La strega in fondo alla via

Sarà il formato grandissimo, saranno i colori e le prospettive alla Matisse, sarà lo scenario sempre nuovo ad ogni pagina voltata. O saranno forse tutte queste cose messe insieme, ciò che è certo è che l’apertura di quest’album è un’immersione più che intensa in una storia essenziale e appassionante.

Ti strega, infatti, questo libro come forse quella signora in fondo alla via… Quella signora che gesticola come facesse riti magici, che alleva gatti neri e che cuoce pozioni misteriose. Quella signora che tutti considerano una strega finché il protagonista non scopre il suo segreto che poi segreto non sarebbe se la conoscenza superasse il timore. Come si può immaginare, infatti, che la signora Ester sia sordomuta, che i gesti astrusi siano il suo modo di comunicare e che il fumo del suo calderone diffonda un buon profumo di marmellata se la si scruta sempre da lontano?

La strega in fondo alla via racconta una piccola storia di diversità e pregiudizio con una forza, un’ironia e un gusto per le piccole sorprese saporitamente genuini che lo rendono un album affascinante a vedersi, gustoso a leggersi, suggestivo a rifletterci.

Animali, animals, animaux, tiere, animales

Il formato mignon di questo libro non rende forse giustizia alle sue suggestive illustrazioni ma detiene il merito di renderlo maneggevole ed economico, cosa per nulla scontata quando si parla di supporti accessibili. Animali, animals, animaux, tiere, animales si colloca infatti tra i libri pensati per stimolare un confronto alla pari tra bambini di lingue diverse, fra le quali compaiono anche la Lingua Italiana dei Segni e il Sign Writing: due sistemi di comunicazione importanti per le persone sorde, l’uno più noto e tradizionale, l’altro più sconosciuto e creativo, poiché ispirato alle notazioni usate per la danza.

Ogni pagina riporta, quindi, oltre all’illustrazione di un animale, finemente realizzata a tinte scure su fondo caldo, anche la sua denominazione in diverse lingue europee e nelle suddette lingue gestuali. Il libro diventa, così, una collezione preziosa di segni e disegni che offre spunti universali e stimolanti per apprendere la parola altrui. L’indicazione dei segni invita infatti a tentare di riprodurli con le dita, trasformando lo scarto linguistico in un possibile gioco.

Colori, colors, couleurs, farben, colores


L’espressività è senz’altro la cifra di Colori, colors, couleurs, farben, colores. Non c’è una vera e propria storia, infatti, al centro di questo libro, ma piuttosto il tentativo di suggerire esperienze di comunicazione e condivisione estetica attraverso linguaggi diversi.

Il primo di questi è, in particolare, quello artistico: ogni doppia pagina appare infatti dedicata a un colore, soggettivamente e intensamente rappresentato in un acquerello dell’autrice. Un’interpretazione personale del soggetto, insomma, cui si affianca regolarmente il più oggettivo dei codici – quello alfabetico –, che nomina in diverse lingue europee il colore in questione.

Il libro spalanca, dunque, possibilità comunicative interlinguistiche basate su un’esperienza elementare e ricchissima come quella cromatica. Ma non è tutto. Ciò che lo rende davvero innovativo è la ferma intenzione di allargare queste possibilità al di là delle lingue più note, per includervi anche la Lingua Italiana dei Segni e il Sign Writing: due codici studiati per favorire la comunicazione tra e con le persone disabili uditive.

Il pentolino di Antonino

Confezionare una saccoccia per il proprio pentolino: così Isabelle Carrier racconta l’importanza di accompagnare i bambini nel percorso di riconoscimento e di assimilazione delle difficoltà – tra le quali senz’altro anche l’handicap – nella propria vita quotidiana. La storia di Antonino che si porta sempre appresso una casseruola, incontrando disagi e generando diffidenza, è, infatti, la storia di una forma di differenza ingombrante e gravosa destinata a restare tale finché qualcuno non aiuta il protagonista a trovare un modo per gestire il suo fardello.

