Tu sei

Tu sei è letteralmente un libro più unico che raro. Non solo perché vanta una raffinatezza e una bellezza minimalista che lasciano incantati ma anche e soprattutto perché può contemporaneamente dirsi un libro tattile, un libro in simboli e un libro in lingua dei segni.

Composto da eleganti pagine in velluto nero, rilegate in modo da restare agevolmente aperte a 180°, il libro di Michela Tonella e Antonella Veracchi (le due anime di E.T. Editoria tattile) è progettato in maniera ingegnosa, tale da consentire al singolo lettore (o, più facilmente, al mediatore che è con lui), di scegliere il codice a lui più congeniale. Se il testo in nero è infatti cucito sulla pagina, le sue traduzioni in LIS, Braille e simboli WLS sono rese disponibili su pratici cartoncini, contenuti in apposite taschine al fondo del libro e applicabili di volta in volta sulle pagine corrispondenti. Queste ultime contengono infatti dei piccoli tagli in cui i cartoncini possono essere agevolmente inseriti e da cui, altrettanto agevolmente possono essere sfilati. Oltre a risultare molto pratico per adattare la lettura alle esigenze del singolo lettore, questo sistema si presta perfettamente a far sperimentare a un gruppo classe le diverse e spesso sconosciute modalità di lettura che l’editoria ci offre. In questo senso la forza di Tu sei sta anche nella capacità di trasformare un limite oggettivo – quello di far stare sulla pagina molti codici diversi e piuttosto ingombranti – in una possibilità di ricchezza e creatività.

Dedicato al tema delle relazioni, qui rappresentate attraverso la metafora delle costellazioni, Tu sei presenta testi in versi, brevi e ricercati, e illustrazioni essenzialissime realizzate con un semplice filo bianco e sobri bottoncini del medesimo colore. Di grande effetto per il contrasto con le pagine scure, fili e bottoni vanno a illustrare stelle e costellazioni in una maniera suggestiva e perfettamente percepibile al tatto. Qui, così come in Ombra, le due autrici si cimentano con un soggetto potenzialmente ostico per il lettore non vedente, che può percepire le stelle solo attraverso il racconto di chi vede, trovando la maniera di renderlo esperibile e intellegibile.

Il risultato è un libro da accarezzare, sognare, con cui riflettere e da condividere. Un libro che apre a interrogativi e confronti, che tiene insieme la poesia e la scienza, e che mette in luce la bellezza della diversità tanto nella forma quanto nel contenuto.

La guerra di Nina

La guerra di Nina è un libro in simboli di piccolissimo formato che racconta una storia di guerra che finisce per diventare una storia di vita. Quando nel paese di Nina, infatti, arrivano le bombe e le case vanno a fuoco, Nina scappa ma non è sola. Prima di morire, un passerotto ha deposto tre piccole uova tra i suoi capelli arruffati e così Nina fa di quel tempo di fuga e smarrimento un tempo di segno completamente diverso: un tempo di cura e di attesa che non tarderà a dare i suoi frutti, restituendo alla bambina una possibilità di speranza.

Malinconico, tanto nei testi quanto nelle figure, La guerra di Nina è un adattamento di un omonimo albo pubblicato dallo stesso editore: Zefiro. Simbolizzato secondo il modello inbook, il libro prevede testi abbastanza concisi e densi, privi di costruzioni sintattiche troppo ostiche. Le illustrazioni intense e a tratti perturbanti sottolineano il ventaglio di emozioni che il racconto si propone di affrontare.

Valentino Senzafretta

Valentino Senzafretta è un bradipo e, come tutti i bradipi, la mattina se la prende comoda. Quando i suoi amici lo invitano ad andare al fiume a giocare, lui accetta con piacere. Non prima, però, di aver sbrigato, con i suoi tempi, tutti i suoi affari. Così, piano piano, Valentino si sveglia, fa colazione, scende dall’albero, fa i suoi bisogni e solo alla fine, sempre piano piano, si incammina verso il fiume. Qui lo aspettano i suoi amici e, insieme a loro, un’avvincente gara di nuoto il cui risultato sarà tutt’altro che scontato!

Scritto e illustrato da Raffaella di Vaio e già pubblicato da Homeless book in una precedente versione non simbolizzata, Valentino Senzafretta propone una storia molto semplice e assomma alcune caratteristiche compositive che lo rendono particolarmente fruibile anche da parte di piccoli lettori con maggiori difficoltà di aggancio, attenzione e comprensione.

Il libro presenta, in primo luogo, una struttura molto regolare e iterata. Il protagonista incontra, infatti, a ogni passaggio un diverso personaggio dal quale riceve la proposta di andare al fiume e al quale puntualmente risponde che deve ancora fare qualcosa ma che lo raggiungerà più tardi. Ogni volta ci sono dunque minimi cambiamenti (l’amico incontrato, il motivo del rinvio…), scanditi dall’avanzare della mattina e delle routine del bradipo, inseriti all’interno di una cornice invariabile, anche dal punto di vista linguistico. Formule ricorrenti introducono infatti i diversi amici che interpellano Valentino, le loro proposte, le reazioni del bradipo e le sue riposte, con una ciclicità che crea piacere nell’ascolto, familiarità col testo e supporto alla sua comprensione. Con il medesimo intento ed effetto, il racconto predilige un lessico e una composizione sintattica piani e di agevole fruizione, resi ancora più accessibili dalla presenza dei simboli WLS.

Ne risulta un libro accogliente, amichevole e davvero propizio alla condivisione.

Neve, neve, neve!

Che magia, vedere la neve per la prima volta! Di fronte a una luna che misteriosamente promette fiocchi candidi, il protagonista del libro Neve, neve, neve! attende con trepidazione l’arrivo del mattino. E siccome le promesse si mantengono, la giornata che lo aspetta sarà a dir poco speciale tra scuola chiusa, battaglie e pupazzi.

Come si legge giustamente nel bel mezzo del racconto: Tutto cambia quando nevica. Si possono fare tante cose insolite e divertenti, per esempio. E la routine quotidiana non è più la stessa. E se è vero che questo è perlopiù motivo di gioia ed emozione, lo è altrettanto il fatto che per alcuni bambini che più faticosamente vanno incontro ai cambiamenti possa diventare ragione di malessere.

Ecco allora che con la sua struttura ibrida, che integra nel racconto indicazioni pratiche su come può svolgersi una giornata sulla neve, su quali indumenti bisogna indossare e su cosa accade prima, durante e dopo la caduta dei fiocchi, Neve, neve, neve! si presta bene a offrire una storia piacevole ma anche un supporto efficace per affrontare delle ore potenzialmente critiche.

Contraddistinto dall’impiego di simboli WLS a sostegno visivo del testo, il libro edito da Homeless Book risulta accessibile anche a bambini con difficoltà comunicative. Il lavoro di simbolizzazione, in particolare, segue le linee guida del modello inbook prevedendo l’uso di qualificatori e di un pittogramma per ciascun elemento lessicale del testo.

Il frutto del paradiso

Il frutto del paradiso è una fiaba che arriva dall’Oriente e in cui si trovano echi di diverse religioni. Costruita intorno a un frutto simbolicamente forte come il melograno, che secondo la leggenda conterrebbe un seme proveniente dal paradiso, la fiaba racconta del legame speciale che lega un nonno alla sua nipotina e dell’amore incondizionato che il primo è capace di donare alla seconda. Dopo aver ascoltato la leggenda del melograno, infatti, i due si trovano catapultati in un viaggio incredibile tra fiumi e montagne, città e monumenti, fino ad arrivare al paradiso stesso. Qui hanno la possibilità di restare ma il nonno, benché molto devoto, decide di tornare comunque sulla terra per consentire alla bambina di godere a pieno della vita che l’attende.

Scritto dall’autore siriano Abdughani Makki, Il frutto del paradiso è proposto dall’editore Zefiro in una doppia versione: tradizionale e in simboli. Quest’ultima fa in particolare riferimento al modello inbook e prevede dunque un numero di simboli piuttosto elevato, tale da consentire la resa visiva dei singoli elementi lessicali. La costruzione sintattica che non disdegna frasi articolate e la scelta linguistica che dà spazio a parole ricercate ne fa un lavoro non banale da leggere ma che può aprire finestre per l’approfondimento di temi legati alla religione, alle leggende e più in generale alla geografia culturale.

La mia giornata

Impara l’arte e mettila da parte! Questo ha senza dubbio fatto la squadra di Puntidivista, progettando e realizzando i quiet book della sua collana senza parole. L’ultimo finora pubblicato – La mia giornata – presenta infatti caratteristiche analoghe al primo – Oggi divento (2018) – ma vanta al contempo alcune migliorie che lo rendono particolarmente apprezzabile e funzionale.

Entrambi i volumi si caratterizzano per pagine in feltro su cui sono attaccati (e da cui si possono staccare e riattaccare) con il velcro tanti elementi, anch’essi fustellati in feltro. Grazie a tali elementi, i protagonisti del volume, a loro volta staccabili e realizzati nel medesimo materiale, possono assumere differenti ruoli e fare cose diverse: in Oggi divento, per esempio, essi vestono i panni e dispongono degli strumenti tipici di vari mestieri mentre in La mia giornata interagiscono con gli oggetti caratteristici dei differenti ambienti che scandiscono le ore del giorno.

Qui, dunque, il bambino – che può essere maschio o femmina a seconda dei capelli che il lettore sceglie di applicargli – può lavarsi in bagno, vestirsi di fronte all’armadio, studiare e scrivere a scuola, muoversi in auto, fare acquisti in negozio, giocare al parco e prepararsi per andare a letto.  Il plus rispetto ai volumi più vecchi è rappresentato dalla presenza di elementi di contesto (il lavandino, il letto, la scrivania…) che agevolano la costruzione di scene narrativamente funzionali. Da non sottovalutare, poi, dal punto di vista pratico, la presenza di una semplice ma comoda custodia in stoffa che permette di riporre il libro dopo l’uso senza rischiare che i pezzi cadano e si smarriscano.

Contraddistinto da sagome molto essenziali ma ben riconoscibili e combinabili, La mia giornata costituisce un supporto molto funzionale e adattabile alle esigenze del singolo bambino, che siano di tipo pratico, come per esempio familiarizzare con una routine quotidiana o con la successione temporale, o che siano di tipo squisitamente narrativo. A partire dagli elementi offerti sulla pagina, infatti, è possibile costruire quadri o sequenze narrative più o meno complesse con cui inventare, divertirsi, giocare.

1, 2, 3… Arriva Alfabetò!

Per ogni lettera un animale, per ogni animale un’insolita descrizione, per ogni descrizione tante parole allitteranti e suoni onomatopeici. Così prende forma 1,2,3…arriva Alfabetò!, libro in simboli recentemente pubblicato da Homeless Book.

Contraddistinto da una copertina rigida e da una grafica semplice ma curata che ne valorizzano il contenuto, il volume mira a favorire la familiarizzazione del giovane lettore, tendenzialmente accompagnato da un mediatore, con i diversi suoni della lingua italiana. Le micro-storie della lunghezza di una pagina dedicate ai diversi animali sono costruite infatti in modo da tenere insieme parole più o meno quotidiane accomunate dalla ricorrenza di una data lettera. Così, per esempio, il coccodrillo Cocò, corre, canta e fa capriole sulla coda o i gatti Gigì e Giogiò, il giovedì giocano insieme, fanno il girotondo, mangiano gelatine gialle e giganti gelati di giuggiole. I suoni si fanno, cioè, motore inventivo di piccole situazioni più o meno surreali che rendono intrigante la lettura.

Il libro sostiene inoltre l’appropriazione del racconto e delle parole che lo compongono anche da parte dei lettori comunicativamente più svantaggiati grazie all’impiego costante di onomatopee che incentivano una lettura interattiva e partecipata e grazie a supporto visivo testo dei simboli WLS (Widgit Literacy Symbols). Impiegati secondo il modello inbook, questi vengono associati ai singoli lemmi e risultano dotati di qualificatori di numero, genere e tempo verbale. Infine, a corredo di un testo asciutto ma non prevedibile come quello composto da Maria Manuela Mennitti, operano le illustrazioni firmate dal giovane Lorenzo Tomacelli, che si caratterizzano per la messa in risalto di figure nette e non particolarmente elaborate.

CAAnto di Natale

Insieme a Le avventure di Pinocchio, il Canto di Natale di Dickens è probabilmente uno dei classici più adattati che il mercato italiano offra. Ne esistono diverse edizioni in formato audiolibro (rimarcabile, in particolare, quella curata da Locomoctavia) così come in simboli. L’ultima di questo tipo è nata in casa Homeless Book, curata da Roberta Zoli e illustrata da Vania Bellosi.

Si tratta un libro di ampio formato e dalla copertina rigida che ne impreziosisce e ne irrobustisce l’aspetto. Semplificato nel contenuto e nella forma, il racconto di Dickens viene qui supportato visivamente dall’uso dei simboli WLS, impiegati secondo il modello inbook. Tutti i passaggi salienti dell’originale sono di fatto presenti ma presentati in maniera più sintetica ed esposti con un linguaggio più fruibile e immediato. La riduzione dei testi, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi, fa sì che la pagina non risulti eccessivamente affollata e che la lettura possa risultare amichevole anche per quei bambini e ragazzi che faticano un po’ di più a sostare su narrazioni lunghe.

Rispetto al volume de la meridiana, anch’esso dedicato al Canto di Natale e simbolizzato secondo il modello inbook, questo di Homeless Book appare più asciugato e rielaborato, così da intercettare più facilmente anche i lettori più giovani. In questo senso anche la presenza di illustrazioni molto colorate, seppur non particolarmente elaborate e raffinate, concorre a restituire al volume un aspetto più adatto a un pubblico infantile.

Smart 3

Il piccolo dispositivo di comunicazione portatile SMART 3, con la sua uscita vocale chiara e distinta, può essere utilizzato ovunque, progettato per le persone con uno stile di vita attivo.

Leggero, facile da usare, combina un’eccellente qualità del suono con uno schermo luminoso. Il programma di comunicazione  Mind Express 4 è una soluzione comoda: i vocabolari possono essere creati e modificati sul dispositivo o su un PC. Smart utilizza la comunicazione con testo e/o simboli.

Lo schermo da 4,3″ ha un’alta risoluzione che offre una vista eccellente da tutte le angolazioni, può essere controllato da un dito o dallo stilo.

Le impostazioni del touch screen possono essere regolate specificando l’attivazione e i tempi di risposta in base alle esigenze dell’utente.

Costruito con un design moderno, la custodia in gomma offre una protezione extra ed è disponibile in diversi colori.

Le forme degli animali

È un libro senza parole?  È un libro-gioco? È un libro da toccare? Sì, sì, e sì. Difficile da incasellare, Le forme degli animali è un libro tanto semplice quanto versatile, nato in casa Puntidivista. Simile a Forme e colori per progetto e struttura, il libro si compone di tre doppie pagine in feltro, ciascuna delle quali ospita altrettante sagome di animali (cui si aggiungono il cane e il gatto in copertina) realizzate con lo stesso materiale. Troviamo animali domestici, selvatici e da fattoria, d’aria, d’acqua e di terra, uniti a tre a tre senza precisi ed evidenti criteri.

Ogni doppia pagina presenta da un lato una superficie uniforme e vuota, dall’altro tre sagome di animali che possono essere agevolmente estratte per giocare e raccontare. Quelle stesse sagome possono essere infatti impiegate per sviluppare la motricità fine, ricostruire le corrispondenze tra il pieno e il vuoto, nominare gli animali e costruire su di essi piccole storie che possono animarsi sulla pagina vuota.

Dal canto loro, le pagine sono tenute insieme da due anelli apribili che supportano più agevolmente gli spessori delle figure e che consentono di impiegare anche singolarmente ogni doppio foglio di feltro. Questo aspetto è interessante non solo in termini di praticità ma anche di fruibilità, pensando per esempio a quei bambini che risentono dell’esposizione simultanea a troppi stimoli e possibilità e a cui giova invece l’offerta progressiva di elementi da esplorare e utilizzare.

Stimolanti al tatto, benché non completamente fruibili in caso di disabilità visiva (ma il libro non si pone in effetti questo obiettivo), le sagome appaiono essenziali, semplici e piuttosto riconoscibili. La scelta di colori non aderenti al reale invita a concentrarsi sull’elemento della forma. Apprezzabile, infine, la scelta di dotare il volume di una pratica sacchetta in stoffa che si chiude con un laccetto e che consente di non perdere per strada le figure, soprattutto dopo un uso prolungato che attenua la forza del velcro.

Forme e colori

Si scrive Forme e colori, si legge semplicità vincente! Il volume in feltro nato in casa Puntidivista si caratterizza infatti per un’estrema sobrietà compositiva che diventa chiave di fruibilità estesa e multiforme. Quadrato, pratico e piacevole da maneggiare, il libro presenta tre doppie pagine in feltro, ciascuna delle quali propone da due a quattro sagome fustellate e altrettanti spazi di forma analoga in cui queste possono essere collocate.

Al lettore viene perciò chiesto di riconoscere la corrispondenza tra sagoma e spazio vuoto e di provare riempire quest’ultimo con la sagoma corretta. Nella sua essenzialità massima – di forme, di grafica, di colori, di materiali – il libro offre dunque molteplici stimoli che vanno dall’identificazione di forme e colori, all’associazione tra vuoto e pieno, alla collocazione puntuale degli elementi a disposizione: un lavoro dunque ricco e multisfaccettato che coinvolge la dimensione cognitiva così come quella della motricità fine.

Contenitore di un gioco che si può ripetere all’infinito e che può trovare nuovi sviluppi secondo la fantasia di chi lo usa (cosa succede, per esempio, se sulla pagina vuota colloco il triangolo sopra il quadrato? Viene fuori una forma nota? Posso creare altri oggetti?), Forme e colori privilegia forme essenziali che facilitano il riconoscimento e la composizione.

Le pagine prevedono, in questo senso, un piccolo crescendo in termini di complessità: se la prima doppia pagina presenta, infatti, forme geometriche come il quadrato e il triangolo, la seconda offre forme simboliche come il cuore e la stella mentre la terza propone un cane e un gatto, così da rendere il gioco via via più stimolante. Il libro è contenuto all’interno di una pratica sacca di stoffa che aiuta a non perdere i pezzi che lo compongono: un’attenzione in più che facilita l’uso del volume anche durante i viaggi o, più generalmente, il tempo trascorso fuori casa.

I quaderni di #intantofaccioqualcosa – Attività con la CAA 2

Durante il primo lockdown legato all’emergenza Covid-19, i social e più in generale il web hanno accolto centinaia di iniziative e proposte di attività per aiutare i bambini chiusi in casa a impiegare il tanto tempo vuoto a disposizione. Molte di queste si sono esaurite man mano con l’allentarsi delle misure restrittive. Altre, più rare, hanno trovato il modo di proseguire, magari assumendo una forma differente.

È il caso del progetto #intantofaccioqualcosa, ideato e promosso da Uovonero insieme alle associazioni Autismo è… e Spazio Nautilus di Milano: video e materiali scaricabili, postati quotidianamente durante la primavera del 2020, sono infatti diventati delle vere e proprie raccolte di attività, edite in forma di quaderno. Sono nati così, nel 2021, I quaderni di #intantofaccioqualcosa: 5 volumetti di stampo molto pratico che invitano a divertirsi con giochi, esperimenti scientifici, ricette, cruciverba ed esercizi, tutti fruibili anche in caso di autismo e difficoltà comunicativa perché costruiti sfruttando in larga parte la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Tutte le proposte sono infatti presentate con il supporto di PCS, fotografie e/o disegni che le rendono più immediate e fruibili anche da parte di chi non legge ancora autonomamente o di chi trova più congeniale una comunicazione di tipo visivo. Simboli e immagini non esauriscono completamente le spiegazioni delle attività ma il loro ruolo centrale concorre ad agevolarne la comprensione. Anche i testi, dal canto loro, risultano costruiti in modo da parlare in modo chiaro anche a chi non maneggia con facilità le parole, cercando di rimuovere il più possibile gli elementi di complessità lessicale e sintattica e privilegiando, al contrario, frasi lineari e termini usuali (ma rigorosi, soprattutto nel caso del quaderno scientifico).

I quaderni di #intantofaccioqualcosa si prestano così ad essere utilizzati in maniera relativamente autonoma da bambini e ragazzi anche con difficoltà di lettura o comunicazione, sia all’interno di un gruppo classe sia in un contesto familiare, a casa o in vacanza. Compagni affidabili e piacevoli, oltre che pratici nel formato, questi quaderni offrono una piccola ma sostanziosa scorta di spunti, ideali per pomeriggi oziosi o lunghe giornate di pioggia.

 

Attività con la CAA 2

Attività con la CAA 2 presenta diversi giochi volti a stimolare le abilità cognitive del bambino che viene invitato, per esempio, a mettere in relazione oggetti e animali con i rispettivi colori, funzioni, categorie, ad associare simboli e parole e a compilare cruciverba.

Ciò che contraddistingue questo volume è una particolare attenzione a valorizzare la lettura visiva. Non solo, infatti, le attività proposte mettono al centro i simboli PCS, anche in giochi normalmente più incentrati sulla parola come i cruciverba, ma gli stessi simboli sono altresì impiegati per supportare visivamente le poche e semplici istruzioni scritte in stampatello maiuscolo che vengono offerte al lettore. In questo modo la comprensione viene fortemente sostenuta, al pari dell’uso autonomo del quaderno.

Ogni attività presenta una pagina di istruzioni, alcune pagine su cui possono essere incollati i simboli che rispondono alla consegna e altre, contraddistinte da un colore differente, con i simboli da ritagliare e incollare sulle pagine precedenti. Le attività sono di complessità crescente ma tutte di semplice realizzazione. Attività con la CAA 2 si configura così come una proposta snella e molto fruibile, il cui impiego può rivelarsi funzionale e utile in molteplici contesti (casa, scuola, viaggio…).

