Il canto della balena
Recensione pubblicata il: 21/07/2025
Non è facile per Iris frequentare la scuola media del quartiere. Iris è infatti l’unica alunna sorda e la maggior parte dei giorni si sente un pesce fuor d’acqua. A parte il suo insegnante di sostegno, il signor Charles con cui comunica in lingua dei segni, nessun professore sembra fare alcuno sforzo per dialogare davvero con lei. E lo stesso può dirsi dei suoi compagni. La maggior parte di loro la ignora. Solo Nina le sta sempre attorno nel tentativo di guadagnare apprezzamento scolastico millantando la conoscenza di una lingua che non padroneggia affatto. Iris desidererebbe in realtà frequentare la scuola del suo amicon Wendell: lì tutti sono sordi e i suoi problemi quotidiani forse non esisterebbero. L’argomento, però, in casa sua è tabù: per i suoi genitori la faccenda è fuori discussione. La mamma di Iris, in particolare, vive la sua condizione con molta apprensione: per lei, figlia udente di genitori sordi e mamma udente di una figlia sorda, adattarsi è la soluzione. Anche se per Iris, questo, diventa motivo di sofferenza. Servirà un evento a dir poco straordinario per portare la mamma a riconoscere quanto il benessere della figlia possa incidere sulla costruzione di un percorso di crescita davvero sereno.
Questo evento straordinario ha a che fare con una balena: cosa curiosa se si considera che Iris porta proprio il nome di un cetaceo spiaggiatosi molti anni prima vicino alla casa dei nonni. Forse, a ben pensarci, le balene fanno da sempre parte della sua storia. Durante una lezione di scienze, Iris scopre in particolare l’esistenza di una balena chiamata Blue 55 che da anni nuota in solitaria perché non riesce a entrare in relazione con i suoi simili. Il suo canto, infatti, si assesta su una frequenza differente: la balena prova, cioè, a comunicare ma è come se nessuno potesse comprenderla. La somiglianza con la situazione di Iris è tale che la ragazzina si appassiona in maniera spasmodica alla vicenda di Blue 55, tanto da mettere a punto una canzone tarata sulla sua frequenza così da farle sapere di non essere totalmente sola. Il progetto è tanto travagante quanto geniale, al punto che il santuario delle balene che da anni monitora gli spostamenti di Blue 55 accoglie la proposta di Iris di provare a utilizzare quella canzone per far avvicinare il cetaceo e attaccargli finalmente un localizzatore. Peccato che il santuario si trovi in Alaska e che i genitori di Iris, poco coinvolti dalla questione, rifiutino categoricamente di accompagnarla per assistere al momento in cui la canzone verrà riprodotta nelle vicinanze della balena. Ma questo progetto è troppo importante per Iris: dalle sorti di Blue 55 è come se dipendessero anche le sue. Sarà la nonna materna, più folle di quel che Iris avrebbe mai detto, a capire l’importanza di questa missione per la nipotina e a trovare il modo di portarla da Blue 55. A ogni costo. Le due prenotano infatti, di nascosto, una crociera diretta in Alaska! Da lì in avanti il lettore segue con trepidazione crescente il loro viaggio, con tutti gli incontri e gli imprevisti che questo comporta: un viaggio straordinario e coinvolgente, in cui tutti i protagonisti della storia, ciascuno a suo modo, avranno modo di scoprire qualcosa di importante su di sé, su chi gli sta intorno e sulla vita che, a volte, chiede di trovare strade nuove. Come inventare una canzone per balene. O partecipare al Karaoke con le mani invece che con la voce.
Questo romanzo ha molte qualità. La prima è senza dubbio che racconta una storia bellissima. La seconda è che in questa storia bellissima la disabilità ha un ruolo centrale e non pretestuoso: le caratteristiche della protagonista condizionano gli eventi come un vero e proprio motore narrativo senza però farsi tema esclusivo della vicenda. E la terza, solo per citare le più significative, è che il legame speciale tra Iris e Blue 55 porta in superficie, con grande leggerezza e pari profondità, molti aspetti della disabilità uditiva (ma non solo). Il bisogno essenziale di poter comunicare, e di poterlo fare nella maniera a ciascuno più congeniale; il fatto che non riuscire a comunicare efficacemente non significhi necessariamente non capire; e la consapevolezza che conoscere ciò che è diverso o distante da noi comporti una diversa percezione di quella diversità, per esempio. E che stare vicino non significa automaticamente stare insieme. Ma anche che per stare insieme non c’è sempre una sole e unica maniera.
Caratteristiche del supporto:
Caratteristiche del contenuto:
Caratteristiche del testo:
Caratteristiche delle immagini:
Ti potrebbe interessare anche