Prendi e scopri
Recensione pubblicata il: 2/09/2025
Prendi e scopri è un libro-gioco, ossia un libro che svela il suo senso più pieno solo in virtù della partecipazione attiva del lettore che qui, nello specifico, viene chiamato a prendere, togliere, spostare, ricollocare sulle diverse pagine una serie di elementi removibili. La prima pagina del libro spiega esattamente questo: offre cioè una breve e semplice istruzione di come leggere il volume utilizzando il tondo rosso che si trova lì a fianco e le altre forme removibili presenti nel libro. Quella pagina, vien da pensare, è probabilmente dedicata i grandi: una sorta di rassicurazione per agli adulti più timorosi che condividono la lettura insieme ai bimbi. Questi ultimi ne potrebbero fare a meno. E non perché all’età per la quale il libro è progettato – diciamo, indicativamente, tra i 2 e i 4 anni – non sappiano ancora leggere. Ma perché nella seconda pagina trovano effettivamente il tondo rosso di cui parlano le istruzioni, e quel tondo rosso si presenta infilato in un incastro della stessa forma, con una piccola apertura che ne facilita l’estrazione e con a fianco una parola: prendere.
Ecco, de dovessimo pensare al concetto di affordance, ossia alla qualità di un oggetto che ne rende intuitivo l’utilizzo, questa pagina di Prendi e Scopri potrebbe fare da manifesto. In quella forma minima e accattivante, color rosso accesso che spicca sullo sfondo bianco, in quell’apertura che invita a infilare il ditino e in quella parola che chiama all’azione c’è, infatti, già tutto ciò che serve. Il bambino sente, vede, tocca, esplora. E fa. E qui sta esattamente la forza e la genialità di questo libro: nella capacità di coinvolgere attivamente il lettore in maniera molto naturale e immediata, trasformando il suo agire in un motore di senso. Già, perché quelle forme essenziali che le sue manine estraggono e spostano sono esattamente ciò che con cui i concetti di rompere, costruire, aprire, chiudere, coprire, accendere o spegnere assumono concretezza.
Ci sono il potere del coinvolgimento attivo, il fare che diventa capire, il piacere di manipolare, intuire e trovare soluzioni (per esempio quando sono due triangoli a dover colmare una forma quadrata). Ci sono l’essenzialità delle forme, il contrasto dei colori, la pulizia grafica che orientano l’attenzione. Ci sono la familiarità dei soggetti, la praticità dei verbi e la curiosità della trasformazione che incentivano la scoperta. C’è tutto questo dentro Prendi e scopri e serve la genialità di un’autrice e designer come Lucie Félix per farcelo stare dentro pagine apparentemente semplicissime. L’autrice francese ha un talento vero nell’osservare da vicino i bambini che giocano, leggono, scoprono e nel progettare per loro dei supporti editoriali che ne abbraccino e solletichino l’indole. Libri come Coucou e Poesia in giallo ne sono altri due esempi eloquenti. È un approccio attento e rispettoso, il suo, profondamente e felicemente ispirato alla lezione di Munari. Un approccio in cui capacità di ascolto e osservazione fanno davvero rima con inclusione perché presuppongono la disponibilità a offrire proposte di gioco e letture in cui ciascuno possa trovare la propria dimensione.
In una recente intervista raccolta per Liber, Lucie Félix dice, non acaso: “Spesso fissiamo per i bambini dei traguardi altissimi e gli chiediamo di buttarsi e arrivarci direttamente. Credo, invece, sia importante offrire loro delle tappe e credo che sia molto interessante usare la nostra intelligenza adulta per fare tutto questo. È nostro compito predisporre le cose in modo progressivo. In Prendi e scopri, per esempio, abbiamo un’immagine con gli opposti, abbiamo concetti che possono essere un po’ complicati da capire, ma non dobbiamo per forza leggere padroneggiandoli subito. Per me, il fatto che il bambino possa iniziare a capire che si trova in un piccolo sistema, che ci sarà un insieme di regole e che giocheremo insieme, è già sufficiente e di per sé importante. All’inizio, magari, ci sarà solo il colore rosso che lo chiamerà. Poi si accorgerà che può prendere il pezzo tondo, che lo può spostare e che lo può ricollocare. E voilà: ecco la regola del gioco, si ricomincia!”
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