Gli altri titoli della serie #intantofaccioqualcosa sono:

I quaderni di #intantofaccioqualcosa – Giocando s’impara

Durante il primo lockdown legato all’emergenza Covid-19, i social e più in generale il web hanno accolto centinaia di iniziative e proposte di attività per aiutare i bambini chiusi in casa a impiegare il tanto tempo vuoto a disposizione. Molte di queste si sono esaurite man mano con l’allentarsi delle misure restrittive. Altre, più rare, hanno trovato il modo di proseguire, magari assumendo una forma differente.

È il caso del progetto #intantofaccioqualcosa, ideato e promosso da Uovonero insieme alle associazioni Autismo è… e Spazio Nautilus di Milano: video e materiali scaricabili, postati quotidianamente durante la primavera del 2020, sono infatti diventati delle vere e proprie raccolte di attività, edite in forma di quaderno. Sono nati così, nel 2021, I quaderni di #intantofaccioqualcosa: 5 volumetti di stampo molto pratico che invitano a divertirsi con giochi, esperimenti scientifici, ricette, cruciverba ed esercizi, tutti fruibili anche in caso di autismo e difficoltà comunicativa perché costruiti sfruttando in larga parte la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Tutte le proposte sono infatti presentate con il supporto di PCS, fotografie e/o disegni che le rendono più immediate e fruibili anche da parte di chi non legge ancora autonomamente o di chi trova più congeniale una comunicazione di tipo visivo. Simboli e immagini non esauriscono completamente le spiegazioni delle attività ma il loro ruolo centrale concorre ad agevolarne la comprensione. Anche i testi, dal canto loro, risultano costruiti in modo da parlare in modo chiaro anche a chi non maneggia con facilità le parole, cercando di rimuovere il più possibile gli elementi di complessità lessicale e sintattica e privilegiando, al contrario, frasi lineari e termini usuali (ma rigorosi, soprattutto nel caso del quaderno scientifico).

I quaderni di #intantofaccioqualcosa si prestano così ad essere utilizzati in maniera relativamente autonoma da bambini e ragazzi anche con difficoltà di lettura o comunicazione, sia all’interno di un gruppo classe sia in un contesto familiare, a casa o in vacanza. Compagni affidabili e piacevoli, oltre che pratici nel formato, questi quaderni offrono una piccola ma sostanziosa scorta di spunti, ideali per pomeriggi oziosi o lunghe giornate di pioggia.

 

Giocando s’impara

Giocando s’impara è uno dei quaderni di #intantofaccioqualcosa più elaborati. Più complesse e sfidanti, rispetto ai precedenti, sono infatti le proposte di gioco e di conseguenza le istruzioni che ne descrivono il funzionamento.

Si tratta, in generale, di giochi che prevedono una fase preparatoria che ha già di per sé una dimensione ludica e coinvolgente e una parte di gioco vera e propria che mira a facilitare l’acquisizione o il consolidamento di alcune abilità. Così, per esempio, il lettore è chiamato a riprodurre dei disegni con degli stecchini, a stendere un bucato di carta su uno stendino fai da te mignon, a far scorrere un filo in un labirinto di pasta o a ricomporre dei puzzle di carta ispirati ad illustrazioni tratte da diversi albi targati Uovonero.

Le proposte sono sfiziose e coinvolgenti e richiedono una certa pazienza non solo nella fase di svolgimento vero e proprio ma anche e soprattutto in quella preparatoria. In quest’ultima può rendersi necessaria la collaborazione di un compagno o di un adulto poiché la spiegazione dei giochi e del loro allestimento non è supportata dai simboli e prevede spiegazioni necessariamente articolate, nonostante lo stile espositivo sia sempre ispirato alla maggiore linearità e semplicità possibile.

Gli altri titoli della serie #intantofaccioqualcosa sono:

Go Talk Now

Il nuovo GoTalk NOW offre tre stili di pagine per la comunicazione: Standard, Express e Immagini. Nelle pagine Standard la selezione avviene premendo l’elemento desiderato. Nelle pagine Express, dei messaggi registrati o letti da una sintesi vocale sono presenti su un’unica barra di conversazione e vengono letti in sequenza quando si preme la barra. Le pagine Immagini sono invece costruite intorno a una singola foto o immagine. In questo caso si possono inserire degli hotspots non visibili in corrispondenza di persone o oggetti della foto e associarvi messaggi vocali, musica o video. Potete abbinare liberamente pagine diverse in un unico libro per la comunicazione.

Potete realizzare tutti i libri per la comunicazione di cui avete bisogno, ognuno con configurazioni uniche e con un numero di pagine illimitato. Immaginate il potenziale effetto dato dal poter unire video e musica e dal poter passare da un’azione all’altra spostandovi tra le vostre pagine! E’ grandioso avere un magazzino personale, online, dove poter conservare e salvare dei modelli (fino a 5 pagine) gratuitamente, e da dove potete spedire via email i vostri modelli a genitori, colleghi, ecc. Ma non è finita: GoTalk NOW è un app completamente fruibile con la scansione!

Esiste la versione LITE, gratuita.

Lei ci sarà sempre

Lei ci sarà sempre nasce come un albo illustrato di stampo classico che mescola un testo malinconico a firma di Thierry Lenain e illustrazioni evocative per mano di Manon Gauthier. Qui il protagonista ripercorre diversi momenti speciali della sua infanzia che hanno contribuito a tessere un legame speciale tra lui e la sua mamma: un legame forte e presente anche nel momento in cui i due non sono più insieme.

Originariamente edito in forma tradizionale da Il leone Verde piccoli, Lei ci sarà sempre viene ora proposto al pubblico in una versione in simboli WLS curata da Uovonero. Inserito all’interno della collana I libri di Camilla, ideata per rendere accessibili tramite la simbolizzazione alcuni albi editi da diverse case editrici indipendenti, il libro si propone di offrire una lettura lirica e riflessiva anche ai giovani lettori con difficoltà comunicative: una sfida non banale, se si considerano in particolar modo le caratteristiche del testo e delle figure

Se la storia è di per sé ben scandita da una struttura iterata e contraddistinta da una semplice sequenza di momenti di felice condivisione tra madre e figlio, il testo presenta alcuni elementi di difficoltà legati a una costruzione sintattica particolare e a un discreto uso delle espressioni figurate. Il ricorrente “Lei c’era” segue sempre, infatti, il relativo complemento di fine (“Per proteggermi e condurmi lontano”, per esempio) ed espressioni come “colorare i miei sogni” o “cullare il mio cuore” hanno un ruolo non marginale nell’economia del racconto.

Le illustrazioni, dal canto loro, si caratterizzano per uno stile espressivo, sottolineato dall’uso del collage, dalle inquadrature non scontate e dal tratto (volutamente) impreciso a matita. Proprio alle illustrazioni, peraltro, è affidato il compito di accompagnare il lettore nel passaggio dal prima al poi e soprattutto dalla presenza all’assenza fisica della figura della mamma. Quel lei c’era che diventa lei ci sarà solo nell’ultima pagina trova senso, infatti, attraverso una doppia pagina totalmente senza parole in cui dominano il silenzio, il freddo e l’immobilità di un paesaggio invernale e attraverso indizi cromatici come le sfumature di giallo che sempre accompagnano la mamma e che sul finale marcano invece i contorni del cuore del bambino-narratore.

Per cogliere a pieno il significato dell’albo e la ricchezza delle sue sfumature, viene dunque richiesta al lettore una serie di inferenze, sul testo e sulle immagini: inferenze che esigono una certa padronanza dei codici ma che offrono in cambio un’appagante soddisfazione di lettura. Interessante e apprezzabile è, in questo senso, la scelta fatta da Uovonero, in tandem con il Leone Verde, di dare spazio a una narrazione nutrita di emozioni più che di fatti, per alimentare quella bibliodiversità che spesso l’attenzione all’accessibilità tende a mettere nell’angolo.

Mistero nel bosco

Da tempo gli animali sopportano le prepotenze e l’invasione umana dei loro habitat. Cosa succederebbe, però, se un giorno decidessero di dire basta ai soprusi? Forse chiamerebbero a raccolta le forze naturali per riprendersi finalmente i loro spazi, impedendo all’uomo di farvi ritorno. Questo, perlomeno, è ciò che accade in Mistero nel bosco. Qui gli animali decidono di chiudere il bosco agli uomini – molto rumorosi e poco rispettosi – e costruirvi all’interno uno speciale teatro in legno di cui godere in santa pace. Sarà la mediazione del saggio e burbero Gastolf, che con la natura da sempre convive e che degli animali, per questo, ha la fiducia, a far avere agli uomini una seconda chance e offrire a tutti – umani e animali – un’occasione per vivere finalmente in sintonia.

Edito da Argentodorato in una duplice versione, tradizionale e in simboli, Mistero nel bosco si presenta come un libro illustrato dal chiaro messaggio che racconta una storia semplice senza cedere alla tentazione di un linguaggio piatto. Le illustrazioni che frequentemente accompagnano il testo si mostrano ricche di dettagli e privilegiano i toni caldi (anche per la barba del vecchio Gastolf, in realtà, che ci si aspetterebbe piuttosto tendente al bianco e che un poco fuorvia), restituendo un’atmosfera naturale molto avvolgente e calorosa.

Tali caratteristiche del testo e delle figure concorrono a rendere la lettura sfidante e non banale. Di riflesso, anche la versione in simboli del volume appare abbastanza complessa, tale da richiedere al lettore una certa familiarità con i simboli e discrete abilità di attenzione e comprensione. Anche in considerazione del fatto che il libro segue il modello di simbolizzazione inbook, che privilegia la scrittura in simboli dei singoli elementi del testo, le pagine risultano infatti piuttosto affollate e ciascuna di esse contiene davvero un grande numero di pittogrammi. Per la stessa ragione non sono rari i simboli che necessitano di maggiore apprendimento perché meno trasparenti (quelli riferiti, per esempio, ad articoli, preposizioni, congiunzioni…), la cui complessità di lettura va di pari passo con la presenza fissa dei qualificatori (genere, tempo, numero…). Ne risulta una lettura impegnativa e non immediata ma allo stesso tempo molto ricca e appagante, capace di soddisfare quei lettori che necessitano di un supporto visivo ma che padroneggiano a dovere i simboli e non si spaventano di fronte a narrazioni più lunghe e articolate.

Oggi vado in città

Sperimentazione e contaminazione non sono nuove in casa Homeless Book. Dopo la felice proposta di Cosa vede Don Q?, coraggioso libro-gioco in simboli basato sul meccanismo delle alette, la casa editrice faentina torna a proporre un titolo fuori dagli schemi e capace di integrare narrazione e interazione. Oggi vado in città, sempre a firma di Maria Caterina Minardi e Piki, si presenta infatti come un volume originale in cui si mescolano un preciso intento sociale e una semplice dimensione narrativa. Il volume si propone, in particolare, di preparare il giovane lettore a un possibile giro in città, rendendone più familiari, prevedibili e amichevoli i luoghi e i contesti più comuni.

Il tragitto in auto e in bus, la visita al supermercato, l’attraversamento pedonale, la pausa al parco giochi: le tappe più frequenti che il lettore può vivere in città trovano spazio in questa che si configura come una vera e propria storia sociale, resa accattivante dalla scrittura curata, dall’impianto prettamente narrativo e dal ruolo centrale delle illustrazioni.

Ciò che rende poi, il volume, particolarmente interessante, è la presenza di riquadri vuoti all’interno del testo che il lettore può riempire con i simboli che meglio aderiscono alla sua personale esperienza: simboli relativi agli accompagnatori, a eventuali commissioni da fare, alle linee degli autobus da prendere o al libro da portare con sé per i momenti di attesa. Numerosi simboli tra i quali scegliere sono posti alla fine del libro in modo che il lettore possa ritagliarli e incollarli. Parimenti essi possono essere disegnati o stampati a piacere con gli strumenti di cui si dispone a casa. Questa peculiarità ha il merito di conciliare l’effettiva funzionalità del racconto con la cura del supporto che la ospita, di coinvolgere attivamente il lettore nel completamento della storia e di conseguenza nella sua assimilazione, di unire dimensione ludica e dimensione narrativa e infine di adattare il libro alle reali esigenze di chi legge.

I simboli impiegati all’interno del volume sono i WLS, che qui supportano visivamente testi molto fruibili, lineari e brevi. Al fine di ampliare il più possibile l’accessibilità e l’utilizzabilità del volume, inoltre, la simbolizzazione non prevede l’uso di qualificatori e prende in considerazione unità di senso più che singoli elementi lessicali.

I cestini dei tesori

I cestini dei tesori e I cestini delle stagioni sono due cartonati dalle pagine spesse editi da Il castoro e ideali per bambini di pochi mesi che iniziano a manifestare curiosità nei confronti degli oggetti che li circondano. L’idea interessante che vi sta alla base è quella di trasferire sulla pagina, nella maniera più aderente alla realtà possibile, le cose che più facilmente i bambini incontrano nella quotidianità e possono trovare intriganti: gli stessi, non a caso, che vanno frequentemente a popolare proprio i cesti dei tesori così come ideati da Elinor Goldschmied. Cucchiai di legno e caffettiere, zucche e foglie, conchiglie e frutti, solo per fare qualche esempio, confluiscono così su carta contribuendo a creare un ponte significativo tra il mondo e il libro, la realtà e la sua rappresentazione. L’esplorazione dei due libri, per certi versi, può dunque configurarsi come un passaggio successivo e collegato a quello dell’esplorazione fisica degli oggetti.

Entrambi i volumi prevedono dei piccoli testi introduttivi alle diverse sezioni: testi teoricamente rivolti al bambino, nel tono e nel contenuto, ma che di fatto sembrano parlare principalmente all’adulto che lo accompagna, come a evidenziare una traccia da seguire per sostenere il piccolo nella scoperta degli oggetti e della loro rappresentazione sulla pagina. Al netto di questi testi, i libri si presentano come degli imagier e su ogni pagina propongono dunque alcuni oggetti accompagnati dalla parola che li identifica. Gli oggetti sono scelti in modo mirato tra quelli che possono risultare non solo funzionali al tema di ogni volume ma anche familiari ai potenziali lettori. Quotidianità è dunque parola d’ordine nella selezione.

Di ognuno di essi è offerta al lettore un’immagine fotografica molto nitida e riconoscibile: il contrasto con lo sfondo bianco, l’inquadratura prevalentemente frontale e la pulizia grafica agevolano, infatti, il processo di riconoscimento che genera appagamento e desiderio di avanzare. La scelta del medium fotografico, che inizia finalmente ad essere sdoganato soprattutto nei volumi destinati ai più piccoli, concorre poi in maniera determinante a rendere la rappresentazione degli oggetti particolarmente efficace, immediata e dunque identificabile con successo anche da parte di bambini un po’ più grandi ma che presentano difficoltà di astrazione. La riconoscibilità e la familiarità degli oggetti, inoltre, concorrono a facilitare la costruzione di piccoli dialoghi tra il bambino e il mediatore, che può fare leva sull’esperienza realmente vissuta dal bambino con gli oggetti rappresentati.

I cestini dei tesori, in particolare, prevede tre sezioni, ognuna dedicata a un potenziale cestino dei tesori fisicamente realizzabile ad uso del bambino e contraddistinto da uno specifico filo conduttore: gli oggetti di casa, i materiali naturali e i colori. Di ogni cestino è proposta una fotografia iniziale, con inquadratura dall’alto, che offre una visione d’insieme, e poi un focus sui singoli oggetti che lo compongono ripresi perlopiù frontalmente e associati alla parola che consente di nominarli. Gli oggetti sono distribuiti sulla pagina in maniera ariosa e propizia alla scoperta senza che il bambino venga eccessivamente sovraccaricato di stimoli. Il loro affiancamento segue principi diversi, legati al colore, al materiale o all’ambito di utilizzo. Questo genera accostamenti insoliti e sorprendenti, proprio come accade nella realtà, quando il bambino sceglie dal cesto, affianca e fa interagire tra loro oggetti che nella quotidianità sono magari distanti.

LITTLEmack & BIGmack Communicators

Little Mack e Big Mack sono comunicatori simbolici di base che consentono la riproduzione di un messaggio vocale.

E’ sufficiente registrare qualsiasi messaggio direttamente nel comunicatore per la riproduzione di un singolo messaggio one-touch fino a due minuti di lunghezza. Con la sua base angolata e la superficie di attivazione da 2½”, LITTLEmack è perfetto per il montaggio ed è consigliato per le persone che possono accedere a una superficie di attivazione più piccola.

Invece con la sua ampia superficie di attivazione da 5″, BIGmack è una scelta eccellente per le persone con disabilità visive e le persone con disabilità fisiche che richiedono un’area target più ampia.

iTALK2

iTalk2 è un comunicatore simbolico di base con un’uscita in voce a due messaggi. E’ dotato di due tasti, adatto per effettuare scelte; ideale anche per fare domande e rispondere. Viene fornito con due scudi trasparenti e il tempo di registrazione è di 2 minuti per tasto.
Con due ingressi per dispositivi a batteria, potete facilmente abbinare comunicazione ed attività di svago. Alle due aree possono essere associate immagini o simboli che possono essere fissate agli scudi trasparenti. iTalk2 può essere utilizzato da utenti all’inizio di un percorso di comunicazione.

I cestini delle stagioni

I cestini dei tesori e I cestini delle stagioni sono due cartonati dalle pagine spesse editi da Il castoro e ideali per bambini di pochi mesi che iniziano a manifestare curiosità nei confronti degli oggetti che li circondano. L’idea interessante che vi sta alla base è quella di trasferire sulla pagina, nella maniera più aderente alla realtà possibile, le cose che più facilmente i bambini incontrano nella quotidianità e possono trovare intriganti: gli stessi, non a caso, che vanno frequentemente a popolare proprio i cesti dei tesori così come ideati da Elinor Goldschmied. Cucchiai di legno e caffettiere, zucche e foglie, conchiglie e frutti, solo per fare qualche esempio, confluiscono così su carta contribuendo a creare un ponte significativo tra il mondo e il libro, la realtà e la sua rappresentazione. L’esplorazione dei due libri, per certi versi, può dunque configurarsi come un passaggio successivo e collegato a quello dell’esplorazione fisica degli oggetti.

Entrambi i volumi prevedono dei piccoli testi introduttivi alle diverse sezioni: testi teoricamente rivolti al bambino, nel tono e nel contenuto, ma che di fatto sembrano parlare principalmente all’adulto che lo accompagna, come a evidenziare una traccia da seguire per sostenere il piccolo nella scoperta degli oggetti e della loro rappresentazione sulla pagina. Al netto di questi testi, i libri si presentano come degli imagier e su ogni pagina propongono dunque alcuni oggetti accompagnati dalla parola che li identifica. Gli oggetti sono scelti in modo mirato tra quelli che possono risultare non solo funzionali al tema di ogni volume ma anche familiari ai potenziali lettori. Quotidianità è dunque parola d’ordine nella selezione.

Di ognuno di essi è offerta al lettore un’immagine fotografica molto nitida e riconoscibile: il contrasto con lo sfondo bianco, l’inquadratura prevalentemente frontale e la pulizia grafica agevolano, infatti, il processo di riconoscimento che genera appagamento e desiderio di avanzare. La scelta del medium fotografico, che inizia finalmente ad essere sdoganato soprattutto nei volumi destinati ai più piccoli, concorre poi in maniera determinante a rendere la rappresentazione degli oggetti particolarmente efficace, immediata e dunque identificabile con successo anche da parte di bambini un po’ più grandi ma che presentano difficoltà di astrazione. La riconoscibilità e la familiarità degli oggetti, inoltre, concorrono a facilitare la costruzione di piccoli dialoghi tra il bambino e il mediatore, che può fare leva sull’esperienza realmente vissuta dal bambino con gli oggetti rappresentati.

Il cestino delle stagioni dedica due doppie pagine a ciascuna stagione. Gli oggetti scelti in associazione a ognuna di esse non sono dal canto loro legati solo dal tema della stagionalità ma anche da criteri squisitamente cromatici. Così, per esempio, gli oggetti scelti per rappresentare l’inverno privilegiano l’azzurro e il rosso, quelli primaverili virano al verde e al rosa, quelli estivi danno spazio ai colori del sole e del mare e quelli autunnali prediligono i toni caldi dell’arancione e marrone. Questo dà vita a pagine suggestive non solo per le trame semantiche che nascondono ma anche per il piacevole impatto estetico che generano. Gli oggetti fotografati sono in buona parte doni della natura: aspetto, questo, che sembra costituire un autentico invito a fare proprio il mondo, 365 giorni all’anno.

Il mio Afghanistan

La collana Parimenti de la meridiana – lo abbiamo segnalato più volte – nasce con l’intento di mettere a disposizione di adolescenti e giovani adulti storie tematicamente adatte alla loro età, che risultino semplificate nella forma e la cui lettura sia agevolata dal ricorso ai simboli.  L’obiettivo è quello di raggiungere, così, anche lettori con difficoltà cognitive, comunicative o linguistiche che resterebbero altrimenti esclusi da testi su argomenti analoghi ma proposti in forma tradizionale. I titoli finora pubblicati all’interno della collana – Il diario di Anna Frank, Dracula, Canto di Natale, Giacomo di cristallo e altre storie e A Said piaceva il mare – rendono bene l’idea della varietà e dello spessore delle narrazioni offerte ma è forse l’ultimo titolo pubblicato a rendere conto, meglio di tutti, del grande valore in termini di partecipazione, conoscenza e inclusione che la collana può vantare.

