmato da Ji Hyeon Lee chiede a gran voce, ma senza parole, una bella immersione. Il pennello sofisticato della giovane autrice coreana va proprio in profondità per svelare al lettore audace quali meraviglie gli riserva l’oltre: quell’oltre che tanti non hanno tempo, voglia e intenzione di esplorare; quell’oltre che qui prende la forma di una piscina in cui si può decidere se immergersi vivamente o sguazzare banalmente in superficie.

I due protagonisti non hanno dubbi: immergersi a più non posso e così scoprire creature fantastiche, fondali a labirinto e mostri minacciosi ma anche individui a noi simili con cui nuotare e spartire il piacere della sorpresa.

La piscina è insomma un albo gourmand, una millefoglie letteraria da gustarsi strato a strato. Ciascuno vi trovi il suo gusto, il suo significato, il suo sapore: che sia quello di un divertimento condiviso, di una sfida alle convenzioni, di un inno al coraggio di vedere oltre. In ogni caso sarà un assaggio appagante e quasi quasi vi verrà voglia di fare il bis.

Storia di retta

La semplicità che anima Storia di retta è a dir poco strabiliante: sulle pagine a fisarmonica di questo nuovo libro curato da L’albero della speranza si muove infatti un filo banalissimo ma capace di attivare percorsi fantastici. Protagonista del racconto è una retta indomita e curiosa che si scatena in un susseguirsi senza posa di movimenti, emozioni, garbugli, azioni. Da piatta essa si fa infatti ondulata, a zig zag, a scale, a spirale e chi più ne ha più ne metta ascoltando l’istinto del momento, la voglia di cambiare, l’istinto di scoprire.

La sua è un’avventura, come suggerisce il titolo giocoso, non solo di retta ma anche diretta perché immediata, essenziale e facile da seguire anche da parte di chi esplora la pagina solo con le dita. E in questo senz’altro la forma insolita del volume, che consente un continuum illustrativo senza soluzioni di continuità, non è solo accattivante e piacevole a vedersi e maneggiarsi ma anche funzionale a favorire l’esplorazione tattile.

Un libro come questo, che solletica la fantasia con pochissimi elementi, è garanzia di piccole escursioni immaginative che colmano di soddisfazione proprio perché a misura di bambino e di dito inesperto. Storia di retta costituisce perciò un esperimento della casa editrice eporediese molto ben riuscito dal punto di vista tecnico oltre che molto felice nel contenuto. Alla fine della lettura, si chiude infatti la fisarmonica convinti che – parafrasando Munari – se nasci retta, non è detto che resti tale tutta la vita!

La mia coperta

Coperte e copertine spiccano in cima alla classifica degli oggetti più rassicuranti. Linus docet. Calde e confortanti, la trapuntine popolano alcuni tra i momenti più intimi e sereni della giornata dei bambini. Ecco perché il libro tattile di Silvia Sopranzi, che a quest’oggetto e alle sue molteplici declinazioni è interamente dedicato, va a pescare tra le esperienze più familiari e condivisibili da lettori con disabilità visiva e non.

In una rassegna precisa e curata, le pagine del libro invitano ad esplorare diversi tipi di  coperte – quelle da sonnellino e quelle da picnic, quelle di lana e quelle a pois, quelle sotto cui ci si nasconde e quelle da personalizzare con etichette e bottoni. Della stessa forma ma di materiali diversi, ben scelti e facilmente riconoscibili, le copertine presentate da Silvia Sopranzi richiamo alle dita, agli occhi e alla mente piccole gioie quotidiane. Ad ognuna infatti si lega un’esperienza a misura di bambino, conosciuta e gioiosa, così da trasformare una morbida carrellata di oggetti in una toccante rassegna emotiva.

Vincitore come miglio libro tattile italiano al concorso “Tocca a te” del 2013, La mia coperta è stato messo a punto nella sua versione definitiva dalla Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi e  inserito all’interno della collana “Sotto a chi tocca”.

Il pianeta degli alberi di Natale

Ci sono libri di Natale che vanno bene tutto l’anno, anche molti anni dopo la loro pubblicazione. Il pianeta degli alberi di Natale è uno di questi perciò il fatto che sia da poco uscita una sua versione in formato audiolibro è senz’altro una bella notizia. Arricchito dalla voce di Angela Finocchiaro, il racconto di Rodari è disponibile su Cd mp3 o scaricabile direttamente dal sito della Emons.

La storia è quella di un bambino di nome Marco che si ritrova su di un pianeta fantastico retto da regola del tutto dissimili a quelle terrestri, basate sulla solidarietà, sulla gentilezza e sul rispetto degli altri abitanti. Finitoci quasi per caso, in sella a un cavallo a dondolo inizialmente indesiderato, Marco scopre nel Pianeta degli alberi di Natale una terra dalla quale,  tanto cinquant’anni fa come ora, tutti avremmo tanto da imparare.

In pieno stile rodariano, con una morale chiara e distinta, il racconto fa parte di una bella selezione di opere dell’autore di Omegna rese ora accessibili in formato audio anche a tutti quei lettori che per difficoltà visive o dislessia faticano  seguire il testo scritto. Tra queste anche Favole al telefonoFilastrocche in cielo e in terra o Il libro degli errori.

Favole al telefono

Favole al telefono ma anche – perché no –  all’autoradio, al lettore cd o al lettore mp3: perché la tecnologia avanza ma le buone storie, per fortuna, restano. Dopo le numerose edizioni cartacee della raccolta fantastica di Rodari, è disponibile ora anche una versione audio pubblicata da Emons.

Quale testo più di questo, in cui un papà racconta a distanza e ad alta voce le favole della buonanotte alla figlia, vale la pena trasformare in audiolibro? La voce esperta ed espressiva di Claudio Bisio rende egregiamente lo spirito ironico e divertito del distratto che passeggia, della donnina che conta gli starnuti o del topo dei fumetti: tutti personaggi che a stento dimostrano i loro cinquant’anni suonati.

Questa nuova versione delle Favole al telefono è una preziosa occasione di scoperta e condivisione di un patrimonio letterario davvero attento all’infanzia, anche da parte di chi sperimenta difficoltà di lettura. Ben vengano dunque gli altri titoli rodariani usciti tra il 2014 e il 2015 come Il pianeta degli alberi di Natale, Filastrocche in cielo e in terra o Il libro degli errori.

Flora e il pinguino

In Flora e il pinguino, titolo, personaggi, uso del colore, atmosfere e idea di fondo richiamano apertamente Flora e il fenicottero. Come nel primo silent book firmato da Molly Idle e uscito per Gallucci nel 2013, anche qui c’è una bambina tutto pepe alle prese con uno sport pieno di grazia e con una nuova insolita amicizia.

Dopo l’incontro danzerino con il fenicottero, la protagonista incappa qui in un elegante pinguino dalle movenze leggiadre. Tra i due scatta all’istante un sodalizio e una performance a due: sui pattini lei, sulle zampette lui. Le prime pagine sono perciò tutte una giravolta, uno slancio, un salto: con un’armonia senza pari di colori, linee e movenze i due atleti compongono una coreografia davvero buffa e raffinata.

E qui l’autrice si e ci diverte da matti, con quella sua abilità strepitosa di esaltare simmetrie e giochi di sguardi, anche grazie all’intramontabile meccanismo delle alette. La sua capacità di trovare delle insospettabili somiglianze tra il mondo degli umani e il mondo naturale, poi, genera stupore, diletto e piacere narrativo. Sicché, ci si tuffa con gioia in una successione di pagine ben costruite con pochi elementi e tonalità ma molta attenzione per i dettagli, i cambiamenti e le espressioni, condividendo la piccola baruffa che verso la fine coinvolge personaggi e l’ingegnosa soluzione che trovano per superarla. Si riemerge così, dopo un gran finale degno di Carolina Kostner, forti dell’idea che incomprensioni e bronci siano affare quotidiano ma che sorrisi e piroette siano decisamente da preferirsi.

I cinque malfatti

“Erano cinque. Cinque cosi malfatti.” Bastano cinque parole (guarda un po’, tante quanti i malfatti stessi!), per spalancare le porte all’invenzione. In cinque parole e una doppia pagina Beatrice Alemagna ci catapulta in un mondo in cui la stramberia impazza. Qui i protagonisti sono talmente insoliti che meglio di “cosi” non si possono definire: uno è bucato, uno è molle, uno è a pieghe, uno è capovolto e uno è così malfatto che assomma su di sé un grande mucchio di stranezze. E le illustrazioni dell’autrice, forti di quel mix così esplosivo e caratteristico di disegno e collage, regalano a questi cinque personaggi forme memorabili e surreali.

Quello dei cinque malfatti è un mondo brioso e sorridente in cui ci si sollazza ciondolando per casa (una casa sbilenca, casomai ci fosse bisogno di dirlo!) e sfidandosi in una gara all’ultima imperfezione. La vita qui è un inno all’ozio, alla diversità e all’autoironia: perché quando si sanno riconoscere i propri difetti e si impara come scherzarvi su, le rispettive diversità diventano occasione di confronto e diletto. Chi entra nella casa dei cinque malfatti conosce la differenza tra ridere di qualcuno e ridere con qualcuno: quella differenza, neanche tanto sottile, che separa il divertimento dallo scherno. Perché il primo funziona solo se tutti si mettono in gioco.

Ma il gioco, il difetto, il divertimento fine a se stesso sono del tutto estranei al tipo straordinario che, con la sua bella capigliatura e tutte la parti del corpo al loro posto, piomba un giorno nella dimora dei malfatti pretendendo di dare loro lezioni di vita. Per lui ci va assolutamente un progetto, ma quei corpi così mal assortiti gli paiono poco idonei a sviluppare idee. Totalmente inutili, in definitiva. A dispetto dei suoi perfettissimi principi, i cinque malfatti rivendicano però la loro straordinaria utilità: nel far passare la rabbia attraverso i buchi, nel conservare i ricordi tra le pieghe, nel vedere le cose da prospettive insolite e nel gioire di insoliti successi (o nel sapere fare pisolini in condizioni estreme. Per me, il migliore in assoluto!). E forti di un personale e condiviso orgoglio riprendono con sollievo la loro vita di sempre.

Il libro, vincitore non a caso di numerosissimi premi tra cui quello attribuito dalla giuria di esperti di Liber, porta nella testa del lettore una ventata di squisita e onesta leggerezza. L’attenzione appassionata dell’autrice per i dettagli nelle illustrazioni (anche l’imperfezione richiede cura!) e per il ritmo del racconto suscitano sana curiosità e autentico divertimento. A sbagliare le storie, ce lo ha insegnato Rodari, non sempre si ha da perdere. E a sbagliare i personaggi, state pur certi, il risultato è identico!

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (CAA – semplificata)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata da una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene raccontata in questa versione riducendo e semplificando il testo rispetto all’originale e ricorrendo all’uso dei simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, così da venire incontro alle esigenze di giovani lettori con disturbi della comunicazione e con autismo. Gli interventi effettuati dagli autori sono in questa versione piuttosto marcati così da offrire un risultato decisamente più essenziale, facile da seguire e in definitiva adatto a chi fatica a seguire storie lunghe, non ha grossa dimestichezza con i simboli e la lettura e sperimenta difficoltà di comunicazione e attenzione significative. Altr due versioni in simboli, una ridotta e l’altra estesa, sono altresì rese disponibili dall’editore in modo da venire in contro a gradi di esperienza e competenze di lettura diverse.  La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

Album per i giorni di pioggia

Può l’ultimo giorno di vacanza suscitare gioia e diventare, tra tutti, il giorno più bello dell’anno? Verrebbe da dire di no ma il protagonista di Album per i giorni di pioggia è pronto a smentire noi tutti. L’ultimo giorno di vacanza coincide infatti con il suo compleanno e fa rima quindi con corona di carta, candeline, torta e famiglia. Quest’anno ancor di più, perché lo zia Ramon ha portato un dono davvero speciale, capace di rendere indelebile un momento tanto felice. Uno, due tre, click: armato della sua nuova macchina fotografica rosso fiammante, il festeggiato non perde tempo e trasforma una giornata potenzialmente malinconica in una collezione di attimi felici da ricordare.

Seguendo il sempreverde insegnamento di Federico, il topo di Lionni che metteva da parte raggi di sole per l’inverno, il protagonista del libro di Torrent raccoglie e immortala momenti preziosi – una corsa con gli aquiloni, una moltitudine di bolle di sapone, un tuffo tra le onde o un salto sul molo – attività spensierate che diventeranno ossigeno e sorrisi quando le attività frenetiche della brutta stagione prenderanno il sopravvento. Ciò che le rende così speciali è il fatto che siano condivise con le persone più care con la leggerezza che solo una vacanza ormai agli sgoccioli può riservare. Il libro omaggia cioè il piacere delle piccole cose, rese straordinarie da coloro con cui vengono vissute.

C’è insomma una nota malinconica tra le pagine di quest’albo, una sorta di presentimento di ciò che verrà da lì a poco, sottolineato da toni ambrati, crepuscolari, prediletti dall’autore nelle illustrazioni. D’altra parte, però, l’ottimismo finisce per avere la meglio, forte della consapevolezza che in qualche modo siamo quello che ricordiamo.

Che c’entra però la disabilità con questo quadro? C’entra nella maniera migliore possibile! Senza che il testo dica nulla, le immagini ci mostrano un protagonista in sedia a rotelle: la disabilità trova posto cioè senza esasperazioni, strepiti, messaggi a effetto o lezioni pedagogiche. Essa figura come un dettaglio tra tanti che influenza certi aspetti della vita (come il modo di correre nel vento, l’altezza da cui si scattano le foto o la maniera di godersi un bagno in mare) senza comprometterne l’essenza (come il piacere di vivere e registrare quei momenti, l’affetto dei cari, il sorriso di fronte al bello di una giornata di sole). Un albo come questo, che sfrutta al meglio le peculiarità del genere facendo dire a testo e immagini cose complementari, lascia delle piccole e discrete tracce di riflessione rispetto alla disabilità, che solo l’occhio attento registra, portando con naturalezza e quasi senza accorgersene la mente a realizzare che l’emozione di un abbraccio tra fratelli, il divertimento di un gioco in spiaggia, la gioia di uno spruzzo marittimo sono  piaceri condivisibili che ci avvicinano straordinariamente.

Visioni nuove della disabilità e dell’inclusione vengono proprio dalle lenti precise e dagli obiettivi potenti che libri come Album per i giorni di pioggia montano sui nostri occhi, come fossero macchine fotografiche. Parole ben scelte e illustrazioni portentose, ricche di inquadrature particolari e prospettive insolite, come quelle di Dani Torrent sono ciò di cui necessitiamo per guardare alla realtà con lo sguardo illuminato di un buon fotografo, che è ben altra cosa da quello piatto di chi, semplicemente, scatta fotografie.

Arturo colleziona mostri

C’è chi colleziona cartoline, francobolli, orologi. E poi c’è chi, come Arturo, colleziona mostri: mostri che servono a sconfiggere le paure perché una volta disegnati le fanno dissolvere. Come il Papestrega, per esempio, che una volta messo su carta fa volatilizzare la paura degli animali col becco. E come lui tanti altri, riportati fedelmente dal protagonista che apre ai lettori la sua personalissima raccolta. Fino a un’ultima pagina, lasciata vuota affinché paure ancora in agguato possano trovare un adeguato mostro che le sconfigga a suon di matite colorate.

Arturo colleziona mostri è un libro insolito per molti aspetti. Perché parte dall’esperienza reale di un ragazzo con autismo e diventa una storia fantastica che parla all’immaginazione ma che allo stesso tempo non smette di parlare di cose vere. Perché trova nei disegni di quello stesso ragazzo le illustrazioni per dare forma al racconto. Perché mette insieme generale e particolare, personale e universale, in un modo stranamente semplice ed efficace. Perché è prima di tutto un libro sulle paure ma è poi anche un libro sull’autismo e assume questa sfumatura soprattutto una volta letta la storia di Antongiulio Preziosa sul risvolto di copertina.

Versatile e d’impatto, il libro si presta non solo a una lettura piacevole ma anche un lavoro di condivisione e riflessione che prosegua oltre l’ultima pagina. In esso si trovano molti atteggiamenti tipici dei bambini autistici e sovente difficili da raccontare ai compagni, si trovano timori singolari e timori comuni, si trovano ingegnose soluzioni per superarli. Al centro, l’idea che per poter sconfiggere una paura occorra poterla visualizzare, riconoscere e nominare altrimenti resta troppo astratta e inafferrabile.

Tutto giocato sul rovesciamento, il libro trasforma i mostri in strumenti di serenità e restituisce al protagonista, così come a chi, in modo analogo, appare strano e diverso per via di atteggiamenti insoliti, un’umanità e un’abilità spesso negate. Le paure del tutto condivisibili e le illustrazioni molto espressive contribuiscono infatti ad avvicinare, dare valore e rendere meno enigmatico qualsiasi Antongiulio entri in qualche modo a far parte della nostra vita. Lo fanno in maniera molto semplice, senza velleità artistiche mirabolanti. Sta proprio nella naiveté, infatti, la forza originale di questo libro.

I colori

Le scoperte di Bebo e Bice, ovvero un lombrico rosa e una pulce blu all’assalto della scienza. Quella di Editoriale Scienza è una collana per bambini in età prescolare davvero molto curiosa.

Protagonisti sono Bebo e Bice, due intrepidi esploratori che si imbattono ad ogni episodio in curiosi fenomeni, indagati e spiegati grazie a semplici e replicabili esperimenti scientifici.

I libretti che racchiudono le scoperte di Bebo e Bice sono amichevoli nell’aspetto e nei contenuti: oltre a spiegare i principi scientifici in maniera molto concreta e comprensibile, questi prediligono infatti  testi brevi e interamente basati su dialoghi chiaramente attribuiti, una stampa in maiuscolo che facilita i lettori alle prime armi e alcune caratteristiche di alta leggibilità (come un font pulito e senza grazie e un’ampia spaziatura) che sorridono anche ai giovani lettori dislessici (magari ancora inconsapevoli).

Ogni volume presenta una struttura riconoscibile in base alla quale un problema in cui i due protagonisti incappano per caso viene risolto e spiegato grazie a un semplice principio scientifico, saggiabile dal lettore grazie a un esperimento suggerito. E’ possibile proseguire la lettura e la scoperta empirica trattata da ogni libretto grazie a una serie di video caricati dall’editore sul suo canale Youtube : un modo interattivo e accattivante per stimolare l’interesse scientifico e per amplificare gli stimoli lanciati dalla storia.

