Come fare felice un ippopotamo
Recensione pubblicata il: 28/06/2025
Nel caso un ippopotamo vi venisse a trovare, è bene che sappiate come comportarvi. Alcune cose – un’accoglienza calorosa, una vasca piena di giochi, un’insalata croccante, un commiato allegro – possono, infatti, rendere il soggiorno dell’animale particolarmente piacevole. Per fortuna, grazie all’albo firmato da Sean Taylor, non vi troverete impreparati! L’albo, disponibile in versione tradizionale per Babalibri e da oggi anche in simboli per Officina Babùk, illustra infatti molto chiaramente le abitudini e le preferenze di un ippopotamo in trasferta, ma anche – gran finale! – le conseguenze che un trattamento troppo ospitale potrebbe portare con sé!
Divertente e curioso, Come far felice un ippopotamo trasforma fin dalla prima riga il surreale in qualcosa di assolutamente normale e ordinario, aprendo così la strada a un racconto deliziosamente fuori dalle righe. Certo, per quei lettori che faticano a sganciarsi dal piano del reale, questa evasione fantastica potrebbe rappresentare un ostacolo. Alcuni aspetti particolarmente significativi dell’albo, tuttavia, contribuiscono ad agevolare la comprensione del racconto e l’aggancio a una dimensione narrativa poco familiare.
La struttura iterata e in due tempi – descrizione della situazione/descrizione della soluzione proposta –, per esempio, va in questa direzione, facendo leva sul collaudato equilibrio tra attesa e sorpresa. Allo stesso modo, l’adattamento del testo, più marcato rispetto ad altri titoli della stessa collana, predispone un racconto lineare, pulito e schietto. Piccole sostituzioni come “fa ridere” in luogo di “fa fare un sacco di risate”, anticipazioni dei soggetti o asciugature sintattiche consentono infatti di rendere il testo più immediato e fruibile anche da parte di chi tende a perdersi tra costrutti troppo articolati o espressioni figurate.
Le illustrazioni, dal canto loro, sposano perfettamente il tono divertito e divertente del racconto e, se da un lato, non disdegnano dettagli appena schizzati e inquadrature tutt’altro che statiche, dall’altro tendono a illustrare solo gli elementi strettamente essenziali allo sviluppo della narrazione, facilitandone l’identificazione il collegamento con il testo.
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