Amo quel cane. Odio quel gatto

Divertente, intelligente, costruito in maniera sopraffina: Amo quel cane. Odio quel gatto è un libro di Sharon Creech unico nel suo genere. Protagonista assoluta è la poesia, a cui il libo dà spazio tanto nella forma quanto nel contenuto. La narrazione procede infatti in forma di brevi componimenti: quelli che un bambino di nome Jack scrive in una sorta di fitto dialogo con la sua insegnante e in cui, attraverso soggetti comuni, come il rapporto con gli animali domestici, gli affetti e le piccole (dis)avventure quotidiane, offre una bellissima, credibile e chiara fotografia di che cosa sia la poesia e del potere che essa può custodire.

La passione per i versi, che esplode a un certo punto in maniera prorompente grazie all’incontro con un poeta in carne ed ossa dalla sensibilità simile alla sua, non è cosa immediata per Jack ma nasce anzi poco a poco, grazie all’accorto e lungimirante lavoro della sua professoressa, tal Miss Stretchberry che incessantemente invita la classe a leggere, scrivere, discutere di poesia. Così, se il rapporto iniziale del bambino con i versi può essere riassunto in questa sua ironica e cinica considerazione:

Se quella sulla carriola rossa

e le galline bianche

è una poesia

allora ogni frase

può essere una poesia.

Basta solo

fare

frasi

brevi.

man mano che il racconto procede le cose cambiano. Non solo si affina, infatti, il suo modo di scrivere (con tanto di destreggiamenti tra poeti diversi e padronanza di allitterazioni e onomatopee) ma si consolida anche la sua consapevolezza rispetto alle possibilità espressive che la poesia racchiude. Ed è qui che entra in gioco anche il tema, seppur collaterale, della disabilità.

Le poesie di Jack compongono, infatti, tra le altre cose, un ritratto della sua mamma che agita le mani in aria per fare parole / senza / suono. La sordità, mai nominata ma chiaramente rappresentata, fa dunque capolino tra le righe, sposandosi a un sentimento tenero che profuma di normalità nelle emozioni, nei gesti affettuosi, nelle cose di ogni giorno. L’altro aspetto interessante che la concerne, sta nell’ostinato interrogarsi di Jack rispetto al modo in cui le qualità sonore dei versi possano raggiungere le persone sorde e nel suo cogliere, infine, i molti modi in cui la poesia può arrivare al destinatario in tutta la sua potenza. Ecco allora che Amo quel cane. Odio quel gatto ci appare non solo come uno straordinario racconto intimo e al tempo stesso come un efficacissimo manuale di poesia ma anche come una riflessione preziosa sull’importanza della parola condivisa e sulle molteplici strade che questa può percorrere per radicare anche là dove ci siano dei limiti del linguaggio.

Già pubblicato da Mondadori una ventina di anni fa, Amo quel cane viene ora riproposto dal medesimo editore in una nuova edizione che vanta non solo una diversa copertina (con i disegni di William Steig) più in linea con il tono leggero del racconto, ma anche e soprattutto un seguito (Amo quel gatto), in cui in particolare si approfondisce la questione del rapporto tra suono e senso e il tema, a Jack molto caro, di come la parola, con tutta la sua forza espressiva, possa raggiungere anche il cuore di chi ha orecchie che non possono sentire.

Di chi è il nido?

Di chi è il nido? è un racconto di gentilezza e accoglienza, che fa dell’inclusione il suo perno. Protagonista è una cinciallegra solare e generosa che un giorno decide di costruire un nido in cui chiunque possa sentirsi benvenuto. La sua impresa, portata avanti con entusiasmo contagioso, viene supportata da un’ampia gamma di amici, ciascuno motivato a fare la propria parte. Così, per esempio, il sole aggiunge raggi calorosi, la lucciola illumina lo spazio quando cala la notte e il gatto offre un po’ di pelo caldo e morbido, rendendo quello del nido un progetto partecipato e come tale ancora più bello.

Contraddistinto da un testo in rima semplice e supportato visivamente dai simboli della CAA, Di chi è il nido? propone una storia di agevole comprensione anche in caso difficoltà comunicative. Le illustrazioni che accompagnano il testo, ponendosi sempre nella pagina a fianco ad esso così da facilitarne la distinzione, presentano linee essenziali e fanno leva sulla combinazione di tre soli colori (rosso, nero e bianco) per rendere immediatamente evidente il soggetto ma non appaiono, dal canto loro, particolarmente raffinate e accattivanti.