Nell’episodio intitolato I colori  i due protagonisti aiutano il contadino Severino a far tornare una zucca spuntata gialla del suo colore corretto. Dopo aver per sbaglio colorato la zucca di blu con dei mirtilli, Bebo e Bice scoprono che, mescolandosi, i colori ne formano di nuovi. Per realizzare l’esperimento suggerito per comprendere il fenomeno bastano davvero pochi oggetti a misura di bambino: acqua, carta crespa e bicchieri. Come possono dunque fare i lettori, anche Bebo e Bice imparano che mescolando giallo e blu si ottiene il verde e risolvono così il problema di Severino. A proposito di colori e di significato che possono recare con sè: i protagonisti della serie, Bebo e Bice, sono rispettivamente rosa e blu e portano questi colori con grande naturalezza. Questo, unito al fatto che entrambi manifestano uno spiccato interesse scientifico e che non si dividono i ruoli  in base a presunte predisposizioni  (entrambi fanno gli esperimenti, entrambi,  a turno, sono responsabili delle scoperte scientifiche, entrambi fanno giochi avventurosi o vestono  i panni del fruttivendolo…), fa della serie un preziosissimo strumento a misura di bambino anche per promuovere la parità e combattere gli stereotipi di genere, senza manifeste e pesanti intenzioni pedagogiche.

La catapulta

Le scoperte di Bebo e Bice, ovvero un lombrico rosa e una pulce blu all’assalto della scienza. Quella di Editoriale Scienza è una collana per bambini in età prescolare davvero molto curiosa.

Protagonisti sono Bebo e Bice, due intrepidi esploratori che si imbattono ad ogni episodio in curiosi fenomeni, indagati e spiegati grazie a semplici e replicabili esperimenti scientifici.

I libretti che racchiudono le scoperte di Bebo e Bice sono amichevoli nell’aspetto e nei contenuti: oltre a spiegare i principi scientifici in maniera molto concreta e comprensibile, questi prediligono infatti  testi brevi e interamente basati su dialoghi chiaramente attribuiti, una stampa in maiuscolo che facilita i lettori alle prime armi e alcune caratteristiche di alta leggibilità (come un font pulito e senza grazie e un’ampia spaziatura) che sorridono anche ai giovani lettori dislessici (magari ancora inconsapevoli).

Ogni volume presenta una struttura riconoscibile in base alla quale un problema in cui i due protagonisti incappano per caso viene risolto e spiegato grazie a un semplice principio scientifico, saggiabile dal lettore grazie a un esperimento suggerito. A breve, inoltre, sarà possibile proseguire la lettura e la scoperta empirica trattata da ogni libretto grazie a una serie di video caricati dall’editore sul suo canale Youtube: un modo interattivo e accattivante per stimolare l’interesse scientifico e per amplificare gli stimoli lanciati dalla storia.

Nell’episodio intitolato La catapulta i due protagonisti si trovano a fronteggiare una situazione di pericolo causata dal forte vento: Bice resta infatti intrappolata in mezzo allo stagno senza riuscire più a tornare a riva. Dopo aver inutilmente tentato di lanciarle un ramo da usare come remo, Bebo e il ragno Amedeo scoprono che grazie al principio della catapulta possono lanciare il ramo molto più distante, fino a raggiungere Bice. L’esperimento suggerito per comprendere il fenomeno è semplice e divertente: con un cucchiaio di legno, una gomma e una pallina di carta è possibile infatti costruire una catapulta perfettamente funzionante.

Insieme più speciali

I colori di Annalisa Beghelli con cui Insieme più speciali accoglie il lettore sono una vera festa per gli occhi e un invito stuzzicante ad andare oltre la copertina. Invito sincero e affidabile: la promessa di incanto non viene infatti delusa, quando si inizia a voltare le pagine dell’albo. Popolate da vivacissimi animali più o meno selvaggi, queste offrono una cornice dal sapore batik che accende la curiosità e trasporta in un altrove esotico avvolgente.

Qui il lettore si confronta con la variegata cricca del giaguaro. Il felino e i suoi amici, di ritorno da una festa in maschera, si confidano tra loro raccontando debolezze e desideri di ciascuno. Sono solo parole malinconiche, le loro, fino a quando il saggio gufo non aiuta tutti quanti a mettere a fuoco che dietro o a fronte di una debolezza si può scoprire una ricchezza e che la collaborazione può aiutare ciascuno a migliorare e sentirsi bene con sé stesso. Sarà così, grazie al lavoro di squadra, che il giaguaro e la lucertola potranno per esempio tornare ad avere delle macchie brillanti ouna coda lunga: magari più fragili e meno perfetti di come immaginati ma comunque utili e importanti.

A raccontare tutto questo, con la misura e la raffinatezza consuete, sono le parole di Beatrice Masini: scelte e combinate con cura, queste cantano il coraggio di essere se stessi, di provare ad aggiustare ciò che fa soffrire chi ci sta accanto, di unire le forze per fare della solidarietà un’arma potente contro la rassegnazione e l’indifferenza. Il libro, che richiama alla memoria volumi bellissimi più e meno recenti – da La cosa più importante di Antonella Abbatiello a Chi vorresti essere? di Arianna Papini -, si spinge oltre la valorizzazione della differenza e dell’unicità di ciascuno, per sollecitare un atteggiamento attivo e collaborativo che migliori le condizioni di un singolo e di una collettività. Insieme più speciali nasce infatti per dare voce alla realtà di bambini colpiti da malattie rare e per sottolineare la necessità, pratica ed etica, di raccontarle, studiarle e curarle anche se i numeri e i ritorni economici direbbero il contrario.

Il barbaro

Il barbaro, silent book fresco di stampa firmato dal brasiliano Renato Moriconi (autore di un altro curatissimo senza parole, Telefono senza fili), è come quel gelato che andava tanto di moda negli anni ’90, quello che “du gust is megl che one”. Perché lettura e rilettura hanno qui due sapori diversi ma ugualmente ghiotti, e a leggere e poi rileggere il libro si gode di un piacere davvero variegato.

Ma andiamo con ordine. Il libro, stretto stretto e alto alto, ci mostra in prima battuta un fiero cavaliere pronto a saltare in groppa al suo destriero. Ci pare impavido e imperturbabile, il prode, che con fare ardito va incontro al suo destino. Da lì in avanti è tutto un montare e scendere, in un susseguirsi di lotte e combattimenti contro rapaci agguerriti, piante carnivore, serpenti sibilanti e mostri di ogni sorta. Con ritmo cadenzato e immutabile imperturbabilità, il protagonista figura ora a piè di pagina e ora in cima, in una battaglia che si rinnova ad ogni pagina. Solo a fine lettura, in un colpo di scena da vero maestro, questo movimento altalenante troverà la sua insospettabile ragione. Ed è proprio a quel punto che tutti i pezzi della narrazione si ricompongono, trovando un nuovo senso e trascinando il lettore in una rilettura nuova, consapevole, disincantata.

Piccolo gioiello di tecnica, grafica e racconto, Il barbaro sa proporre una lettura appassionante e divertente per i più piccoli, che sono chiamati a prestare la loro voce ad avventure pazzesche, ma sa anche stupire i grandi, con una raffinata strizzata d’occhio a Suzy Lee e a quella sua Trilogia del Limite in cui tanta importanza narrativa assumono il silenzio e il confine tra pagine adiacenti e tra realtà e invenzione.

In linea

Parola d’ordine: minimalismo. Anche in questo silent book firmato Jimi Lee essenzialità e linee pulite la fanno da padroni. Come già in Un pianeta che cambia, anche In linea Jimi Lee fa del togliere il suo principio ispiratore, lasciando campo libero a figure nette ed essenziali.

Non ci sono parole a popolare le poche e robuste pagine di questo albo, ma una serie di illustrazioni unite da una comune linea orizzontale posta al centro. Proprio quella linea diventa il filo conduttore di una narrazione per sole immagini che procede leggera e impalpabile come un’associazione di idee. Così da un’altalena si può rapidamente passare a un cheeseburger e da qui a degli spaghetti di soia, a un tuffo in piscina e a una scrivania sgombra. Fino ad arrivare a una trave su cui una ginnasta spicca un salto leggiadrissimo. Un salto e via, verso nuovi pensieri e nuove trovate.

Grazie a questa costruzione priva di parole, il libro risulta accessibile anche a lettori che, per ragioni diverse, fanno a pugni con il testo scritto. La sua rinuncia a fronzoli e dettagli, poi, contribuisce a sua volta a fare di ogni pagina un rinnovato invito a scoprire, stupire, inventare. Quante nuove cose riuscireste a rappresentare a partire da una sola linea dritta?

Voglio tutto rosa

Vestiti, giocattoli, oggetti e desideri della coniglietta Emma hanno una caratteristica comune: sono tutti, rigorosamente, rosa. Dallo spazzolino alla bicicletta, dai calzini agli alberi immaginati, tutto ha un che di confetto nel mondo della protagonista di Voglio tutto rosa. Fino a quando in una rosa giornata di un rosa compleanno, un invitato non arriva con regalo rosa fuori ma verde dentro. Sorpresa! Dopo un attimo di smarrimento Emma scopre che tonalità diverse possono rivelare un buon sapore e che i colori cui prestare attenzione sono prima di tutto quelli degli affetti.

Voglio tutto rosa è un albo semplice – nelle parole, nelle illustrazioni e nella trama – ma proprio per questo capace di piantare semini di curiosità nei guardaroba monocromatici e aprire sguardi socchiusi alla bellezza di un mondo in multicolor. Stampato con la font Leggimiprima, appositamente messa a punto della Sinnos insieme all’università di Camerino per risultare più leggibile, il volumetto ha un robusto formato quadrato e un piacevole aspetto grafico.

Al mare – Primi segni

Collana Primi segni

Che leggere ad alta voce fin dai primi mesi di vita sia fondamentale per la crescita del bambino è fatto ormai assodato, così come instancabilmente ricordato e promosso da Nati per Leggere. Ma che leggere “a chiari segni” sia altrettanto importante per bambini piccoli sordi è cosa meno evidente e diffusa. Eppure se l’auspicio è che anche chi non percepisce i suoni che compongono storie e poesie possa imparare a godere del loro succo immaginifico, è necessario che quanti più libri accessibili si rendano disponibili fin dalla più tenera età.

Ecco perché la pubblicazione della collana Primi segni, proposta dalla cooperativa romana Il treno, è una notizia non lieta ma lietissima. In un colpo solo 8 libretti cartonati, quadrati e resistenti, si offrono a piccole mani curiose. Sono pagine che si sfogliano (facilmente perdipiù!) e porte che si aprono: piccole occasioni per incontrarsi, per condividere, per comunicare. Ogni libretto ha un tema – dai giochi alla tavola, dai vestiti alla città – che rispetta l’esperienza reale e quotidiana del bambino.

Senza pretese letterarie ma con una forte motivazione inclusiva, la collana nasce su iniziativa di una mamma che ha immaginato l’utilità di libricini che raccogliessero oggetti, parole e segni, così da agevolare l’avvicinamento dei figli sordi al testo scritto e alla lingua segnata. I libri sono pensati infatti per la fascia di età 0-3 anni: il periodo in cui i bambini in generale iniziano a nominare il mondo che li circonda e in particolare i bambini con disabilità uditiva iniziano a segnare gli oggetti che lo compongono. Un’esigenza concreta e fortemente avvertita è dunque alla base di questo lavoro, nato grazie a una serie di sponsor ma anche grazie a un progetto di crowdfunding che ha visto la vendita di un centinaio di copie prima ancora che fossero prodotti.

La realizzazione della collana ha seguito un lungo percorso in cui sono stati coinvolti diversi partner, primo fra tutti il Laboratorio di Ricerca Language and Communication Across Modalities (LaCam) dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR che ha contribuito alla scelta dei vocaboli più significativi, utili e riconoscibili da inserire all’interno di ogni volume. Le illustrazioni sono state invece realizzate da disegnatori sordi, a loro volta implicati nel processo progettuale e creativo. Questa scelta risulta piuttosto diffusa nell’ambito dei volumi per l’infanzia in Lingua dei Segni e se da un lato ha il vantaggio di garantire attenzione alle esigenze di comprensione, riconoscimento e associazione al testo implicate dalla disabilità uditiva, ha tuttavia dall’altro lo svantaggio di mettere in secondo piano la reale qualità artistica del lavoro. La speranza è che pubblicazioni di questo genere, utilissime e coraggiose, possano via via moltiplicarsi provando a conciliare la cultura della sordità con l’esperienza dell’illustrazione professionale, così da arrivare a produrre volumi sempre più accattivanti e per questo condivisibili.

I volumetti possono essere acquistati tramite il sito della cooperativa Il Treno o presso alcune librerie convenzionate (altre librerie eventualmente interessate a distribuirli possono mettersi in contatto con la cooperativa stessa).

 

Al mare

Costume, telo, ombrellone, ciambella, paletta e secchiello… c’è tutto il necessaire per un tuffo come si deve al mare. Il librotto dedicato alla vita da spiaggia raccoglie gli oggetti essenziali che compongono una giornata tra le onde. Le illustrazioni sono basilari ma ben riconoscibili e la frase finale non può che essere una: “Facciamo il bagno?”

In campagna – Primi segni

Collana Primi segni

Che leggere ad alta voce fin dai primi mesi di vita sia fondamentale per la crescita del bambino è fatto ormai assodato, così come instancabilmente ricordato e promosso da Nati per Leggere. Ma che leggere “a chiari segni” sia altrettanto importante per bambini piccoli sordi è cosa meno evidente e diffusa. Eppure se l’auspicio è che anche chi non percepisce i suoni che compongono storie e poesie possa imparare a godere del loro succo immaginifico, è necessario che quanti più libri accessibili si rendano disponibili fin dalla più tenera età.

Ecco perché la pubblicazione della collana Primi segni, proposta dalla cooperativa romana Il treno, è una notizia non lieta ma lietissima. In un colpo solo 8 libretti cartonati, quadrati e resistenti, si offrono a piccole mani curiose. Sono pagine che si sfogliano (facilmente perdipiù!) e porte che si aprono: piccole occasioni per incontrarsi, per condividere, per comunicare. Ogni libretto ha un tema – dai giochi alla tavola, dai vestiti alla città – che rispetta l’esperienza reale e quotidiana del bambino.

Senza pretese letterarie ma con una forte motivazione inclusiva, la collana nasce su iniziativa di una mamma che ha immaginato l’utilità di libricini che raccogliessero oggetti, parole e segni, così da agevolare l’avvicinamento dei figli sordi al testo scritto e alla lingua segnata. I libri sono pensati infatti per la fascia di età 0-3 anni: il periodo in cui i bambini in generale iniziano a nominare il mondo che li circonda e in particolare i bambini con disabilità uditiva iniziano a segnare gli oggetti che lo compongono. Un’esigenza concreta e fortemente avvertita è dunque alla base di questo lavoro, nato grazie a una serie di sponsor ma anche grazie a un progetto di crowdfunding che ha visto la vendita di un centinaio di copie prima ancora che fossero prodotti.

La realizzazione della collana ha seguito un lungo percorso in cui sono stati coinvolti diversi partner, primo fra tutti il Laboratorio di Ricerca Language and Communication Across Modalities (LaCam) dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR che ha contribuito alla scelta dei vocaboli più significativi, utili e riconoscibili da inserire all’interno di ogni volume. Le illustrazioni sono state invece realizzate da disegnatori sordi, a loro volta implicati nel processo progettuale e creativo. Questa scelta risulta piuttosto diffusa nell’ambito dei volumi per l’infanzia in Lingua dei Segni e se da un lato ha il vantaggio di garantire attenzione alle esigenze di comprensione, riconoscimento e associazione al testo implicate dalla disabilità uditiva, ha tuttavia dall’altro lo svantaggio di mettere in secondo piano la reale qualità artistica del lavoro. La speranza è che pubblicazioni di questo genere, utilissime e coraggiose, possano via via moltiplicarsi provando a conciliare la cultura della sordità con l’esperienza dell’illustrazione professionale, così da arrivare a produrre volumi sempre più accattivanti e per questo condivisibili.

I volumetti possono essere acquistati tramite il sito della cooperativa Il Treno o presso alcune librerie convenzionate (altre librerie eventualmente interessate a distribuirli possono mettersi in contatto con la cooperativa stessa).

 

In campagna

Non solo gli animali della vecchia fattoria ma anche qualche ortaggio e qualche prodotto alimentare rustico fanno la loro comparsa nel librotto dedicato alla campagna. Le illustrazioni sono molto semplici ma chiare e riconoscibili. Insieme alle cose e agli abitanti della campagna, i lettori hanno modo di familiarizzare anche con oggetti e animali tipici del mare, della città e della montagna cui sono rispettivamente dedicati tre altri titoli della collana.

In città – Primi segni

Collana Primi segni

Che leggere ad alta voce fin dai primi mesi di vita sia fondamentale per la crescita del bambino è fatto ormai assodato, così come instancabilmente ricordato e promosso da Nati per Leggere. Ma che leggere “a chiari segni” sia altrettanto importante per bambini piccoli sordi è cosa meno evidente e diffusa. Eppure se l’auspicio è che anche chi non percepisce i suoni che compongono storie e poesie possa imparare a godere del loro succo immaginifico, è necessario che quanti più libri accessibili si rendano disponibili fin dalla più tenera età.

Ecco perché la pubblicazione della collana Primi segni, proposta dalla cooperativa romana Il treno, è una notizia non lieta ma lietissima. In un colpo solo 8 libretti cartonati, quadrati e resistenti, si offrono a piccole mani curiose. Sono pagine che si sfogliano (facilmente perdipiù!) e porte che si aprono: piccole occasioni per incontrarsi, per condividere, per comunicare. Ogni libretto ha un tema – dai giochi alla tavola, dai vestiti alla città – che rispetta l’esperienza reale e quotidiana del bambino.

Senza pretese letterarie ma con una forte motivazione inclusiva, la collana nasce su iniziativa di una mamma che ha immaginato l’utilità di libricini che raccogliessero oggetti, parole e segni, così da agevolare l’avvicinamento dei figli sordi al testo scritto e alla lingua segnata. I libri sono pensati infatti per la fascia di età 0-3 anni: il periodo in cui i bambini in generale iniziano a nominare il mondo che li circonda e in particolare i bambini con disabilità uditiva iniziano a segnare gli oggetti che lo compongono. Un’esigenza concreta e fortemente avvertita è dunque alla base di questo lavoro, nato grazie a una serie di sponsor ma anche grazie a un progetto di crowdfunding che ha visto la vendita di un centinaio di copie prima ancora che fossero prodotti.