Il mio Afghanistan di Gholam Najafi è infatti un racconto estremamente forte, duro e attuale che consente al lettore di  conoscere da vicino una storia apparentemente incredibile ma di fatto più comune di quel che si potrebbe pensare, che gli fa incontrare comportamenti e sentimenti umani innanzi ai quali è difficile restare impassibili e che lo mette di fronte alla storia e al presente di una realtà sì distante dalla nostra ma al contempo molto citata nei notiziari e nei dibattiti pubblici e strettamente legata alla politica del nostro paese e del mondo intero. Il libro racconta, in particolare, il lunghissimo viaggio che l’autore ha fatto, partendo da solo all’età di dieci anni, per scappare dall’Afghanistan dopo la morte di suo padre. Attraverso tappe estenuanti in Pakistan, in Iran, in Turchia e in Grecia, il ragazzo riesce infine ad approdare in Italia, dove trova dapprima una comunità accogliente per minori e poi una famiglia che gli dona fiducia gratuita e amore: condizioni, queste, che unite a una straordinaria forza di volontà e un grande impegno, lo portano a diplomarsi e costruirsi una nuova vita. Il racconto si chiude con lo struggente viaggio di ritorno che l’autore fa nella sua terra nel tentativo disperato di ritrovare la madre e il fratello o perlomeno di avere notizie su di loro. Il suo sarà, tuttavia, un viaggio privo di risposte ma piuttosto denso di nuove domande, a cui il lettore è portato a partecipare con grande intensità, come a narrarlo fosse una persona cara.

Emozionante e durissimo, Il mio Afghanistan racconta una storia che per orecchie occidentali suona quasi difficile a credersi e che invece, come già alcuni anni fa era accaduto con Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari, ci costringe ad aprire gli occhi su verità scomode e realissime. Per questo conoscerle e condividerle è di fondamentale importanza e per questo il fatto che un libro come Il mio Afghanistan sia reso disponibile anche in una versione accessibile è una notizia quantomai felice. Oltretutto, la scelta di pubblicare il libro anche in simboli è nata proprio su suggerimento dell’autore che ha riconosciuto in questo tipo di libro uno strumento utile e prezioso del quale si sarebbe volentieri avvalso, appena arrivato in Italia, quando la sua conoscenza della nostra lingua era praticamente nulla: un aspetto, questo, tutt’altro che trascurabile perché mette in luce il forte valore che i racconti supportati dall’uso di simboli possono avere al di fuori di situazioni strettamente legate alla disabilità.

Il mio Afghanistan è reso disponibile dalla casa editrice anche in formato ebook, con le medesime caratteristiche compositive della versione cartacea.

Il-mio-Afghanistan-in-simboli

Nuance Vocalizer Expressive

Nuance Vocalizer offre una voce realistica, addestrata su dialoghi e casi d’uso specifici , che parla la vostra lingua con la stessa fluidità di una persona reale. Vocalizer sfrutta una tecnologia di sintesi vocale avanzata basata su reti neurali ricorrenti per offrire una voce molto più simile a quella umana, che offre vantaggi quali:

Il TTS di Nuance crea dialoghi naturali in 53 lingue e in 119 varianti di voce differenti.

Symwriter 2

SymWriter è un software di comunicazione che permette di scrivere testi che vengono automaticamente tradotti anche in forma simbolica, attraverso la possibilità di utilizzare 12.000 simboli Widgit (precedentemente conosciuti come Widgit Literacy Symbols), utilizzati in molti paesi nel mondo, sia a colori che in bianco e nero, in grado di rappresentare un vocabolario di oltre 34.000 lemmi nella lingua italiana, in continuo aggiornamento e ampliamento.

Creando testi simbolizzati il bambino può essere incoraggiato a scrivere e a usare le sue competenze di scrittura col sostegno della simbolizzazione. SymWriter offre la possibilità di:

Tux paint

Tux Paint è un programma di disegno progettato per i bambini (dai tre anni in su).Dispone di un’interfaccia semplice ed intuitiva, effetti sonori divertenti ed una simpatica mascotte che offre aiuto durante la creazione dei disegni.

Tux Paint è completamente gratuito. Questo software è stato progettato fondamentalmente per i bambini, con un’età superiore ai 3 anni. Avendo un’interfaccia molto intuitiva, il campo di applicazione di questo programma può essere esteso anche nel caso di deficit cognitivi. Tux, il pinguino di Linux, viene visualizzato nella parte bassa di ogni finestra e fornisce informazioni e suggerimenti.

Ai bambini viene presentato un foglio bianco e una grande varietà di strumenti per incoraggiarli ad esprimere la propria creatività.

Esiste la versione app.

Gli animali della fattoria

Si potrebbe pensare che Gli animali della fattoria di François Delebecque sia un comunissimo volume sulla vita nell’aia. E invece no, il libro portato in Italia da L’Ippocampo è decisamente molto di più. Qui le pagine non si limitano, infatti, a mostrare al lettore cavalli, maiali, capre e galline disegnati ma gli offrono l’occasione di conoscere e riconoscere questi animali da vicino, da diverse prospettive e in un crescendo di complessità che asseconda le sue abilità cognitive.

Come lo fanno? Attraverso una scelta stilistica orientata alla pulizia e all’essenzialità (grandi sfondi bianchi su cui si stagliano silhouette nere), una particolare attenzione al tema della somiglianza e della varietà (animali della stessa famiglia sono affini ma non identici così come lo stesso animale può avere aspetti differenti a seconda dalla prospettiva e dal contesto in cui lo si guarda), e un impianto a finestrelle che invita all’interazione, al gioco e al confronto tra differenti forme di rappresentazione.

Ogni doppia pagina è dedicata a una diversa famiglia di animali e presenta 4-5 finestrelle – una più grande sulla sinistra e altre 3-4 più piccole sulla destra – su cui figura la sagoma nera del soggetto. Ben distinguibile anche in caso di ipovisione, questa illustra l’animale mettendone in evidenza i tratti più pertinenti. Perlopiù rappresentati di profilo nella pagina di sinistra, così da risultare più riconoscibili al primo impatto, gli animali sono proposti di fronte, a figura non intera, a gruppi o insieme a elementi di contesto nella pagina di destra: aspetto, questo, che invita il lettore a cimentarsi con operazione di riconoscimento via via più articolate e sfidanti.

Le sagome, dal canto loro, non sono disegnate a caso ma ricalcano esattamente la fotografia dell’animale nascosta sotto la finestrella. Tra il sotto e il sopra di quest’ultima si viene così a creare un gioco di richiami e rimandi che non solo diverte ma supporta efficacemente l’acquisizione di dimestichezza con forme di rappresentazione più e meno realistiche. Un’ultima doppia pagina, infine, ripropone sempre in forma di finestrella tutti gli animali incontrati dal lettore all’interno del libro, offrendogli un’ulteriore occasione di scoperta, gioco e conferma delle abilità fin lì messe alla prova.

Versatile e intrigante, Gli animali della fattoria si presta così a essere letto in molti modi diversi, rispettando e stimolando le diverse abilità dei diversi lettori.

Bianco e nero

Must have assoluto per i piccolissimi, Bianco e nero di Tana Hoban ha tutto quello che un libro per lettori di pochi mesi dovrebbe avere: ha pagine solide, una struttura a leporello che si regge in piedi da sola, contrasti forti, figure grandi, sagome nette e soggetti attraenti.

Qui la semplicità dei contenuti fa il pari con la profondità della ricerca: ogni dettaglio – ciò che l’autrice inserisce così come ciò che decide di togliere – è studiato con grande cura, rispetto e attenzione nei confronti dei potenziali destinatari. Nulla di superfluo trova spazio sulla pagina che accoglie, da un lato del leporello, grandi figure nere su sfondo bianco, e dall’altro, grandi sagome bianche su sfondo nero. Le figure sono piene, sature, lucide, e catturano davvero l’occhio con grande facilità. Oltre al fascino del contrasto, queste si fanno apprezzare dai bambini sotto o poco sopra l’anno anche in virtù dei soggetti rappresentati. Strumenti quotidiani come posate e biberon, animali familiari come gatti e uccellini, oggetti naturali a domestici come foglie e chiavi offrono infatti al bambino il piacere del riconoscimento.

Ispirato ai principi dell’essenzialità, della facilità d’uso (la possibilità, per esempio, di osservare le pagine senza doverle sfogliare) e dell’evidenza della rappresentazione, Bianco e nero può dirsi un volume di grande accessibilità, capace di venire incontro anche ai bisogni specifici di bambini con difficoltà visive, cognitive o comunicative. Studiato per poter essere osservato a lungo e con piacere in autonomia dai neonati, il libro si presta benissimo anche a una lettura dialogica in cui l’adulto possa indicare e nominare i diversi oggetti, collocandoli eventualmente in un racconto personalizzato che richiami l’esperienza diretta di chi ascolta.

Con l’uscita di Bianco e nero festeggiamo l’arrivo in Italia di alcuni titoli preziosissimi di Tana Hoban, fotografa statunitense che negli anni ’70 condusse una ricca e innovativa ricerca sulla lettura visiva attraverso il medium fotografico. A questa pubblicazione di Editoriale Scienza ne sono già seguite alcune altre – Lo sai chi siamo?, sempre per lo stesso editore e Giallo, rosso, blu per Camelozampa – che speriamo fortemente inaugurino una lunga serie di proposte fotografiche rivolte a piccoli e piccolissimi.

GO TALK 9 +

Il comunicatore simbolico è un sistema che, tramite un codice grafico (non alfabetico), permette la comunicazione interpersonale a persone con difficoltà di comuncazione. GoTalk 9+ è un ausilio per la comunicazione con uscita in voce a 9 messaggi e 5 livelli di registrazione per un totale di 20 messaggi. Inoltre, GoTalk 9+ permette di registrare 3 messaggi che rimangono fissi per ciascun livello di registrazione (collocati nella prima fila in alto) allo scopo di avere sempre disponibili, ad esempio, richieste di aiuto, bisogni primari, etc. . La estrema leggerezza e la pratica maniglia rendono i GoTalk particolarmente adatti a quegli utenti che possono trasportare in modo autonomo il proprio ausilio di comunicazione.

Con un prezzo decisamente competitivo i GoTalk richiedono però la capacità di premere la superficie con una forza di almeno 300 grammi.

Esistono diverse versioni del prodotto: a 4, a 20 a 32 caselle di comunicazione.

Balenga

Quando si hanno cinque anni come Gino, una vacanza è sempre un’avventura. Quella che aspetta Gino, però, è proprio un’avventura speciale, un’avventura grande come… una balena!  Arrivato al mare con il nonno e impaziente di esplorare la spiaggia e di andare a caccia dei tesori che questa nasconde, Gino si imbatte infatti in un cetaceo arenato. Una telefonata ad Angelino ed ecco che l’amico del nonno nonché esperto di questi colossi del mare, arriva con la sua barca per occuparsi della salute della malcapitata. Non una ma ben due sorprese – una meno e una decisamente più entusiasmante – renderanno la giornata di Gino davvero indimenticabile.

Coinvolgente e impegnato, Balenga è un libro in simboli in cui testo e illustrazioni sono accomunate da una certa vivacità. Nonostante il numero circoscritto di personaggi e la relativa brevità del racconto, l’albo presenta una storia non banale e contraddistinta da una serie di piccoli colpi di scena oltre che da un tema serio e importante come quello dell’inquinamento. Alla luce di questo come del fatto che il testo scritto da Maro Lùbic non è brevissimo e alterna frasi brevi ad altre più articolate e complesse, Balenga si presta particolarmente bene a una lettura rivolta a bambini non proprio alle prime armi con i libri, le storie e la narrazione in simboli.

Questi ultimi, scelti all’interno della collezione WLS, vengono impiegati in maniera puntuale, a supporto visivo di un testo in cui gli elementi lessicali sono riquadrati individualmente. Il libro edito da Fabbrica dei Segni segue infatti il modello di simbolizzazione inbook di cui questi aspetti sono caratteristici.

La ricetta della strafelicità

Impacciato e pasticcione, Michele non sembra esattamente il tipo da brillare in cucina. Torte e arrosti richiedono, in effetti, precisione e accuratezza. Ma si può dire lo stesso della felicità? Per cucinar quest’ultima servono più che altro ingredienti speciali, ingredienti che profumano di emozioni e ricordi, di sogni e giornate indimenticabili: parola di nonna Isa, che della strafelicità possiede la ricetta esclusiva e segretissima. Con lei Michele trascorre le giornate più felici e per questo, quando la nonna viene a mancare, lo smarrimento del ragazzo è massimo. Si sente sperduto e assediato, Michele, di fronte a quella perdita inattesa. E in quel momento così delicato, in cui presenza e assenza fanno un passaggio di testimone e in cui Michele da ragazzo si ritrova uomo, sarà proprio la ricetta esclusiva e segretissima della nonna a venirgli in aiuto.

Delicatissimo e impastato di metafore saporite, La ricetta della strafelicità mette insieme un testo e delle illustrazioni accomunati da una leggerezza impalpabile. La densità delle emozioni trattate trova infatti uno slancio inatteso nelle parole accorte e sensibili di Matteo Razzini e nelle illustrazioni sottili di Alessandro Ferraro. Tratteggiate, sospese e animate da uno spirito surreale che centra a pieno il tono del testo, queste ultime moltiplicano i significati e fanno del libro edito da Corsiero un albo che non pretende scioccamente di recintare temi complessi come quelli della morte, dei ricordi e dei sentimenti ma sceglie invece con intelligenza di dare loro respiro e multisfaccettatura.

Edito in forma tradizionale prima di diventare un inbook, La ricetta della strafelicità sceglie sentieri narrativi poco battuti rinunciando a tutta una serie di caratteristiche che abitualmente contraddistinguono i libri in simboli. La sovrapposizione tra dimensione reale e dimensione fantastica, il forte valore simbolico della storia, il consistente uso di metafore e la presenza di illustrazioni surreali in linea con il tono del racconto rappresentano infatti scelte compositive e stilistiche poco praticate nell’ambito dei volumi in CAA perché implicano maggiori sforzi di astrazione e un tipo di decodifica che van ben oltre la semplice comprensione delle parole.

E questo, se da un lato costituisce una sfida altissima per lettori con difficoltà comunicative che vogliano e possano cimentarsi con una lettura più complessa e insolita, dall’altro lancia un messaggio molto forte rispetto alla possibilità che i libri in simboli possano rappresentare una lettura che non riguarda necessariamente solo chi abitualmente impiega la CAA. L’inbook de La ricetta della strafelicità di dice insomma che i simboli possono raccontare tanti tipi di storie e che le storie in simboli possono incontrare tanti tipi di lettori.

Niki words

Niki words è un’app realizzata per bambini con Bisogni Educativi Speciali. Si tratta di un’applicazione per imparare a scrivere e a leggere attraverso tre sezioni di gioco:

– gioca con le parole

– cruciverba

– lavagna magica

E’ possibile selezionare altre lingue, oltre l’italiano, tra cui l’inglese, il francese, lo spagnolo e lo svedese.

La sezione “Gioca con le parole” è suddivisa in 18 categorie e si presenta come una lavagna bianca con l’immagine dell’oggetto e il bambino può scrivere il nome dell’oggetto selezionando le lettere disposte nell’area sotto la lavagna. La sezione “Cruciverba” si presenta  come un vero e proprio cruciverba semplificato e supportato dalle immagini che rappresentano le parole da inserire. la sezione “Lavagna magica” è una piccola lavagna dove il bambino ha la possibilità di sperimentare liberamente con le lettere e comporre proprie parole.

E’ presente una sezione destinata ai genitori in cui sono presenti le impostazioni tecniche (livello di difficoltà, effetti sonori, altre utili modifiche).

Niki Story

L’app Niki Story permette all’utente di creare storie sociali e fiabe multimediali ed è disponibile, a pagamento, per iPhone e iPad. Dalla schermata principale è possibile scegliere di leggere e modificare storie esistenti o creare nuove storie. Durante la creazione si inseriscono le  immagini salvate sul dispositivo ed è possibile inoltre inserire simboli PCS per la comunicazione. La storia finita può essere salvata anche in formato PDF e inviata a altre cartelle o dispositivi.  Niki Story è un’app utile per sviluppare le capacità creative e per aiutare persone con bisogni comunicativi complessi.

Niki Talk

Niki talk è un’applicazione pensata per bambini autistici disponibile per dispositivi dotati di sistema Android e per Ipad. L’app si scarica gratuitamente e, dopo un mese di prova, l’utente potrà procedere con l’acquisto per usufruire della piattaforma necessaria per personalizzare l’album di raccolta immagini (Niki Designer).  L’utente potrà accedere al proprio account tramite PC o Tablet previa registrazione. La gestione di Niki Designer è molto semplice e intuitiva e permette all’utente di creare cartelle di immagini personalizzate (seguite dal testo e dalla lettura con la sintesi vocale) suddivise per categorie in modo da rendere più facile la gestione della schermata visibile sull’applicazione. la struttura comunicativa si sviluppa ad albero e consente di personalizzare percorsi comunicativi.

 

Signor Orso ha fame

A un grande letargo segue necessariamente un grande appetito, e infatti, risvegliatosi da un lungo sonno, il signor Orso si ritrova con lo stomaco piuttosto brontolante. Inesperto e un po’ tontolone, tuttavia, Orso non riesce a trovare la colazione adatta a lui e anche l’aiuto del suo amico riccio Filippo sembra portare a ben pochi risultati. Fiori, bambù, carote e cortecce lasciano a desiderare ma talvolta (Newton insegna!), quando si è perseveranti, le soluzioni possono cascare dal cielo!

Con la consueta dose di genuinità e candore, i personaggi creati da Alice Campanini si trovano coinvolti in piccole avventure che mettono alla prova la loro inventiva e i loro rapporti di amicizia. Il riccio Filippo, già presente in Un riccio per amico e di Bosco dove sei?, in questo è maestro: la sua generosità e il suo prendersi cura degli altri sono, infatti, il motore di tutti i racconti che lo vedono protagonista.

Semplice e iterato nella struttura narrativa, Il signor Orso ha fame presenta un testo non troppo asciutto ma nemmeno troppo complesso: un giusto equilibrio per lettori che non manifestino grandi difficoltà a seguire storie di una certa lunghezza e a comprendere frasi in cui non mancano espressioni metaforiche e costruzioni con una o più coordinate e/o subordinate.

I simboli impiegati, come da modello in-book, sono i WLS, il che garantisce una certa flessibilità e ricchezza espressiva. Riquadrati e dedicati a singoli elementi lessicali, i simboli sono fisicamente inseriti sulle stesse pagine in cui compaiono le illustrazioni, continuando però a risultare molto leggibili. La composizione grafica appare infatti equilibrata e non confusiva.

Sei uno spettacolo nonno

A Marco piace stare con il nonno ma il fatto che debba trascorrere con lui tutti i pomeriggi non gli va esattamente a genio. Sono i suoi genitori, piuttosto assenti per motivi di lavoro, a obbligarlo perché così né lui né il nonno restano soli in loro assenza.

Il nonno, però, conosce bene suo nipote e non gli sfugge il malessere che lo anima. Così, trovato un momento tranquillo, Marco gli confida il suo disagio e il desiderio di dedicarsi anche ad altre attività, come l’agognato corso di teatro. Come fare a conciliare le aspirazioni da attore con le imposizioni genitoriali? Ci pensa il nonno a trovare una soluzione tanto bislacca quanto funzionale.

Sei uno spettacolo nonno presenta una storia piuttosto piana, priva di grandi avvenimenti, e concentrata perlopiù sui sentimenti e le relazioni e sulla loro multisfaccettatura. Al centro, l’autrice pone infatti i dialoghi tra nonno e nipote che condividono sogni, emozioni e progetti.

Contraddistinto da un testo non proprio minimo, essenziale e lineare così come da un’impaginazione piuttosto fitta, il libro edito da Storie Cucite si presta a una lettura godibile da parte di bambini non proprio alle prime armi e che presentino una certa dimestichezza con i simboli. Questi ultimi, scelti all’interno nella collezione WLS, sono proposti e combinati secondo le norme del modello in-book, quindi con testo minuscolo e interno al riquadro, elementi simbolizzati individualmente, presenza di qualificatori di numero e genere.

Le illustrazioni, dal canto loro, presentano uno stile pulito e delicato, che ben si sposa alla tematica e al tono del testo.

Sento

La splendida collana A bocca aperta di Camelozampa, specificamente progettata per accogliere proposte di qualità destinate ai piccolissimi, si arricchisce di quattro nuovi volumi a firma di Helen Oxenbury. Come suggerito dagli stessi titoli – Vedo, Sento, Tocco, Posso – questa serie pone al centro dell’attenzione la scoperta del mondo da parte dei bambini in età da asilo nido: una scoperta essenzialmente multisensoriale, dinamica e tutta basata sull’esperienza diretta.

Sento dà spazio a rumori quotidiani di vario tipo e intensità: dal ticchettio dell’orologio all’abbaiare del cane, dal canto di un uccello agli strilli di una bimba. Più che in altri volumi qui giocano un ruolo interessante le espressioni del viso del protagonista che tanto dicono (con pochissimi tratti) del grado di piacevolezza dei diversi suoni e che tanto favoriscono l’identificazione da parte del lettore. Precisissima è, poi, l’autrice nello scegliere per il protagonista posizioni e abiti diversi – in pantofole, per esempio, a fianco al cane, a piedi nudi vicino alla sorella e con le scarpe in mezzo al prato – a seconda della situazione. Questi aspetti minimi e apparentemente insignificanti sono infatti quelli che rendono la scena davvero familiare, riconoscibile e vera per chi, a uno o due anni di età, guarda con grande attenzione il mondo che si trova a portata di mano.