Le felicità

Che delizia, la parola di Piumini quando scava nelle gioie a misura di bambino! Nel bel volume pubblicato dalle Edizioni Gruppo Abele, il giovane lettore può trovare una sfilza di piccoli grandi piaceri, cantati con la raffinatezza amichevole di cui il poeta bresciano è maestro. A ogni pagina, una poesia. A ogni poesia, una felicità. Non sempre l’oggetto della contentezza è esplicitato ma anche qui sta il bello: complici le illustrazioni inconfondibili e irresistibili di Sergio Olivotti, con le quali i testi di Piumini vanno a braccetto, sta al lettore intuire di cosa si parli, come in una sorridente caccia al tesoro linguistico. Da un regalo atteso alle feste di un cane, dalle figurine alle vacanze, da una nevicata notturna al ricordo di una nonna amata, i brevi componimenti che danno vita a Le felicità sono una coccola da gustarsi con parsimonia o da scartare una via l’altra come fossero cioccolatini.

Inserita all’interno della collana I bulbi dei piccoli, di cui presenta le consueta caratteristiche di alta leggibilità, questa raccolta stuzzicante di poesie suggerisce silenziosamente che anche i giovani lettori con maggiori difficoltà di lettura abbiano diritto a fare il pieno di parole ricercate e musicali, supportati da una grafica e da una stampa il più facilitante possibile ma al contempo stimolati da contenuti inattesi e generi che sono una vera appagantissima conquista.

Io parlo come un fiume

La poesia sa sorprendere e spiazzare, vestendo talvolta abiti insoliti e abitando case che di rado la vedono ospite. Così accade, per esempio, in Io parlo come un fiume, intenso albo a firma di Jordan Scott e Sydney Smith di recente pubblicato da Orecchio Acerbo. Qui, la scrittura intensa, cadenzata e capace di cantare l’inquieto convivere del giovane protagonista con la sua balbuzie, assume infatti la forma di una profonda melodia che prende dimora tra le pagine illustrate, ora tesissima ora lenta. La sua è una musicalità che attende discreta e che chiede di esser letta ad alta voce per spigionarsi a pieno.

È il miracolo delle parole, fatte sì di senso ma anche di suoni: proprio quelli che il giovane protagonista del libro fatica a pronunciare fluidamente, attirando gli scherni dei compagni e accumulando giorno dopo giorno vergogna e tormento. Ma proprio come possono causare ferite difficili da vedere e da dire, le parole sanno anche e soprattutto essere il balsamo che le lenisce: così, le parole di un papà attento e accogliente non trasformano la realtà ma possono certo offrire un modo diverso di osservarla in un’ottica di cura, intesa come riguardo più che come rimedio. Quel papà, taciturno ma capace di guardare con attenzione suo figlio e di vedere ciò che gli altri non scorgono – il pino che mette radici nella sua bocca, la cornacchia che si attacca al fondo della sua gola o la luna che gli spolvera le labbra con un incantesimo – riesce a trovare per lui le poche parole che servono.

Mio padre dice che parlo come un fiume, afferma il protagonista in una doppia pagina centrale che mozza letteralmente il fiato del lettore. Sotto un primissimo piano del ragazzo assorto, questa si sdoppia e si apre in quattro facciate, mostrandolo intento a immergersi tra acque placide e scintillanti. Si avverte una grande pace e insieme un forte coraggio di fronte a questa immagine. È un punto di autentica svolta. Riconoscersi balbettante come il fiume da lui tanto amato, è per il ragazzo l’occasione di ripensarsi diversamente e di accogliere difficoltà e irregolarità nel parlare come un modo del tutto naturale di stare al mondo. Cosa c’è di più naturale, in effetti, dell’acqua, di un fiume che scorre ora placido ora tumultuoso, vorticoso, gorgogliante, dirompente?

A far risuonare queste parole in tutta la loro potenza, dando un respiro poetico altissimo alla storia, sono le illustrazioni di Sydney Smith, illustratore che come pochi altri sa dare voce ai silenzi che dimorano tra le righe. I suoi acquerelli che giocano puntualissimi con primi piani e campi larghi, contrasti e trasparenze, immagini nette e dissolvenze fanno salire in superficie, proprio come la poesia, ciò che altrimenti resterebbe sommerso. Sono tavole commuoventi, le sue, in cui il confine tra il dentro e il fuori si fa cosa labile e indefinita.