La realizzazione della collana ha seguito un lungo percorso in cui sono stati coinvolti diversi partner, primo fra tutti il Laboratorio di Ricerca Language and Communication Across Modalities (LaCam) dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR che ha contribuito alla scelta dei vocaboli più significativi, utili e riconoscibili da inserire all’interno di ogni volume. Le illustrazioni sono state invece realizzate da disegnatori sordi, a loro volta implicati nel processo progettuale e creativo. Questa scelta risulta piuttosto diffusa nell’ambito dei volumi per l’infanzia in Lingua dei Segni e se da un lato ha il vantaggio di garantire attenzione alle esigenze di comprensione, riconoscimento e associazione al testo implicate dalla disabilità uditiva, ha tuttavia dall’altro lo svantaggio di mettere in secondo piano la reale qualità artistica del lavoro. La speranza è che pubblicazioni di questo genere, utilissime e coraggiose, possano via via moltiplicarsi provando a conciliare la cultura della sordità con l’esperienza dell’illustrazione professionale, così da arrivare a produrre volumi sempre più accattivanti e per questo condivisibili.

I volumetti possono essere acquistati tramite il sito della cooperativa Il Treno o presso alcune librerie convenzionate (altre librerie eventualmente interessate a distribuirli possono mettersi in contatto con la cooperativa stessa).

 

In città

Un viaggio attraverso strade, semafori, palazzi e negozi: il librotto In città identifica e nomina alcune tra le cose più caratteristiche di un paesaggio cittadino. In questo caso le illustrazioni sono un po’ scarne (penso alla strada, per esempio, che ricorda i disegni dei bambini) e talvolta poco rappresentative (penso alla scuola, per esempio, che ricorda piuttosto un tribunale). Insieme alle cose della città, i lettori hanno modo di familiarizzare anche con oggetti e animali tipici del mare, della montagna e della montagna cui sono rispettivamente dedicati tre altri titoli della collana.

In montagna – Primi segni

Collana Primi segni

Che leggere ad alta voce fin dai primi mesi di vita sia fondamentale per la crescita del bambino è fatto ormai assodato, così come instancabilmente ricordato e promosso da Nati per Leggere. Ma che leggere “a chiari segni” sia altrettanto importante per bambini piccoli sordi è cosa meno evidente e diffusa. Eppure se l’auspicio è che anche chi non percepisce i suoni che compongono storie e poesie possa imparare a godere del loro succo immaginifico, è necessario che quanti più libri accessibili si rendano disponibili fin dalla più tenera età.

Ecco perché la pubblicazione della collana Primi segni, proposta dalla cooperativa romana Il treno, è una notizia non lieta ma lietissima. In un colpo solo 8 libretti cartonati, quadrati e resistenti, si offrono a piccole mani curiose. Sono pagine che si sfogliano (facilmente perdipiù!) e porte che si aprono: piccole occasioni per incontrarsi, per condividere, per comunicare. Ogni libretto ha un tema – dai giochi alla tavola, dai vestiti alla città – che rispetta l’esperienza reale e quotidiana del bambino.

Senza pretese letterarie ma con una forte motivazione inclusiva, la collana nasce su iniziativa di una mamma che ha immaginato l’utilità di libricini che raccogliessero oggetti, parole e segni, così da agevolare l’avvicinamento dei figli sordi al testo scritto e alla lingua segnata. I libri sono pensati infatti per la fascia di età 0-3 anni: il periodo in cui i bambini in generale iniziano a nominare il mondo che li circonda e in particolare i bambini con disabilità uditiva iniziano a segnare gli oggetti che lo compongono. Un’esigenza concreta e fortemente avvertita è dunque alla base di questo lavoro, nato grazie a una serie di sponsor ma anche grazie a un progetto di crowdfunding che ha visto la vendita di un centinaio di copie prima ancora che fossero prodotti.

La realizzazione della collana ha seguito un lungo percorso in cui sono stati coinvolti diversi partner, primo fra tutti il Laboratorio di Ricerca Language and Communication Across Modalities (LaCam) dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR che ha contribuito alla scelta dei vocaboli più significativi, utili e riconoscibili da inserire all’interno di ogni volume. Le illustrazioni sono state invece realizzate da disegnatori sordi, a loro volta implicati nel processo progettuale e creativo. Questa scelta risulta piuttosto diffusa nell’ambito dei volumi per l’infanzia in Lingua dei Segni e se da un lato ha il vantaggio di garantire attenzione alle esigenze di comprensione, riconoscimento e associazione al testo implicate dalla disabilità uditiva, ha tuttavia dall’altro lo svantaggio di mettere in secondo piano la reale qualità artistica del lavoro. La speranza è che pubblicazioni di questo genere, utilissime e coraggiose, possano via via moltiplicarsi provando a conciliare la cultura della sordità con l’esperienza dell’illustrazione professionale, così da arrivare a produrre volumi sempre più accattivanti e per questo condivisibili.

I volumetti possono essere acquistati tramite il sito della cooperativa Il Treno o presso alcune librerie convenzionate (altre librerie eventualmente interessate a distribuirli possono mettersi in contatto con la cooperativa stessa).

 

In montagna

Il librotto si sofferma su ciò che è possibile incontrare durante una passeggiata in montagna – cervi, ricci, castagne o alberi – attraverso illustrazioni dal tratto naïf e simpatico. Insieme alle cose e agli abitanti della montagna, i lettori hanno modo di familiarizzare anche con oggetti e animali tipici del mare, della città e della campagna cui sono rispettivamente dedicati tre altri titoli della collana.

A tavola – Primi segni

Collana Primi segni

Che leggere ad alta voce fin dai primi mesi di vita sia fondamentale per la crescita del bambino è fatto ormai assodato, così come instancabilmente ricordato e promosso da Nati per Leggere. Ma che leggere “a chiari segni” sia altrettanto importante per bambini piccoli sordi è cosa meno evidente e diffusa. Eppure se l’auspicio è che anche chi non percepisce i suoni che compongono storie e poesie possa imparare a godere del loro succo immaginifico, è necessario che quanti più libri accessibili si rendano disponibili fin dalla più tenera età.

Ecco perché la pubblicazione della collana Primi segni, proposta dalla cooperativa romana Il treno, è una notizia non lieta ma lietissima. In un colpo solo 8 libretti cartonati, quadrati e resistenti, si offrono a piccole mani curiose. Sono pagine che si sfogliano (facilmente perdipiù!) e porte che si aprono: piccole occasioni per incontrarsi, per condividere, per comunicare. Ogni libretto ha un tema – dai giochi alla tavola, dai vestiti alla città – che rispetta l’esperienza reale e quotidiana del bambino.

Senza pretese letterarie ma con una forte motivazione inclusiva, la collana nasce su iniziativa di una mamma che ha immaginato l’utilità di libricini che raccogliessero oggetti, parole e segni, così da agevolare l’avvicinamento dei figli sordi al testo scritto e alla lingua segnata. I libri sono pensati infatti per la fascia di età 0-3 anni: il periodo in cui i bambini in generale iniziano a nominare il mondo che li circonda e in particolare i bambini con disabilità uditiva iniziano a segnare gli oggetti che lo compongono. Un’esigenza concreta e fortemente avvertita è dunque alla base di questo lavoro, nato grazie a una serie di sponsor ma anche grazie a un progetto di crowdfunding che ha visto la vendita di un centinaio di copie prima ancora che fossero prodotti.

La realizzazione della collana ha seguito un lungo percorso in cui sono stati coinvolti diversi partner, primo fra tutti il Laboratorio di Ricerca Language and Communication Across Modalities (LaCam) dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR che ha contribuito alla scelta dei vocaboli più significativi, utili e riconoscibili da inserire all’interno di ogni volume. Le illustrazioni sono state invece realizzate da disegnatori sordi, a loro volta implicati nel processo progettuale e creativo. Questa scelta risulta piuttosto diffusa nell’ambito dei volumi per l’infanzia in Lingua dei Segni e se da un lato ha il vantaggio di garantire attenzione alle esigenze di comprensione, riconoscimento e associazione al testo implicate dalla disabilità uditiva, ha tuttavia dall’altro lo svantaggio di mettere in secondo piano la reale qualità artistica del lavoro. La speranza è che pubblicazioni di questo genere, utilissime e coraggiose, possano via via moltiplicarsi provando a conciliare la cultura della sordità con l’esperienza dell’illustrazione professionale, così da arrivare a produrre volumi sempre più accattivanti e per questo condivisibili.

I volumetti possono essere acquistati tramite il sito della cooperativa Il Treno o presso alcune librerie convenzionate (altre librerie eventualmente interessate a distribuirli possono mettersi in contatto con la cooperativa stessa).

 

A tavola

Il librotto dedicato alla tavola passa in rassegna una selezione di cibi comuni, dai più amati (come i biscotti o il pollo) ai più odiati (come la minestra o gli spinaci). Alcune illustrazioni non sono proprio chiarissime e gli stessi personaggi risultano qui più statici che altrove. Il “Buon appetito” finale è più che calzante.

I giochi – Primi segni

Collana Primi segni

Che leggere ad alta voce fin dai primi mesi di vita sia fondamentale per la crescita del bambino è fatto ormai assodato, così come instancabilmente ricordato e promosso da Nati per Leggere. Ma che leggere “a chiari segni” sia altrettanto importante per bambini piccoli sordi è cosa meno evidente e diffusa. Eppure se l’auspicio è che anche chi non percepisce i suoni che compongono storie e poesie possa imparare a godere del loro succo immaginifico, è necessario che quanti più libri accessibili si rendano disponibili fin dalla più tenera età.

Ecco perché la pubblicazione della collana Primi segni, proposta dalla cooperativa romana Il treno, è una notizia non lieta ma lietissima. In un colpo solo 8 libretti cartonati, quadrati e resistenti, si offrono a piccole mani curiose. Sono pagine che si sfogliano (facilmente perdipiù!) e porte che si aprono: piccole occasioni per incontrarsi, per condividere, per comunicare. Ogni libretto ha un tema – dai giochi alla tavola, dai vestiti alla città – che rispetta l’esperienza reale e quotidiana del bambino.

Senza pretese letterarie ma con una forte motivazione inclusiva, la collana nasce su iniziativa di una mamma che ha immaginato l’utilità di libricini che raccogliessero oggetti, parole e segni, così da agevolare l’avvicinamento dei figli sordi al testo scritto e alla lingua segnata. I libri sono pensati infatti per la fascia di età 0-3 anni: il periodo in cui i bambini in generale iniziano a nominare il mondo che li circonda e in particolare i bambini con disabilità uditiva iniziano a segnare gli oggetti che lo compongono. Un’esigenza concreta e fortemente avvertita è dunque alla base di questo lavoro, nato grazie a una serie di sponsor ma anche grazie a un progetto di crowdfunding che ha visto la vendita di un centinaio di copie prima ancora che fossero prodotti.

La realizzazione della collana ha seguito un lungo percorso in cui sono stati coinvolti diversi partner, primo fra tutti il Laboratorio di Ricerca Language and Communication Across Modalities (LaCam) dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR che ha contribuito alla scelta dei vocaboli più significativi, utili e riconoscibili da inserire all’interno di ogni volume. Le illustrazioni sono state invece realizzate da disegnatori sordi, a loro volta implicati nel processo progettuale e creativo. Questa scelta risulta piuttosto diffusa nell’ambito dei volumi per l’infanzia in Lingua dei Segni e se da un lato ha il vantaggio di garantire attenzione alle esigenze di comprensione, riconoscimento e associazione al testo implicate dalla disabilità uditiva, ha tuttavia dall’altro lo svantaggio di mettere in secondo piano la reale qualità artistica del lavoro. La speranza è che pubblicazioni di questo genere, utilissime e coraggiose, possano via via moltiplicarsi provando a conciliare la cultura della sordità con l’esperienza dell’illustrazione professionale, così da arrivare a produrre volumi sempre più accattivanti e per questo condivisibili.

I volumetti possono essere acquistati tramite il sito della cooperativa Il Treno o presso alcune librerie convenzionate (altre librerie eventualmente interessate a distribuirli possono mettersi in contatto con la cooperativa stessa).

 

I giochi

Dalla palla al trenino, dalle costruzioni alla bambola: i giochi più basilari (e forse in parte un po’ d’antan) trovano spazio nel librotto dedicato agli svaghi che con accortezza li associa indiscriminatamente a un solo personaggio (di sesso femminile). Il gusto un po’ retrò è sottolineato da illustrazioni sfumate ad acquerello. La frase completa finale non potrebbe essere più azzeccata. “Giochiamo insieme?”. E la risposta, dal canto suo, è la più utile di tutte!

A casa – Primi segni

Collana Primi segni

Che leggere ad alta voce fin dai primi mesi di vita sia fondamentale per la crescita del bambino è fatto ormai assodato, così come instancabilmente ricordato e promosso da Nati per Leggere. Ma che leggere “a chiari segni” sia altrettanto importante per bambini piccoli sordi è cosa meno evidente e diffusa. Eppure se l’auspicio è che anche chi non percepisce i suoni che compongono storie e poesie possa imparare a godere del loro succo immaginifico, è necessario che quanti più libri accessibili si rendano disponibili fin dalla più tenera età.

Ecco perché la pubblicazione della collana Primi segni, proposta dalla cooperativa romana Il treno, è una notizia non lieta ma lietissima. In un colpo solo 8 libretti cartonati, quadrati e resistenti, si offrono a piccole mani curiose. Sono pagine che si sfogliano (facilmente perdipiù!) e porte che si aprono: piccole occasioni per incontrarsi, per condividere, per comunicare. Ogni libretto ha un tema – dai giochi alla tavola, dai vestiti alla città – che rispetta l’esperienza reale e quotidiana del bambino.

Senza pretese letterarie ma con una forte motivazione inclusiva, la collana nasce su iniziativa di una mamma che ha immaginato l’utilità di libricini che raccogliessero oggetti, parole e segni, così da agevolare l’avvicinamento dei figli sordi al testo scritto e alla lingua segnata. I libri sono pensati infatti per la fascia di età 0-3 anni: il periodo in cui i bambini in generale iniziano a nominare il mondo che li circonda e in particolare i bambini con disabilità uditiva iniziano a segnare gli oggetti che lo compongono. Un’esigenza concreta e fortemente avvertita è dunque alla base di questo lavoro, nato grazie a una serie di sponsor ma anche grazie a un progetto di crowdfunding che ha visto la vendita di un centinaio di copie prima ancora che fossero prodotti.

La realizzazione della collana ha seguito un lungo percorso in cui sono stati coinvolti diversi partner, primo fra tutti il Laboratorio di Ricerca Language and Communication Across Modalities (LaCam) dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR che ha contribuito alla scelta dei vocaboli più significativi, utili e riconoscibili da inserire all’interno di ogni volume. Le illustrazioni sono state invece realizzate da disegnatori sordi, a loro volta implicati nel processo progettuale e creativo. Questa scelta risulta piuttosto diffusa nell’ambito dei volumi per l’infanzia in Lingua dei Segni e se da un lato ha il vantaggio di garantire attenzione alle esigenze di comprensione, riconoscimento e associazione al testo implicate dalla disabilità uditiva, ha tuttavia dall’altro lo svantaggio di mettere in secondo piano la reale qualità artistica del lavoro. La speranza è che pubblicazioni di questo genere, utilissime e coraggiose, possano via via moltiplicarsi provando a conciliare la cultura della sordità con l’esperienza dell’illustrazione professionale, così da arrivare a produrre volumi sempre più accattivanti e per questo condivisibili.

I volumetti possono essere acquistati tramite il sito della cooperativa Il Treno o presso alcune librerie convenzionate (altre librerie eventualmente interessate a distribuirli possono mettersi in contatto con la cooperativa stessa).

 

A casa

Il librotto dedicato alla casa seleziona alcuni degli oggetti più familiari per qualunque bambino. Dal divano al frigo, dal lavabo al letto: mobili ed elettrodomestici sono scelti in modo tale da non tralasciare alcuna stanza e sono rappresentati con tratto schizzato e senza fronzoli.

Bravo!

Quadrato, solido, semplice: già da fuori Bravo! strizza l’occhio, amichevole, al potenziale lettore (o ascoltatore) curioso. Il papero svolazzante che figura in copertina ispira un’immediata simpatia e invita a seguirlo in un breve viaggio che lo porterà di pagina in pagina a fianco di amici più o meno diversi da lui: una lepre, una pecora, un cigno e una farfalla. Ognuno compie un’azione particolare – chi salta, chi corre, chi vola e chi nuota – azioni che il protagonista, in un’ultima pagina, scopre di poter fare altrettanto bene. Il suo viaggio diventa così un percorso di piacevoli scoperte, di nuove abilità, di piccole soddisfazioni e di confronti positivi con sé e con gli altri. Lo stesso che, pur in assenza di piume, può coinvolgere e far crescere un qualunque giovanissimo lettore del libro di Leen Van Durme.

Già pubblicato da Clavis nel 2010 in versione tradizionale, Bravo! approda ora sugli scaffali di librerie e biblioteche con una traduzione in simboli del testo, curata dal Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa e Alternativa di Milano. Il volumetto rinuncia cioè al font buffo della prima edizione per privilegiare l’utilizzo regolare di simboli WLS e garantire così una maggiore leggibilità e partecipazione da parte di bambini con esigenze diverse. Questa attenzione, unita a un testo semplice e dalla struttura ricorrente e a immagini piacevoli, chiare e pulite, dà vita a un libro attento a gusti e bisogni di lettori alle prime armi, che iniziano a scoprire il piacere di avere tra le mani un libro e di decodificare il suo magico contenuto. Il bello è che non si tratta solo di familiarizzare con l’oggetto-libro ma anche con i diversi codici – testi, immagini e anche simboli – che esso racchiude, a tutto vantaggio di chi, più avanti, di quegli stessi codici farà uso. Si tratta quindi di scoprire, di sperimentare, di impratichirsi con la lettura, autonoma o condivisa che sia, fino a poter dire anche ”io so fare tutto quello che fate voi”. (con un libro in mano). Ecco, l’intento di inclusione e condivisione che sta alla base dell’IN-book non potrebbe essere più chiaro!

