Il pettirosso
Recensione pubblicata il: 14/11/2025
La morte e la vita, l’assenza e la relazione, il vuoto e il calore: Il pettirosso di Mania Eghrarian, vincitore del Silent Book Contest 2025, è un libro senza parole in cui i contrasti si pacificano e le molte sfumature dell’esistenza trovano posto. Il protagonista è un signore anziano che si trova a fare fronte alla mancanza della moglie. Sono le foto sui mobili e lo sguardo con cui lui ci si sofferma a farcelo intuire ma ne abbiamo certezza quando lo vediamo lentamente avviarsi verso il cimitero. La sua sembra essere una sosta rituale: dire due parole, forse una preghiera, portare un fiore, pulire la tomba dalla neve. Ma proprio questo gesto porta con sé una piega narrativa inaspettata.
Mezzo sepolto dalla neve depositatasi sulla tomba, l’anziano trova infatti un uccellino quasi assiderato. Con delicatezza, l’anziano lo prende in mano, lo sguarda. Che sia ancora vivo? Solo quando torna a casa, lo scopriamo: scaldato, nutrito, coccolato, il pettirosso si rianima e, come a dire grazie, si affida all’anziano. Insieme si scaldano, riposano, si tengono compagnia. Ma un passerotto è pur sempre una creatura selvatica e il suo posto è fuori, in natura. Comprensivo nella sua taciturna compostezza, l’anziano non ci pensa due volte e lascia andare il suo piccolo amico ma costruisce nel frattempo qualcosa per lui. Qualcosa che possa farlo sentire sempre accanto. Perché la presenza può essere fatta anche di giuste distanze e anche in quella che è un’assenza apparente, la presenza di chi o cosa abbiamo amato, può farsi sentire molto forte.
Mania Eghrarian ha uno stile realistico e uno sguardo accorto. I pochi dettagli su cui si concentra amplificano, infatti, la dimensione emotiva del protagonista, permettendo al lettore di sentirsi partecipe. La neve fuori dai vetri, il silenzio della casa, del bosco e del cimitero, la pazienza dei gesti e l’essenzialità asciutta degli interni concorrono, infatti, a dire la solitudine e la tristezza ma anche ad accendere il lumino di una possibile nuova serenità.
Toccante, vivo e commuovente, Il pettirosso non è solo un silent book bellissimo ma è anche un silent book molto accessibile. La narrazione per immagini procede, infatti, in maniera puntuale e dettagliata, lasciando pochi vuoti da riempire e accompagnando passo passo il lettore. Costruito come se una telecamera seguisse via via i protagonisti, ora in campo largo, ora più nel dettaglio, il libro avanza senza fretta e misurato, lasciando il tempo a chi legge di osservare, sentire e capire quel che accade, senza sentirsi in ritardo o in difetto. Il tempo lento della lettura va, cioè, qui perfettamente al passo con il tempo lento di un’assenza che sembra non lenirsi e di un legame che pian piano cresce.
Un aspetto, questo, che gioca un ruolo fondamentale rispetto alla possibilità di vivere la lettura come un’esperienza piacevole e accomodante anche per chi normalmente fatica un po’ di più a seguire la narrazione.
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