Ed è così che la storia del protagonista arriva al lettore come un pizzicotto e una carezza, entrambi verissimi. Non solo e non tanto perché di storia reale si tratta – l’autore racconta infatti quella che è stata la sua esperienza di ragazzo balbuziente – ma perché in essa la complessità dei sentimenti e delle relazioni si fa palpabile e condivisibile. L’affanno della diversità, l’abbraccio della natura, la forza delle parole, la cura dello sguardo travalicano infatti il tema particolare della balbuzie per accogliere smarrimenti diversi e far sentire a chiunque un poco propria questa storia di identità e rappresentazione. Lungi dall’offrire una mera pillola di illuminazione e di conforto per chi nel disturbo del protagonista si identifica in maniera specifica, Io parlo come un fiume si presenta come luogo potenziale di ristoro e scossa per qualunque lettore e come tale merita di essere raccontato, letto, condiviso e promosso.

Orlando non è più furioso

Tanti albi, diversi racconti, qualche fiaba e sparute rime: questo, finora, è stato il terreno di applicazione della Comunicazione Aumentativa e Alternativa al libro per l’infanzia. Originale e coraggiosa è dunque la scelta di Homeless Book di offrire ai giovani lettori che leggono in simboli un piccolo poema di ispirazione cavalleresca.

Scritto in rima e costellato di minimi riferimenti all’opera di Ariosto, Orlando non è più furioso racconta di un bambino che fatica a gestire la sua rabbia. A scuola, a casa o al parco, quando le sue richieste non vengono soddisfatte o le cose non vanno esattamente come lui desidera, Orlando va su tutte le furie. A venire in suo aiuto dopo una giornata particolarmente nera è il cavaliere Astolfo in sella all’Ippogrifo. L’eroe gli consegna infatti una scatola magica che contiene tre parole che, a suo dire, potranno rivelarsi preziose. E in effetti, messe subito in pratica dal giovane Orlando, pazienza, aiuto e coraggio lo rendono più disteso e saggio nell’affrontare le piccole difficoltà quotidiane.

Piacevole da leggere e ben costruito, Orlando non è più furioso offre una lettura di una certa complessità, rivolta a bambini che padroneggiano la CAA e che si destreggiano senza troppe difficoltà tra parole e costrutti sintattici non del tutto usuali. Il testo in rima prevede infatti una sintassi non sempre lineare e alcune parole poco ordinarie. Per contro, il racconto ben articolato e musicale, favorisce l’aggancio e l’attenzione, sostenendo il giovane lettore nella sua piccola impresa di lettura.

Il prato

Ho visto un prato

Verde, verde, verde

Coperto d’erba

Verde, verde, verde

Nel prato c’era un albero

Verde, verde, verde

E sull’albero un nido

Verde, verde, verde

E nel nido un uccello

Verde, verde, verde

Che ha fatto un uovo

Bianco, bianco, bianco!

[…]

Così recita una delle poesie più note di Gianni Rodari, messa anche in musica da Sergio Endrigo.

Era la fine degli anni ’70.  Sono trascorsi dunque ormai più di quarant’anni da quella pubblicazione che, però, evidentemente non ha esaurito quel che aveva da dire ai lettori e non ha cessato di ispirare altri autori ed artisti. Ho visto un prato è infatti di recente tornata sulla scena, grazie a un libro tattile suggestivo e raffinato, intitolato semplicemente Il prato, pubblicato dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi e realizzato da Giorgia A e Michelon Dei Folli, in arte Mirabilia.

Il libro, che spicca per le sue pagine verde brillante e che combina in particolare tessuti e cartoncini diversi, propone in nero e in Braille il testo qui sopra riportato associandolo a illustrazioni tattili che fuggono e scampano la scontatezza di una rappresentazione realistica e didascalica per privilegiare, al contrario, forme più astratte ed evocative. Il prato si caratterizza perciò per la presenza di pagine non affollate in cui l’attenzione è catalizzata da un unico elemento centrale, per un favore spiccato nei confronti di figure minime ed essenziali, e per la sovrapposizione e il contrasto di materiali e colori stimolanti e scelti con cura.