Bravo, dunque, Clavis, primo editore non specializzato ad aprire il suo catalogo a un libro in simboli (dal prezzo per di più invariato rispetto all’edizione originale!). Bravo il progetto Nati per leggere che, facendo rete con un realtà attivissima sul fronte dell’inclusione come il Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello e patrocinando questo prodotto, ha riconosciuto e promosso il valore di un IN-book per qualunque bambino in tenerissima età. E Bravo, non da ultimo, il lettore che sfoglierà, ascolterà e proverà a leggere e rileggere il bell’albo di Leen Van Durme fino a consumarne, forse, le ben robuste pagine. Il titolo è infatti anche un azzeccatissimo riconoscimento per la piccola grande fatica che la straordinaria avventura del leggere porta con sé.

Piccolo uovo – Nessuno è perfetto

Piccolo Uovo non sta mai fermo: il suo è un viaggio instancabile alla scoperta delle piccole grandi diversità che fanno colorato e interessante il mondo. Così, dopo i tipi di famiglie (Piccolo Uovo), i tipi di attività (Piccolo uovo – Maschio o femmina?) e i tipi di ricchezza (Piccolo uovo – Chi è il più ricco del reame?) che ci rendono unici, l’ovetto più curioso degli ultimi tempi non si arresta nemmeno di fronte ai territori delle diverse abilità.

 

Con il garbo e l’interesse consueti, il protagonista si interroga su come si possa trovare la strada senza vedere, riconoscere uno starnuto senza sentire, percorrere lunghe distanze senza camminare e comunicare senza parlare: quesiti elementari e comuni, in linea con il più naturale desiderio di sapere dei piccoli lettori. A rispondere, sono improvvisati compagni di viaggio che vivono e incarnano le rispettive mancanze con una serenità contagiosa: una talpa che scava precise gallerie al buio, una lumachina attenta a cogliere segnali non verbali, una foca instancabile arrivata dal Polo Nord, un pesce abilissimo a disegnare e un gatto ingegnoso animati dalle parole pulite di Francesca Pardi e dai disegni accoglienti di Altan.

 

Quel che c’è di bello e più che mai veritiero, in queste coloratissime pagine, è che il superamento degli stereotipi più elementari che circondano le disabilità si attiva grazie a incontri fortuiti, a conoscenze dirette, ad amicizie inaspettate. Ne scaturisce un invito fortissimo anche se silenzioso a fare di ogni viaggio un’occasione preziosa per rendersi aperti e sinceramente curiosi nei confronti dell’altro, di qualunque tipo questo “altro” sia.

Facciamo che io ero?

Chi non ha mai giocato al Facciamo che io ero? alzi la mano! L’inventare e il vestire i panni di qualcuno o qualcos’altro ha segnato in effetti l’infanzia di generazioni le più disparate, soddisfacendo un naturale desiderio di evasione narrativa. Fa centro dunque, l’autrice, quando decide di partire da questa comunissima esperienza per raccontare una storia verosimile e familiare di bambini, di gioco e di inclusione.

 

In Facciamo che io ero? ci sono i supereroi, i musicisti, i professionisti e le principesse che il protagonista e i suoi compagni amano impersonare. E c’è pure il trenino che tutti insieme, sotto la guida della maestra, compongono muniti di sedie e pronti a partire per destinazioni ogni giorno diverse. È solo a questo punto, quando giochi e riti di classe sono svelati, che fa la sua comparsa Pippetto (certo, un nome meno fittizio non avrebbe guastato…): il nuovo compagno che si muove in sedia a rotelle. Nemmeno il tempo di presentarlo che il protagonista che dà la voce al libro si attiva per far sentire accolto e partecipe il nuovo arrivato, trasformando la sua carrozzina nella più potente delle locomotive.

 

Storia (firmata da Anna Baccellieri) e illustrazioni (curate da Liliana Carone) non stupiscono per originalità o qualità pur avendo il merito di valorizzare esperienza realmente vicine al mondo dei potenziali lettori. La disabilità, che pur è centrale, trova posto in corsa, quasi di sfuggita, attraverso l’atteggiamento positivo e inclusivo del protagonista che porta avanti un implicito invito a riconoscere nella diversità una vera ricchezza.

Bzzzzz

Munita di delizioso abito a pois rosa e di sorriso sincero e amichevole, l’ape protagonista di Bzzzzz parte per un viaggio ronzante tra fiori, funghi, rami, abissi, coperte e nuvole. In visita ad amici animali – dall’elefante al pesce palla, dal gatto alla gallina – l’insetto dai tratti garbati condivide una bevanda calda, sferruzza un calzino, rosicchia un’anguria o consulta una mappa stradale mostrando un’energia davvero invidiabile.

 

Il piccolo lettore segue così il suo volo tratteggiato lasciandosi incuriosire e ispirare non solo dalle forme graziose e baby-friendly e dai colori brillanti ma anche dai buchi di forme diverse che preannunciano o dissimulano i disegni in arrivo.

 

Il libro, firmato nel progetto e nelle illustrazioni da Luisa Rinaldi, fa parte della collana Ullallà di Emme di cui presenta la tipica robustezza e attenzione per contenuti e soggetti apprezzabili dai lettori meno esperti. La totale assenza di parole scritte fa inoltre sì che il volume lasci totale spazio alla fantasia del lettore e di chi lo accompagna nella scoperta di immagini dall’alto potenziale narrativo

Girotondo

Ritrovarsi per un girotondo insieme ad amici diversi: scoiattoli, foche, gufi e topini si danno appuntamento nel libro di Francesco Zito per condividere il più diffuso e amato dei giochi per l’infanzia.

 

A ogni pagina l’incontro con uno o alcuni dei protagonisti del volume, rappresentati nel loro habitat tout court (come le lumachine tra le foglie), nel loro habitat con qualche dettaglio umano (come l’orsetto in gonna e t-shirt in mezzo al bosco) o su un mezzo in tutto e per tutto non naturale (come la giraffa, la scimmia e l’ippopotamo fermi al semaforo sul loro pulmino). Questa mescolanza può confondere il lettore alle prime armi che apprezza tuttavia, con buona probabilità, le illustrazioni coloratissime, non troppo affollate e animate da bestiole disparate.

 

Le pagine, arrotondate, spesse e robuste invitano a una lettura appassionata, fisica e concretamente vissuta come quella che spesso coinvolge i lettori piccolissimi. Ciascuna è arricchita inoltre da una fessura che invita a indovinare e scoprire cosa si nasconde nella pagina seguente.

Chi ha preso le mie scarpe

Cosa succede se una donna in carriera dagli occhialetti chic si ritrova addosso il top hardcore di una vera dura e i calzettoni da ginnastica di una ragazza sportiva? Succede che nasce un personaggio buffo e originale, pronto a tuffarsi in una storia nuova di zecca che il lettore è libero di inventare.

 

Chi ha preso le mie scarpe? è infatti un libro gioco che sfrutta il semplice ma geniale principio della combinazione casuale degli elementi: ogni pagina, che ritrae un modello femminile – dalla mamma all’hippy, dalla vamp alla gothic –, è divisa in tre segmenti sfogliabili separatamente grazie alla rilegatura a spirale e combinabili con due segmenti qualunque tra quelli sottostanti o sovrastanti. Capi, busti e gambe diverse possono cioè comporsi cioè nelle più svariate e pazze combinazioni.

 

Già sperimentato dalla stessa Eleonora Zuber ne Il libro matto e già esplorato da EDT con lo straordinario La mia piccola officina della storie di Bruno Gibert, questo sistema di autocostruzione narrativa viene qui applicato alle sole immagini dando vita a un libro senza parole del tutto insolito. Strizzando l’occhio in primis a bambine fantasiose e incuriosite da abiti e accessori, Chi ha rubato le mie scarpe? può diventare un supporto interessante per stimolare la creatività e la verbalizzazione anche là dove la lettura del testo costituisce un ostacolo concreto.

Biancaneve

Quando il 2014 sembrava già pronto a salutarci, un nuovo nato in casa Uovonero è arrivato ad arricchire la collana dei Pesci parlanti. Così, con una versione essenziale ed espressiva di Biancaneve, la casa editrice cremasca ha aggiunto una settima immancabile fiaba al suo catalogo di libri in simboli. La storia della fanciulla lasciata nel bosco, accolta dai nani, avvelenata dalla mela e risvegliata dal principe, viene qui adattata e tradotta con competenza in simboli PCS da Enza Crivelli e illustrata con stile intenso e malinconico da Tommaso D’Incalci.

Il testo che occupa le pagine di sinistra è conciso e ritmato, distribuito sulla pagina in modo da seguire la punteggiatura e consentire un’adeguata visione dei simboli che ne agevolano la comprensione non solo in caso di autismo ma anche in quei casi in cui, per ragioni diverse, la padronanza dell’italiano risulta traballante. Le illustrazioni, che occupano le pagine di destra, fanno un uso incisivo del bianco e nero, affidando a sprazzi di colore il compito di sottolineare elementi narrativamente significativi o rinforzare l’intensità di immagini la cui cifra pensierosa e a tratti inquietante (penso soprattutto alla strega), recupera lo spirito originale delle fiabe dei Grimm.

Per il suo stile asciutto e poco avvezzo ai fronzoli, la fiaba si presta di per sé naturalmente a una trasposizione che mira a cogliere il succo più concentrato della storia e a renderlo in un modo il più lineare e semplice possibile, così come opportuno nei libri che sfruttano la Comunicazione Aumentativa e Alternativa. Ciò non toglie, tuttavia, che la qualità del risultato possa variare di molto e dipenda strettamente dalle parole che raccolgono e raccontano questo succo, e dalle figure che ne ampliano il significato, il dettaglio e il sentimento. Ecco, il merito di Uovonero sta proprio anche in questo: nel privilegiare fiabe tradizionali, note e arcinote, senza per questo rinunciare a offrire un prodotto non solo accessibile ma anche ricercato e originale. Scegliendo per esempio e di volta in volta illustratori dagli stili variegati, essa celebra anche nell’aspetto estetico dei libri – del quale mai smetteremo di sottolineare l’importanza anche a fini inclusivi – la diversità come ricchezza.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Biancaneve e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Chi vuole un abbraccio?

Quando la tenerezza infusa in un libro è gioiosa ma non stucchevole vien naturalmente voglia di sfogliarlo e risfogliarlo, facendosi carezzare da parole e immagini. Ecco, più o meno questo succede a chi si lascia incuriosire da Chi vuole un abbraccio?, albo ad alta leggibilità creato da Przemysław Wechterowicz e Emilia Dziubak.

La storia è semplice: papà orso e figlio orso, tra i più mansueti che si possa immaginare, vanno a zonzo per la foresta alla ricerca di creature da abbracciare. Nessuna restrizione sui destinatari – conigli, donnole, anaconde e persino cacciatori armati di fucile! – e nessun doppio fine – l’abbraccio non è che il segreto per (far) avere un giorno perfetto. Uno dopo l’altro, i due incontrano e stringono affettuosamente chiunque capiti loro a tiro, superando perplessità (per esempio del castoro), diffidenza (per esempio del lupo), difficoltà tecnica (per esempio con il bruco), e fifa blu (per esempio, manco a dirlo, dell’umano), trasformandoli in sentimenti di segno positivo come leggerezza, felicità e commozione. Una stretta e un sorriso trova posto nella giornata: è matematico, succede sempre (o quasi… il cacciatore è ancora troppo tramortito per dire la sua).

Questa genuina carrellata di emozioni è racchiusa in un albo dal formato quadrato poco comune. Le illustrazioni spiritose e curate, amplificano il sottile humour suggerito dal testo e invitano il lettore a fare caso a posizioni e sguardi più che mai espressivi, stuzzicanti e divertenti. Instancabili trasformiste, assumono la forma di vignette, di disegni a tutta pagina, di cornici e di sfondi regalando alle pagine un dinamismo che solletica. Con fare irriverente si intrufolano in mezzo, accanto, sopra e sotto pezzi di testo, li incorniciano, li interrompono, li completano, li arricchiscono andando a nozze con quella varietà grafica fatta di colori, dimensioni, maiuscoli e grassetti. Studiati e ben dosati questi concorrono ad alleggerire la lettura e a far riconoscere le diverse parti del racconto, arricchendo l’alta leggibilità di una tavolozza tipografica davvero interessante e originale.

Bounce bounce

La carta da pacchi ha un fascino tutto particolare. È un piacere da toccare, è un invito a scrivere ed è l’involucro più stuzzicante per un regalo coi fiocchi. Ecco perché, forse, Brian Fitzgerald l’ha scelta come base per il suo originale albo: per farne ai suoi lettori un regalo gradito e tutto da scoprire.

Bounce Bounce, vincitore non a caso del primo Silent Book Contest  indetto nel 2014, si sviluppa su pagine quadrate e naturalmente rigate, dalle quali affiorano, quasi in trasparenza, i singolari personaggi che popolano il libro. Protagonista, in particolare, è un insetto stravagante, un po’ apetta e un po’ astronauta, che svolazzando tra i fiori incappa in un palloncino, lo gonfia e ci finisce dentro, come inghiottito. Inizialmente intimorita, la bestiola impara presto a godersi il viaggio e le meraviglie che da un velivolo così speciale si possono osservare: pesci, mongolfiere, navicelle spaziali e stelle. Fino a quando il palloncino non si stappa, peraltro grazie a quello che si potrebbe considerare il famoso “gancio in mezzo al cielo”! Fine della corsa, avanti il prossimo: il palloncino è pronto a caricare un altro passeggero e un millepiedi freddoloso si fa subito avanti. Il libro si chiude così, con la promessa di un nuovo meraviglioso viaggio e dei mille altri che potrebbero seguirgli.

Capace di accompagnare, con la levità di un palloncino leggerissimo, attraverso mondi lontani – terresti, stratosferici e subacquai –  Bounce bounce unisce un sapore vintage, con i suoi toni bruni e carta da zucchero, a una sfumatura moderna, con la sua scelta di forme surreali e di un racconto silenzioso. La combinazione è davvero piacevole e fa di questo libro un piccolo e prezioso diario di viaggio.

Cappuccetto rosso

La storia di Cappuccetto Rosso la conosciamo tutti. Per questo realizzarne una versione nuova e capace di stupire e appassionare non è cosa da ridere. L’illustratore Juanjo G. Oller ha però colto la sfida con risultati interessanti. Il suo è un Cappuccetto rosso moderno e minimalista, che, con solo effetto delle immagini e senza alcuna parola, riesce a suscitare curiosità e inquietudine.

Il libro è tanto essenziale quanto complesso. Le sue linee, profonde e dense, invitano a uno sguardo attento e poco frettoloso, capace di cogliere il valore dei dettagli che spuntano da sfondi netti e il significato di una cornice che diventa cuore dell’illustrazione.

Il tratto insolito e una tavolozza ristretta usata con sapienza danno a una storia senza tempo una nuova chiave di lettura che può intrigare i piccoli lettori e forse ancor più i grandi che li accompagnano. Non a caso, il volume strizza l’occhio agli adulti non solo con una veste grafica raffinata ma anche con la scelta di far seguire al racconto per immagini la versione originale della fiaba firmata dai fratelli Grimm e un saggio di Gustavo Martin Garzo sui significati che essa può celare.

Roarrr! Ruggiti pericolosi

Questo libro parla di puzza, e già con questo getta liscio liscio un amo per il pubblico più giovane.  Poi sceglie un protagonista grazioso –  un leone dalla chioma imponente e dagli occhi minuscoli –, e così consolida il suo potere attrattivo. Da ultimo, predilige un tratto scarabocchiato irresistibile e dalle tinte tenui, così da completare l’opera.

Voilà, il gioco è fatto: il libro dell’impronunciabile Monika Filipina Trzpil è pronto per conquistare i piccoli lettori. Metteteci poi che Roarrr! è scritto in carattere maiuscolo e ad alta leggibilità e troverete in un albo come tanti un autentico invito alle lettura anche per i bambini che sperimentano le prime difficoltà legate alla dislessia.

Il nuovo albo targato Sinnos racconta del leone Rupert e della sua passione per i ruggiti. Mostra anche però il fuggi-fuggi generale che si genera nella foresta quando l’animale apre bocca. Colpa di un insopportabile problema d’alito facilmente risolvibile dopodiché… roarrr a tutta birra, con somma gioia dell’intero vicinato!

Senza che la storia strabili o sbalordisca, Roarrr! si candida a diventare un albo da leggere e rileggere. Quel che è certo, poi, è che la grafica accattivante e il testo espressivo, ne fanno il libro ideale per rendere il lavaggio serale e/o mattutino dei denti un momento piacevole, inaugurato da una lettura coinvolgente.

Il ciglio del camaleonte

Dove si nasconde l’irresistibile camaleonte uscito dal pennello di Alessandro Sanna? Il suo ciglio birichino ricorda molto l’orecchio dell’elefante, la coda della giraffa e lo spruzzo della balena… che sia proprio lui ad assumere quelle forme in un viaggio attraverso oceani e savane? Al lettore la mimetica decisione…

L’autore si limita infatti a offrire le illustrazioni, senza aggiungere una singola parola. La storia vien dunque fuori da sé, alimentata dall’immaginazione di chi sfoglia le poche pagine del librino cartonato. Fondamentali, per seguire il gioco narrativo, sono il titolo e la copertina del volume dove il ciglio pronunciato del rettile compare in tutta la sua centralità.

Maneggevole e compatto, raffinato e insolito, Il ciglio del camaleonte è adatto a solleticare la fantasia dei più piccoli, facendo delle illustrazioni prive di fronzoli e delle tinte acquerellate il suo vero punto di forza. 

Storie con la CAA 3

Tre storie di amicizia, a loro modo originali, sono al centro dell’ultimo volume in simboli pubblicato da Erickson. Con la talpa Clotilde alla ricerca del coniglio Filippo, con Clarabella che apre la sua casa splendente alle altre goccioline e con la meteora Lucilla che arriva puntuale all’appuntamento con i terrestri grazie all’aiuto di Vecchio Pietrone, Storie con la CAA 3 celebra il valore della relazione umana, del reciproco aiuto e dell’affetto: temi di particolare delicatezza soprattutto ma non solo per i bambini con disturbi dello spettro autistico.

Destinatari privilegiati di questo lavoro, i bambini con esigenze comunicative speciali possono trovare nel libro spunti narrativi più complessi rispetto ai due precedenti volumi della collana, grazie a testi più ampiamente strutturati e felicemente supportati dalla scelta di un sistema simbolico meno intuitivo ma più articolato quale quello dei WLS (Widgit Literacy Symbols).