Vedo mette insieme oggetti, animali e persone che il protagonista e il lettore possono osservare in contesti, momenti della giornata, posizioni diversi. Se per guardare una farfalla bisogna necessariamente starle appresso e dunque muoversi, un fiore può essere guardato a lungo e stando fermi, magari comodamente sdraiati in posizione prona. Mentre un amico resta facilmente a portata di sguardo, un aereo chiede di fissare l’occhio in lontananza per poi sparire in poco tempo. Con una scelta accorta dei soggetti, l’autrice offre dunque una carrellata non solo di cose ma anche di situazioni di osservazione molto diverse tra loro e come tali ancora più capaci di solleticare il lettore.

Tocco celebra uno dei sensi – il tatto – più importanti per la crescita e la scoperta da parte dei bambini più piccoli. Scegliendo oggetti diversissimi tra loro per consistenza ed uso, come una palla, la barba di una persona cara, un gatto o l’acqua della doccia, l’autrice illustra bene quante declinazioni il verbo toccare possa avere. Si può toccare, infatti, accarezzando, tastando, sollevando, stringendo o raccogliendo e ciascuna di queste esperienze arricchisce la conoscenza del mondo del lettore e diventa, per lui, possibilità di relazione insostituibile.

Posso passa in rassegna, in una serrata successione, alcuni dei principali o dei più frequenti movimenti con cui un bambino tra uno e due anni si confronta. Movimenti volontari e involontari, movimenti più o meno dinamici, complessi e articolati, movimenti piacevoli o spiacevoli, faticosi o rilassanti: anche qui la varietà si fa elemento chiave. Esclusivo soggetto, il bambino protagonista del volume viene rappresentato mentre compie le differenti azioni (una per pagina), senza specifici elementi di contesto. In questo modo tutta l’attenzione viene riversata sulla posizione del corpo, sull’espressione del viso, sull’abbigliamento (spesso significativo come nel caso di “scivolo”), favorendo l’immedesimazione e, con buona probabilità, la replica simultanea di ogni movenza.

Proprio come gli altri quattro titoli firmati da Helen Oxenbury e inseriti all’interno della collana A bocca aperta di Camelozampa, Vedo, Posso, Sento e Tocco vantano un formato molto maneggevole (quadrato, 14×14 cm), un’attenzione specifica agli interessi e alle conoscenze reali dei possibili destinatari, una rappresentazione dei soggetti dapprima isolati e poi inseriti nel contesto di riferimento (fatta eccezione per Posso) e uno stile essenziale, privo di elementi inutili e capace di dare rilievo a movimenti ed emozioni del protagonista.

A differenza di Amici, Al lavoro, Mi diverto e Mi vesto, tuttavia, questi cartonati più recenti non si presentano del tutto privi di parole ma assumono piuttosto la forma di imagier: ogni doppia pagina descrive infatti l’oggetto o l’azione a cui è dedicata non solo attraverso l’illustrazione ma anche attraverso la parola: una sola e soltanto, chiara, diretta e quotidiana. I libri diventano così un modo per conoscere, riconoscere e nominare insieme il mondo, con una formula compositiva e un’efficacia comunicativa per nulla distanti da quella dei simboli utilizzati nella CAA.

Per questa ragione, oltre che per la straordinaria capacità della Oxenbury di cogliere gli aspetti davvero significativi di ogni oggetto senza lasciarsi tentare da dettagli non pregnanti e utili dalla decodifica dell’immagine, Vedo, Tocco, Posso e Sento costituiscono una risorsa godibilissima e utilissima anche laddove siano presenti delle difficoltà cognitive o comunicative. I quattro libri costituiscono in questo senso un esempio impeccabile di come la cura compositiva ed estetica e la capacità di guardare attentamente all’infanzia predispongano un terreno molto fertile per far sì che la condivisione di un libro possa risultare piacevole e densa a raggio davvero ampio.

Tocco

La splendida collana A bocca aperta di Camelozampa, specificamente progettata per accogliere proposte di qualità destinate ai piccolissimi, si arricchisce di quattro nuovi volumi a firma di Helen Oxenbury. Come suggerito dagli stessi titoli – Vedo, Sento, Tocco, Posso – questa serie pone al centro dell’attenzione la scoperta del mondo da parte dei bambini in età da asilo nido: una scoperta essenzialmente multisensoriale, dinamica e tutta basata sull’esperienza diretta.

Tocco celebra uno dei sensi – il tatto – più importanti per la crescita e la scoperta da parte dei bambini più piccoli. Scegliendo oggetti diversissimi tra loro per consistenza ed uso, come una palla, la barba di una persona cara, un gatto o l’acqua della doccia, l’autrice illustra bene quante declinazioni il verbo toccare possa avere. Si può toccare, infatti, accarezzando, tastando, sollevando, stringendo o raccogliendo e ciascuna di queste esperienze arricchisce la conoscenza del mondo del lettore e diventa, per lui, possibilità di relazione insostituibile.

Sento pone al centro della scena rumori quotidiani di vario tipo e intensità: dal ticchettio dell’orologio all’abbaiare del cane, dal canto di un uccello agli strilli di una bimba. Più che in altri volumi qui giocano un ruolo interessante le espressioni del viso del protagonista che tanto dicono (con pochissimi tratti) del grado di piacevolezza dei diversi suoni e che tanto favoriscono l’identificazione da parte del lettore. Precisissima è, poi, l’autrice nello scegliere per il protagonista posizioni e abiti diversi – in pantofole, per esempio, a fianco al cane, a piedi nudi vicino alla sorella e con le scarpe in mezzo al prato – a seconda della situazione. Questi aspetti minimi e apparentemente insignificanti sono infatti quelli che rendono la scena davvero familiare, riconoscibile e vera per chi, a uno o due anni di età, guarda con grande attenzione il mondo che si trova a portata di mano.

Vedo mette insieme oggetti, animali e persone che il protagonista e il lettore possono osservare in contesti, momenti della giornata, posizioni diversi. Se per guardare una farfalla bisogna necessariamente starle appresso e dunque muoversi, un fiore può essere guardato a lungo e stando fermi, magari comodamente sdraiati in posizione prona. Mentre un amico resta facilmente a portata di sguardo, un aereo chiede di fissare l’occhio in lontananza per poi sparire in poco tempo. Con una scelta accorta dei soggetti, l’autrice offre dunque una carrellata non solo di cose ma anche di situazioni di osservazione molto diverse tra loro e come tali ancora più capaci di solleticare il lettore.

Posso passa in rassegna, in una serrata successione, alcuni dei principali o dei più frequenti movimenti con cui un bambino tra uno e due anni si confronta. Movimenti volontari e involontari, movimenti più o meno dinamici, complessi e articolati, movimenti piacevoli o spiacevoli, faticosi o rilassanti: anche qui la varietà si fa elemento chiave. Esclusivo soggetto, il bambino protagonista del volume viene rappresentato mentre compie le differenti azioni (una per pagina), senza specifici elementi di contesto. In questo modo tutta l’attenzione viene riversata sulla posizione del corpo, sull’espressione del viso, sull’abbigliamento (spesso significativo come nel caso di “scivolo”), favorendo l’immedesimazione e, con buona probabilità, la replica simultanea di ogni movenza.

A differenza di Amici, Al lavoro, Mi diverto e Mi vesto, tuttavia, questi cartonati più recenti non si presentano del tutto privi di parole ma assumono piuttosto la forma di imagier: ogni doppia pagina descrive infatti l’oggetto o l’azione a cui è dedicata non solo attraverso l’illustrazione ma anche attraverso la parola: una sola e soltanto, chiara, diretta e quotidiana. I libri diventano così un modo per conoscere, riconoscere e nominare insieme il mondo, con una formula compositiva e un’efficacia comunicativa per nulla distanti da quella dei simboli utilizzati nella CAA.

Per questa ragione, oltre che per la straordinaria capacità della Oxenbury di cogliere gli aspetti davvero significativi di ogni oggetto senza lasciarsi tentare da dettagli non pregnanti e utili dalla decodifica dell’immagine, Vedo, Tocco, Posso e Sento costituiscono una risorsa godibilissima e utilissima anche laddove siano presenti delle difficoltà cognitive o comunicative. I quattro libri costituiscono in questo senso un esempio impeccabile di come la cura compositiva ed estetica e la capacità di guardare attentamente all’infanzia predispongano un terreno molto fertile per far sì che la condivisione di un libro possa risultare piacevole e densa a raggio davvero ampio.

Posso

La splendida collana A bocca aperta di Camelozampa, specificamente progettata per accogliere proposte di qualità destinate ai piccolissimi, si arricchisce di quattro nuovi volumi a firma di Helen Oxenbury. Come suggerito dagli stessi titoli – Vedo, Sento, Tocco, Posso – questa serie pone al centro dell’attenzione la scoperta del mondo da parte dei bambini in età da asilo nido: una scoperta essenzialmente multisensoriale, dinamica e tutta basata sull’esperienza diretta.

Posso passa in rassegna, in una serrata successione, alcuni dei principali o dei più frequenti movimenti con cui un bambino tra uno e due anni si confronta. Movimenti volontari e involontari, movimenti più o meno dinamici, complessi e articolati, movimenti piacevoli o spiacevoli, faticosi o rilassanti: la varietà si fa dunque elemento chiave. Esclusivo soggetto, il bambino protagonista del volume viene rappresentato mentre compie le differenti azioni (una per pagina), senza specifici elementi di contesto. In questo modo tutta l’attenzione viene riversata sulla posizione del corpo, sull’espressione del viso, sull’abbigliamento (spesso significativo come nel caso di “scivolo”), favorendo l’immedesimazione e, con buona probabilità, la replica simultanea di ogni movenza.

Vedo mette insieme oggetti, animali e persone che il protagonista e il lettore possono osservare in contesti, momenti della giornata, posizioni diversi. Se per guardare una farfalla bisogna necessariamente starle appresso e dunque muoversi, un fiore può essere guardato a lungo e stando fermi, magari comodamente sdraiati in posizione prona. Mentre un amico resta facilmente a portata di sguardo, un aereo chiede di fissare l’occhio in lontananza per poi sparire in poco tempo. Con una scelta accorta dei soggetti, l’autrice offre dunque una carrellata non solo di cose ma anche di situazioni di osservazione molto diverse tra loro e come tali ancora più capaci di solleticare il lettore.

Tocco celebra uno dei sensi – il tatto – più importanti per la crescita e la scoperta da parte dei bambini più piccoli. Scegliendo oggetti diversissimi tra loro per consistenza ed uso, come una palla, la barba di una persona cara, un gatto o l’acqua della doccia, l’autrice illustra bene quante declinazioni il verbo toccare possa avere. Si può toccare, infatti, accarezzando, tastando, sollevando, stringendo o raccogliendo e ciascuna di queste esperienze arricchisce la conoscenza del mondo del lettore e diventa, per lui, possibilità di relazione insostituibile.

Sento pone al centro della scena rumori quotidiani di vario tipo e intensità: dal ticchettio dell’orologio all’abbaiare del cane, dal canto di un uccello agli strilli di una bimba. Più che in altri volumi qui giocano un ruolo interessante le espressioni del viso del protagonista che tanto dicono (con pochissimi tratti) del grado di piacevolezza dei diversi suoni e che tanto favoriscono l’identificazione da parte del lettore. Precisissima è, poi, l’autrice nello scegliere per il protagonista posizioni e abiti diversi – in pantofole, per esempio, a fianco al cane, a piedi nudi vicino alla sorella e con le scarpe in mezzo al prato – a seconda della situazione. Questi aspetti minimi e apparentemente insignificanti sono infatti quelli che rendono la scena davvero familiare, riconoscibile e vera per chi, a uno o due anni di età, guarda con grande attenzione il mondo che si trova a portata di mano.

Proprio come gli altri quattro titoli firmati da Helen Oxenbury e inseriti all’interno della collana A bocca aperta di Camelozampa, Vedo, Posso, Sento e Tocco vantano un formato molto maneggevole (quadrato, 14×14 cm), un’attenzione specifica agli interessi e alle conoscenze reali dei possibili destinatari, una rappresentazione dei soggetti dapprima isolati e poi inseriti nel contesto di riferimento (fatta eccezione per Posso) e uno stile essenziale, privo di elementi inutili e capace di dare rilievo a movimenti ed emozioni del protagonista.

A differenza di Amici, Al lavoro, Mi diverto e Mi vesto, tuttavia, questi cartonati più recenti non si presentano del tutto privi di parole ma assumono piuttosto la forma di imagier: ogni doppia pagina descrive infatti l’oggetto o l’azione a cui è dedicata non solo attraverso l’illustrazione ma anche attraverso la parola: una sola e soltanto, chiara, diretta e quotidiana. I libri diventano così un modo per conoscere, riconoscere e nominare insieme il mondo, con una formula compositiva e un’efficacia comunicativa per nulla distanti da quella dei simboli utilizzati nella CAA.

Per questa ragione, oltre che per la straordinaria capacità della Oxenbury di cogliere gli aspetti davvero significativi di ogni oggetto senza lasciarsi tentare da dettagli non pregnanti e utili dalla decodifica dell’immagine, Vedo, Tocco, Posso e Sento costituiscono una risorsa godibilissima e utilissima anche laddove siano presenti delle difficoltà cognitive o comunicative. I quattro libri costituiscono in questo senso un esempio impeccabile di come la cura compositiva ed estetica e la capacità di guardare attentamente all’infanzia predispongano un terreno molto fertile per far sì che la condivisione di un libro possa risultare piacevole e densa a raggio davvero ampio.

Il bottone Tommasone

Il bottone Tommasone è un libro tattile illustrato che ben si presta a prime esplorazioni con le dita e a primi semplici incontri con il Braille.

Contraddistinto da una storia molto lineare, breve e piana in cui un bottone curioso e monello si infila in diversi tipi di indumenti fino a calzare un paio di scarpette e scappare via, il libro agevola la comprensione e l’appropriazione dei contenuti da parte del giovane lettore attraverso diversi accorgimenti tra cui l’applicazione sulla pagina di oggetti reali (i vari indumenti in cui Tommasone si infila) in luogo della loro rappresentazioni; la predilezione per testi minimi, denotativi e in rima; la precisa corrispondenza tra testo e illustrazioni e la possibilità di far fisicamente muovere il bottone protagonista – realizzato come un tondo di qualche centimetro di diametro – dentro gli abiti indicati.

Vestite (letteralmente!) di jeans, le pagine del libro presentano oltre al testo e all’indumento di volta in volta attraversato, anche una traccia in rilevo che evidenza il percorso – talvolta a zigzag, talvolta lineare e talvolta a balzi – seguito dal bottone e, con lui, praticabile dal bambino.

El conejo blanco

Andare a raccogliere i cavoli per fare la zuppa, tornare a casa e trovare una capra capraccia che se ne è deliberatamente impossessata. Ohibò, questo sì che è un brutto fatto! Ecco allora che il piccolo coniglio bianco, a cui questa disavventura è effettivamente capitata, si ritrova a vagare per la campagna alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo. E se non può contare sul bue, sul cane e sul gallo, perché troppo fifoni, il protagonista troverà per fortuna un insospettabile alleato nella formichina: non c’è trippa che tenga, i suoi pizzichini fanno scappare persino le capre capracce!

Divertente e capace di capovolgere le attese, Il piccolo coniglio bianco ha dalla sua ha dei personaggi buffissimi, una narrazione che fa un uso spassoso dell’iterazione e un linguaggio teneramente colloquiale che lo rendono efficacissimo per una lettura ad alta voce. Questi aspetti, insieme alla grafica piuttosto ordinata, hanno senz’altro giocato la loro parte nella scelta del volume, tra quelli editi da Kalandraka, per la traduzione in simboli da inserire all’interno della collana I libri di Camilla.

Ma quella curata da Uovonero non è in realtà la primissima versione in simboli dell’albo di Xosé Ballesteros e Óscar Villán. La stessa casa editrice Kalandraka, infatti, propone da anni in Spagna una collana di libri adattati e simbolizzati grazie alla collaborazione dell’associazione B.A.T.A e tra questi figura proprio anche El conejo blanco. Pioniera in questo settore, la collana Makakinos mira a facilitare la lettura a vantaggio di quei bambini che altrimenti ne resterebbero esclusi. Gli accorgimenti messi in campo in questo senso sono diversi. Non solo infatti il testo alfabetico viene affiancato dai simboli PCS corrispondenti ma è altresì oggetto di alcuni rimaneggiamenti volti a semplificare le frasi e ridurre le espressioni metaforiche di più difficile comprensione. Anche le illustrazioni, dal canto loro, sono rilavorate in modo da risultare il più possibile aderenti al testo che accompagnano.

Rispetto al lavoro di adattamento fatto per I libri di Camilla, questo spagnolo privilegia decisamente la fruibilità anche in caso di difficoltà cognitive rispetto all’aderenza all’originale. È interessante notare, inoltre, come in questo caso si prediliga l’uso di simboli dallo sfondo colorato e come il testo che accompagna il pittogramma all’interno del riquadro non sostituisca il testo originale ma offra una sorta di alternativa, più semplice e lineare.

Che cos’è?

Formato quadrato e maneggevole, soggetti riconoscibili, semplici illustrazioni in bianco e nero, assenza totale di parole scritte: con Che cos’è? Tana Hoban offre ai lettori più piccoli, fin dai primissimi mesi, un libro che fa dell’essenzialità la sua cifra e il suo modo di rispondere a specifiche esigenze percettive e cognitive. Attentissima ad abbracciare il bebè con forme e contenuti davvero adatti a bisogni e capacità in movimento, la fotografa americana confeziona un volume ad altissimo contrasto in cui spiccano su sfondo nero lucido nove sagome bianche ben riconoscibili.

Un ciuccio, un palloncino, un anatroccolo giocattolo, un passeggino: gli oggetti a cui Tana Hoban sceglie di dedicare attenzione all’interno di Che cos’è? sono selezionati tra quelli più comuni e familiari ai potenziali destinatari del libro: oggetti che popolano le case, che possono essere toccati ed esperiti senza pericolo, che assumono un valore affettivo ed emotivo importante. Ritrovarli sulla pagina nei loro tratti salienti e senza alcun orpello inutile consente al bambino di compiere un’esperienza di riconoscimento di grande appagamento. La presenza di oggetti collegabili alla propria quotidianità, inoltre, pone le basi per attivare un dialogo fruttuoso e profondamente coinvolgente tra il bambino e l’adulto che accompagna la scoperta del libro.

Quello che appare come un libro semplicissimo, quasi scarno, è in realtà frutto di un lavoro di selezione e asciugatura estremamente delicato e attento. Tana Hoban opera, infatti, in maniera minuziosa sui contrasti che meglio possono attrarre gli occhi dei più piccoli, sulle angolature che possono facilitarli nel riconoscimento degli oggetti, sulle associazioni che possono riempirsi di senso. Così, per esempio, ciuccio e peluche che parlano di consolazione, relax, coccole e sicurezza condividono la medesima doppia pagina, alla stessa maniera di sedia e tavolino, che richiamano una comune esperienza di esplorazione dello spazio e delle possibilità del proprio corpo.

Che cos’è? fa parte della preziosa collana A bocca aperta messa a punto da Camelozampa con la consulenza scientifica di Silvia Blezze Picherle e Luca Ganzerla: una collana rivolta ai bambini tra 0 e 2 anni che iniziano ad approcciare l’oggetto-libro e il suo contenuto e progettata attingendo ai titoli più significativi della produzione internazionale. Insieme a Tana Hoban, autrice di Che cos’è? ma anche di Giallo, rosso, blu, la collana da poco nata comprende ad oggi anche quattro piccoli  libri senza parole firmati da Helen Oxenbury.

Canto di Natale

Attenta da sempre a proporre testi importanti, classici e contemporanei, in una versione semplificata e simbolizzata, la collana Parimenti chiude il 2021 con un classico che più classico non si può: il Canto di Natale di Charles Dickens.

Il quinto volume della collana nata in casa la meridiana e attenta in particolar modo a quei giovani adulti che amano leggere ma faticano a farlo in forma tradizionale porta dunque i lettori indietro negli anni, tra le nebbie spesse e gelate di una Londra ottocentesca. Come nell’originale di Dickens, è qui infatti che entra in scena l’avaro e scorbutico Scrooge, intento a dedicarsi ai suoi affari alla vigilia di Natale. Il suo brutto carattere e il suo modo scortese e cinico di relazionarsi alle altre persone balzano subito all’occhio, fin dai primi dialoghi che lo vedono interloquire con il nipote Fred o con l’impiegato Bob Cratchit. E così, man mano che Scrooge riceve la visita dei tre fantasmi del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro, il coinvolgimento si fa forte e la speranza che qualcosa possa cambiare cresce fino al celebre lieto fino che ogni cosa sistema e mette a posto.

Frutto di un grosso lavoro non solo di simbolizzazione ma anche di semplificazione, questo Canto di Natale vanta un equilibrio davvero ammirevole tra rispetto dell’originale e accessibilità. La ricchezza della trama viene infatti preservata ma al contempo offerta al lettore in maniera pulita, lineare, essenziale e comprensibile. Grazie a una rielaborazione testuale ispirata ai principi della scrittura Easy To Read, il lettore viene infatti accompagnato nei vari intrecci tra passato, presente e futuro e nell’incontro con una moltitudine di personaggi senza che questo sia fonte di particolare smarrimento o confusione. L’aggiunta dei simboli WLS, poi, supporta visivamente la decodifica del testo, rendendolo fruibile anche da parte di chi trova un ostacolo nella semplice parola scritta. I simboli sono tutti riquadrati, associati a singoli elementi lessicali e dotati, laddove richiesto, di qualificatori di numero, genere e tempo verbale, sicché la lettura che viene offerta risulta in definitiva ricca, multisfaccettata e tutt’altro che piatta.