Ora, ciò che sorprende straordinariamente in questo libro è la maniera in cui la serietà della riflessione si concilia con la leggerezza ironica di illustrazioni e testi essenziali. La linea sottile che disegna il contorno di Antonino, lo sfondo bianco che da risalto a ogni vignetta e i colori pastello che parsimoniosamente sono distribuiti sugli elementi cardine di ogni scena rendono l’album un oggetto prezioso in cui nulla pare eccedere o deficere e in cui la semplicità della visione narrativa non pare intaccare la complessità della realtà narrata.

È così e basta

« È così e basta » è una risposta che non è forse mai piaciuta ad alcun bambino. Sbrigativa, cassante e senza via d’uscita, pare sottrarre posto a domande, richieste e curiosità. Sembra salperlo bene Rebecca Elliott che parte proprio da qui nel tentativo, semplice ma interessante, di gettare all’aria una formula linguistica tanto stretta. Nel suo albo, idealmente e graficamente luminoso, l’autrice lascia infatti l’ « È così e basta » nelle mani del bambino Tommaso che descrive il suo rapporto con la sorella Martina e con l’handicap che la colpisce.

Di questo handicap non sappiamo molto: non sappiamo esattamente in cosa consista e non sappiamo perché Martina ne sia affetta. È così e basta, insomma. Sappiamo però che Martina ama il solletico sulle mani, odio i disegni con i piccioni e si lascia guardare ma non accarezzare i capelli. Anche di questo non sappiamo il perché, è così è basta.

La tanto ricorrente formula diventa allora un modo per andare oltre le questioni inspiegabili dell’handicap e per concentrarsi invece su quello che dell’handicap ed oltre l’handicap si può effettivamente vedere, sentire e vivere : le cose che piacciono o non piacciono, i giochi condivisi, i momenti riservati, i riti di ogni giorno. Perché è di essi, prima di tutto, che si popolano, le vite dei bambini.

Giorgetto l’animale che cambia aspetto

Ci sono libri belli da vedere. E poi ci sono libri belli da vedere, belli da toccare e belli da condividere. Ma sono libri un po’ trascurati, nonostante la loro straordinaria qualità e l’insito potenziale di integrazione che racchiudono tra le pagine. È il caso dei libri tattili prodotti dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi e dalla casa editrice francese Les doigts qui rêvent: libri per difendere il diritto alla lettura e all’immaginazione dei bambini ciechi o ipovedenti e per far sì che questo diritto sia condiviso con i bambini normodotati.

I libri tattili illustrati sono infatti pensati perché qualsiasi bambino possa trarne piacere: i testi sono scritti sia in nero sia in braille e le illustrazioni sono ideate e realizzate attraverso la tecnica del collage materico perché possano essere non solo viste ma anche esplorate con le dita. E poiché la possibilità di esplorazione detiene un fascino pressoché universale, la scoperta condivisa di libri preziosi come questi può farsi con facile mezzo di comunicazione ed integrazione tra bambini con esigenze differenti. L’illustrazione tattile rappresenta infatti una qualità appetibile e attraente che finisce per costituire une vera e propria ricchezza più che un espediente per superare delle difficoltà fisiche.

Lo dimostra bene Giorgetto l’animale che cambia aspetto, il libro tattile ideato da Claudette Kraemer nel 2000. Basta aprirne le pagine robuste per capire cosa significhi curiosare, conoscere e ammirare con la punta delle dita. L’animale di panno Giorgetto spunta infatti dal vaso in cartoncino della prima pagina e accompagna fisicamente il lettore nel suo avventurarsi attraverso ambienti diversi. E poiché il manto colorato del personaggio acquisisce di volta in volta tratti piumosi, lanosi, erbosi o sabbiosi, l’avanzamento nella lettura suscita una sorpresa continua che si anima e fa correre i polpastrelli. Giorgetto è un libro semplicemente complesso e complicatamente semplice, adatto a bambini dai 3 anni ma capace di incuriosire e stupire bambini molto più grandi soprattutto se proposto per un’esperienza di lettura al buio. Il libro è acquistabile solo online, attraverso il sito della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi. Quest’ultima peraltro lo distribuisce gratuitamente sia ai suoi utenti sia a numerose biblioteche pubbliche, centri per l’intervento precoce e la riabilitazione, ospedali pediatrici e sezioni dell’Unione italiana Ciechi, grazie al contributo di Enel Cuore.