Contraddistinto da un formato insolitamente ampio, da illustrazioni dal sapore casalingo e da storie dalla struttura piuttosto, il volume lascia trasparire un’origine artigianale ma curata. I tre racconti nascono, non a caso, all’interno dell’iniziativa “Leggere diversamente” della biblioteca civica di Brugherio che ha visto coinvolte e integrate professionalità diverse di ambito soprattutto educativo e riabilitativo. D’altro canto, proprio questa peculiarità garantisce al volume un particolare rigore nell’utilizzo dei simboli e un elevato grado di rispetto nei confronti delle esigenze di lettura dei bambini con difficoltà comunicative.

Telefono senza fili

Che sia un libro prezioso e raffinato lo si deduce non solo dal prezzo, ma anche dal grande formato, dal profumo antico e dalla sensazione che danno al tatto le sue pagine lisce. Telefono senza fili si presenta da subito così, nella sua veste nobile e patinata. Ma dietro la benda del pirata in copertina c’è forse un occhio che si strizza, consapevole che sotto la foggia distinta di un libro può celarsi un autentico inno al divertimento.

Tra la prima e l’ultima pagina dell’albo nato dalla mente di Ilan Brenman e della mano di Renato Moriconi, si dipana infatti uno dei giochi più vecchi del mondo: un gioco semplice e universale, per cui non servono altro che parole e silenzi. I silenzi – eloquentissimi però – è il libro a metterle, con la sua scelta di procedere per sole immagini; le parole invece sta al lettore trovarle, ispirato dalla successione di personaggi implicati nella trasmissione del messaggio. Disposti rigorosamente uno per pagina e tratteggiati con un gusto estetico raro, questi sono scelti con cura e minuzia a condensare in poche pagine secoli interi di storia e di storie.

Giullari, re e cavalieri si incontrano con nonnine, rossi cappuccetti e cacciatori, dando vita a un passaparola irresistibile che richiede sottile attenzione per i dettagli. Una lettura distratta scorre via piacevole e affascinata (che già non è poco!) ma una lettura accorta tira fuori davvero il meglio di un albo come questo, rivelando la logica sottesa agli abbinamenti delle doppie pagine, la circolarità del gioco narrato e la tensione infine spezzata con i limiti imposti dalla pagina.

Il bradipo dormiglione

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Al mondo ci sono pigri e pigri. Ci sono i pigri di bassa lega, quelli che scansano fatiche e compiti. E poi ci sono i pigri veri, quelli che fanno del pisolino la loro religione, che conoscono l’autentico valore di una sonora ronfata e che scambierebbero tesori e gemme con una siesta degna di questo nome. Ecco, il bradipo di Ronan Badel è un adorabile esemplare di questa seconda categoria. Non solo come i suoi simili dorme con gusto e fa della pennica la sua attività principale, ma dimostra anche la rara capacità di perpetrare quest’occupazione in condizione davvero avverse.

Non c’è caduta d’albero, viaggio in rimorchio, discesa tra le rapide, cascata impetuosa o naufragio che tenga: il bradipo dormiglione non schioda di un millimetro. Impassibile e saldo, mantiene la posizione come un fedele soldato del sonnellino. E per fortuna che anche nella foresta esistono amici coraggiosi e leali, pronti a fare follie per mettere in salvo un compagno appisolato. È infatti un temerario serpente, caldamente supportato da un ranocchio e da tucano, a lanciarsi in uno spericolato viaggio per riportare a casa il bradipo assopito, quando lo sciagurato albero su cui tutti loro vivono viene abbattuto.

Il tutto, in un albo molto verde, poco impegnativo e per nulla scritto. Il bradipo dormiglione è infatti un silent book, il quarto della collana per ragazzi di Terre di mezzo che con buona mira e ottimo gusto pesca dal ricchissimo catalogo della francese Autrement Jeunesse. Come nell’inseguimento di volpi, polli e bestie varie di Béatrice Rodriguez, anche qui personaggi buffi animano una narrazione per immagini schizzata ma limpida, su pagine più larghe che alte, dai paesaggi sconfinati e dai dettagli salienti: al lettore lo sfizio di scovarli, decifrarli e dar loro voce. L’intera storia prende infatti forma in base alle parole di chi legge fino a quando, giunto all’ultima pagina, questi lascia in punta di piedi la placida foresta. Shhhh, silenzio: c’è qualcuno che vuole dormire!

L’uovo e la gallina

È nato prima l’uovo o la gallina? Più di quarant’anni fa Enzo e Iela Mari hanno provato a domandarselo dando vita a un silent book che ancora oggi resta un classico. L’uovo e la gallina, recuperato a catalogo da Babalibri, mostra infatti in modo ultra ravvicinato come il ciclo della vita passi progressivamente attraverso gusci, piume e pennuti a tutto tondo.

Dall’allestimento di una morbida base per la cova ai primi vermetti beccati in autonomia, gli autori riprendono con la loro consueta attenzione al dettaglio, tutte le fasi di sviluppo di un pollo. Tutto giocato su una stimolante alternanza tra ciò che accade dentro e ciò che accade fuori dall’uovo, il libro non manca di arricchire l’intero racconto con un lavoro sapiente sull’uso dei colori.

Una veste tutt’altro che casuale e ben gradevole racchiude perciò una proposta insolita che mescola la curiosità scientifica e una traccia di narrazione che sta al lettore animare con le sue proprie parole.

L’albero

Un obiettivo fisso che punta a un albero dall’aspetto secolare e ai pochi metri che lo circondano. Fine. Non ci sono stravolgimenti, cambi di prospettiva o strampalate invenzioni in questo libro: tutta la magia del racconto è già contenuta infatti nello scorrere ciclico della natura. E come una spettatrice rispettosa, Iela Mari, non fa che prenderne atto e condividere con il lettore la sua scoperta.

Con il suo tratto preciso e misurato, l’autrice mostra perciò a filo di pagina come sopra, sotto e intorno all’albero vadano e vengano inquilini diversi – un ghiro, una coppia di uccelli e la loro prole – che con esso interagiscono secondo i ritmi dettati dalle stagioni. Neve, nebbia e sole si inseguono, i nidi si riempiono e si svuotano, i germogli sbocciano e appassiscono: tutto trova un compimento che è insieme anche occasione per un nuovo inizio

Pacato e privo di parole, il libro costituisce un intramontabile invito a cogliere il meraviglioso custodito ma anche offerto generosamente dalla natura a chi le conceda un occhio curioso e attento.

Chicolo

In Chicolo si trovano un bimbo speciale, un mago, un incantesimo potente e un paese insieme distante e vicino: tutti ingredienti essenziali per dare alla storia un sapore fiabesco e alleggerire il suo intento  di portare un messaggio ben preciso.

Nell’albo di Coccole books, si racconta di un bambino fantastico con le labbra a quadrifoglio ma si legge di bambini reali con un problema complesso come la labiopalatoschisi, più comunemente nota come labbro leporino. Il libro nasce proprio dall’esperienza di una mamma di un bimbo colpito da questa malformazione e vuole essere un contributo appassionato per diffonderne la conoscenza, così da arginare i timori che essa genera e da dare sostegno a chi la sperimenta sulla propria pelle.

A questo concorrono senz’altro le pacate illustrazioni pastello di Sonia Cattaneo che, come una carezza, invitano a scoprire senza paura i molti volti della differenza.

Flora e il fenicottero

Attenzione attenzione, non fatevi ingannare dal rosa imperante di Flora e il fenicottero. Sotto le diffuse tonalità pastello – dalla copertina alle decorazioni, dai protagonisti agli elementi di sfondo –  questo silent book racchiude ben altro che un racconto stucchevole tutto confetti e sdolcinerie da smorfiosette. Ad apprezzarlo non saranno perciò solo le piccole amanti della danza e della femminilità a tutti i costi ma anche e soprattutto coloro che vogliano tuffarsi (metaforicamente e letteralmente) in una storia buffa e ironica di amicizia.

Lo si intuisce fin dalla prima pagina in cui, alla postura elegante e seriosa del fenicottero si unisce e contrappone il passo goffo di un piedino munito di pinna. Fa così la sua comparsa Flora, una bambina ostinata e spiritosa, che trasformerà le pagine seguenti in un passo a due insolito con il pennuto. Dalle prime velate schermaglie sino all’eclatante finale, i due si esibiscono in una danza in cui gli sguardi, i movimenti e i reciproci avvicinamenti creano una coreografia e un legame divertenti e teneri.

Molly Idle dà insomma vita in quest’albo a due personaggi deliziosi che tirano fuori il meglio di sé nel reciproco rapporto di contrasto e condivisione, invitando a scoprire ciò che, con spirito aperto, dagli altri possiamo apprendere e agli altri possiamo insegnare.

Guarda guarda

Guarda guarda è una storia di sguardi e di silenzi. Una storia in cui l’incomunicabilità di chi parla lingue diverse si stempera nel comune senso di meraviglia per qualcosa di straordinario come un cielo che si anima di colori e immagini. Protagonisti di questa storia sono una giraffa e un ghepardo che si incontrano nella savana e che, dopo un primo avvicinamento furtivo e diffidente, scoprono di poter condividere un pezzo di strada, un’emozione e un’amicizia senza dover per forza usare le parole.

Lucidando le stelle e godendo insieme del loro spettacolo, i due animali raccontano della possibilità di capirsi con gli occhi e lo fanno, non a caso, all’interno di un libro di sole immagini. La storia (non proprio immediata) procede infatti attraverso illustrazioni evocative che toccano corde profonde e lasciano ampissimi margini all’immaginazione del lettore.

Guarda guarda nasce da un progetto condiviso tra associazioni che promuovono il riconoscimento e il diritto all’uso della lingua dei Segni (come il gruppo SILIS o la cooperativa il Treno), un istituto tecnologico che studia l’acquisizione del linguaggio (come il CNR di Roma) e una casa editrice impegnata nel sociale come Carthusia. Il libro è cioè a sua volta un incontro tra realtà che parlano lingue diverse ma che, forti di un comune intento, possono dar vita a un risultato sorprendente.

Quindi ci penserà il polipo

Quindi ci penserà il polipo è un libro tattile tenero e semplice. Racconta di due pesci dalle code aggrovigliate che vengono liberati da un polipo astuto grazie a una soluzione originale e ingegnosa. Attraverso pagine colorate ricche di spugne in forma di alga, tessuti glitterati in forma di pesce e carta vetro in forma di spiaggia, i giovani lettori hanno la possibilità di farsi coinvolgere da una piacevole storia di amicizia, esplorabile sia con lo sguardo sia con le dita.

Nonostante l’aspetto artigianale e la precarietà di alcuni elementi attaccati alla pagina, la qualità della ricerca profusa in questo volume è davvero rimarcabile. La scelta dei materiali è in effetti azzeccata ed evocativa e l’attenzione riservata all’esplorabilità  e all’impiego interattivo dei soggetti è stimolante e ben calibrata.

Se poi si aggiunge che il racconto è nato da un percorso di scrittura che ha visto protagonisti numerosi bambini e che la sua realizzazione ha coinvolto diversi soggetti in difficoltà, non si può che considerare questo prodotto davvero prezioso, sperando che possa trovare un’ampia e meritata diffusione.

Adalgisa e la luna

È una notte limpida e stellata quando la luna si assopisce e precipita in un pozzo. Per fortuna una fanciulla dalla chioma raperonzolesca assiste all’imprevisto mentre si gode il fresco della sera e si ingegna per portare in salvo il satellite sbadato. Ivana Marangon racconta ai piccoli lettori questa storia, dando alle fasi lunari una veste narrativa insolita. E lo fa in rima, senza lesinare sulle parole un po’ più complesse, che poco risultano familiari alle orecchie dei più giovani ma che sanno solleticarle per la loro musicalità.

Le illustrazioni, ironiche e piacevoli a uno sguardo bambino, sono curate da Federica Dubbini e sembrano ispirarsi, nel tratto, alla sorridente grazia della mitica Nicoletta Costa. Delicate e prive di elementi ridondanti, queste accompagnano il testo (scritto in font ad alta leggibilità) su un rilassante sfondo blu che fa del libro una lettura ideale prima della nanna.

Tortinfuga. Ma le torte dove vanno?

Lo aspettavamo da mesi e ora, finalmente, la seconda rapina di torte firmata da Thé Tjong-Khing è bell’e sfornata, pronta da gustare! Torna all’attacco la truppa di fortissimi personaggi già noti ai lettori di Tortintavola, questa volta tutti intenti ad affrontare una scarpinata per godersi un ghiotto pic-nic.

Ciascuno col proprio carico (dai ferri da maglia all’ombrellone) e con il proprio mezzo (dalla sedia a rotelle ai trampoli), gatti, conigli, lucertole e bestiole di ogni sorta si avviano su per la collina. Quando, a fatica ultimata, si accorgono che le torte sono scomparse, si scatena un autentico parapiglia. Facile incolpare i topolini in tuta da Diabolik, già macchiatisi del reato la prima volta. Ma a voler andare a fondo della faccenda si scopre che i pregiudizi possono giocare brutti scherzi e che qualche insospettabile può rivelarsi meno innocuo del previsto.

Anche a questo giro l’autore non perde l’occasione di intrecciare tra loro piccole e sfiziose trame individuali e proprio qui, forse, sta il bello di un libro senza parole come questo. Senza una direzione unica di lettura, ci si può infatti sbizzarrire a (ri)percorrere il volume a piacimento, svelando d’un fiato il mistero del furto o scorrazzando, piuttosto, tra le pagine, dietro le angherie di un coniglietto-bullo, le sventure di un’elegantissima barboncina o le indigestioni dei un ingordo topino a righe.

Una pesca straordinaria

Ci sono personaggi che rallegrano la giornata e allargano il sorriso. È il caso di Volpe e Gallina (ndr. i nomi sono di fantasia!), già protagonisti de Il Ladro di polli e ora nuovamente a caccia di avventure in Una pesca straordinaria. Dopo essersi sistemati in un albero-casa in riva al mare, a seguito di un fuga amorosa come non se ne gustano spesso, l’insolita coppia creata da Béatrice Rodriguez se la vede, in questo nuovo episodio, con un uovo da accudire e con un frigo da riempire.

Constatata la desolante situazione alimentare di casa, la gallina affida senza indugi la futura prole alla volpe e si lancia a procacciare la cena. La sua sarà una pesca tutt’altro che tranquilla: straordinaria, come recita il titolo, ma anche spassosa e travolgente. Un attimo e il ghiotto pesce palla da lei catturato tira, infatti, in ballo un uccellaccio spaventoso, una nidiata famelica e un mostro marino in un turbine  di corse e rincorse davvero irresistibili. Gli sforzi, però, vengono giustamente ripagati e a fine giornata la famigliola – ormai cresciuta – può godersi una cena davvero speciale.

Senza deludere le aspettative di chi si è innamorato della prima avventura vol-pennuta, l’autrice torna a divertire con un albo senza parole che strizza continuamente l’occhio al lettore. E che questi voglia o meno leggere tra le righe un ribaltamento sottile e silenzioso dei ruoli e degli stereotipi di genere (peraltro, in francese, la volpe è proprio maschile – le renard – mentre la gallina è proprio femminile – la poule), si troverà comunque tra le mani un racconto capace di stupire e mostrare con ironia il reale potere narrativo delle immagini. Azioni e sentimenti si dipanano, infatti, qui con grande limpidezza, grazie a un tratto essenziale che attribuisce significati netti a impercettibili variazioni di linee. A sostenerlo, un ritmo e una ripresa squisitamente cinematografici che grazie a sequenze ravvicinate e piani lunghi ben alternati restituiscono a ogni momento un’intensità mai noiosa.

Indovina chi ha ritrovato Orsetto

Indovina chi ha ritrovato Orsetto è un elogio silenzioso ai dettagli apparentemente senza valore. Come le tracce nella neve che, a prima vista insignificanti, possono in realtà svelare a chi le osservi con cura molte cose a proposito di chi le ha lasciate. Le tracce del libri di Gerda Muller raccontano per esempio di una passeggiata di tre persone nel bosco, di piccole deviazioni per raccogliere frutti, di girotondi intorno agli alberi, di soste per riposarsi e di sofisticate operazioni per costruire capanne. Ma lo fanno senza dire una parola così che il lettore possa divertirsi a seguire le orme e a indovinare le storie che esse celano e rivelano allo stesso tempo.

Così, raccogliendo gli indizi che l’autrice non manca di disseminare lungo le pagine, ci si ritrova a seguire una mamma premurosa e due bambini curiosi in gita sulla neve, riconoscendone via via l’andatura, gli interessi e i percorsi. Ma non è tutto. Come volendo strizzare l’occhio al lettore fino alla fine, l’autrice attribuisce particolare valore a quelle parti del volume normalmente bistrattate, come la terza e la quarta di copertina. È proprio qui, infatti, che si concentra il maggior numero di soffiate sul senso della storia, come la possibilità di conoscere i personaggi e di scoprire (o verificare se si è già stati molto bravi) le loro azioni.

Lo straordinario signor Qwerty

Il signor Qwerty ha la casa piena zeppa di invenzioni e la testa piena zeppa di idee. Queste ultime le tiene però nascoste sotto il cappello, per paura che gli altri possano vederle e giudicarlo male, ritenendole strambe. Cosa potrebbero pensare, infatti, di fronte ai progetti di marchingegni elaborati, fatti di cucchiai ad elica, lampadine ad artiglio e ingranaggi a pressione? Quello che il signor Qwerty non immagina neppure è che anche sotto i copricapi lucchettati delle altre persone si celino pensieri variegati: pensieri matematici, lungimiranti, giocosi o scientifici, visibili in trasparenza al solo lettore. Quel che è certo è che pensieri così costretti, senza possibilità alcuna di prender aria e librarsi, sono condannati a stagnare in solitudine. A meno che, come capita proprio al signor Qwerty, le idee non finiscano per esplodere e scappare. E quando un’idea scappa, può generarsi un’autentica baraonda: i serratissimi cappelli dei passanti iniziano, infatti, a scricchiolare e a cedere a loro volta, perché il pensiero genera pensiero e le idee che si incontrano non possono che dare frutto. Così, come il La di uno strepitoso concerto, l’incidente del signor Qwerty dà vita ad un’invenzione  che esaudisce desideri, asseconda passioni e stimola progetti nuovi, invitando a schiudere i cappelli e a condividerne il contenuto.