Giallo, rosso, blu

Anche quando i libri sono progettati appositamente per i piccolissimi e sembrano all’apparenza molto semplici, la loro reale accessibilità da parte dei bambini non è né automatica né scontata. Il testo, per quanto mediato dall’adulto, può non risultare così lineare. Le immagini, dal canto loro, possono richiedono un processo di decodifica tutt’altro che banale, in conseguenza di numerosi fattori tra cui il tipo di soggetto scelto, la tecnica utilizzata per riprodurlo sulla pagina e il numero di dettagli presenti.

Alla luce di questa premessa, lavori meticolosi, accurati e rispettosi come quelli di Tana Hoban brillano per la loro qualità che, non a caso, fa molto spesso rima con accessibilità. L’artista americana, molto attiva negli anni settanta con una vastissima produzione di volumi pensati per la primissima infanzia, propone infatti libri che fanno perno sulle immagini fotografiche per costruire connessioni, giochi di accostamento, percorsi di riconoscimento e pensiero che assecondano e nutrono delle competenze di decodifica visuale necessariamente in crescita.

Giallo, rosso, blu, portato di recente in Italia da Camelozampa, è proprio uno di questi libri.  Cartonato dalle dimensioni ridotte, adatte a piccole mani, e dalle pagine robuste ma non troppo spesse, il libro dedica ogni pagina a un colore, associando la parola che lo indica, stampata a grandi caratteri colorati (nella tinta corrispondente), un pallino colorato (sempre nella tinta corrispondente) e la fotografia di un oggetto che di quel colore sia un valido rappresentante. Così, per esempio, sulla prima pagina spicca una sveglia rossa sotto cui si trova un pallino rosso e la parola “ROSSO” in rosso scritta.

Colori e soggetti scelti sono dieci in tutto: oltre alla sveglia, un guanto, una scarpa, un fiore, un’arancia, una foglia, un peluche, una piuma, un gattino e un coniglio. Oltre a essere tutti piuttosto comuni e a incontrare dunque facilmente la quotidianità del piccolo lettore, gli oggetti si stagliano netti sulla pagina, senza inutili dettagli che possono essere fonte di distrazione e secondo un’inquadratura che agevola il più possibile il riconoscimento. Così, per esempio, il coniglio è ripreso di muso, la scarpa di tre quarti e il guanto di piatto.

Queste attenzioni tutt’altro che casuali, unite alla scelta del medium fotografico che avvicina con precisione la pagina alla realtà, fa sì che Giallo, rosso, blu possa essere facilmente decodificato e goduto anche da bambini che fatichino più di altri ad astrarre o a districarsi su pagine troppo affollate e ricche.

Storie sulle dita

Definire Storie sulle dita semplicemente un libro tattile è a dir poco riduttivo. Perché oltre a questo, il titolo edito dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi è anche un libro senza parole, un gioco, uno strumento versatile per inventare, raccontare e ascoltare storie. Non stupisce dunque che il lavoro di Cristina Rivoir e Federica Bertagna abbia vinto il concorso di editoria tattile Tocca a te! nel 2019, conquistando la giuria per la sua originalità e versatilità.

Storie sulle dita si presenta come una solida scatola in legno, dotata di comodi manici e dipinta di un blu vivace su cui spiccano in giallo le lettere del titolo. Al suo interno stanno comodamente riposte due cose: un libretto dalle pagine in compensato, ciascuna dotata di un pezzetto di velcro, e un set di schede in compensato, ciascuna dedicata a un’illustrazione tattile.  Composte da oggetti reali o più frequentemente realizzate a collage materico, queste vanno da una bacchetta magica a un uccello, da una chiave a una ragnatela, da un orologio a un puzzle, in un mix di quotidiano e fantastico dall’enorme potere generativo. Nessuna parola, né sul libro né sulle schede: perché le storie possono nascere anche solo dalle figure e solo in un secondo momento trasformarsi in un racconto verbale.

A partire da questa dotazione, gli usi che si possono fare di Storie sulle dita sono molteplici: si possono scegliere le schede predilette e usarle per comporre il proprio libro, si può costruire una storia a partire da schede scelte a caso, si può giocare a indovinare la storia immaginata da un compagno e via dicendo…

La forza di questo progetto editoriale, così curato e così eclettico, sta proprio nel suo essere insaturo, nel suo accogliere cioè modalità d’uso e di appropriazione diverse che possono essere calibrate sulla situazione, sul contesto, sulle abilità dei partecipanti e sull’inventiva di chi propone l’attività. Dalle  schede che compongono il set possono nascere, così, non solo centinaia di storie diverse ma anche decine di modalità di esplorazione fantastica differenti, all’interno delle quali tatto e immaginazione interagiscono in maniere inaspettate.

Difficile, a quel punto, resistere alla tentazione di sperimentare nuovi binomi (tattili) fantastici, percorrere sentieri fiabeschi nutriti di sensazioni tangibilissime e lasciarsi trasportare dal piacere di mettere alla prova le proprie mani e la propria creatività. Perché a tutti noi è capitato di avere una parola o una storia sulla punta della lingua. Ma solo i più fortunati, conoscitori di questo prezioso cofanetto, potranno dire di averla avuta sulla punta delle dita!

Michi e Meo scoprono il mondo – il mattino / la sera

Michi e Meo – un bambino piccolo piccolo e il suo inseparabile gatto di peluche – sono una coppia di personaggi francesi di cui da tempo Babalibri porta in Italia le avventure. Già protagonisti di brevi storie dal testo semplice e dal ritmo iterato, i due amici sono ora al centro anche di una collana di felici libri senza parole pensati per i lettori alle primissime armi.

Due sono i cofanetti – ciascuno composto da una coppia di volumi – che finora compongono la collana intitolata Michi e Meo scoprono il mondo: il primo è dedicato alle attività mattutine e serali e il secondo è dedicato ai momenti del bagno e della pappa.

Ogni libricino si presenta in forma quadrata e maneggevole, con pagine spesse e resistenti, angoli stondati e tratti compositivi appaganti e rassicuranti. L’autrice focalizza infatti l’attenzione sugli oggetti e sulle azioni più familiari a qualunque bambino, concentrandosi su una quotidianità in cui questi può facilmente riconoscersi. Così, per esempio:

Oggetti e azioni sono dipinti con spesse linee di contorno, colori pieni e una selezione misurata di dettagli. Essi risultano inoltre rappresentati in maniera molto puntuale e funzionale al riconoscimento e all’immedesimazione da parte del piccolo lettore: la scelta di situazioni realmente vicine al vissuto quotidiano di ognuno; l’attenzione a piccole ma significative sfumature espressive (l’impegno nell’allacciare la giacca, il disgusto di fronte ai broccoli, la consapevolezza monella di fare uno scherzo al papà indossando la sua ciabatta…); e la valorizzazione dei posizioni specifiche e movimenti precisi concorrono, infatti, ad attivare la cosiddetta simulazione incarnata, ossia quel meccanismo per cui il nostro cervello si comporta come se noi stessi stessimo vivendo quel che vediamo rappresentato sulla pagina.

A questo stesso importante scopo contribuisce, d’altra parte, la struttura compositiva che contraddistingue i quadrotti progettati e illustrati da Jeanne Ashbé: una struttura analoga (e analogamente efficace!) a quella dei volumi di Helen Oxenbury che fanno parte della collana A bocca aperta di Camelozampa. Si nota infatti che sulla pagina di sinistra, l’oggetto viene rappresentato isolato mentre su quella di destra lo stesso oggetto viene inserito nel suo contesto d’uso e in relazione con il protagonista. Questa scelta appare particolarmente felice nella misura in cui sostiene il bambino nel riconoscimento degli oggetti e in un percorso di decodifica iconica di difficoltà progressivamente crescente.

Rispetto ai volumi della Oxenbury, quelli dedicati a Michi e Meo mettono però in scena un bambino più autonomo; danno spazio a un co-protagonista che a suo modo interagisce con gli oggetti e arricchisce la micro-narrazione; seguono una successione temporale logica più o meno inalterabile e dipingono quadri con maggiori particolari: caratteristiche queste che li rendono godibili a pieno da giovanissimi lettori un pochino più esperti, magari a partire dall’anno e mezzo-due di età.

Frutto di un lavoro di progettazione attento alle reali competenze e necessità del bambino-lettore, i cofanetti di Michi e Meo vantano in definitiva grande qualità e fruibilità che li rendono apprezzabili e decodificabili non solo da chi si sia da poco affacciato al mondo e alle sue rappresentazioni ma anche da chi sperimenti specifiche difficoltà comunicative e/o cognitive. In questo senso la stessa assenza di parole risulta molto funzionale perché consente al mediatore che condivide con il bambino la lettura del libro di calibrarlo con più facilità sulle sue reali esigenze e capacità e di metterlo più agevolmente in relazione alla sua specifica esperienza quotidiana. In questo modo quanto si trova rappresentato sulla pagina può più efficacemente intercettare l’interesse e la comprensione da parte di chi osserva e sfoglia le pagine.

Michi e Meo scoprono il mondo – il bagno / la pappa

Michi e Meo – un bambino piccolo piccolo e il suo inseparabile gatto di peluche – sono una coppia di personaggi francesi di cui da tempo Babalibri porta in Italia le avventure. Già protagonisti di brevi storie dal testo semplice e dal ritmo iterato, i due amici sono ora al centro anche di una collana di felici libri senza parole pensati per i lettori alle primissime armi.

Due sono i cofanetti – ciascuno composto da una coppia di volumi – che finora compongono la collana intitolata Michi e Meo scoprono il mondo: il primo è dedicato alle attività mattutine e serali e il secondo è dedicato ai momenti del bagno e della pappa.

Ogni libricino si presenta in forma quadrata e maneggevole, con pagine spesse e resistenti, angoli stondati e tratti compositivi appaganti e rassicuranti. L’autrice focalizza infatti l’attenzione sugli oggetti e sulle azioni più familiari a qualunque bambino, concentrandosi su una quotidianità in cui questi può facilmente riconoscersi. Così, per esempio:

Oggetti e azioni sono dipinti con spesse linee di contorno, colori pieni e una selezione misurata di dettagli. Essi risultano inoltre rappresentati in maniera molto puntuale e funzionale al riconoscimento e all’immedesimazione da parte del piccolo lettore: la scelta di situazioni realmente vicine al vissuto quotidiano di ognuno; l’attenzione a piccole ma significative sfumature espressive (l’impegno nell’allacciare la giacca, il disgusto di fronte ai broccoli, la consapevolezza monella di fare uno scherzo al papà indossando la sua ciabatta…); e la valorizzazione dei posizioni specifiche e movimenti precisi concorrono, infatti, ad attivare la cosiddetta simulazione incarnata, ossia quel meccanismo per cui il nostro cervello si comporta come se noi stessi stessimo vivendo quel che vediamo rappresentato sulla pagina.

A questo stesso importante scopo contribuisce, d’altra parte, la struttura compositiva che contraddistingue i quadrotti progettati e illustrati da Jeanne Ashbé: una struttura analoga (e analogamente efficace!) a quella dei volumi di Helen Oxenbury che fanno parte della collana A bocca aperta di Camelozampa. Si nota infatti che sulla pagina di sinistra, l’oggetto viene rappresentato isolato mentre su quella di destra lo stesso oggetto viene inserito nel suo contesto d’uso e in relazione con il protagonista. Questa scelta appare particolarmente felice nella misura in cui sostiene il bambino nel riconoscimento degli oggetti e in un percorso di decodifica iconica di difficoltà progressivamente crescente.

Rispetto ai volumi della Oxenbury, quelli dedicati a Michi e Meo mettono però in scena un bambino più autonomo; danno spazio a un co-protagonista che a suo modo interagisce con gli oggetti e arricchisce la micro-narrazione; seguono una successione temporale logica più o meno inalterabile e dipingono quadri con maggiori particolari: caratteristiche queste che li rendono godibili a pieno da giovanissimi lettori un pochino più esperti, magari a partire dall’anno e mezzo-due di età.

Frutto di un lavoro di progettazione attento alle reali competenze e necessità del bambino-lettore, i cofanetti di Michi e Meo vantano in definitiva grande qualità e fruibilità che li rendono apprezzabili e decodificabili non solo da chi si sia da poco affacciato al mondo e alle sue rappresentazioni ma anche da chi sperimenti specifiche difficoltà comunicative e/o cognitive. In questo senso la stessa assenza di parole risulta molto funzionale perché consente al mediatore che condivide con il bambino la lettura del libro di calibrarlo con più facilità sulle sue reali esigenze e capacità e di metterlo più agevolmente in relazione alla sua specifica esperienza quotidiana. In questo modo quanto si trova rappresentato sulla pagina può più efficacemente intercettare l’interesse e la comprensione da parte di chi osserva e sfoglia le pagine.

Quello che tocco

Non è raro trovare libri per la primissima infanzia dedicati ai contrasti più semplici e immediati. Non sempre, tuttavia, la maniera in cui questi ultimi sono proposti sulla pagina appare davvero rispettosa delle esigenze e delle competenze dei lettori a cui i libri sono rivolti. Dettagli eccessivi, contesti confusivi ed elementi di contorno poco significativi rischiano spesso di rendere i volumi poco efficaci nel loro intento comunicativo o di risultare poco fruibili da parte di bambini che sperimentano maggiori difficoltà. Ecco allora che in questo panorama, una proposta come il libro tattile Quello che tocco di Martina Dorascenzi si distingue per semplicità e accessibilità.

Questi, infatti, non solo presenta poco testo sia in nero sia in Braille e illustrazioni interamente esplorabili sia alla vista sia al tatto, ma fa dell’essenzialità la sua cifra. Il libro si concentra, in particolare, su due specifici contrasti – duro/morbido e liscio/ruvido – e dedica a ogni concetto una doppia pagina, con l’aggettivo sulla sinistra e un tondo realizzato con un diverso materiale sulla destra. Abbastanza spessi da poter essere reperiti sulla pagina con facilità e realizzati con materiali ben scelti e ben distinguibili, i tondi si prestano a una esplorazione agevole, veloce ed efficace. Un’ultima pagina, infine, ripropone i quattro tondi incontrati fino a quel momento e invita ad associarli ad altrettante figure a loro affini per forma e texture, contenute in una taschina in stoffa. Il libro assume così, nel finale, la forma di uno spazio di gioco che tanta parte ha nel consolidamento dei concetti esplorati ed appresi.

Quello che tocco può essere letto e goduto a pieno da solo ma fa idealmente parte di un percorso tattile dedicato a concetti molto semplici (forme, contrasti, textures, elementi topologici…) insieme a due altri volumi: Ditino e Nastrino. Tutti ideati da Martina Dorascenzi e pubblicati dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, i tre libri appaiono coerenti nell’aspetto poiché condividono la forma quadrata, la scelta di pagine in stoffa dai colori vivaci e una struttura che prevede pochissimo testo e forme essenziali che invitano all’esplorazione più che al riconoscimento di figure. Il tipo di lettura che ne deriva è estremamente interattivo, piacevole, giocoso e stimolante: caratteristiche, queste, di grande importanza nell’ottica di coinvolgere piccoli lettori con poca esperienza del mondo e dei libri.

Per le stesse ragioni Nastrino, Ditino e Quello che tocco si prestano bene a essere condivisi all’interno di piccoli gruppi di bambini piccoli, in famiglia o al nido, per esempio. La qualità e l’appeal di questi volumi li rende infatti molto accattivanti per qualunque bambino di pochi anni, con e senza una disabilità visiva. La loro semplicità e il coinvolgimento motorio che essi implicano, inoltre, ne fa uno strumento estremamente efficace e spendibile anche con bambini con difficoltà diverse, legate per esempio alla comprensione di concetti astratti. La forza dell’esperienza concreta, ossia del corpo che impara facendo, è infatti chiave preziosa e forse insostituibile per sostenere una reale appropriazione dei libri e dei contenuti che essi custodiscono.

Nastrino

Gli oltre quarant’anni di attività di un editore come La coccinella dimostrano chiaramente una cosa: i libri con i buchi hanno un fascino irresistibile per le piccole dita! Se poi quei buchi popolano pagine morbide e facili da sfogliare, si affiancano a bustine da aprire e chiudere e tracciano percorsi in cui un nastro possa entrare e uscire, allora il libro che li ospita avrà con tutta probabilità vita felice. Questo, perlomeno, è ciò che auguriamo a Nastrino, libro tattile attentamente progettato da Martina Dorascenzi per la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi.

Protagonista del libro è per l’appunto un nastrino dorato che il bambino è invitato a far viaggiare di pagina in pagina, attraverso una serie di buchi tondi. Il nastrino è custodito in una taschina di stoffa collocata sulla prima pagina e da qui viene estratto. Una volta terminato il percorso, il nastrino può essere riposto in una taschina simile alla prima, collocata in chiusura. Minimalissimo nei testi, che si limitano a una frase di saluto e a un invito a far avanzare il nastro, il volume presenta un solo buco per ogni pagina, così da agevolarne il reperimento e rendere l’operazione di ingresso e uscita del nastro alla portata di dita inesperte. Sia che godano sia che non godano del supporto della vista, queste si possono muovere con un certo agio e piacere su pagine accoglienti, trovando nel libro un terreno di esplorazione  e gioco stimolante e appagante.

Nastrino può essere letto e goduto a pieno da solo ma fa idealmente parte di un percorso tattile dedicato a concetti molto semplici (forme, contrasti, textures, elementi topologici…) insieme a due altri volumi: Ditino e Quello che tocco. Tutti ideati da Martina Dorascenzi e pubblicati dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, i tre libri appaiono coerenti nell’aspetto poiché condividono la forma quadrata, la scelta di pagine in stoffa dai colori vivaci e una struttura che prevede pochissimo testo e forme essenziali che invitano all’esplorazione più che al riconoscimento di figure. Il tipo di lettura che ne deriva è estremamente interattivo, piacevole, giocoso e stimolante: caratteristiche, queste, di grande importanza nell’ottica di coinvolgere piccoli lettori con poca esperienza del mondo e dei libri.

Per le stesse ragioni Nastrino, Ditino e Quello che tocco si prestano bene a essere condivisi all’interno di piccoli gruppi di bambini piccoli, in famiglia o al nido, per esempio. La qualità e l’appeal di questi volumi li rende infatti molto accattivanti per qualunque bambino di pochi anni, con e senza una disabilità visiva. La loro semplicità e il coinvolgimento motorio che essi implicano, inoltre, ne fa uno strumento estremamente efficace e spendibile anche con bambini con difficoltà diverse, legate per esempio alla comprensione di concetti astratti. La forza dell’esperienza concreta, ossia del corpo che impara facendo, è infatti chiave preziosa e forse insostituibile per sostenere una reale appropriazione dei libri e dei contenuti che essi custodiscono.

Il cattivissimo Groem

Quello messo in piedi dal team di Tadà è un progetto innovativo e ambizioso: integrare le potenzialità del digitale e quelle della scrittura supportata visivamente, per proporre un’occasione di lettura accattivante e accessibile anche in caso di difficoltà comunicative e cognitive.

Il progetto prevede infatti il rilascio di una serie di fiabe e favole, sia tradizionali sia originali, scritte in simboli WLS (Widgit Literacy Symbols) e fruibili tramite l’app gratuita per Ios e Android tadà.

L’applicazione garantisce per ogni titolo un ricco set di strumenti e possibilità di personalizzazione della lettura, con l’obiettivo di rendere quest’ultima il più possibile su misura per il singolo bambino. Ogni storia può essere infatti letta in due versioni – una più semplice e una più elaborata – e in tre modalità – “muta”, che consente al piccolo lettore o a chi lo accompagna di leggere in autonomia; “narrata”, nella quale una voce registrata legge in maniera fluida mentre le parole pronunciate vengono via via messe in evidenza; e “solo tasti”, in cui la voce registrata pronuncia solo le parole corrispondenti ai simboli tappati man mano dal bambino.

A questo, si aggiunge la possibilità di stabilire a priori il numero massimo di volte in cui un simbolo può essere schiacciato e dunque ripetuto, così da favorire un avanzamento progressivo nella lettura ed evitare la fossilizzazione, voluta o involontaria, su di una specifica parte del testo. Come voce registrata, inoltre, può essere scelta quella fornita dall’applicazione o può esserne registrata una personale – del bambino stesso o di chi legge con lui, a seconda della possibilità e delle preferenze – così da personalizzare ulteriormente la lettura e superare quella che potrebbe essere una delle insidie principali del digitale, ossia la limitazione della dimensione intima ed esclusiva propria dell’esperienza narrativa.

Una volta stabilite le preferenze e la lettura è avviata, si ha sempre a disposizione sulla schermata in alto a destra un riquadro ben visibile che riporta il simbolo di una tabella. Cliccandoci sopra si accede a una vera e propria tabella digitale che comprende tutte le espressioni più utili a un bambino con difficoltà comunicative per interagire con chi legge e partecipare attivamente alla lettura. Le richieste sono le più variegate: dalla ripetizione all’interruzione, dal fare le facce al registrare la voce, dall’esprimere maggiore o minore apprezzamento al manifestare il desiderio di giocare.

E a proposito di gioco, ecco l’ultima peculiarità degli ebook di Tadà: ogni titolo presenta la possibilità di completare e integrare la lettura con giochi, dalla complessità personalizzabile. Questi comprendono per esempio quiz, giochi di memoria e attività di comprensione del testo.

Alla luce di tutte queste caratteristiche, il lavoro proposto dal team di Tadà è davvero apprezzabile per la quantità e qualità di strumenti messi a disposizione del lettore, per la capacità di sfruttare a pieno le potenzialità del digitale e per la precisione con cui le funzioni messe a punto rispondono a specifici bisogni di bambini con difficoltà comunicative. La speranza è dunque che il suo catalogo continui a venire implementato, magari con un’attenzione in più alla qualità e alla piacevolezza delle illustrazioni.