Il risultato è un libro tattile semplice semplice nel testo e nelle illustrazioni, ma ricchissimo e poliedrico nel modo in cui può essere letto e nelle sensazioni che sa restituire. I due autori sono stati in questo senso davvero bravi a declinare in maniera nuova e con un linguaggio diverso quella che è forse la qualità più apprezzabile di quella chicca sonora che è Ho visto un prato: la capacità, cioè, di trasformare pochissime parole in immagini vividissime e personali nella mente del lettore.

Tra i tanti omaggi al grande autore di Omegna che le case editrici hanno sfornato e stanno sfornando in questi mesi per il centenario della sua nascita, questo della Federazione pro Ciechi è senz’altro uno dei più preziosi (anche nel senso più venale del termine, ahinoi. Ma questa è una questione nota e spinosa) e originali: un oggetto che fa propria e condivide con il lettore la splendida lezione di Rodari sulla creatività, come capacità di trovare strade alternative e sentieri inattesi che solletichino il pensiero.

Stella stellina la notte si avvicina (I libri per tutti)

Quanti bimbi potranno essersi addormentati, negli anni, al suono di Stella stellina la notte si avvicina? Un numero grandissimo, probabilmente. Ninna nanna tra le più amate e diffuse nel nostro paese, ha preso la forma di libro con i buchi – secondo il classico modello de La Coccinella – grazie al lavoro sinergico di Giovanna Mantegazza e Antonella Abbatiello.

La nenia che invita i piccoli a dormire, passando in rassegna tutti i cuccioli che  si accingono a riposare in compagnia delle loro mamme, si è così arricchita di una cornice narrativa che vede una volpacchiotta resistere al sonno e accompagnare il lettore a curiosare nelle diverse tane; di figure dolci e delicate che coccolano l’immaginario; e di una struttura forata della pagina che invita a partecipare attivamente, col ditino, all’avvicendarsi delle coppie animali: mucca e vitellino, rana e ranocchietti, pecora ed agnello, anatra e anatrini, gatto e micetti, puledrino e cavalla, mamma uccello e uccellini  e infine mamma e bambino.

Dal 2019 Stella stellina la notte si avvicina è entrato a far parte del progetto I libri per tutti che ne ha consentito la realizzazione di una versione digitale e simbolizzata, fruibile anche in caso di difficoltà comunicative legate per esempio all’autismo. Arricchito, come gli altri titoli della collana, di numerose opzioni di lettura e funzioni, ebook prevedere la lettura tramite modeling, la lettura tradizionale o con supporto della registrazione audio e tre giochi, rispettivamente dedicati al completamento di frasi in simboli, all’ordinamento di figure in base alla dimensione e al completamento cromatico di un’illustrazione. Il testo in simboli è fedele e fruibile e l’inserimento dei simboli non compromette il godimento delle poetiche illustrazioni. Ciò che purtroppo, invece, la digitalizzazione limita inevitabilmente è l’interazione fisica con il libro che nel caso di oggetti così particolari come i libri con i buchi, studiati prima nella forma che nel contenuto, è senz’altro un peccato.

 

I libri per tutti

Stella stellina la notte si avvicina, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Animal. Poemas breves salvajes (Messico)

È un libro un po’ magico, Animal. Le sue illustrazioni in rilievo trasparente ricordano infatti i misteriosi messaggi di infanzia, scritti con il succo di limone o con altri prodigiosi inchiostri simpatici. Così, a sfogliar le pagine del libro senza troppa cura, si ha quasi l’impressione che i testi essenziali si accompagnino a pagine totalmente bianche mentre a uno sguardo e a un tocco più attenti, il libro rivela il suo contenuto più segreto: traduzione in Braille e illustrazioni tattili.

Composto come una successione di brevissime poesie e raffinate figure, dedicate a una serie di animali, il volume edito dalla casa editrice messicana Alboroto Ediciones fa del minimalismo la sua cifra. Non solo i testi si compongono di poche ma suggestive ed efficaci parole (del rinoceronte, per esempio si dice: Escondido, en su cuerno, / guarda el secreto / de la selva) ma anche le illustrazioni tattili, realizzati con un leggerissimo e trasparente film in rilievo, privilegiano la rappresentazione di singoli dettagli del soggetto: il corno del rinoceronte, per esempio, il tentacolo del polpo o le zampe dell’elefante.