Un’invenzione straordinaria, insomma, come il suo creatore ma anche come l’albo firmato da Karla Strambini che ne racconta la storia. Incredibilmente ricco, stratificato, aperto a molteplici interpretazioni, questi fa di ogni rilettura una possibilità di scoperta. Si riconosce, in particolare, una rara alchimia tra le parole e le immagini, poiché nelle seconde si nasconde un mondo che le prime accennano ma non svelano. Il lettore si trova così a cercare e ricercare i dettagli più nascosti e stuzzicanti per interpretare meccanismi, invenzioni e pensieri del protagonista. Prendendosi il tempo di cogliere tutti gli ingranaggi, si arriva perciò ad apprezzare a pieno l’idea che la diversità possa generare possibilità di condivisione e felicità. Così, attraverso immagini portatrici di senso, personaggi sui generis, e pensieri che prendono forme inusitate, l’autrice sembra voler fare un omaggio tutto personale a Temple Grandin, suggerendoci a suo modo che “il mondo ha – davvero – bisogno di tutti i modi di pensare”.

C’era una volta un topo chiuso in un libro…

Come le persone, ci sono libri capaci di mantenere uno spirito fresco e spensierato anche superata la soglia dei trent’anni. È il caso di C’era una volta un topo chiuso in un libro di Monique Felix: un libricino senza parole dal sapore un po’ vintage ma estremamente stuzzicante, concepito e pubblicato per la prima volta in Francia negli anni ’80 e riproposto 2009 in Italia dalle Edizioni EL nel. Un’intuizione non da poco quella della casa editrice triestina, dal momento che da lì a un anno il volume avrebbe vinto l’Andersen come miglior libro mai premiato.

Il formato del volume– piccolo e quadrato – non è consueto e genera un primo silenzioso invito a dare una sbirciatina tra le pagine. Il titolo poi, così sospeso e curioso, porta il lettore con un piede dentro il volume prima ancora di averne girata la copertina. Da lì, seguire le avventure del topino protagonista è un minuscolo e gustoso piacere: ci si ritrova infatti a essere impazienti – quanto e più di lui – di scoprire il mondo che brulica sotto la pagina bianca e che affiora via via che la bestiola rosicchia la carta.

Tutto basato su questa paziente e progressiva rivelazione illustrata, il libro propone un gioco delicato e moderno con i limiti imposti dalla pagina, in un crescendo ben calibrato di curiosità. Se ne esce deliziati e persuasi dall’idea che tra le tante cose che può essere un libro, non c’è una prigione da cui scappare ma un mondo nuovo, talvolta migliore di quello in cui ci si trova, nel quale tuffarsi a capofitto.

Vicino Lontano

Forma quadrata, colori brillanti, sagome elementari, personaggi buffi: la cifra dei libri Minibombo è così netta che si riconosce da lontano e così stuzzicante che invita a dare una sbirciata da vicino. Voilà! Vicino lontano è non a caso il titolo del nuovo volume senza parole marchiato dall’insettino emiliano e pronto a far ronzare le menti più curiose.

Tutto giocato sulla ricomposizione di un’immagine a partire da inquadrature via via più ampie, il libro invita a scoprire sette animali misteriosi di cui vengono forniti indizi prima birichini e poi chiarificanti. Quelle che sembrerebbero le mammelle di una mucca fucsia si rivelano così, inaspettatamente, le zampette corte di un coniglio stralunato e l’apparente  proboscide tozza di un elefante risulta infine la coda di un uccellino.

Privo di una vera e propria storia ma forte di un meccanismo ludico tanto semplice quanto inesauribile, Vicino lontano mescola in maniera arguta i tratti più tradizionali di un libro e quelli più moderni di una app, trasformando ogni giro di pagina in una sorta di zoom che rivela dettagli inattesi. Come al solito, poi, il divertimento non si chiude con la quarta di copertina ma prosegue a volontà, grazie agli spunti ispirati al libro che il sito di Minibombo propone. Un modo intelligente e piacevole di diventare autori, illustratori e protagonisti, dando la propria personalissima interpretazione di dettagli dal senso enigmatico.

Le parole di Bianca sono farfalle

Le parole di Bianca sono farfalle è un Albo Illustrato con la A e la I maiuscole. Evocativo, profondo, colmo di suggestioni che riecheggiano dentro il lettore senza gridare forte, il libro edito dalla Giralangolo è grande nel formato e nella portata: “un libro pieno di riverberi”, insomma, volendo rubare le parole  allo scrittore David Almond.

Al suo interno, tra collage a tinte pastello e racconti che paiono avere le ali, le autrici raccontano il mondo di Bianca e la sua maniera tutta particolare di sentire con la pelle, di parlare con le mani, di vedere aspetti impercettibili e di fare cose fantastiche in buona compagnia.  Il libro prova, cioè, a mostrare più che a spiegare che possono esserci tanti modi di vivere, interpretare e comunicare con il mondo, anche quando la natura non concede la possibilità di farlo convenzionalmente. La sordità di Bianca diventa così un’occasione anche per il lettore di dare una veste nuova ai propri e agli altrui sensi.

Bravissima, in questo, Chiara Lorenzoni, ricercatrice minuziosa di parole, che racconta il quotidiano con una musicalità che culla e ristora. E meravigliosa Sophie Fatus, illustratrice della positività, che porta suggestione e trasporto gioioso nelle sue forme spensierate e impalpabili. L’unione dell’opera delle due artiste è un inno alla leggerezza del pensiero e dell’azione, un invito ad ascoltare e narrare il mondo facendo ricorso a tutte le nostre possibilità.

Ti racconto… 5 storie con i segni

Cinque storie da raccontare con le parole e con le mani, da leggere e da guardare, da scoprire per imparare e per condividere. Il progetto editoriale proposto dalla Cooperativa romana Le Farfalle narra infatti in Lingua Italiana dei Segni cinque famosi albi illustrati editi da Lapis e Babalibri: un modo straordinariamente semplice ed efficace per far sì che il patrimonio fantastico dei bambini possa superare le barriere linguistiche.

Grazie al DVD in cui un segnastorie racconta in LIS, anche i bambini sordi hanno modo di far propri i personaggi di Zou la zebra e di Marco l’orsetto o di seguire con passione le piccole scoperte di uova di tartaruga o di piccoli pettirossi. Per ogni storia, le pagine dell’albo originale scorrono sullo sfondo e il lettore può scegliere il livello di difficoltà dei sottotitoli, accordandolo alla sua competenza linguistica e alle sue specifiche esigenze.

In questo modo il testo scritto cessa di costituire un ostacolo per divenire piuttosto un elemento da scoprire progressivamente, che si arricchisce via via arricchendo di riflesso il bagaglio del lettore. Non a caso gli stessi curatori del DVD invitano caldamente all’utilizzo del supporto multimediale insieme al volume vero e proprio, per far sì che l’esperienza della lettura si arricchisca di strumenti di comprensione indispensabili, come la traduzione in LIS, ma non perda il fascino del rapporto tra parole e immagini e soprattutto la possibilità di essere condivisa con familiari e compagni.

Ecco, in estrema sintesi, il contenuto delle storie incluse nel dvd:

Ho trovato un pettirosso narra dell’amicizia tenera e bislacca tra un bambino e un pettirosso, nata in una fredda e nevosa sera d’inverno. Privo di parole, l’albo racconta attraverso le sole immagini il ritrovamento dell’uccellino e le cure che il bambino gli riserva.

Che meraviglia è la storia di una piccola grande scoperta fatta in spiaggia da una bambina curiosa: il ritrovamento fortuito di uova di tartaruga. Il volume, che è totalmente privo di testo, è recensito nel catalogo a questo link.

No, no e poi no parla di capricci e di emozioni attraverso il personaggio di Marco, un orso che dice no a tutto – maestra, giochi e caramelle – fino a che un gesto speciale non gli fa cambiare dolcemente idea.

Zou racconta dell’esuberante e omonima zebra, desiderosa di svegliare i genitori per affrontare insieme a loro una giocosa giornata. Ma cosa accade se i genitori sonnecchiano ancora? E se i tentativi di destarli rischiano di diventare pasticci?

Ti ho visto è la storia buffa di una torta da consegnare e dei piccoli incidenti di percorso che costringono Paolino a mangiarla prima di arrivare dalla nonna.

Il palloncino rosso

A quasi cinquant’anni dalla prima pubblicazione in Francia, e a quasi dieci dalla ripubblicazione italiana a cura di Babalibri, Il palloncino rosso continua a essere non solo l’albo più straordinario firmato da Iela Mari ma anche uno di quei rari libri che non smetteresti mai di ricominciare da capo.

Perché porta con sé un invito velato ma contagioso a inventare e reinventare il mondo, facendo di un palloncino una mela, di una mela una farfalla, di una farfalla un fiore e di un fiore un ombrello, in una girandola creativa che potrebbe continuare all’infinito. E il bello, forse, è proprio quello: che al lettore si offre tutto ciò che occorre – una bella miscela di meraviglia e semplicità inventiva – per far sì che diventi a sua volta ideatore di insolite metamorfosi.

Ecco perché sfogliare questo libro senza parole, così discreto nella sua sobria veste editoriale sia esterna che interna, costituisce un’esperienza preziosa, in cui la fantasia trova casa nelle più ordinarie delle cose.

Il lupo e i sette capretti

Forte di una buona dose di suspance, la storia del lupo e dei sette capretti è una piccola sfida da brivido per lettori impavidi. Trasmessa a generazioni intere di bambini, la favola vede sei dei sette figli di mamma capra ingannati e inghiottiti dal malvagio lupo e infine salvati in extremis dal più piccolo e scaltro capretto. È una storia che racconta di ammonimenti e di coraggio, di fiducia e di astuzia, di timore e di ascolto.

Nella versione in simboli proposta da Uovonero, all’interno della collana I pesci parlanti, il racconto è reso come al solito essenziale e chiaro, ricondotto a una struttura solida e lineare che si priva dei fronzoli per concentrare l’attenzione sui fatti. Le emozioni vengono da sé, grazie alle implicazioni forti della storia e al contributo immaginifico delle illustrazioni. Affidate al tratta di Andrea Alemanno, queste sottolineano i toni tenebrosi della storia dando forma a un lupo cattivo che più lupo cattivo non si può e avvolgendo ogni scena in un’atmosfera sospesa.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Il lupo e i sette capretti e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Il mio leone

Può essere un leone dolce e feroce allo stesso tempo? Senz’altro sì, almeno quanto una storia può essere insieme reale e fantastica, se ad animarla è la mano seducente di Mandana Sadat.

L’autrice e illustratrice de Il mio leone infonde nel gustoso albo senza parole edito da Terre di Mezzo un buon sapore d’Africa, di leggende senza tempo, di pregiudizi stolidi, di lotte e affetti smisurati. Quella che racconta è la storia di un bambino che, ritrovatosi solo in mezzo al deserto, incappa in un leone in prima battuta selvaggissimo ma poi tenero fino alla commozione e capace di incarnare la migliore delle figure genitoriali: quella che ti nutre nello stomaco e nello spirito, che presta attenzione ai sentimenti e alle loro manifestazioni più minute, che condivide momenti di serena intimità, che accompagna alla scoperta della vita e che non esita a proteggere strenuamente dalle minacce. Bambino e leone coltivano così un affetto profondo che adulti guerrieri, nel loro miope istinto difensivo, costringono a relegare nella dimensione intangibile del sogno. Qui, avvolti dal favore del buio, i due protagonisti ritrovano e rinnovano la loro familiarità che si nutre di ricordi condivisi.

Animato da campi larghi che distendono lo sguardo, da colori caldi che avvolgono la lettura e da un racconto variegato che combina doppie pagine quasi immobili ad altre dal ritmo cinematografico, la storia de Il mio leone occupa un albo piccino picciò, che sta in uno zainetto, in un cruscotto o persino in una tasca. Un’ottima soluzione per avere sempre appresso una porta immaginaria da aprire a volontà.

La mela e la farfalla

Un piccolo mistero della natura scoperto e narrato in una veste che più essenziale non si può. Le linee sottilissime e i colori intensi che contraddistinguono lo stile di Iela (ed Enzo) Mari raccontano l’incontro ciclico tra frutti e animali in un susseguirsi di pagine pulite che paiono un documentario minimalista su carta.

Sono pagine prive di fronzoli e parole, quelle de La mela e la farfalla: l’album procede, infatti, per sole immagini senza dettagli eccessivi e fuori posto, seguendo in silenzio la trama di una minuscola meraviglia naturale.

Qui tutto concorre da formulare senso – i colori, i particolari, le somiglianza e le differenze tra una pagina e la successiva – e il gioco di inquadrature sancisce il potente sodalizio tra curiosità scientifica e genio creativo, che è poi forse la cifra di quegli albi senza parole di cui i coniugi Mari sono intramontabili testimoni.

Oh oh

Pagine spesse e illustrazioni leggere: ottima combinazione per rendere un libro accogliente e confortevole, come si addice a un buon rifugio per la fantasia. Così Oh oh, l’albo firmato da Sophie Fatus e già vincitore del premio Andersen 2011 come miglior libro 0-6 anni, incanta per la qualità narrativa delle immagini e convince per la robusta maneggevolezza del supporto. Anche in caso di difficoltà di manipolazione, quindi, la scoperta delle illustrazioni da sogno, delle tinte ammalianti e dei fori misteriosi proposti dall’autrice sarà più pratica e piacevole.

Quello che il volume propone, infatti, ai suoi lettori è un viaggio alla scoperta di personaggi buffi, raffinati, divertenti o graziosi attraverso buchini dalle forme disparate che velano e svelano il contenuto delle pagine successive, che assumono via via significati differenti e che soprattutto invitano a esplorare ogni scena sbirciando non solo con gli occhi ma anche con le dita.

Non c’è una vera e propria storia – o almeno così pare – ad animare il volume pubblicato dalla Emme, ma una carrellata di personaggi, ciascuno protagonista di un quadro dalle tinte pastello ben calcate. Tante piccole storie possono nascere, accendersi ed esaurirsi nel raggio di una doppia pagina, se il lettore curioso ne assembla e interpreta i dettagli. Così, la farfalla colorata che annusa il fiore dai petali a cuore è forse innamorata e la mucca dalle macchie in forma di nuvola è forse un bovino volante. Chi può dirlo?  Sta al lettore e a chi lo accompagna dare un senso ad ogni particolare e sfumatura, scovando attraverso fessure fantastiche spiragli di narrazione del tutto personali.

Si vede non si vede

Ad ogni pagina sfogliata del nuovo libro di Minibombo pare di spegnere e riaccendere la luce, ritrovandosi di fronte uno scenario sempre nuovo: una volta un prato, un’altra il cielo, un’altra ancora una strada o un campo di fragole. Non solo, in ogni nuovo contesto si ritrovano anche il coccodrillo, la gallina con prole, l’ippopotamo, il topino e le altre bestiole protagoniste del volume: sempre nella stessa posizione, con le  forme accennate e gli occhi strabuzzati.

Restano immobili questi personaggi, come allo scoccare del tic-tac dell’orologio di Milano, e danno luogo a scene bizzarre in cui l’elefante fa bolle sott’acqua o l’orso attraversa la strada a due corsie. Ma quel che è più buffo, in questo libro senza parole, è che i colori netti e vivaci che caratterizzano non solo lo sfondo ma anche gli animali, li rendono a turno invisibili se non per qualche dettaglio, come una zanna, un becco o due narici sparpagliate qua e là. Lo sa bene il camaleonte che – sfortuna sua e spasso nostro – non compare che in prima pagina e sbuca in seguito solo con gli occhi.

Così, attraverso pagine che non raccontano una storia complessa ma che suggeriscono possibili viaggi immaginari, Si vede non si vede stimola un’interazione giocosa con l’oggetto-libro. La stabilità, poi, delle figure, delle loro posizioni e dei loro colori rende la fruizione del volume piuttosto agevole e rassicurante.

Il mare

Ne Il mare di Marianne Dubuc ci sono un gatto bianco e nero, dagli occhi tondi e dal naso a carota, e un pesce rosso brillante, dalle pinne pazzerelle che si trasformano in ali. Per diverse pagine i due si scrutano con sospetto da un lato all’altro della boccia di vetro, solido e invisibile confine di avventure illimitate, fino a quando la zampa del gatto si infila furtiva e vorticosa nell’acqua, dando una svolta alla giornata di entrambe le creature.

Quello che inizia a questo punto è infatti un viaggio magico, che attraversa tetti, cieli, boschi, grotte, montagne e persino crateri lunari. Il gatto segue il pesce – che poi, straordinariamente, è un po’ pesce ma anche un po’ uccello – con la curiosità e la flemma che si addicono più a un  affascinato viaggiatore che a un temibile cacciatore. Così, quando la sua preda si tuffa infine nel mare, non gli resta che restare ad ammirare incantato quell’ultimo panorama che gli si staglia in fronte.

Anche il lettore, dal canto suo, rimane ammaliato da un libro che si presenta davvero come un silent book, non solo perché fa a meno delle parole ma anche perché il tratto placido dell’autrice sa ricreare una quiete del tutto adatta a un vero viaggio di scoperta. Tutto giocato sui contrasti di trame, colori, inquadrature e distanze, il volume approfitta delle sue numerosissime pagine per seguire passo passo, e dunque in maniera molto chiara ed evidente, un volo dell’immaginazione insolito e fantastico.

 

 

Il ladro di polli

Il ladro di polli è una coccola a colori che fa bene all’immaginazione e all’umore: una storia senza parole che stuzzica e cattura, invitando il lettore a una corsa sfrenata sulle tracce di coniglio, galletto e orso, a loro volta sulle tracce di volpe e gallina. Voilà, i protagonisti irresistibili dello squisito libro di Béatrice Rodriguez sono tutti qui: i primi inseguono i secondi a causa di un apparente rapimento della pennuta.

Ma le cose stanno davvero come sembra? Attraverso montagne, tunnel, mari e boschi si scopre che il rapimento ha in realtà le fattezze di una fuga d’amore e che lo stereotipo per cui creature diverse non possono volersi bene si dissolve alla velocità di un bacio.

Il libro, nutrito di avventure a perdifiato e animato da un tratto spiritoso, si presta a una piacevole lettura con replica soprattutto perché ogni volta che si ricomincia si rivelano dettagli curiosi sfuggiti in precedenza. Diventa così un piacere scoprire mano a mano la gelosia del galletto, la leadership del coniglio o i diversi stati d’animo della gallina e farsi da essi guidare nell’interpretazione di una storia tanto semplice quanto avvincente.

Il libro bianco

Che da padrone la facciano le illustrazioni, in questo silent book delizioso, lo si può intuire persino a libro chiuso: il titolo, infatti, assume piena forma solo quando il rullo da pittura del protagonista ha tinteggiato l’intera superficie della copertina, retro compreso. Con la rapidità e la malizia di una strizzata d’occhio, l’involucro anticipa così al lettore furbetto il principio essenziale che ne anima il contenuto.