 

Il cattivissimo Groem

Il cattivissimo Groem è uno dei titoli proposti da Tadà in formato digitale e provvisto di simboli. Favola originale, scritta dalla neuropsichiatra infantile Maria Antonietta Liccardi, racconta di sette topolini attaccati all’improvviso da un gattaccio brutto e cattivo di nome Groem. Solo il più piccolo dei topolini riesce a scamparla e subito si mette alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo a salvare i suoi fratelli. Inizia così un lungo viaggio durante il quale il topolino incontra un vecchio cane, una volpe malata, un timido asino e un’aquila maestosa e a ciascuno di loro chiede soccorso. Per ragioni diverse, tutti si rifiutano di aiutarlo. Solo l’aquila, dopo essersi apparentemente voltata dall’altra parte, torna infine dal topolino tenendo stretto tra gli artigli il sacco in cui Groem aveva chiuso i suoi fratelli. Giustizia è fatta e il coraggio del più piccolo dei topini viene finalmente premiato e omaggiato.

Semplice e lineare, la storia de Il cattivissimo Groem si fa apprezzare per una struttura ben ritmata e per l’uso reiterato di alcune formule che coinvolgono il lettore e lo aiutano a riconoscere una precisa struttura narrativa. La storia è scritta sfruttando simboli WLS riquadrati, con parte alfabetica in minuscolo. I simboli presentano alcuni qualificatori, come quelli di tempo o di numero, ma non sempre sono associati a singoli elementi lessicali: preposizioni, articoli e aggettivi qualificativi, per esempio, sono associati al sostantivo di rifermento, privilegiando in questo modo l’essenzialità del racconto in simboli alla sua esaustività e fluidità

Avviamento alla comprensione del testo

Questo CD-ROM propone un programma riabilitativo specifico per le difficoltà di comprensione del testo, rivolto in particolar modo ai bambini della scuola primaria.
Quattro simpatici animali accompagnano il bambino nelle quattro aree in cui si articola il percorso: percettiva, inferenziale-lessicale, sintattico-testuale e pragmatica. Le attività dell’area percettiva promuovono le abilità visive, facilitando la comprensione di tipo esplorativo; quelle dell’area inferenziale potenziano le abilità di comprensione basate sulle inferenze attraverso l’utilizzo di parole chiave; gli esercizi dell’area sintattico-testuale insegnano a collegare, raggruppare e categorizzare informazioni; infine le attività dell’area pragmatica sviluppano abilità più evolute, che permettono di analizzare i contenuti dei testi e cogliere differenze, analogie, affinità, idee ripetute e sequenze logico-temporali.

 

Animaux de la ferme

Si potrebbe pensare che Les animaux de la ferme sia un comune libro sugli animali della fattoria. E invece no, il libro di François Delebecque, così come gli altri che fanno parte della stessa serie edita in Francia da Les Grandes Personnes, è decisamente molto di più. Qui il bambino non si limita infatti a trovare cavalli, maiali, capre e galline disegnati ma ha l’occasione di conoscere e riconoscere questi animali da vicino, da diverse prospettive e in un crescendo di complessità che asseconda le sue abilità cognitive.

Come lo fa? Attraverso una scelta stilistica orientata alla pulizia e all’essenzialità (grandi sfondi bianchi su cui si stagliano silhouette nere), una particolare attenzione al tema della somiglianza e della varietà (animali della stessa famiglia sono affini ma non identici così come lo stesso animale può avere aspetti differenti a seconda dalla prospettiva e dal contesto in cui lo si guarda), e un impianto a finestrelle che invita all’interazione, al gioco e al confronto tra differenti forme di rappresentazione.

Ogni doppia pagina è dedicata a una diversa famiglia di animali e presenta 4-5 finestrelle – una più grande sulla sinistra e altre 3-4 più piccole sulla destra – su cui figura la sagoma nera del soggetto. Ben distinguibile anche in caso di ipovisione, questa illustra l’animale mettendone in evidenza i tratti più pertinenti. Perlopiù rappresentati di profilo nella pagina di sinistra, così da risultare più riconoscibili al primo impatto, gli animali sono proposti di fronte, a figura non intera, a gruppi o insieme a elementi di contesto nella pagina di destra: aspetto, questo, che invita il lettore a cimentarsi con operazione di riconoscimento via via più articolate e sfidanti.  Le sagome, dal canto loro, non sono disegnate a caso ma ricalcano esattamente la fotografia dell’animale nascosta sotto la finestrella. Tra il sotto e il sopra di quest’ultima si viene così a creare un gioco di richiami e rimandi che non solo diverte ma supporta efficacemente l’acquisizione di dimestichezza con forme di rappresentazione più e meno realistiche. Un’ultima doppia pagina, infine, ripropone sempre in forma di finestrella tutti gli animali incontrati dal lettore all’interno del libro, offrendogli un’ulteriore occasione di scoperta, gioco e conferma delle abilità fin lì messe alla prova.

Versatile e intrigante, Animaux de la ferme si presta a essere utilizzato in molti modi diversi, rispettando e stimolando le diverse abilità dei diversi lettori.

Ditino

Ditino è un tipo intraprendente: passa senza timore in alto, in basso, sopra e sotto le cose. Provare per credere! Il volume per piccolissimi ideato e realizzato da Martina Dorascenzi è infatti un invito per dita curiose a muoversi sulle pagine seguendo semplici istruzioni (“Ditino passa in alto”, per esempio), seguendo un bordo ricamato di facile reperimento. Collocato di volta in volta in una posizione diversa, il bordo delinea un sentiero, una sorta di traccia che il bambino può seguire per sperimentare in prima persona i concetti spaziali più elementari. Punto di riferimento rispetto a cui questi concetti acquistano senso, è un cuscinetto morbido posto al centro della pagina che il lettore può trovare e riconoscere con una certa immediatezza. Semplice me davvero molto ben fatto, Ditino risponde così allo specifico bisogno di allenare l’orientamento spaziale: abilità tutt’altro che scontata soprattutto (ma non solo) per i bambini non vedenti.

Ditino può essere letto e goduto a pieno da solo ma fa idealmente parte di un percorso tattile dedicato a concetti molto semplici (forme, contrasti, textures, elementi topologici…) insieme a due altri volumi: Nastrino e Quello che tocco. Tutti ideati da Martina Dorascenzi e pubblicati dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, i tre libri appaiono coerenti nell’aspetto poiché condividono la forma quadrata, la scelta di pagine in stoffa dai colori vivaci e una struttura che prevede pochissimo testo e forme essenziali, che invitano all’esplorazione più che al riconoscimento di figure. Il tipo di lettura che ne deriva è estremamente interattivo, piacevole, giocoso e stimolante: caratteristiche, queste, particolarmente importanti nell’ottica di coinvolgere piccoli lettori con poca esperienza del mondo e dei libri.

Per le stesse ragioni Nastrino, Ditino e Quello che tocco si prestano bene a essere condivisi all’interno di piccoli gruppi di bambini piccoli, in famiglia o al nido, per esempio. La qualità e l’appeal di questi volumi li rende infatti molto accattivanti per qualunque bambino di pochi anni, con e senza una disabilità visiva. La loro semplicità e il coinvolgimento motorio che essi implicano, inoltre, ne fa uno strumento estremamente efficace e spendibile anche con bambini con difficoltà diverse, legate per esempio alla comprensione di concetti astratti. La forza dell’esperienza concreta, ossia del corpo che impara facendo, è infatti chiave preziosa e forse insostituibile per sostenere una reale appropriazione dei libri e dei contenuti che essi custodiscono.

La natura

Tana Hoban ha fatto scuola e a partire dai suoi libri per piccolissimi, basati su semplici figure e forti contrasti, si è diffusa anche in Italia una maggiore consapevolezza rispetto all’importanza di proporre volumi di qualità già ai neonati e ai bambini di pochi mesi. In questa cornice, favorevole allo sviluppo di libri resistenti, belli da vedere e modellati sulle reali esigenze dei piccoli lettori, arrivano ora due proposte molto interessanti di Lapis, che già in passato aveva lavorato su questo fronte con la collana de I libri del Tato. Si tratta, nello specifico, de La natura e La mia giornata, curati da Raffaella Castagna.

I volumi si presentano come due quadrotti cartonati, dalla dimensione maneggevole e dalle pagine spesse e leggere. Ognuna di queste ultime propone un solo soggetto, rappresentato in maniera estremamente essenziale e ben distinguibile, grazie alla scelta di sfruttare un solo vivace colore – giallo o rosso – oltre al bianco e al nero. Ogni figura è accompagnata da due-tre parole al massimo: una sorta di micro-didascalia senza fronzoli. In ogni doppia pagina, una figura è bianca su sfondo nero e una è nera su sfondo bianco. Grazie a un sistema di scorrimento, sotto ogni figura se ne svela un’altra con le medesime caratteristiche stilistiche e cromatiche e collegata a quella sovrastante da nessi di vario tipo, principalmente spaziali (la balena e il mare, per esempio) o d’uso (le stoviglie e l’azione di mangiare).

In La natura, che tra i due volumi è forse il più semplice, ogni pagina è dedicata in particolare a oggetti, paesaggi ed elementi atmosferici. Qui le didascalie sono omogenee e volte a nominare gli oggetti (la farfalla e il fiore, per esempio). Il colore che si aggiunge al bianco e nero, inoltre, compare solo nelle figure che si scoprono a scorrimento.

In La mia giornata, invece, ogni pagina è dedicata a un’azione quotidiana, dal risveglio all’addormentamento. Sulle pagine si succedono quindi oggetti comuni, familiari al bambino: dalla t-shirt alla palla, dalla vasca da bagno al libro della buonanotte. Sotto ad essi, il sistema di scorrimento rivela personaggi dalle fattezze animali che compiono le azioni collegate ai diversi oggetti, mentre le didascalie danno spazio a frasi che indicano l’azione stessa (Faccio il bagno, per esempio) o che la accompagnano (Buongiorno). I nessi tra le figure, il tipo di testo e la presenza di tre colori sia sopra sia sotto la linguetta a scorrimento rende la lettura di questo volume minimamente più elaborata rispetto al precedente.

In entrambi i casi, la semplicità dei contenuti, il numero limitatissimo di soggetti per pagina e il forte contrasto cromatico delle figure fanno sì che il volume racchiuda delle importanti possibilità di esposizione alla lettura anche da parte di bambini con disabilità. È il caso dei piccolissimi con disabilità cognitiva o comunicativa ma anche di coloro che presentano un deficit visivo. La presenza poi di un semplice ma efficace dispositivo ludico come le pagine a scorrimento, amplifica l’interattività e la sorpresa: elementi di grande importanza e appeal anche e soprattutto per bambini con  maggiori difficoltà di approccio all’oggetto-libro. Per come sono costruiti i volumi, il sistema di scorrimento apre a una sorta di secondo livelli di lettura, leggermente più complesso, che mette in gioco la capacità di associazione tra figure oltre al loro riconoscimento: un livello che, volendo, si può aggiungere anche solo in un secondo momento, senza per questo condizionare il godimento del libro nella sua forma base.

Bosco dove sei?

Già protagonista di Un riccio per amico, il riccio Filippo torna sugli scaffali con il suo carico di ingenua tenerezza. In questa nuova avventura firmata nei testi e nelle immagini da Alice Campanini, l’animaletto si accorge un giorno che il bosco è sparito. Alberi, foglie ed erba scompaiono dal giorno alla notte, senza una spiegazione. Gli altri animali, dal canto loro, mostrano comportamenti insoliti, tutti intenti a prepararsi per un fantomatico letargo. Che cosa sia questo letargo, Filippo di fatto non lo sa e se lo chiede di continuo. Un improvviso scivolone gli porterà inaspettatamente tutte le risposte che cerca, conducendolo finalmente soddisfatto verso un lungo sonno ristoratore…

Col tratto delicato che abbiamo già iniziato a conoscere nel precedente volume, sempre edito da Storie Cucite, Alice Campanini confeziona una storia semplice che parla di natura, curiosità, stupore e amicizia. Bosco dove sei?, già pubblicato anche in formato tradizionale, presenta nella versione in simboli le caratteristiche tipiche del modello inbook cui aderisce. I singoli elementi del testo sono quindi simbolizzati, facendo ricorso alla collezione WLS. I simboli sono poi dotati di qualificatori (di genere, di numero, di tempo…) e racchiusi insieme alla componente alfabetica all’interno del riquadro.

Il libro si caratterizza per un testo piuttosto lungo e articolato, composto di frasi dalla struttura non necessariamente lineare che richiedono una certa abilità di lettura e comprensione. Le illustrazioni, presenti in ogni doppia pagina e prive di dettagli inutili o disturbanti, seguono passo passo il racconto offrendo un sostegno all’attenzione, al fascino narrativo e all’appropriazione della storia.

 

Il signor Balena ha il raffreddore

Dura la vita da pinguino se il tuo vicino di casa è una balena (e per giunta con il raffreddore)! In questo caso, meglio mettersi al riparo: ogni starnuto crea, infatti, onde altissime che rischiano di sommergere tutto ciò che galleggia nei dintorni. Così capita ai protagonisti de Il signor Balena ha il raffreddore: una banda di pinguini intraprendenti che sperimenta più di un’improbabile soluzione – dai traslochi a remi ai fazzoletti giganti – per risolvere l’ingombrante problema del cetaceo. Nessuna sembra funzionare. A un certo punto, però, l’idea giusta arriva e la situazione si sblocca. I festeggiamenti durano tuttavia meno del previsto perché, si sa, la salute delle balene è estremamente cagionevole!

Semplice, ironico e caratterizzato da una piacevole struttura iterata e dotato di un divertente finale a sorpresa, Il signor Balena ha il raffreddore è un albo scritto e illustrato da Manuel Vertemara. Pubblicato da Storie Cucite in duplice versione – tradizione e inbook – il libro può raggiungere pubblici con esigenze di lettura diverse. La presenza dei simboli WLS, di poche frasi per pagina, di strutture sintattiche perlopiù lineari e di un lessico piano rendono in particolare la versione in simboli piacevolmente fruibile in lettura condivisa da parte di bambini già di età prescolare. Le buffe illustrazioni, dal canto loro, contribuiscono a rendere la lettura felicemente accattivante.

A Said piaceva il mare

C’è Said, che nel mare vedeva un amico rassicurante e una possibilità di futuro nuova. C’è Andrea che, ispirato dal giovane Holden, decide di mettersi alla ricerca di sé stesso. C’è Gabriele che ha un segreto che lo divora dentro fino a che non incontra qualcuno con cui condividerlo. C’è Rico che trova il coraggio di ribellarsi all’imposizione di un sogno che non gli appartiene. E c’è Maya che scova la bellezza nei cambiamenti e la immortala con la sua fotocamera. Said, Andrea, Gabriele, Rico e Maya: tuti loro abitano, ciascuno con la propria storia, la raccolta di racconti inediti firmata da Roberto Parmeggiani e intitolata A Said piaceva il mare. I racconti sono brevi e scivolano via veloci ma sedimentano con calma nel lettore, come sassi nelle tasche. Perché Roberto, che ha una lunga esperienza come educatore, i ragazzi li conosce bene e li sa raccontare da vicino, vicinissimo. Le emozioni contrastanti dei protagonisti, le loro passioni, i loro crucci, la loro quotidianità che si apre al futuro sono qualcosa di vivo e tangibile e in essi è bello e facile ritrovarsi anche se, come lettori, non si porta sulle spalle una storia specifica di emigrazione, di omosessualità o di trascuratezza familiare. Perché questo, in fondo, fanno le storie: farci sentire più simili di quel che crediamo, grazie a ciò che ci unisce davvero come i sentimenti e le relazioni.

A Said piaceva il mare è il quarto volume della collana Parimenti, proposta da la meridiana e realizzata in collaborazione con il Centro Documentazione Handicap di Bologna e con l’associazione Arca Comunità l’Arcobaleno di Granarolo. A differenza dei precedenti volumi, che presentano adattamenti di romanzi o racconti preesistenti come Il diario di Anna FranK, Dracula o Novelle fatte a macchina, A Said piaceva il mare presenta storie inedite che più facilmente, forse, possono incontrare il favore di giovani lettori con abilità diverse. Proprio come i precedenti volumi, invece,  A Said piaceva il mare abbraccia la significativa scelta di raccontare storie da grandi con una forma comunicativa – quella dei simboli della CAA – che troppo spesso l’editoria riserva ai piccoli lettori. Parimenti è infatti ad oggi la sola collana in simboli pubblicata in Italia per un pubblico di adolescenti e anche per questo merita di essere conosciuta. Il volume è in particolare realizzato secondo il modello inbook e presenta pertanto simboli WLS in bianco e nero, riquadrati insieme all’elemento alfabetico corrispondente, riferiti ai singoli elementi della frase e corredati di qualificatori per esempio di genere, numero e tempo verbale. I testi sono composti ricorrendo a strutture sintattiche lineari e non troppo complesse. Ciononostante essi non risultano per nulla banali e possono agevolmente soddisfare lettori anche lettori senza difficoltà comunicative o cognitive. Il volume è arricchito infine da un’immagine per ogni racconto contenuto. Firmate da Attilio Palumbo, le illustrazioni aggiungono una nota suggestiva e pensosa, in piena sintonia con il tono della narrazione.

A Said piaceva il mare è reso disponibile dalla casa editrice anche in formato ebook, con le medesime caratteristiche compositive della versione cartacea. Sulle principali piattaforme è inoltre proposto in formato audio. In questo senso, l’impegno della casa editrice la meridiana in favore dell’accessibilità e 360° si conferma particolarmente forte e scrupoloso.

Io, tu, le mani

Avvicinarsi, arrabbiarsi, rincorrersi, chiamarsi. Che cos’è l’amicizia se non un continuo gioco di distanze, un percorso avventuroso, un tu e un io che si trovano e si tengono? Marcella bassi esplora questo tema

Guarda!

Progetto che vince non si cambia… ma per fortuna si arricchisce! E così, dopo gli splendidi Fiori! e Forme!, Franco Cosimo Panini porta in Italia due nuovi e bellissimi libri-gioco a misura di mani mignon firmati da Hervé Tullet.

Il primo – Guarda! – si fa particolarmente notare per la sua composizione ipnotica, tutta giocata su cerchi concentrici all’interno dei quali si collocano aperture o specchi. Qui, il gioco dello sguardo si alimenta e si rinnova senza posa grazie alla creazione di riflessi e buchi che si rincorrono creando insolite prospettive e percorsi da indagare.

In maniera analoga, Balla! sfrutta intagli geometrici e specchi per dare vita a pagine dinamiche che invitano al movimento. Pallini e linee colorati creno quadri astratti in cui si possono però riconoscere stilizzatissime figure umane che ricordano per certi versi gli omini di Keith Haring. L’effetto complessivo è solleticante e chiama il lettore a cogliere e riprodurre mosse diverse che cambiano continuamente a seconda del verso e della prospettiva da cui si guardano le pagine.

Come i due titoli precedenti, Guarda! e Balla! presentano pagine double-face unite in una solida struttura a leporello, capace di tenersi in piedi da sola con angolature diverse. Che siano dunque aperti in linea retta, chiusi a recinto, sfogliati tradizionalmente o – che so – allestiti a mo’ di ponte, i libri si prestato a resistere ed assecondare le esplorazioni condotte da occhi e mani non solo curiosi ma magari anche un po’ irruenti per via di una motricità fine ancora acerba o ridotta.

Anche qui, l’assoluta libertà d’uso che solletica l’immaginazione e la sperimentazione personali, è incoraggiata nel lettore dalla scelta di proporre esclusivamente figure astratte o estremamente stilizzate, composte di colori basici – i tre primari più i soli bianco e nero – e di forme minime – cerchi, linee e superfici uniformi di colore o a specchio. La curiosità e l’invenzione vengono così accolte senza vincoli e restrizioni, a tutto vantaggio anche di quei lettori che faticano a sfogliare pagine troppo sottili o a confrontarsi con contenuti più o meno complessi.

Allo stesso modo l’essenzialità e la vivacità della composizione, che generano con immediatezza interesse e coinvolgimento, favoriscono l’interazione tra pari o tra cari, anche laddove la disabilità sembri imbrigliare o impedire pesantemente le possibilità di incontro e condivisione. Cerchi, specchi, linee e colori, così come combinati dal maestro Tullet, diventano in questo modo preziosi strumenti a sostegno non solo del gioco ma anche della relazione.

Balla!

Progetto che vince non si cambia… ma per fortuna si arricchisce! E così, dopo gli splendidi Fiori! e Forme!, Franco Cosimo Panini porta in Italia due nuovi e bellissimi libri-gioco a misura di mani mignon firmati da Hervé Tullet.

Il primo – Guarda! si fa particolarmente notare per la sua composizione ipnotica, tutta giocata su cerchi concentrici all’interno dei quali si collocano aperture o specchi. Qui, il gioco dello sguardo si alimenta e si rinnova senza posa grazie alla creazione di riflessi e buchi che si rincorrono creando insolite prospettive e percorsi da indagare.

In maniera analoga, Balla! sfrutta intagli geometrici e specchi per dare vita a pagine dinamiche che invitano al movimento. Pallini e linee colorati creno quadri astratti in cui si possono però riconoscere stilizzatissime figure umane che ricordano per certi versi gli omini di Keith Haring. L’effetto complessivo è solleticante e chiama il lettore a cogliere e riprodurre mosse diverse che cambiano continuamente a seconda del verso e della prospettiva da cui si guardano le pagine.