L’esperienza di lettura che ne consegue è dunque rarefatta, minuziosa, intrigante, benché il rilievo delle illustrazioni risulti quasi impercettibile e come tale renda la decodifica al tatto realmente difficoltosa (se non in certi casi pressoché impossibile). Al di là del suo fascino misterioso e della sua eleganza grafica, Animal può risultare dunque interessante non tanto per offrire una lettura accessibile anche in caso di disabilità visiva, ma piuttosto per comparare il tipo di lettura tattile che può essere offerto da illustrazioni in rilievo e quello offerto da illustrazioni a collage materico.

Farm (Gran Bretagna)

Compatto e maneggevole, Farm è il terzo titolo di una serie di libri tattili inglesi piuttosto diffusi. Come i due volumi precedenti – Shapes e Counting – anche questo propone su ogni pagina il testo a grande carattere accompagnato dalla trascrizione in Braille e da illustrazioni ben contrastate dai contorni in rilievo.

Il testo di Farm è semplice e piacevole, non solo per la struttura rimata che lo contraddistingue  ma anche per il richiamo dei versi degli animali che lo rende particolarmente adatto a una lettura ad alta voce. La trascrizione in Braille è inoltre molto netta sia al tatto sia alla vista il che agevola la lettura da parte dei bambini non vedenti e attrae l’attenzione dei bambini vedenti.

Ciò che caratterizza, però, e rende particolarmente interessante questo volume, anche rispetto ai precedenti titoli della collana, è la scelta di utilizzare come immagini di base le fotografie dei pezzi di Lego Duplo che riproducono gli animali di cui il libro parla. La filastrocca su cui esso si basa vede infatti protagonisti, uno per pagina, i più comuni abitanti della fattoria: tutti personaggi che, facilmente, il lettore può avere a disposizione in casa in forma di giocattolo. La forma scelta per rappresentare maiali, mucche, trattori e anatre nello stagno risulta quindi più familiare al bambino anche con disabilità visiva, che può riconoscere gli animali non solo a partire dal solo contorno ma anche e soprattutto con una manipolazione a 360° del corrispettivo pezzo di Duplo di cui eventualmente dispone. Quest’ultimo, dunque, può agevolare l’esplorazione e la decodifica  senza tuttavia dover essere necessariamente attaccato alla pagina: soluzione, questa,  interessante, nell’ottica di integrare lettura e gioco e di garantire l’accessibilità, anche economica, dei libri tattili.

La creazione di immagini percepibili al tatto grazie ai contorni in rilievo invece che al collage di materiali consente infatti alla casa editrice di mantenere i costi decisamente più bassi e di beneficiare di un sistema di distribuzione più consueto rispetto agli standard dell’editoria tattile. Non a caso il libro risulta reperibile  nel paese di pubblicazione anche nelle più comuni librerie (o addirittura nelle edicole), mentre dall’Italia può essere facilmente ordinato online.

Buon appetito. Un, due, tre… pappa!

L’interesse della casa editrice Bertoni nei confronti degli inbook e del loro potenziale nei confronti di bambini con e senza bisogni comunicativi complessi ha dato i suoi primi frutti nel 2018, con la pubblicazione de Il trenino Andrea va in montagna, seguito a stretto giro da Buon appetito. Un, due, tre… pappa!. A differenza del primo, edito soltanto in simboli, questo secondo volume nasce come alternativa adattata di un libro omonimo tradizionalmente stampato.

Tema dell’inbook in questione è, come anticipato dal titolo, il momento della pappa, qui positivamente trattata con attenzione agli stimoli multisensoriali e alle occasioni di socialità che esso offre. Il punto di vista preso in considerazione è quello di un paffuto bambino che dalla posizione privilegiata del suo seggiolone assiste alla preparazione di deliziosi manicaretti, partecipa con gusto al loro assaggio e si gode infine, a pancia piena, il momento ludico che segue il pasto. Una routine molto semplice e molto familiare è dunque al centro di questo volume smilzo nel formato e nel contenuto, che invita a trasformare il momento del pranzo in un momento di condivisa gioia.

Scritto in rima senza grandi ambizioni, con ampio ricorso per esempio a diminutivi, il testo si compone di frasi perlopiù brevi e semplici. Non sempre sviluppate linearmente, queste non mancano di termini poco usuali o dialettali che aumentano la complessità della lettura. I simboli utilizzati, come da modello inbook, sono i wls, riquadrati, in bianco e nero e scelti per tutti gli elementi del testo, compresi per esempio pronomi, preposizioni e articoli. A completare il tutto una serie di illustrazioni dai colori pieni e netti che sottolineano il tono positivo del testo.

