Testa di tempesta
Da che aveva iniziato la scuola dell’infanzia, Frankie aveva sempre avuto una sola amica (a parte sua sorella gemella Tess): Colette. Colette era sempre stata l’unica compagna, infatti, a non dare troppo peso al modo stravagante di Frankie di stare al mondo, alle sue ossessioni (uragani e tempeste in primis), alle sue reazioni forti a determinati stimoli e alla sua schiettezza senza filtri. È l’unica, insomma, a vedere e apprezzare la ragazzina nascosta sotto l’autismo che ne condiziona in parte i comportamenti. Negli anni, lei, Frankie e Tess avevano condiviso molti momenti felici e giochi: uno su tutti “Obbligo o terrore”, ossia una serie di sfide paurose che le tre amiche si lanciavano l’un l’altra, annotavano su un taccuino e registravano in video.
Con l’inizio delle scuole medie, però, qualcosa è cambiato: tra Frankie e Colette è sceso il gelo e le due non si frequentano più. Frankie non può sopportare di aver sentito Colette sparlare di lei con le sue nuove amiche, facendo intendere che non fosse normale. Quando tuttavia si diffonde la notizia dell’improvvisa e misteriosa scomparsa di Colette, Frankie è la prima ad attivarsi per facilitarne la ricerca. La chiave della scomparsa, le troverà proprio in Obbligo e terrore e ciò che scoprirà andrà ben oltre la risoluzione del caso.
Avvincente, incalzante e capace di offrire personaggi dal profilo credibile, Testa di Tempesta riesce nella delicata sfida di ritrarre l’autismo non solo nelle sue manifestazioni più insolite e atipiche ma anche in ciò che sotto queste ultime si cela. Il fatto che Frankie non ami il contatto fisico non significa, per esempio, che non desideri la vicinanza dei suoi cari nei momenti di tristezza e difficoltà. Oppure il fatto che abbia comportamenti stravaganti non implica che le sfere degli affetti, dell’amicizia, delle emozioni le siano di fatto estranee. Frankie è, cioè, un personaggio pieno e poliedrico e questo, insieme a una trama che aggancia il lettore e che rinuncia coerentemente a un finale lieto in senso stretto, fa del libro un ottimo romanzo da conoscere e da proporre.
Si potrebbe, infine, pensare che Testa di tempesta sia l’ennesimo romanzo per ragazzi in cui il funzionamento atipico del cervello della protagonista risulta determinante per risolvere un mistero. Ebbene, non è esattamente così. Certo, Frankie è abituata a pensare in modo insolito, il suo modo di condurre delle personalissime ricerche ha poco a che vedere con i metodi della polizia e il fatto che fatichi a dire bugie non è trascurabili ai fini delle indagini. Ma il suo essere autistica viene trattato qui in maniera apprezzabile ed esemplare: come una caratteristica del personaggio. Una caratteristica talvolta ingombrante e, come tale, spesso sottolineata attraverso i gesti e i pensieri di Frankie, ma mai veramente messa sotto un riflettore. La neurodivergenza della protagonista condiziona cioè alcuni sviluppi narrativi e definisce lo spesso re del personaggio ma non diventa mai il fulcro intorno a cui la storia viene costruita. E questo non è comune.
“La neurodiversità è invisibile; – scrive l’autrice nella nota finale al libro – leggere più libri con personaggi neurodiversi è un passo verso la comprensione”. Ed è verissimo! Per la costruzione di un sentire comune votato all’inclusione, una rappresentazione frequente e multisfaccettata dei diversi modi di stare al mondo può fare molto più di tante giornate mondiali o celebrazioni fuori scala della disabilità.