Come i due titoli precedenti, Guarda! e Balla! presentano pagine double-face unite in una solida struttura a leporello, capace di tenersi in piedi da sola con angolature diverse. Che siano dunque aperti in linea retta, chiusi a recinto, sfogliati tradizionalmente o – che so – allestiti a mo’ di ponte, i libri si prestato a resistere ed assecondare le esplorazioni condotte da occhi e mani non solo curiosi ma magari anche un po’ irruenti per via di una motricità fine ancora acerba o ridotta.

Anche qui, l’assoluta libertà d’uso che solletica l’immaginazione e la sperimentazione personali, è incoraggiata nel lettore dalla scelta di proporre esclusivamente figure astratte o estremamente stilizzate, composte di colori basici – i tre primari più i soli bianco e nero – e di forme minime – cerchi, linee e superfici uniformi di colore o a specchio. La curiosità e l’invenzione vengono così accolte senza vincoli e restrizioni, a tutto vantaggio anche di quei lettori che faticano a sfogliare pagine troppo sottili o a confrontarsi con contenuti più o meno complessi.

Allo stesso modo l’essenzialità e la vivacità della composizione, che generano con immediatezza interesse e coinvolgimento, favoriscono l’interazione tra pari o tra cari, anche laddove la disabilità sembri imbrigliare o impedire pesantemente le possibilità di incontro e condivisione. Cerchi, specchi, linee e colori, così come combinati dal maestro Tullet, diventano in questo modo preziosi strumenti a sostegno non solo del gioco ma anche della relazione.

I quaderni di #intantofaccioqualcosa – Piccoli scienziati

Durante il primo lockdown legato all’emergenza Covid-19, i social e più in generale il web hanno accolto centinaia di iniziative e proposte di attività per aiutare i bambini chiusi in casa a impiegare il tanto tempo vuoto a disposizione. Molte di queste si sono esaurite man mano con l’allentarsi delle misure restrittive. Altre, più rare, hanno trovato il modo di proseguire, magari assumendo una forma differente.

È il caso del progetto #intantofaccioqualcosa, ideato e promosso da Uovonero insieme alle associazioni Autismo è… e Spazio Nautilus di Milano: video e materiali scaricabili, postati quotidianamente durante la primavera del 2020, sono infatti diventati delle vere e proprie raccolte di attività, edite in forma di quaderno. Sono nati così, nel 2021, I quaderni di #intantofaccioqualcosa: 5 volumetti di stampo molto pratico che invitano a divertirsi con giochi, esperimenti scientifici, ricette, cruciverba ed esercizi, tutti fruibili anche in caso di autismo e difficoltà comunicativa perché costruiti sfruttando in larga parte la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Tutte le proposte sono infatti presentate con il supporto di PCS, fotografie e/o disegni che le rendono più immediate e fruibili anche da parte di chi non legge ancora autonomamente o di chi trova più congeniale una comunicazione di tipo visivo. Simboli e immagini non esauriscono completamente le spiegazioni delle attività ma il loro ruolo centrale concorre ad agevolarne la comprensione. Anche i testi, dal canto loro, risultano costruiti in modo da parlare in modo chiaro anche a chi non maneggia con facilità le parole, cercando di rimuovere il più possibile gli elementi di complessità lessicale e sintattica e privilegiando, al contrario, frasi lineari e termini usuali (ma rigorosi, soprattutto nel caso del quaderno scientifico).

I quaderni di #intantofaccioqualcosa si prestano così ad essere utilizzati in maniera relativamente autonoma da bambini e ragazzi anche con difficoltà di lettura o comunicazione, sia all’interno di un gruppo classe sia in un contesto familiare, a casa o in vacanza. Compagni affidabili e piacevoli, oltre che pratici nel formato, questi quaderni offrono una piccola ma sostanziosa scorta di spunti, ideali per pomeriggi oziosi o lunghe giornate di pioggia.

Piccoli scienziati

Piccoli scienziati è il quaderno di #intantofaccioqualcosa che propone le attività e i contenuti più complessi, raccogliendo 15 esperimenti scientifici che spaziano dalla fisica alla chimica. Dalla costruzione di un vulcano alla produzione di una schiuma effervescente, dalla trasformazione di un uovo in un oggetto rimbalzino allo studio delle onde sonore con chicchi di mais e farina di polenta, tutte le proposte prevedono l’uso di materiali comunissimi, in casa essendo nate durante un periodo di clausura.

A ogni esperimento è dedicato un capitolo che comprende l’elenco dei materiali necessari e le istruzioni passo passo, entrambi presentati tramite fotografie e relative didascalie, e una spiegazione finale che sfrutta invece il solo testo.

Redatto in maniera lineare e chiara, quest’ultimo richiede comunque una certa dimestichezza con la lettura o l’ascolto e una certa capacità di comprensione perché consta di termini tecnici e descrizioni articolate giocoforza non immediatissimi. Gli esperimenti sono però così curiosi e sfiziosi che non va sottovalutata la possibilità di godersi la loro lettura e riproduzione, senza dover necessariamente affrontare anche la spiegazione conseguente: caratteristica, questa, che rende il volume flessibile e facilmente adattabile a pubblici di età e con abilità differenti.

Pur essendo state scattate in modalità casalinga dettata dal momento di emergenza, le fotografie che illustrano gli esperimenti sono, dal canto loro, molto chiare e significative anche senza l’accostamento al testo. Grazie ad esse le istruzioni risultano dunque accessibili anche a chi non è in grado di decodificare le parole scritte.

Gli altri titoli della serie #intantofaccioqualcosa sono:

Orlando non è più furioso

Tanti albi, diversi racconti, qualche fiaba e sparute rime: questo, finora, è stato il terreno di applicazione della Comunicazione Aumentativa e Alternativa al libro per l’infanzia. Originale e coraggiosa è dunque la scelta di Homeless Book di offrire ai giovani lettori che leggono in simboli un piccolo poema di ispirazione cavalleresca.

Scritto in rima e costellato di minimi riferimenti all’opera di Ariosto, Orlando non è più furioso racconta di un bambino che fatica a gestire la sua rabbia. A scuola, a casa o al parco, quando le sue richieste non vengono soddisfatte o le cose non vanno esattamente come lui desidera, Orlando va su tutte le furie. A venire in suo aiuto dopo una giornata particolarmente nera è il cavaliere Astolfo in sella all’Ippogrifo. L’eroe gli consegna infatti una scatola magica che contiene tre parole che, a suo dire, potranno rivelarsi preziose. E in effetti, messe subito in pratica dal giovane Orlando, pazienza, aiuto e coraggio lo rendono più disteso e saggio nell’affrontare le piccole difficoltà quotidiane.

Piacevole da leggere e ben costruito, Orlando non è più furioso offre una lettura di una certa complessità, rivolta a bambini che padroneggiano la CAA e che si destreggiano senza troppe difficoltà tra parole e costrutti sintattici non del tutto usuali. Il testo in rima prevede infatti una sintassi non sempre lineare e alcune parole poco ordinarie. Per contro, il racconto ben articolato e musicale, favorisce l’aggancio e l’attenzione, sostenendo il giovane lettore nella sua piccola impresa di lettura.

Stelle sul comodino

È difficile che il fascino delle stelle cadenti lasci qualcuno indifferente. Così, anche Tommaso, bambino curioso e avvezzo a porsi e a porre ai grandi molte domande, vive la notte delle stelle cadenti con grande interesse e un po’ di impazienza. Dove cadono esattamente le stelle? E soprattutto, quanto bisogna aspettare per vederne una? Con un po’ di attesa, qualcosa di straordinario accade infine sotto gli occhi di Tommaso, trasformando un suo piccolo desiderio in una magica realtà.

Sospeso sul filo del fantastico, Stelle sul comodino propone una storia semplice ma non priva di un pizzico di sorpresa. Il racconto procede lineare, con prevalenza di frasi brevi o coordinate, e parole di uso quotidiano. Le illustrazioni, dal canto loro sono minimali e perlopiù in bianco e nero, non particolarmente accattivanti ma con un’attenzione specifica a mettere in evidenza le emozioni del protagonista.

Sul fronte della simbolizzazione, Stelle sul comodino segue lo specifico modello inbook, supervisionato dall’omonimo Centro studi, con l’uso di icone in bianco e nero, la scrittura in simboli dei singoli elementi della frase e l’unione all’interno del riquadro di elemento simbolico ed elemento alfabetico.

Alla scoperta della fattoria

Alla scoperta della fattoria è un libro in simboli firmato Homeless Book che come alcuni volumi precedenti della stessa casa editrice – Cosa vede Don Q e Gatto e topo in società, per esempio – sfrutta efficacemente il meccanismo ludico delle alette.

Il titolo non fa mistero di ciò che il lettore potrà trovare tra le pagine: una piacevole gita tra gli animali a due e a quattro zampe che vivono in campagna. Ogni doppia pagina invita il lettore a esplorare uno specifico ambiente della fattoria – dalla cuccia al recinto, dallo stagno alla stalla e via dicendo – provando a indovinare di chi possa essere la casa. Il libro non prevede dunque una vera e propria storia ma piuttosto una carrellata di dimore e personaggi che, una volta individuati, compiono una piccola azione o pronunciano una brevissima frase.

Così come il testo è sempre diviso in due paragrafi – uno dedicato a descrivere l’ambiente e a stimolare le ipotesi sul suo abitante, l’altro contenente la soluzione del quesito – anche le illustrazioni si sviluppano in due fasi – una che mostra l’ambiente e un minimo dettaglio del suo abitante, l’altra che rivela completamente l’identità di quest’ultimo, all’aprirsi di un’aletta.

Questa particolare struttura crea un equilibrio funzionale tra prevedibilità e sorpresa, soddisfacendo il bisogno di trovare sulla pagina dei punti di riferimento ma anche quello, spesso trascurato nei libri in simboli, di sperimentare soddisfazione e coinvolgimento pieno da parte del lettore. Allo stesso modo questa costruzione narrativa dinamizza un racconto che altrimenti potrebbe risultare piatto e sollecita nel bambino la capacità di scovare indizi e formulare ipotesi.

Il testo – lineare nella sintassi, quotidiano nel lessico, maiuscolo nella grafica – risulta agevole da seguire ma non eccessivamente ripetitivo. Supportato visivamente da simboli WLS (Widgit Literacy Symbols) riquadrati e disposti sulla pagina in modo da seguire l’andamento della frase, questi va a braccetto con le illustrazioni fresche e sorridenti di Piki che si diverte a nascondere in ogni tavola un piccolo topolino: un’occasione in più per il lettore di conoscere il libro anche come oggetto con cui si può giocare.

Domino i verbi con i simboli

L’incursione di Uovonero sui terreni della sperimentazione ludica non è né nuova né rara. Iniziata agli albori della casa editrice, con il gioco cooperativo Kikkerville, proseguita con l’Acchiappaidee di Fabrizio Silei poco più di un anno fa, si consolida ora con un nuovo cofanetto che intreccia lettura, gioco e apprendimento in maniera innovativa e intrigante. Il cofanetto si compone, in particolare, di un libro e di un domino, entrambi contraddistinti dall’uso dei simboli PCS.

Il libro dedica ogni doppia pagina a un’azione quotidiana (leggere, farsi la doccia, pettinarsi, giocare insieme o da soli…): a destra campeggia una chiara immagine che ne illustra il significato; a sinistra vengono riportati il simbolo e la parola ad essa corrispondenti, seguiti da una micro-storia di due sole frasi in simboli, in cui l’azione è protagonista. Le stesse illustrazioni e gli stessi simboli figurano anche sulle carte del domino, associati però in maniera casuale. Al giocatore viene dunque chiesto di affiancare le tessere in modo che simbolo e illustrazione correlati si trovino vicini, fino a formare una lunga catena di azioni.

Come è facile intuire, il libro e il domino operano in sintonia, aiutando i giovani lettori con difficoltà comunicative o alle prese con le prime esperienze di lettura a familiarizzare con il significato e l’uso dei diversi verbi. Dominare questi ultimi, come l’ingegnoso titolo del gioco suggerisce, significa infatti compiere il primo importante passo per padroneggiare l’insieme della frase e i suoi specifici meccanismi. In questo senso la scelta d’uso dei simboli più immediati e trasparenti tra quelli disponibili e maggiormente diffusi nell’ambito della Comunicazione Aumentativa e Alternativa – ossia i PCS (Picture Communication Symbols) – risponde bene all’intento di rendere libro e gioco davvero intuitivi e dunque fruibili. A rafforzare l’efficacia e la trasversalità del cofanetto concorrono, poi, in maniera determinante le attraenti illustrazioni di Antonietta Manca realizzate con la plastilina. Sgargianti e leggere, queste sanno unire chiarezza e originalità, accendendo in maniera ben riuscita il connubio tra apprendimento e piacere estetico.

Dall’idea progettuale insolita alle illustrazioni vincenti, dalla grafica pulita al packaging solido, dalla scelta mirata dei verbi e dei simboli al formato maneggevole delle carte, ogni aspetto di Domino i verbi con i simboli parla di cura: proprio quella che fa di questo prodotto dalla natura ibrida un ottimo strumento didattico, un efficace supporto alla comunicazione e, al contempo, un accattivante gioco per la famiglia.

La principessa sul pisello

L’ultima fiaba in simboli PCS pubblicata da Uovonero – Il brutto anatroccolo – risaliva al 2017 e i Pesci parlanti, con il loro formato inconfondibile e il loro equilibrio tra accessibilità del testo e ricchezza iconografica, iniziavano un po’ a mancarci. Detto fatto, il 2021 si apre con La principessa sul pisello: un nuovo titolo fiabesco curato nell’adattamento testuale da Enza Crivelli e nelle illustrazioni da Francesca Corso.

Forse meno nota delle fiabe precedentemente simbolizzate, La principessa sul pisello racconta di un principe che va in cerca di una sposa, girando il mondo in lungo e in largo e incontrando numerosissime ragazze. La sua ricerca appare, però, infruttuosa e il principe si trova costretto a tornare a casa in solitaria. Un giorno si presenta al castello una giovane fanciulla che chiede ospitalità e dichiara di essere una principessa. Le sue origini reali vengono allora messe alla prova con un fine stratagemma: un minuscolo pisello collocato sotto una pila di venti materassi, offerti come giaciglio alla ragazza. Il fastidio percepito da quest’ultima durante la notte, nonostante il notevole spessore dei materassi, convince il re e la regina che di una vera principessa si tratti, spalancando le porte al più classico dei lieti finali.

Asciugata fino al midollo, tanto da prendere avvio senza alcun preambolo e da svilupparsi in 14 doppie pagine con al massimo tre brevi frasi ciascuna, questa versione de La principessa sul pisello si propone di venire incontro alle esigenze di quei giovani lettori per i quali intrecci e strutture sintattiche troppo articolati possono costituire un grosso ostacolo. Lineari, mai più lunghe di una riga, basate su parole di facile comprensione e supportate visivamente da simboli trasparenti come i PCS (Picture Communication Symbols), le frasi che compongono La principessa sul pisello si prestano con cura a essere seguite e comprese anche da bambini con difficoltà comunicative e linguistiche o apprezzate da bambini in età prescolare.

All’estrema semplicità del testo, che appare per certi versi quasi austero, fanno da contraltare una struttura narrativa ricorsiva che crea un ritmo ammaliante e delle illustrazioni che fanno letteralmente viaggiare con la fantasia. Lo stile delicato ed evanescente di Francesca Corso crea infatti un’atmosfera sospesa, punteggiata di dettagli suggestivi – due su tutti le nuvole che compongono una sorta di mappa mentre il principe gira per il mondo e il baldacchino del letto che richiama la pianta di piselli – e capace di contaminare l’atemporalità tipica delle fiabe con una certa felice contemporaneità. I ritratti delle giovani donne incontrate dal principe a nord, a est, a sud e a ovest del mondo, oltre che molto evocativi, richiamano per esempio alla mente fotografie moderne e immaginari stratificati arricchitisi nel corso dei secoli.

Completa il tutto il consueto e apprezzabile formato Sfogliafacile, brevettato dalla stessa casa editrice e caratteristico della collana I pesci parlanti, che grazie all’irregolarità della forma delle pagine consente anche a bambini con difficoltà di motricità fine di avanzare fisicamente nella lettura con maggiore autonomia.

In viaggio con TopoNino

Una favola che fa da cornice ad altre tre: il viaggio esopiano di un topolino di campagna, intento a recarsi da un cugino di città, è l’espediente usato da Mariangela Balbo per riunire e cucire insieme altre tre favole di origine classica come Il leone e il topolino, La formica e la colomba e La cicala e la formica. Man mano che avanza nel suo percorso il topolino incontra infatti i protagonisti delle altre fiabe e narra il contenuto di queste ultime, premurandosi di esplicitarne in maniera chiara la morale. L’intento è quello di rendere fruibili anche a bambini con difficoltà comunicative alcune delle fiabe più note dell’autore greco: il libro presenta infatti testi adattati e accompagnati da simboli WLS.

Non proprio elementari – nella struttura sintattica, nell’uso di pronomi, nella scelta dei tempi verbali, per esempio – le rielaborazioni delle fiabe presentano in particolare simboli colorati, abitualmente poco utilizzati in editoria, font misti (perlopiù per distinguere i titoli delle diverse fiabe dal vero e proprio testo) e un’organizzazione grafica della pagina che può risultare un po’ confusiva, per come i riquadri dei simboli vanno a capo o per come tendano talvolta a coprire alcuni pezzi di illustrazioni. Queste ultime, dal canto loro, presentano un tratto acerbo e stili diversi che, se da un lato ben si adattano a distinguere le diverse favole, dall’altro sacrificano un po’ la coerenza visiva del volume.

L’aspetto generale di In viaggio con TopoNino riflette, insomma, la sua genesi multiforme che vede coinvolte una casa editrice, un’associazione impegnata nel sociale e la classe quinta di un liceo artistico.

Giacomo di Cristallo e altre storie

Tutti gli usi della parola a tutti, scriveva Rodari, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo. A cent’anni dalla nascita dello scritto di Omegna la casa editrice la meridiana trova un ottimo modo per omaggiare questo credo ancora attualissimo dell’autore: proporre una versione di alcune delle sue fiabe con i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa.

Terzo titolo della collana Parimenti, Giacomo di cristallo e altre storie declina in maniera molto concreta l’importanza di allargare l’accesso alla parola anche a chi normalmente ne viene escluso, e non lo fa solo diversificando i linguaggi con cui il lettore può accedere al testo ma anche privilegiando la traduzione di racconti dalla forte valenza civile.

Quello di Giacomo di Cristallo, per esempio, che anche rinchiuso in prigione ispira i suoi concittadini con trasparenti pensieri di protesta contro le ingiustizie della dittatura. Quello de La casa di tre bottoni, che pur essendo piccina piccina riesce a ospitare 13 persone e un cavallo, perché fatta con il cuore. Quello de La principessa allegra che vede le persone e le loro storie come unica possibilità di capire e compatire davvero i drammi della guerra. Quello di Re Mida e il brigante Fifone in cui la rinuncia all’oro porta a ricchezze ben più preziose. E quello di Teresin che non cresceva a causa del dolore ma che l’amore riesce a far diventare grande e che per amor di giustizia diventa persino una gigantessa.

Le storie contenute nel volume sono cinque e sono di diversa lunghezza. Tutte condividono una spiccata attenzione ai valori della solidarietà, dell’amore e della giustizia: caratteristica questa che le rende ideali per innescare una riflessione individuale e condivisa sulla storia e sull’attualità a misura non solo di bambino ma anche e soprattutto di lettore con qualche anno in più. I sentimenti positivi e negativi, le ingiustizie e il loro riscatto, la dittatura e il buon governo, la ricchezza e la povertà, solo per fare qualche esempio, sono infatti affrontati da Rodari con grande schiettezza e ben si prestano a solleticare l’immaginario e il pensiero di giovani adulti. Ecco dunque che l’inserimento di queste storie apparentemente semplici all’interno della collana Parimenti, che si rivolge principalmente ai preadolescenti e agli adolescenti e il cui sottotitolo è non a caso “Proprio perché cresco”, appare tutt’altro che stonata.

Come per i precedenti titoli, anche qui il testo è oggetto di una rielaborazione mirata a rendere alcune frasi più lineari, a esplicitare alcuni elementi sottintesi o metaforici e a contestualizzare alcuni dettagli: tutti accorgimenti che non intaccano la freschezza del racconto e la sua indole profondamente schierata. La linearità e la semplicità narrativa che sono proprie di Rodari, d’altro canto, si prestano con naturalezza a un lavoro di semplificazione e simbolizzazione che consenta l’accesso al testo anche da parte di lettori con autismo o difficoltà di comunicazione. La ricchezza del testo, dal canto suo, viene mantenuta grazie all’utilizzo della collezione di simboli letterariamente più versatili – quella dei simboli WLS – e alla scelta di simbolizzare tutti gli elementi della frase (compresi per esempio pronomi, articoli, preposizioni) e di inserire i qualificatori di tempo e plurale.

Il risultato è un volume che sposa semplicità narrativa ed espositiva e complessità di pensiero: un’ottima miscela per giovani lettori esigenti e curiosi.

Giacomo di cristallo e altre storie è reso disponibile dalla casa editrice anche in formato ebook, con le medesime caratteristiche compositive della versione cartacea.

Pinno un tuffo in aria

Elisa Mazzoli ha la grande capacità di guardare e ascoltare i bambini – che dei suoi libri sono i destinatari ma anche i protagonisti – riconoscendone i tratti più veri e andando oltre un’idea adulta e spesso stantia dell’infanzia. I suoi personaggi, anche quando hanno una disabilità, sono prima di tutto bambini e forse anche per questo i lettori si riconoscono facilmente e a fondo nelle sue storie, senza farsi frenare dal sentore di un trabocchetto moralistico. Questo accade con risultati di grandissimo valore in Noi (Bacchilega Junior, 2013), che è non a caso uno dei libri più belli finora usciti in Italia con un’attenzione al tema della diversità, e lo stesso si rileva per certi versi anche in Pinno un tuffo in aria (Bertoni, 2020), uno dei titoli più recenti dell’autrice, con illustrazioni di Roberto Grassilli.