Io rispetto

C’è un paese di nome Armonia, in cui ogni persona vive serenamente, libera di giocare, crescere, imparare, esprimersi, realizzarsi nella maniera che le è più congeniale, anche nel caso in cui sia colpita da una disabilità. Armonia è certo un paese fantastico ma che traduce in immagini efficaci il senso di un documento importante come la Convenzione dei Diritti delle Persone con Disabilità e che si vorrebbe non distasse molto dalla realtà. I suoi abitanti accoglienti, le sue leggi amichevoli e i suoi luoghi ospitali rendono bene l’idea di come dovrebbe costruirsi una società inclusiva quale quella raccomandata dal documento redatto dall’ONU nel 2006. Questo, reso a misura di bambino grazie a un lavoro intitolato “Parliamo di abilità” promosso dall’UNICEF, funge proprio da ispirazione per i quattordici componimenti in rima di Io rispetto. Filastrocche per una lettura della Convenzione dei Diritti delle Persone con Disabilità, scritti da BendettoTudino e illustrati da MariannaVerì.

Il volume nasce da un progetto dell’Unicef, dell’Agenzia Politiche a favore dei Disabili del Comune di Parma e dall’associazione Rinoceronte Incantato. Forte dell’idea che le norme vadano il più possibile fatte proprie e interiorizzate, il libro sceglie la via della rappresentazione poetica per dare un senso pieno, comprensibile e vicino al sentire dell’infanzia a norme rigorose e astratte. Così il diritto di ridere, scegliere, esserci o decidere acquistano un significato più vivo e palpitante, più facile da riscontare e forse mettere in pratica nella vita di tutti i giorni. Tra tanti diritto, poi, non manca quello a noi tanto caro, di leggere, che l’autore chiude così:

Impara così un Mondo felice

Quel che si fa, si pensa e si dice.

Con le mani, gli occhi e la mente,

studia il sapere di tutta la gente.”

Io rispetto. Filastrocche per una lettura della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità

C’è un paese di nome Armonia, in cui ogni persona vive serenamente, libera di giocare, crescere, imparare, esprimersi, realizzarsi nella maniera che gli è più congeniale, anche nel caso in cui sia colpito da una disabilità. Armonia è certo un paese fantastico ma che traduce in immagini efficaci il senso di un documento importante come la Convenzione dei Diritti delle Persone con Disabilità e che si vorrebbe non distasse molto dalla realtà. I suoi abitanti accoglienti, le sue leggi amichevoli e i suoi luoghi ospitali rendono bene l’idea di come dovrebbe costruirsi una società inclusiva quale quella raccomandata dal documento redatto dall’ONU nel 2006. Questo, reso a misura di bambino grazie a un lavoro intitolato “Parliamo di abilità” promosso dall’UNICEF, funge proprio da ispirazione per i quattordici componimenti in rima di Io rispetto. Filastrocche per una lettura della Convenzione dei Diritti delle Persone con Disabilità, scritti da Bendetto Tudino e illustrati da Marianna Verì.

Il volume nasce da un progetto dell’Unicef, dell’Agenzia Politiche a favore dei Disabili del Comune di Parma e dall’associazione Rinoceronte Incantato. Forte dell’idea che le norme vanno il più possibile fatte proprie e interiorizzate, il libro sceglie la via della rappresentazione poetica per dare un senso pieno, comprensibile e vicino al sentire dell’infanzia a norme rigorose e astratte. Così il diritto di ridere, scegliere, esserci o decidere acquistano un significato più vivo e palpitante, più facile da riscontare e forse mettere in pratica nella vita di tutti i giorni. Tra tanti diritto, poi, non manca quello a noi tanto caro, di leggere, che l’autore chiude così:

Impara così un Mondo felice

Quel che si fa, si pensa e si dice.

Con le mani, gli occhi e la mente,

studia il sapere di tutta la gente.”