Ogni pagina è un muro bianco sul quale un bambino dal buffo taglio a scodella stende uno strato di colore da cui emergono, per magia, creature di ogni sorta. Come dipinte a inchiostro simpatico sulle pareti, esse fanno prima capolino e si manifestano poi nella loro interezza, solo quando i colori della fantasia prendono il sopravvento. Con tutte le controindicazioni del caso, però! Perché si sa: gli uccelli spiccano rapidi il volo, i pesci possono guizzar via, gli animali esotici sono imprevedibili per non parlare dei dinosauri… per fortuna, tra le tante, c’è una bestiola che non fugge e non ringhia, ma riempie anzi di feste il protagonista, accendendo il più grande dei sorrisi sotto la sua frangetta impertinente.

Schietto e spensierato, Il libro bianco è un libro dai contenuti freschi e dallo stile davvero irresistibile. È proposto da Minibombo, una casa editrice arguta e stuzzicante, decisa a solleticare i piccoli lettori  (ma anche i grandi dal sorriso allenato), grazie a libri curati e curiosi la cui risonanza fantastica si allarga nelle applicazioni online e nelle attività creative di cui ciascuno è corredato. Un invito genuino a fare della lettura una piccola miccia per esplosioni di fantasia portentose.

Raperonzolo

Una fanciulla dai capelli lunghissimi, una torre inespugnabile e un cavaliere temerario. L’ultima proposta della casa editrice Uovonero attinge una volta di più dal ricchissimo patrimonio delle fiabe tradizionali, dando nuova eco e nuova linfa alla storia di Raperonzolo.

Le vicende commuoventi dei due innamorati divisi dai malefici di una perfida strega danno in particolare un’impronta nuova e intensa alla collana dei Pesci Parlanti, anche grazie alle illustrazioni oniriche di Antonio Boffa.

Il volume è frutto di un curatissimo lavoro di rielaborazione testuale, che mira a cogliere l’essenza della storia, e di una scrupolosa operazione di trasposizione in simboli PCS, che consente anche a chi sperimenta difficoltà comunicative di accedere agevolmente al testo.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Raperonzolo e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Storie con la CAA 2

Le storie di Anna, Marco e degli altri protagonisti del cofanetto Storie con la CAA 2 sono storie di vita quotidiana: storie di gioco, di altalene, di capricci, di biciclette, di minestre, di paure e di somiglianze in famiglia. Sono storie che, con semplicità e ironia, toccano da vicino tutti i bambini e proprio per questo è bello pensare che tutti  bambini possano in esse riconoscersi. Ecco perché l’idea di trasformarle in libri in simboli WLS, accessibili anche in caso di autismo e di disturbi della comunicazione, pare calzare a pennello.

L’iniziativa è firmata dalla casa editrice Erickson, da anni attenta alle tematiche dell’handicap, che propone un secondo cofanetto, dopo Storie con la CAA 1, composto da tre mini-volumi. Accomunati da una struttura snella, da una grafica essenziale e buffa e da una cura lessicale, sintattica e narrativa attenta ai bisogni di giovani lettori con difficoltà espressive, i tr libretti offrono uno strumento pratico e davvero spendibile per allargare le possibilità di lettura a chi normalmente ne viene escluso e per incuriosire con un linguaggio efficace chi alla lettura inizia ad avvicinarsi.

I disegni della principessa Annabella

Ci sono libri che sfoggiano validi intenti e buone idee ma che rischiano di smarrire gli uni e le altre lungo la strada. Sono libri che si concentrano forse troppo su un tema da trattare, che tradiscono tono e genere prescelti o che affiancano con cura singhiozzante il testo scritto alle illustrazioni. Ecco, I disegni della principessa Annabella sembra proprio uno di questi: si scorge, in effetti, in questo albo illustrato una storia di diversità delicata e a misura di bambino, ma un moralismo troppo diretto sgonfia la vaporosità della cornice fiabesca.

La storia è quella della giovane principessa Annabella, fortemente  voluta dal re e dalla regina, manifestamente diversa dagli altri bambini, straordinariamente abile con i pastelli colorati e le facce buffe tanto da far tornare il sorriso all’inconsolabile re Guglielmo.  Semplice nella ciccia e nella crosta, questo racconto sorridente di Peggy Van Gurp cede purtroppo alla tentazione di lanciare messaggi espliciti e rinuncia a illustrazioni che carichino di senso nuovo le parole, raccogliendo solo in parte la bella sfida di raccontare la sindrome di Down attraverso l’immaginazione.

Il tatto del re

Un re saggio e benevolo che invecchia, due figli gemelli tanto simili nell’aspetto quanto diversi nell’indole e un trono prestigioso da ereditare: gli ingredienti per una fiaba doc, gustosa e affascinante, ci sono tutti. Se poi si aggiunge anche la penna navigata e melodiosa di Roberto Piumini il gioco è fatto. Il risultato sarà un testo semplice ma squisito, capace di raccontare una storia dal sapore antico in cui la disabilità si integra agli altri elementi con apprezzabile naturalezza.

Il vecchio sovrano si ammala, infatti, proprio all’inizio del racconto e la sua improvvisa cecità offre al figlio malvagio l’occasione ghiotta di succedere al trono con l’inganno. Ma qualcosa va storto nel piano del perfido Moriarto e proprio la sensibilità ad occhi chiusi  sviluppata dal re finisce per consentire la scoperta e il ribaltamento dell’imbroglio.

L’handicap diventa dunque, un’autentica occasione tanto a livello narrativo quanto a livello umano: da un lato infatti si fa chiave della trama e dall’altro suggerisce il valore dei sentimenti a fianco dell’esperienza. Nonostante il contesto fantastico l’autore non cede alla tentazione di trasformare la disabilità in un superpotere ma preferisce sottolineare piuttosto le capacità umane che essa conserva e amplifica.

Non c’è niente di più e niente di meno di ciò che occorre, dunque, in questa fiaba d’altri tempi in cui la forma snella ed essenziale si sposa a meraviglia con la schiettezza dei sentimenti, benigni o maligni che siano.

Tortintavola. Ma la torta dov’è?

Un libro che è anche un gioco-giallo ricco di indizi, una carrellata di quadri in cui smarrirsi,  un invito senza posa a seguire avventure sopra, sotto e attraverso le radure della foresta. Tortintavola è tutto questo, non c’è dubbio, ma è anche un libro meraviglioso che racchiude una storia divertente, appassionante e garbatamente deliziosa.

Non ci sono parole a raccontarla ma due manciate ben scelte di personaggi illustrati le cui vicissitudini si affiancano e s’intersecano a tratti alterni. Tra camaleonti innamorati in vista di un galante rendez-vous, topi che sgraffignano torte alla panna, peluche a forma di coniglio smarriti da conigli in forma di coniglio, famigliole suine in gita di piacere, scimmie dispettose a caccia di piume e cappelli e ranocchi scatenati dalla pallonata facile, quello che si anima sotto gli occhi del lettore è un quadro brulicante di protagonisti e imprevisti, come un Bruegel contemporaneo, molto buffo e  spiritoso.

Vestendo panni insoliti, da spettatore-narratore che s’improvvisa detective, chi si accosta alle pagine irresistibili di questo libro senza parole, già finalista del Premio Andersen 2012, scopre il piacere di una lettura senza una direzione e un ritmo unilaterali. L’invito silenzioso ma travolgente è a seguire la storia a modo proprio – d’un fiato fino in fondo, in parallelo o a ritroso – , accompagnati dalla piacevole sensazione che ci sia sempre qualche dettaglio nascosto ancora da scovare.

Che fretta c’è

Prendersi il tempo di riscoprire le cose piacevoli della vita quotidiana – fare merenda, giocare, guardare un film, amare, concedersi un bagno – senza dimenticare di sorridere, però. Questo ricordano le lumachine nate dalla penna scherzosa e inconfondibile di Agostino Traini: creature minuscole che escono direttamente dalla fantasia dell’autore, divertente e divertito, e che un’analoga porta dischiudono nel lettore. Quest’ultimo, incuriosito dalle protagoniste di Che fretta c’è, si ritrova così in un mondo ricco di dettagli umani ma lumachescamente trasformato, in cui la lentezza diventa la chiave della comprensione e del diletto.

Ciò che compare a ogni pagina voltata è il racconto di un’azione, frammentato in nove piccole scene dalle insolite inquadrature – dettagli, scorci e primi piani soprattutto – seguiti da un’ultima scena a tutta pagina, dallo sguardo più ampio e risolutivo. La tacita sfida è a raccogliere e assemblare gli indizi disseminati in ogni frammento per coglierne il senso globale: una sfida tutt’altro che scontata poiché nessuna parola viene in aiuto del lettore-investigatore. Che fretta c’è è infatti un delizioso libro senza parole che rende l’esperienza della lettura personalizzata e accessibile anche a chi ha difficoltà con l’espressione scritta.

E proprio in questo sta il bello, forse. Perché ognuno può seguire i suoi sentire fantastici, ricostruire la storia che più gli piace, raccontare un evento molto semplice da punti di vista differenti o semplicemente con parole nuove ogni volta, come in un libro-game insolito e rudimentale in cui si legge, si scorre, si fa attenzione a non perdere i dettagli, si scoprono finezze, si risolvono misteri e poi, soprattutto, si torna indietro e si ricomincia con nuova consapevolezza e rinnovata curiosità. Con tutta calma, però. D’altronde, che fretta c’è?

L’isola

Se, come sostiene Suzy Lee, “un buon libro illustrato lascia spazio all’immaginazione” permettendo al lettore e all’artista di “godersi comodamente l’ambiguità”, L’isola di Ronald Tolman e di sua figlia Marije non sfugge alla categoria. Con quel suo lasciarsi leggere e rileggere disseminando tracce di suggestioni sempre nuove, questo silent book si presenta, infatti, come un invito caloroso ma non invadente a scendere con una scaletta da una nuvola spumosa e a immergersi curiosamente in scenari distesi a perdita d’occhio su cui si stagliano figure dai tratti delicati.

Quello che viene proposto, qui, è un viaggio tra isole misteriose in compagnia di un placido orso bianco, dai tratti noti agli affezionati del premiatissimo La casa sull’albero. Al suo fianco il lettore senza fretta ha modo di incontrare distese popolate da pulcinella di mare, banchine rotanti come giostre in forma di sole, lingue di terra regno di dodo e avvoltoi, ricordi d’Africa e di animali equatoriali e, infine, un’isola-palafitta che sa tanto di casa, di approdo e di rifugio in cui condividere la serenità e la meraviglia con qualcuno di vicino. Come un procione violinista, per esempio.

In una successione di vedute a tinte pastello che divengono cornice per l’immaginario, il volume si anima di quella poesia che è propria dei viaggi dalla meta ignota e di quella magia caratteristica dei luoghi così indistinti da poter esser dappertutto e in nessun posto. Ne risulta un gioiellino editoriale indefinito e insieme affascinante, certo non facile da cogliere in un’interpretazione univoca, ma forse proprio per questo capace di stimolare un rapporto personale con le immagini e un dialogo inventivo con e tra grandi e piccoli lettori.

Chi è stato?

Siamo sicuri che carote, pomodori e insalata siano soltanto verdure da condire e pappare? A scorrer le pagine di Chi è stato? si direbbe proprio di no! Nel giro di qualche decina di pagine, tutte colorate e senza parole, i semplici ortaggi riescono a trasformarsi in nasi e capelli di un pupazzo di neve ma anche in oggetto di furti scherzosi e soprattutto in strumento per fare nuove amicizie insolite. Senza che ci sia bisogno di accostare alle immagini alcuna parola, il volume proposto dalla Lapis, cattura, stupisce e appassiona il giovane lettore.

Già, perché si inizia ad essere lettori non quando si scopre il piacere della parola scritta ma quando il libro diventa un oggetto familiare, al centro di un rito estremamente intimo ed arricchente.  Non è detto, allora, che le parole debbano essere per forza stampate poiché a trovarle può essere il bambino che sfoglia le pagine o l’adulto che lo accompagna in questa esperienza di trasporto e invenzione. Ecco allora che libri composti di sole immagini e privi di testo divengono strumenti fondamentali per avvicinare alla lettura e al suo oggetto principe qualunque bambino, compresi quelli che hanno o potrebbero avere difficoltà legate alla comprensione delle frasi.

Che meraviglia!

Storie semplici, illustrazioni deliziose, sviluppi chiari e pagine attraenti: così si presentano i libri della collana “I senza parole”, proposta con passione e cura da Lapis edizioni. I volumi, caratterizzati da una maneggevole forma quadrata e da un rassicurante layout a riquadri, raccontano a lettori curiosi e alle prime armi storie di scoperte, di affetti e di piccole avventure quotidiane.

In Che meraviglia!, per esempio, le strane sfere ritrovate in spiaggia e impiegate con inventiva come biglie, decori o bijoux, svelano all’improvviso il loro contenuto speciale alla protagonista del libro che, per aiutare mille neonate tartarughine a riconquistare la via del mare, si trova a inventare soluzioni bizzarre e ingegnose.

Tutto questo scorre sotto gli occhi senza che le parole siano mai scritte ma lasciando invece che quelle più adatte, sentite e improvvisate vengano fuori proprio dal lettore o da chi, con lui, condivide l’esperienza affettiva della lettura.

Tutt’altro

Il camaleonte in copertina invita il lettore a districarsi tra contrari di ogni sorta: in altezza, morbidezza, peso o grandezza. Affidandosi alla percezione delle dita, questi può sperimentare così concetti elementari e fondamentali che da sempre costituiscono soggetto privilegiato dei volumi per la prima infanzia.

Anche questo album, in effetti, è pensato per i bambini ciechi più piccoli, che lettori magari non sono ancora, proponendo loro un piccolo percorso tattile che pagina dopo pagina stimola la curiosità. E poiché la curiosità, per fortuna, è carattere comune a tutti bambini, anche i vedenti possono lasciarsi facilmente attrarre da Tutt’altro.

Il volume completa la collezione “A spasso con le dita”, realizzata dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi e destinata gratuitamente a centinaia di biblioteche, enti e istituti italiani: un progetto straordinario e degno di nota, per il grosso sforzo economico e tecnico profuso per realizzarlo, per l’inscalfibile passione con cui è stato portato avanti, e per il forte segnale che con esso viene lanciato a difesa dell’integrazione.

Raccontare con le parole e con le mani

Ci sono tanti modi per comunicare, raccontare e sognare insieme. Ci sono tante lingue, ciascuna con la sua musica; ci sono le immagini, che trovano i suoni nei colori; e poi ci sono i segni delle mani, con quel loro strano e sconosciuto potere di dire le cose immaginandole con gli occhi.

Il cofanetto Raccontare con le mani e con le parole, edito dalla Sinnos Editrice, prova a  esplorare tutti questi linguaggi raccogliendo dialoghi, filastrocche e ninnananne delle diverse tradizioni e  proponendone al contempo la versione originale, la versione italiana, l’illustrazione figurativa e la trasformazione in lingua dei segni. Come dire: una sola storia può rivelarne quattro diverse, ognuna con un ritmo, una poesia e una forza espressiva differenti. Ognuna capace di narrare l’intensità dei piccoli momenti quotidiani in modo unico e particolare. Così, provare a leggere la storia essenziale della lumachina o del cattivo papao, affidandosi alle immagini o al movimento delle dita, può diventare un’occasione di sperimentazione e condivisione per chi normalmente legge o ascolta le parole come per chi normalmente le cattura nei gesti.

Tre volumi diversi fanno parte di questa raccolta: due di filastrocche di tradizione italiana, araba, indi e urdu, uno sulle prime espressioni e uno dedicato ai genitori perché la comunicazione, anche difficoltosa, possa diventare una momento di scambio ricco e sereno. Il cofanetto, curato nei testi da Marisa Bonomi, nelle calde illustrazioni da Cristina Pietta e nella realizzazione da Cosetta Zanotti, si inserisce in un progetto editoriale ampio della Sinnos Editrice, volto a fare dei libri uno strumento importante di integrazione concreta.

Storie con la CAA 1

Le storie di Anna, Paolo e Luigi sono storie di vita quotidiana: storie di gioco, di altalene, di capricci, di minestre, di capelli e di somiglianze in famiglia. Sono storie che toccano da vicino, con semplicità e ironia, tutti i bambini e proprio per questo è bello pensare che tutti  bambini possano in esse riconoscersi. Ecco perché l’idea di trasformarle in un libro in simboli WLS, accessibile anche in caso di autismo e di disturbi della comunicazione, pare calzare a pennello.

L’iniziativa è firmata dalla casa editrice Erickson, da anni attenta alle tematiche dell’handicap, che propone un cofanetto composto da tre mini-volumi: Paolo e i capelli ribelli, Anna e l’altalena e Luigi e il Minestrone . Accomunati da una struttura snella, da una grafica essenziale e buffa e da una cura lessicale, sintattica e narrativa attenta ai bisogni di giovani lettori con difficoltà espressive, i tre libretti offrono uno strumento pratico e davvero spendibile per allargare le possibilità di lettura a chi normalmente ne viene escluso e per incuriosire con un linguaggio efficacissimo chi alla lettura inizia ad avvicinarsi.

C’è posto per tutti

“… il gatto, il topo, l’elefante, solo non si vedono i due liocorni”. Già, i due liocorni non si vedono nell’albo firmato da Massimo Caccia e ispirato alla storia dell’Arca di Noè, ma forse sono soltanto strizzati tra l’opossum e il lama, o restano in ombra dietro l’elefante e il bufalo. Difficile a dirsi: in C’è posto per tutti nulla è scontato e all’occhio attento possono riservarsi sorprese continue. L’ironico albo senza parole proposto da Topipittori gioca infatti con instancabile divertimento sulla proposta di dettagli curiosi da cogliere con fortuna o da ricercare con minuzia.

Tutto è frutto, qui, di una meticolosa e spiritosa attenzione a fare di pagine apparentemente elementari il teatro di un vedo-non-vedo molto intelligente. Quella che sembra una carrellata di animali buffi e variegati manifesta, infine, il suo senso più pieno e dissacrante in un’arca finale stipata all’inverosimile. L’autore dissemina, insomma,  qua e là le tracce del suo intento, stuzzicando il lettore, ma svela la soluzione più autentica dell’opera in un’ultima doppia pagina che è un tripudio di particolari da trovare e ritrovare. Così, proprio quando sembrava conclusa, la caccia al dettaglio si riapre, invitando a scovare nuovi elementi significanti.

