A pile of leaves
Recensione pubblicata il: 23/04/2025
Un libro come A pile of leaves è una sfida, un solletico, una carezza, uno slancio. Certo, le sue pagine in acetato del tutto prive di parole scritte e pure di una vera e propria storia, possono lasciare un po’ interdetti e portare a chiedersi “Ma come lo leggo, un libro così?”. Ma è proprio la libertà d’uso che qui dimora a rendere questo libro, purtroppo inedito in Italia, una chicca dalle molte potenzialità.
Composto da una ventina di pagine trasparenti su cui sono stampati in colori saturi e caldi foglie, insetti e oggetti di umana fattura, A pile of leaves invita di fatto ad aguzzare lo sguardo per studiare come cambia lo scenario man mano che le pagine vengono voltate. Come se si trovasse in effetti di fronte a un mucchio di foglie sovrapposte, il lettore vede e non vede ciò che c’è sotto e scopre dettagli prima celati o solo intravvedibili ogni volta che una pagina viene girata.
Così le formiche, il guanto smarrito, le foglie frastagliate o quella lungiforme appaiono poco a poco, accendendo piccole scintille di sorpresa e desideri di scoperta. Il processo di lettura che qui si attiva, dal canto suo, è libero è pluridirezionale: si guarda, si avanza, si torna indietro, si scopre qualcosa di nuovo. Le pagine diventano, cioè, terreno di un piacere euristico tutto giocato su forme riconoscibili, giochi di trasparenze e sovrapposizioni. Una delizia!
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