Filastroccario

Tre raccolte di filastrocche, una per ogni trimestre dell’anno, o per contare diversamente 365 filastrocche divise in tre volumi. Comunque la si voglia mettere, il lavoro realizzato da Pippo Scudero e pubblicato dalla casa editrice catanese Splēn sotto il titolo di Filastroccario è davvero consistente e instancabile. Due sono i protagonisti dei versi: i mestieri e i nomi. A ogni giorno dell’anno l’autore fa infatti corrispondere un personaggio inventato con un nome e un lavoro precisi, spesso legati tra loro da sottili giochi di parole. Così il lettore si trova faccia a faccia con il clown Felice, l’agente matrimoniale Valentino o l’onorevole Onorato, dei quali decanta meriti, abitudini o avventure.

Con esiti più o meno originali e con sviluppi più o meno accattivanti (alcune raccontano infatti delle mini-storie mentre altre descrivono soltanto la professione), le filastrocche composte da Pippo Scudero attingono spesso a un mondo perduto – quello di ricamatrici e arrotini – narrato con parole talvolta desuete ma che lo rispecchiano a dovere. A fare un po’ le spese di questo contesto d’altri tempi sono soprattutto le protagoniste femminili che appaiono in minoranza rispetto ai colleghi uomini e sovente associate a ruoli un po’ polverosi, come la ricamatrice o la suora. Non mancano tuttavia anche associazioni che superano una certa stereotipia di genere come quella che riguarda la costruttrice Alessandra o la fattorina Genoveffa. Come si potrà desumere da questi pochi esempi, anche i nomi scelti dall’autore rimandano a un passato poco prossimo ma, soprattutto quando strani e arzigogolati come Eriberto o Cirillo,  hanno il merito di suscitare il sorriso divertito dei lettori.

Semplici e perlopiù naif, le rime dell’autore catanese costituiscono senz’altro un invito a inventarne di nuove ispirate a nomi e lavori non battuti. Portatrici talvolta di una memoria rodariana (come sottolinea Fochesato nell’introduzione al volume), queste ne celebrano lo spirito soprattutto quando danno vita a piccole narrazioni, a giochi di parole e a chiusure originali. Esemplare, in questo senso, il componimento dedicato a Ermete il pescatore tutto giocato sul detto “chi dorme non piglia pesci” e sulla doppia valenza della parola rete (da pesca e da materasso). La linearità delle rime, la prevalenza di frasi brevi e coordinate, e la compattezza dei componimenti stimolano e facilitano l’approccio anche in caso di difficoltà, situazione nei confronti della quale risulta apprezzabilissimo l’impiego di un font e di caratteristiche tipografiche ad alta leggibilità.

Adalgisa e la luna

È una notte limpida e stellata quando la luna si assopisce e precipita in un pozzo. Per fortuna una fanciulla dalla chioma raperonzolesca assiste all’imprevisto mentre si gode il fresco della sera e si ingegna per portare in salvo il satellite sbadato. Ivana Marangon racconta ai piccoli lettori questa storia, dando alle fasi lunari una veste narrativa insolita. E lo fa in rima, senza lesinare sulle parole un po’ più complesse, che poco risultano familiari alle orecchie dei più giovani ma che sanno solleticarle per la loro musicalità.

Le illustrazioni, ironiche e piacevoli a uno sguardo bambino, sono curate da Federica Dubbini e sembrano ispirarsi, nel tratto, alla sorridente grazia della mitica Nicoletta Costa. Delicate e prive di elementi ridondanti, queste accompagnano il testo (scritto in font ad alta leggibilità) su un rilassante sfondo blu che fa del libro una lettura ideale prima della nanna.

L’eclissi, ovvero una giornata da non prendere alla lettera

L’idea che anima L’eclissi ovvero una giornata da non prendere alla lettera, è nella sua originale semplicità, geniale. Le difficoltà sperimentate quotidianamente dai bambini dislessici e quel senso di smarrimento che i disturbi dell’apprendimento recano sovente con sé non sono infatti comunemente raccontati ai piccoli lettori ma piuttosto messi in atto attraverso una travolgente storia in rima in cui le lettere scompaiono, si rivoltano, si scambiano e si confondono.

Le avventure bizzarre che prendono vita nel cuore del bosco, attraverso la poesia frizzante di Sabina Colloredo e le illustrazioni gioiose di Valeria Petrone, diventano così, con tocco magico, terreno di prova per chi non immagina che i segni grafici possano confondere certi lettori, occasione di rielaborazione leggera e fantastica degli impicci imposti da alcuni disturbi e, ancora, stimolo efficace alla lettura per chi si sente scoraggiato e necessita di “trovare strade nuove / per arrivare, / anche dove sembrava / di non poter andare!”.