Quello che si genera, dall’inizio alla fine, è un incastro perfetto: tra le pagine che, senza soluzione di continuità, fanno scorrere una sorta di unico lunghissimo fondale; tra le inquadrature che assumono un senso solo quando sono messe in successione;  e infine tra gli animali imbarcati che formano nell’arca il più spassoso e insolito dei mosaici.

Matteo è sordo

Une storia, una grafica e delle illustrazioni di una semplicità estrema, per un libro che non fa fantasticare ma racconta bene cosa capita quando la sordità di un bambino viene riconosciuta. Attraverso la sequenza di quadri essenziali, accompagnati da testi chiari e sintetici, l’esperienza di Matteo ci porta a scoprire difficoltà e successi quotidiani di chi come lui deve imparare a comunicare con mondi che parlano lingue diverse.

La LIS –  Lingua italiana de Segni – viene allora presentata a  bambini e genitori come ponte possibile di collegamento tra quei mondi. Stimolando la curiosità e il gioco, il libro offre una serie di tessere sul modello del classico memory che aiutano chiunque ad avvicinarsi con semplicità a questo linguaggio perché sia davvero una forma di comunicazione e non di distacco, per gli adulti come per i bambini.

Perché l’accettazione, la comprensione e la reazione alla diagnosi di un handicap come quello uditivo richiedono il superamento di sbarramenti e incertezze indipendentemente dall’età. Ecco allora che una storia semplice come quella di Matteo, raccontata prima per i più piccoli, con le immagini e poche parole, poi  per i più grandi, in maniera diffusa e dettagliata, e infine per tutti, con lo stratagemma del gioco, diventa strumento universale di accompagnamento alla scoperta di piccole ma importanti conquiste comunicative.

Cappuccetto Rosso in LIS

Cappuccetto Rosso in Lis è un libro disposto a cambiare pelle per raggiungere alcuni piccoli lettori spesso trascurati dall’editoria tradizionale. Le classiche pagine illustrate sono seguite infatti da riquadri dedicati ai gesti che raccontano la storia in Lingua Italiana dei Segni e corredate da un dvd che ripropone la celeberrima vicenda in un’insolita versione teatrale tutta gesti e sottotitoli.

Esplorando quindi il volume nelle sue molteplici facce, senza farsi ingannare da un aspetto estetico forse poco accattivante, si può cogliere il senso più autentico di una proposta accurata e articolata. I riquadri e il video nascono, in particolare, da un’apposita rielaborazione del testo che contribuisce a renderlo più comprensibile anche ai bambini sordi, mentre l’affiancamento dei diversi codici e strumenti consente un approccio personalizzabile alla storia e una moltiplicazioni di stimoli di lettura, di interazione e di avvicinamento alla comunicazione tipica delle persone non udenti.

Le potenzialità di confronto e incontro legate a una storia universalmente nota come Cappuccetto Rosso trovano così canali insoliti di amplificazione ed eco.

Storia di una stella

Storia di una stella è un libro tattile, al contempo essenziale e non immediato, prodotto da L’Albero della Speranza, casa editrice dalla recente ma ostinata e meritevole attività. La storia che narra è delle più lineari, senza grossi colpi di scena o complicazioni, come si confà ad un libro come questo, destinato ai lettori meno esperti. Tutto giocato su sparizioni, ricomparse e trasformazioni della protagonista che dà il titolo al volume, questo appare nel complesso di facile esplorazione.

Il soggetto è, ciononostante, quanto di più distante si possa immaginare dall’esperienza di un bambino cieco, principale beneficiario del libro. Lontane e percepibili essenzialmente per la loro luce puntiforme e flebile, le stelle restano oggetti difficili da concettualizzare, immaginare e riconoscere, tanto più nella loro caratteristica e stilizzata rappresentazione a cinque punte. Il libro può perciò rappresentare una sfida ardua per le dita alle prime armi per le quali può diventare, però, con l’adeguato accompagnamento, occasione di scoperta di cose esistenti anche se non percepibili al tatto.

Morbidino e Ruvidino

Un libro che è prima di tutto un viaggio di scoperta, un percorso tra dettagli quotidiani, un susseguirsi di tocchi e carezze. Morbidino e Ruvidino è infatti la storia di due amici dalla texture differente che incontrano animali, oggetti e paesaggi, di volta in volta più simili all’uno o all’altro. Questi incontri conducono il lettore-esploratore a sperimentare sensazioni, a mettere in relazione tra loro cose diverse e ad arricchire il proprio immaginario con particolari che in buona parte prescindono dalla vista.

A contatto con il soffice pelo del gatto, con gli aguzzi aculei del porcospino o con i fruscianti fili d’erba, il bambino conosce e riconosce superfici differenti che stimolano acquisizioni o ricordi, che assumono valenze singolari a seconda dell’esperienza di ciascuno. Ancora una volta, quindi, un esemplare di libro tattile illustrato si presta a letture e manipolazioni alla portata dei piccoli lettori ciechi senza dover essere per questo riservato esclusivamente a loro.

Nicola a modo suo

L’attenzione che Nicola a modo suo rivolge alla questione della diversità è senz’altro degna di nota. Il libro scritto da Guido Quarzo e illustrato da Orietta Brombin abbraccia infatti da fuori e da dentro il mondo dei bambini con difficoltà motorie e comunicative attraverso un contenuto dedicato al tema dell’handicap e una forma ampiamente accessibile.

La storia di Nicola, che fatica a compiere autonomamente azioni quotidiane anche molto semplici e che vede venire in suo soccorso nientemeno che il mago Belmodo, è infatti corredata dai simboli impiegati nella Comunicazione Aumentativa e Alternativa, utile in caso di autismo e di patologie dalle implicazioni comunicative affini.

Messo a punto dagli operatori del Centro Benedetta d’Intino di Milano e dell’Uliveto di Luserna San Giovanni, il libro fa parte di una collana pensata per stimolare, attraverso racconti semplici ma pregnanti, dinamiche interattive e relazionali laddove queste siano fortemente limitate. Il risultato si fa dunque strumento utilissimo per aprire importanti occasioni tanto di identificazione quanto di confronto.

Mia sorella è un quadrifoglio

Viola e Mimosa sono due fiori e due colori, ma soprattutto sono due sorelle. Viola, la più grande, è una bambina curiosa, attenta e riflessiva. È lei che accompagna il lettore, con sguardo minuzioso e appassionato, a conoscere Mimosa e a raccontare come il suo arrivo in famiglia abbia generato scompiglio, gioia e difficoltà in misure variabili.

Mimosa, dal canto suo, è solare, creativa e diversa dagli altri bambini. La sua diversità non ha un’etichetta precisa ma prende man mano forma dal gioco di attese disattese dei parenti, dalla maniera buffa di sorridere che pare tipica di un altro pianeta, dalle prese in giro di qualche compagno, dall’abitudine insolita di abbracciare gli sconosciuti, dai modi lenti nel fare le cose e dall’attenzione particolare che genera negli adulti. È una diversità la sua che c’è ma che agli occhi e nell’esperienza di Viola, che pur non la nega, perde di peso e assume i contorni più morbidi e accoglienti dell’unicità. Così, quella di Mimosa diviene la storia di un quadrifoglio che rende il prato della vita e della famiglia meno monotono e meno piatto.

Ma ci vogliono parole esperte e delicate e linee dolci e sfumate per raccontare a dovere una storia tanto speciale e tanto comune come questa. Così, con perizia impagabile, le illustrazioni di Svjetlan Junaković sostengono e accompagnano come una musica armoniosa le riflessioni della giovane Viola che per mano delicata ed esperta di Beatrice Masini trovano voce e spazio per esprimersi. Con lei sono i fratelli e le sorelle di bambini disabili che parlano e raccontano le emozioni belle e brutte dell’esperienza che è capitata loro, con quel punto di vista del tutto privilegiato e palpitante che forse a nessun altro spetta.

Amici per la buccia

Le Edizioni Fabella sono da poco presenti nel panorama editoriale per l’infanzia ma si fanno fin da subito notare con un progetto coraggioso. Il primo libro stampato dai loro tipi – Amici per la buccia – si propone infatti di raggiungere il pubblico dei lettori più inesperti e dei lettori con difficoltà di comunicazione. Attraverso la traduzione della storia in PCS (Picture Communication Symbols), il codice base della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, il libro ne semplifica infatti l’approccio e la comprensione.

Le avventure dei fruttini amici di Simone il limone sono dunque messe a punto per risultare apprezzabili soprattutto da chi necessita di supporti speciali per stabilire e seguire un’interazione. Più che per la storia, che è molto elementare, il libro si impone perciò all’attenzione per il ruolo chiave che può svolgere nell’attivazione nello stimolo di dinamiche relazionali. In questo senso anche la semplificazione estrema che lo contraddistingue – tanto a livello narrativo quanto a livello iconico – pare significativa perché contribuisce ad aprire delle possibilità di contatto estremamente significative.

Giacomino e il fagiolo magico

La storia di Giacomino e il fagiolo magico si trasmette da decenni, ormai, in un numero indefinibile di versioni contraddistinte da dettagli, comparse e finezze narrative di volta in volta differenti. Come tutte le fiabe mantiene un’ossatura forte e stabile su cui si posano vesti che, nel tempo e nello spazio, possono variare rendendo sempre apparentemente nuovo il racconto. Per questo motivo, storie come questa paiono prestarsi particolarmente bene a una rielaborazione testuale che ne consenta l’accesso anche a lettori con esigenze particolari, dettate per esempio da difficoltà di comunicazione.

Nella bella versione di Giacomino e il fagiolo magico proposta dalla casa editrice Uovonero, curata da Enza Crivelli e illustrata da Peppo Bianchessi, si riconoscono perciò marcatamente il giovane e curioso protagonista, la stupefacente gallina dalla uova d’oro, la magica pianta di fagioli che arriva fino al cielo e i terrificanti coniugi orco e orchessa abitanti del castello tra le nuvole, ma si apprezza anche la ricerca di una forma narrativa che vada all’osso della storia, che elimini ogni elemento superfluo e che rende il racconto quando più lineare, scandito e fruibile possibile.

Il risultato è in definitiva una fiaba davvero essenziale che ben sui presta a essere tradotta anche in simboli PSC (Picture Communication Symbols), rendendo la lettura accessibile non solo a chi fatica a cogliere il significato delle parole ma anche a chi, come gli apprendisti lettori, inizia a decodificare i testi senza l’aiuto di una voce adulta.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Giacomino e il fagiolo magico e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

I tre porcellini

La forza è senz’altro la cifra della suggestiva collezione “I pesci parlanti” proposta dalla neonata casa editrice Uovonero. Forti, sono infatti, i libri che la compongono nell’aspetto, nel contenuto e nel progetto. Sono forti innanzitutto perché sono libri robusti e resistenti al tatto, capaci cioè di sfidare il vigore dei lettori più entusiasti e le difficoltà di maneggio dei lettori con problemi motori. Ma sono libri forti anche perché, nonostante le storie arcinote, sanno mostrarsi attraenti con delle illustrazioni e un formato particolari. E sono forti, infine, perché sono il frutto di un’idea degna di nota.

L’idea è quella di avvicinare alla lettura i bambini con difficoltà di apprendimento e con difficoltà comunicative, legate per esempio all’autismo, proponendo loro libri accessibili oltre che accattivanti. Ogni storia è infatti qui minuziosamente semplificata e corredata passo a passo da simboli PCS (Picture Communication Symbols) che favoriscono l’incontro tra Comunicazione Aumentativa e Alternativa e mondo dell’immaginazione. In questo modo, semplice ed elaborato al contempo, un immaginario collettivo e universale quale quello animato dai tre porcellini e dal lupo che ne vuol fare la sua cena, si apre finalmente a orecchie e occhi nuovi.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 I tre porcellini e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Cappuccetto rosso

– Che occhi grandi che hai…

– È per guardarti meglio…

Già, per guardarti meglio: perché guardando si scoprono molte cose e si colgono significati. Questo accade a tutti e in particolare a quelle persone affette da autismo o più in generale da disturbi della comunicazione, per le quali i codici iconici, basati su simboli e immagini, risultano più immediati ed efficaci nel loro intento di trasmettere messaggi o raccontare storie.

Ecco perché, finalmente, anche i libri hanno iniziato ad aprirsi a forme di narrazione basate su sistemi simbolici da tempo utilizzati come tecnica di Comunicazione Aumentativa e Alternativa. I simboli PCS (Picture Communication Symbols), in particolare, sono impiegati con perizia dalla casa editrice Uovonero che li accosta al testo e alle illustrazioni tradizionali in tutti i libri che compongono la collana dei Pesci parlanti.

Cappuccetto Rosso, in particolare, è il primo titolo che fa la sua comparsa in questa insolita collezione e che stupisce al primo sguardo per il complesso lavoro di elaborazione testuale e di traduzione in simboli che lo rende davvero fruibile a orecchie e soprattutto occhi molto esigenti. Alla faccia del lupo, sono i lettori questa volta che si tolgono lo sfizio di divorare (il libro)!

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Cappuccetto rosso e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Orecchie di farfalla

Le illustrazioni splendide, divertenti, sospese ed illuminanti di André Neves varrebbero da sole un’immersione in questo libro. Detto fatto: dalla copertina in poi è tutto un tuffo in apnea tra pagine-quadro senza cornice. Ma voilà, sorpresa: si scopre ben presto che a segnare un sentiero tra colori pastello e prospettive oniriche c’è anche un testo intenso e calzante, costruito ad arte come un ritornello d’altri tempi. E così, nel bel mezzo della lettura, si finisce per non capire più chi, tra parola e disegno, effettivamente accompagni l’altro nella rivelazione del prezioso segreto di Mara.

Quale segreto? Forte e stravagante, questa bambina dai capelli di spinacio e dall’orchestra nella pancia svela come liberarsi dalle prese in giro, spalancando la porta di un mondo all’incontrario. Un mondo in cui, a strizzar l’occhio alla realtà, si trasformano buchi nei calzini in dita curiose, vestiti insoliti in tavoli da gioco e difetti fisici in slanci fantastici. La realtà non si nasconde, dunque, ma si guarda da un altro punto di vista che apre squarci insoliti su aspetti sorprendenti.

Le orecchie di farfalla che danno il titolo al libro altro non sono perciò che delle orecchie a sventola capovolte e riscoperte. E proprio questo capovolgimento, svelato da un pensiero rodarianamente divergente, si fa chiave di un’accettazione di sé che stupisce e fa sorridere. Così, con un’attualità e una concretezza inattese, questo libro mostra come scattare fotografie insieme realistiche e poetiche delle differenze che popolano il nostro quotidiano. Con un guizzo fantastico, uno sguardo curioso e una leggerezza da mariposa.

Riccioli d’oro e i tre orsi

Una bambina e una famiglia di orsi. E poi tre sedie, tre ciotole, tre letti e una serie di disastri domestici, tutti moltiplicati per tre. La storia della guastafeste Riccioli d’oro, con quel suo ritmo instancabilmente ricorrente e tripartito, risulta inconfondibile e nota a generazioni intere di bambini.

Da oggi – con somma letizia – le disavventure dell’orso grande, dell’orso medio e dell’orso piccolo (anche noti come papà orso, mamma orso e piccolo orso, in una versione più tradizionale), arrivano tra le mani dei bambini con difficoltà di comunicazione e disturbi dello spettro autistico. Inserito nella collana Pesci parlanti, Riccioli d’oro e i tre orsi viene pubblicato da Uovonero corredato da una preziosa traduzione in simboli PCS che ne agevola la comprensione.

Il volume, frutto di un curatissimo lavoro di rielaborazione testuale, volta a cogliere l’essenzialità della storia e a valorizzarne la qualità iterativa, e di una scrupolosa operazione di trasposizione, basata su di una delle più diffuse tecniche di comunicazione aumentativa e alternativa, allarga così le possibilità di accesso ad uno dei classici letterari più conosciuti e amati dai piccoli lettori.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Riccioli d’oro e i tre orsi e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Laura

Ci sono tante cose che non è facile fare quando si è sordi: camminare per strada senza correre pericoli, capire cosa dicono le persone, giocare con gli altri bambini, riconoscere i rumori. E poi c’è quella brutta abitudine dei compagni maleducati che ogni tre per due, quando chiedi di ripetere una frase, ti rispondono con sdegno e scherno “Ma sei sorda?”. E Laura lo sa bene. Le sue orecchie, infatti, non funzionano tanto e i suoi lettori imparano presto a scoprire in maniera schietta il disagio che ne può derivare.

Ma un giorno qualcosa cambia. E tutto per merito della magia. Come nella storia di Giovannino, anche Laura ottiene due fagiolini dai poteri strepitosi. Si mettono nelle orecchie e come d’incanto le cose e le persone cessano di restare mute. Le labbra mosse si accompagnano a una voce e ogni cosa acquista un suono. Ma non è tutto. Capita a volte che la magia sappia spingersi più in là dei nostri desideri e portarci persino qualche potere in più del previsto…

Elfi Nijssen fa del quotidiano mondo di una bimba sorda la pasta semplice ma corposa di questa storia e ci invita con chiara franchezza ad assaggiarne un pezzetto, assaporandone gli aspetti insieme dolci e amari.

Il mondo è anche di Tobias

Un buon regalo per Natale o un buon regalo per ogni altro giorno dell’anno. Perché non c’è mai un solo momento adatto per leggere storie che si trasformano magicamente in poesia, sotto le nostre dita o tra le nostre labbra. E questo è ciò che succede tra le pagine de Il mondo è anche di Tobias, un libro illustrato nuovo nuovo, che parla di autismo con insieme la forza e la delicatezza che solo una mamma può avere.

Tra le illustrazioni dallo sfondo ambrato firmate Michele Ferri, si susseguono con ritmo cadenzato e pacato le sfide quotidiane che Tobias, bambino autistico, e la sua mamma appassionata si trovano ad affrontare. La prepotenza ai giardinetti, la scortesia a scuola, la sopraffazione in spiaggia. Tutto si supera con una buona dose di fermo coraggio. E con quell’amore smisurato che sa trasformare i bambini in piccoli principi e le mamme in cavalieri impavidi.

Così, forti di una corona o un elmo sulla testa, ci si scopre parte di un mondo spesso disseminato di ostacoli di varia altezza, ma estremamente ricco e bello da far proprio. Un mondo in cui trovare il proprio posto e in cui ciascuno ha diritto ad avere il suo. Perché il mondo è di tutti, anche di Tobias.