Il protagonista, qui, pur vivendo nel mare, è un bambino a tutti gli effetti e non un pesce come si potrebbe pensare. Pinno vive in un sottomarino e ha un pescecane per animale domestico ma a parte questo, come tutti i bambini, non resiste all’idea di giocare con dei suoi coetanei. Così, uscito dalle profondità per un tuffo e udite delle giovani voci, Pinno si dirige senza esitazioni verso i bambini della spiaggia con il fermo intento di fare amicizia. Questi, dal canto loro, lo sommergono di domande – cosa che effettivamente di norma accade quando qualcosa o qualcuno di insolito irrompe nella quotidianità dell’infanzia – ma una volta soddisfatti nei loro interrogativi, non esitano a lasciarsi travolgere dal comune interesse per il gioco. Così come è venuto, Pinno torna infine alle sue onde, non senza la promessa di tornare presto dai suoi nuovi amici.

Semplicissima nella struttura, la storia di Pinno dice con gentilezza lo stupore e fors’anche lo spavento che l’incontro con la diversità può generare, restituendo a entrambi i sentimenti il loro diritto di essere. Al contempo rivela la spontaneità con cui i bambini esternano le domande urgenti che tale incontro può suscitare in loro e che, se non sepolte e messe a tacere, aprono la strada a possibilità di conoscenza reciproca. Significativo, in questo senso, è il contributo interessante che le illustrazioni di Roberto Grassilli apportano al libro: le sue figure dai colori saturi e al limite della fluorescenza, le sue inquadrature ricercate e i suoi dettagli a tratti deformanti restituiscono un senso di straniamento e sorpresa generale, come a sottolineare che in fondo l’altro siamo sempre anche noi.

Pinno un tuffo in aria è pubblicato dall’editore Bertoni junior in formato inbook e  presenta  dunque il testo in simboli WLS. La scelta ha accompagnato la progettazione del libro fin dall’inizio, il che ha permesso a Elisa Mazzoli di comporre un testo essenziale, lineare e realmente accessibile anche nella struttura sintattica senza bisogno di particolari rimaneggiamenti a posteriori. I simboli presentano, come da modello inbook, un riquadro ben marcato che comprende sia la componente alfabetica sia quella iconica, una distribuzione sulla pagina che segue la struttura della frase e un’indicazione puntuale dei diversi qualificatori (numero, genere…). Il libro unisce così una grande semplicità strutturale e un alto livello di dettaglio morfologico-sintattico, supportando e incentivando il miglioramento delle competenze di comprensione e lettura di bambini con difficoltà comunicative.

Giochiamo con le stagioni

Coltivare pratiche narrative e di lettura con bambini colpiti da una disabilità che ne condiziona fortemente l’attenzione e la comprensione può risultare faticoso e complesso, prima di tutto per i bambini stessi e in secondo luogo per chi di loro si occupa. Per questo la pubblicazione di materiali diversificati, anche se privi della forma standard di libro, costituisce spesso una buona notizia e apre delle possibilità altrimenti considerate precluse.

È il caso di Giochiamo con le stagioni edito da Puntidivista: un set composto da due leporelli in cartoncino sottile corredati da diverse figure in feltro che su di essi, a piacere, possono essere attaccate per creare scenari narrativi stimolanti

Ogni leporello è illustrato da entrambi i lati, ciascuno dei quali è dedicato a una diversa stagione. Aperti nella loro lunghezza, i leporelli mostrano uno sfondo che si ripete sempre identico negli elementi chiave – un orto, un trattore, una casa, due alberi e un cespuglio, un bambino, un laghetto e delle montagne in lontananza – ma si caratterizza per una serie di dettagli che evocano una specifica stagione – elementi climatici, colori e prodotti della natura, animali, indumenti e via dicendo. In questo modo si offre al bambino tutta una serie di punti di riferimento e di elementi di prevedibilità che risultano particolarmente apprezzabili da parte di bambini con autismo ma che più in generale possono essere molto efficaci  per un lavoro sulla ciclicità della natura con qualunque bambino in età prescolare .

Disseminati sullo sfondo sono poi presenti dei pezzetti di feltro che consentono di attaccare gli elementi mobili, rendendo così viva la scena e incentivando la creazione e/o la condivisione di piccole soluzioni narrative. Le fragole che crescono, che possono essere messe nel cestino e magari guastate a bordo del camper; il cavallo che galoppa nel recinto, lo salta e se ne va a rosicchiare le mele cadute dall’albero, il pupazzo di neve che viene prima costruito e poi vestito, per esempio, sono solo alcune delle semplici sequenze narrative che possono fare  leva sugli elementi di volta in volta attaccati sul foglio. Ogni scena può essere resa più o meno complessa e più o meno verosimile (se non è la verosimiglianza a interessarmi, posso decidere di attaccare le fragole sull’albero invernale o far finire una barca nell’orto) in base alle esigenze e ai desideri del bambino.

Giochiamo con le stagioni riprende in questo i punti di forza di altri prodotti interessanti della casa editrice Puntidivista, come i quiet book Oggi vado e Oggi divento. La trasformabilità delle pagine, il coinvolgimento attivo del lettore, la manipolabilità degli elementi e il gioco accorto tra ripetizione e cambiamento risultavano infatti particolarmente efficaci nei libri attivi in feltro e tali risultano anche qui, soprattutto nell’ottica di coinvolgere e sollecitare quei bambini che più di altri faticano a seguire o sviluppare un pensiero narrativo.

Versatile, maneggevole e stimolante, Giochiamo con le stagioni è a suo modo un libro-gioco che vale la pena conoscere e sperimentare perché nella sua semplicità offre numerose possibilità di utilizzo.

Fiori!

Colori vivissimi, forme essenziali, tratto scarabocchiato: Fiori! Forme! dichiarano a gran voce la loro gioiosa tulletitudine! La cifra di Hervé Tullet è infatti inconfondibile tra le pagine a leporello di questi due cartonati sgargianti che invitano mani e occhi curiosi a un’esplorazione multiforme.

Il primo – Fiori! – presenta da un lato e dall’altro del leporello una sequenza di fiori variegati nelle forme e nei colori. A tutta pagina e su sfondo bianco, questi sono contraddistinti da forme minime e tratti diversi: punti, cerchi, linee sottili o contorni spessi. Al centro di ciascuno, fatto salvo per il fiore in chiusura che contiene uno specchio, si trova un foglio spesso di plastica colorata e semitrasparente che trasforma una piacevole carrellata floreale in un’occasione stupefacente di scoperta e sperimentazione tattile, cromatica e luminosa.

Con effetti analoghi con principi compositivi differenti, Forme! propone una sequenza di pagine con motivi a righe colorate su sfondo bianco da un lato e pagine a sfondo multicolore dall’altro. Giocate sui tre colori primari, le pagine presentano intagli geometrici sempre diversi per posizione, dimensione e forma – tondi, quadrati, rettangolari e romboidali – che offrono alle piccole dita pertugi perfetti per una perlustrazione curiosa, per inquadrature insolite di panorami, oggetti e persone, per giochi di combinazione e sovrapposizione e per creazioni suggestive di ombre.

Parola d’ordine: libertà. Fiori! e Forme!, più ancora di altri libri di Tullet che già favorivano una dinamica ludica, offrono al lettore un invito a interagire in maniera assolutamente svincolata, attiva e personale con gli stimoli offerti dai volumi. Non solo questi non prevedono né parole né tracce narrative vere e proprie, ma presentano una struttura fisica che li predispone a una lettura imprevedibile e giocosa, all’interno della quale sono l’intraprendenza, la curiosità e le scelte del lettore – dove il libro viene collocato, in che posizione ci si sistema per leggerlo, se la lettura avviene in solitaria o in compagnia e così via… –  a fare la differenza, a modificare il contenuto, a dare vita a possibilità diverse.

E questo li rende particolarmente preziosi anche per un pubblico con disabilità, cognitiva o comunicativa soprattutto, che può trovare nei libri tradizionali una rigidità di fruizione scoraggiante. Grazie anche alla solidità garantita dalle pagine cartonate e dalla struttura a leporello, che consentono ai libri di reggersi in piedi senza alcun supporto, Fiori! e Forme! restituiscono un valore speciale all’autonomia di lettura, facilitata anche in caso di difficoltà di sfogliatura, e alla possibilità di prendersi un tempo proprio in cui lasciarsi sorprendere dalle scoperte che l’incontro con le pagine può generare.

Cosa succede se le pagine di Fiori! incontrano la luce diretta del sole? E se due trasparenze colorate si sovrappongono? E cosa accade, invece, se si guarda un oggetto attraverso le fustellature di Forme!? E se si lascia che esse generino un’ombra? Ogni volume racchiude domande segrete e indefinite, non scritte e non poste, che sta al bambino decidere se indagare, in base a quel che l’esplorazione visiva e tattile gli suggerirà. Molto vicini nel concept a quella meraviglia progettuale che è Coucou di Lucie Félix,  edito  in Francia da Les grandes Personnes, Fiori! e Forme! imboccano un sentiero proprio, forse meno orientato ad attivare una relazione tra due lettori o tra un lettore e un mediatore e più propenso a solleticare l’interazione con le pagine stesse e con l’ambiente circostante.

Fori e trasparenze fanno leva sulla semplicità delle forme e dei colori, favorendo così un’indagine spontanea e poco condizionata, capace di rispondere a bisogni di complessità differenti. Non a caso i due libri, che certo nascono per soddisfare le esigenze di lettura di bambini piccolissimi – anche al di sotto dell’anno di età – risultano assolutamente irresistibili anche per bambini decisamente più grandi, per esempio di età prescolare.

Immaginario

Prima app italiana studiata per le necessità di comunicazione dell’adulto che interagisce con la persona con autismo o con disabilità cognitive. Immaginario non è un’applicazione destinata all’uso autonomo del bambino ma al genitore, all’educatore o al curante per favorire la comunicazione e la sua comprensione attraverso le immagini.

Strutturata in 4 sezioni (“Immagini”, “Frasi”, “Agenda” e “Parole mie”) predisposte perché il genitore o l’operatore abbiano un accesso intuitivo e veloce alle funzionalità.

4 sezioni con accesso veloce alle funzionalità per l’utente e grafica attraente per il bambino.

1. IMMAGINI – Costruisci immagini e significati

Un vocabolario interattivo: esercita la comprensione dei concetti consultando le categorie “semantiche” con oltre 1.200 simboli di uso quotidiano scelti dai nostri esperti e crea nuove carte – immagine, testo, audio – e categorie personalizzate.

2. FRASI – Crea velocemente regole e istruzioni

Digita la frase, la app traduce direttamente il testo in sequenze di simboli. Puoi creare nuove carte e aggiungerle, registrare la tua voce, salvare e riutilizzare la frase in futuro.

3. AGENDA – Pianifica il tempo e insegna autonomie

Prepara il bambino alle attività giornaliere e della settimana: aggiungi le carte in sequenza nell’agenda visiva (esempio: mattino, pomeriggio, sera) costruendo fino a 4 livelli di dettaglio e “motiva” il bambino coinvolgendolo direttamente nella scelta tra 2 carte – una prima interazione consapevole col mezzo – e i simboli da apporre sulle attività.

4. PAROLE MIE – L’archivio delle immagini

Ricerca facilmente le frasi “ricorrenti” che hai archiviato, da mostrare in modalità “sola vista” senza pericolo di modifica e gestisci velocemente le situazioni di crisi.

Miracolo tra i ghiacci

Quella di Miracolo tra i ghiacci è la storia di un amore impossibile: l’amore tra un orso polare e una foca, che di norma dell’orso potrebbe essere lo spuntino. Ma l’orso in questione è in fondo un romanticone che osserva assorto il tramonto e che, innamoratosi della bella preda, resiste alla fame pur di poter stare con lei. Ma la natura ha le sue regole e per quanto si sforzi, l’orso sa di doversi allontanare dalla sua amata per evitare, prima o poi, di cedere al bisogno di cibo. Servirà una piccola magia del cielo, che pare venire da un misterioso pulcinella di mare seduto comodo sulla luna, a rendere possibile il piccolo prodigio e a regalare un lieto fine a una storia apparentemente irrealizzabile.

Ideale per romantici e paladini dell’amore ad ogni costo, Miracolo tra i ghiacci si contraddistingue per una storia con parecchio zucchero, illustrazioni non troppo elaborate che privilegiano le tinte chiare e un testo che celebra i sentimenti. Quest’ultimo si presenta composto da frasi anche piuttosto articolate e supportato visivamente dall’uso di simboli WLS, impiegati in maniera molto dettagliata in traduzione di singoli elementi lessicali. Ne risulta una lettura mediamente impegnativa, adatta a bambini non alle primissime armi con l’approccio ai simboli.

Tombili il gatto in posa da re

All’inizio degli anni 2000, per le strade di Istambul gironzolava (poco) e poltriva (molto) una celebrità a quattro zampe: il gatto Tombili. Amato e benvoluto da tutti i residenti e i turisti, soprattutto per via della caratteristica posa da pascià che soleva assumere sul marciapiede, il gatto è stato omaggiato nel 2016 con una statua piazzata e inaugurata nel quartiere di Ziverbey della città turca.

La storia di Tombili è curiosa e fa sorridere e anche per questo, forse, l’autrice Valentina Ponti ha pensato di dedicarvi un libro. Pubblicato da Homeless Book, Tombili, il gatto in posa da re ha una struttura in rima che rende il testo cadenzato e una traduzione in simboli che ne amplia le possibilità di fruizione anche da parte di bambini con difficoltà di decodifica e comprensione del testo. Qui si racconta della passione sfrenata di Tombili per cibo e manicaretti e del suo tentativo di ottenerne a bizzeffe in cambio di una corona d’oro trovata per strada. Chef e cuochi non paiono tuttavia interessati allo scambio. Sarà invece l’incontro con un bambino dallo sgargiante turbante arancione a cambiare radicalmente la sorte del gatto e a farle prendere una piega a tutti gli effetti regale.

Composto secondo il modello in-book, il libro richiede una discreta dimestichezza con la lettura dei simboli. Questi vengono infatti impiegati a supporto visivo dei singoli elementi del testo, compresi per esempio articoli e preposizioni, e risultano completi di qualificatori di numero e di genere. La struttura in rima, che vincola talvolta le scelte sintattiche, e la ricerca lessicale, arricchita non di rado di vocaboli non scontati, concorrono a loro volta a dare vita a un testo dinamico e di media complessità. Piacevole e fresco, il racconto si sposa bene con le illustrazioni semplici ma allo stesso tempo accattivanti e spiritose di Piki che regalano un tocco vivace al libro.

Il gatto con gli stivali

Quella del gatto con gli stivali è una fiaba intrigante e ingegnosa, che dice della fortuna, della furbizia, della sovversione e del legame che sottilmente le unisce. Tanti sono i volumi che l’hanno ripresa e riproposta, con parole e illustrazioni le più disparate. Uno di questi, edito da De Agostini, vede sposarsi le parole di Roberta Zilio e le illustrazioni del talentuoso Fabian Negrin. Quello stesso volume viene ora reso disponibile dall’editore in una versione che sfrutta i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa per raggiungere una fetta di pubblico importante e spesso trascurata: quella dei bambini con difficoltà comunicative.

Grazie alla collaborazione con la Fondazione Paideia, il titolo è infatti proposto in una nuova versione in simboli, sia digitale sia cartacea. A partire da un testo decisamente asciugato (in alcuni punti, come l’incipit, forse persino troppo) e delle illustrazioni di grande qualità (che il formato digitale un pochino sacrifica), la fiaba viene simbolizzata sfruttando la collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e rispondendo a regole compositive scelte appositamente dall’équipe della Bottega Editoriale di Paideia, senza far riferimento a uno specifico modello.

Insieme alla possibilità di beneficiare del testo in simboli – letto secondo le caratteristiche del modeling, automatico o manuale a seconda delle esigenze del bambino – l’ebook offre quella di godere del testo nella sua versione alfabetica, sia in totale autonomia sia con supporto della registrazione audio. Sempre all’interno della versione digitale vengono proposte alcune attività ludico-educative tra cui completare una frase in simboli, trovare il simbolo esatto per indicare una certa figura, animare o colorare una data illustrazione.

 

I libri per tutti

Il gatto con gli stivali, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

La bella addormentata

Ci sono illustratori i cui lavori profumano di fiaba. Come Valeria Docampo, straordinaria autrice argentina che in Italia ha illustrato volumi preziosi soprattutto per l’editore Terre di Mezzo. Troviamo però la sua firma anche su alcuni titoli della collana Io leggo da solo di De Agostini, che proprio di fiabe tradizionali, non a caso, si compone. Come La bella addormentata, che appare per noi particolarmente interessante perché di recente è stato reso disponibile dall’editore anche in una nuova versione inclusiva, cartacea e digitale, realizzata in collaborazione con Fondazione Paideia.

Inserito all’interno del progetto I libri per tutti, La bella addormentata ripropone con i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa la nota storia della principessa che, a causa di una maledizione, si punge con un fuso e si addormenta per 100 anni, fino a che il bacio di un principe non la risveglia. La fiaba viene qui proposta con le parole di Roberta Zilio così come accada nell’analogo volume di De Agostini con testo esclusivamente alfabetico, in minima parte riviste e adattate così da dare vita a una narrazione più lineare ed essenziale. I simboli scelti per far risultare il testo più accessibile anche in caso di disabilità comunicativa sono i WLS (Widgit Literacy Symbols), impiegati secondo criteri che non fanno riferimento a uno specifico modello. Così, per esempio, gli articoli sono sempre associati al sostantivo all’interno di un unico simbolo mentre le preposizioni vengono simbolizzate individualmente. A fare da contraltare a una narrazione intenzionalmente scarna e minima, intervengono le illustrazioni di Valeria Docampo, che anche nella versione digitale mantengono un’inconfondibile cifra poetica.

Come tutti i titoli del progetto I libri per tutti, anche la book-app de La bella addormentata propone in chiusura alcune attività ludico-didattiche che aiutano a prendere confidenza con la narrazione e soprattutto con i simboli: nella fattispecie, ricomporre alcune frasi a partire da simboli dati; scegliere i simboli corretti, tra quelli proposti, per descrivere il carattere della fata malvagia;  tappare un certo simbolo man mano che compare sullo schermo e colorare un’immagine passando il dito sullo schermo.

 

I libri per tutti

La bella addormentata in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Tea. Perché devi lavorare? (I libri per tutti)

Tea è la protagonista di una collana di libri editi da Giunti Kids e rivolti a bambini in età prescolare. Attenta ai temi e alle domande che spesso animano la quotidianità dei bambini o il dialogo educativo che mette al centro questi ultimi, la collana cerca di trovare parole e risposte rassicuranti ma non banali. Dal canto suo la protagonista si muove animata da una curiosità mai sopita e da una mutisfaccettatura emotiva in cui il lettore può facilmente riconoscersi, supportato in questo anche da illustrazioni – anch’esse a firma di Silvia Serreli – semplici e ben marcate.

Con la nascita del progetto I libri per tutti, alcuni titoli della collana dedicata a Tea sono proposti dall’editore in collaborazione con Fondazione Paideia in una versione digitale e simbolizzata, che ne agevola la fruizione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative legate per esempio all’autismo.

Uno di questi titoli è Tea. Perché devi lavorare?. Qui troviamo la protagonista trepidante di fronte alla prospettiva di godersi al cinema il suo cartone preferito. Sapere che proprio quel giorno mamma e papà devono lavorare sarà una brutta scoperta per lei, dura da buttare giù. Difficile è per Tea capire come mai i genitori debbano trascorrere così tanto tempo in ufficio e che proprio da quel tempo dipende la possibilità di acquistare tutto ciò di cui la famiglia necessita. L’idea della mamma di farsi accompagnare dalla bimba sul luogo di lavoro sarà la mossa vincente per restituire al lavoro dei grandi una dimensione più comprensibile e per trasformarlo in uno stimolo creativo, un’occasione cioè per immaginare il futuro.

Leggermente asciugato rispetto alla versione originale, l’ebook inclusivo di Tea. E se non ci riesco? propone una storia lineare e abbordabile, nella forma come nel contenuto, che dà spazio a una delle domande che più frequentemente ronzano in testa ai bambini. L’idea che gli adulti non possano essere a disposizione h24 è infatti tutt’altro che scontata e trovare parole semplici per rendere assimilabile può essere utile per dare nuovo e meno incomprensibile significato al tempo in famiglia.

In chiusura l’ebook accessibile di Tea. E se non ci riesco? presenta tre attività ludiche che prevedono di scegliere alcuni simboli, tra quelli a disposizione, che indichino cose acquistabili con i soldi, così come spiegato a Tea dai genitori; di riconoscere all’interno di un’illustrazione l’emozione provata da Tea e indicare il simbolo che la indica correttamente tra quelli proposti; e di ricomporre un puzzle collocando i pezzi sparsi su di una base che riproduce un’illustrazione del libro.

I libri per tutti

I libri della serie di Tea proposti in questa nuova versione digitale e in simboli, rientrano nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Tea. E se non ci riesco?

Tea è la protagonista di una collana di libri editi da Giunti Kids e rivolti a bambini in età prescolare. Attenta ai temi e alle domande che spesso animano la quotidianità dei bambini o il dialogo educativo che mette al centro questi ultimi, la collana cerca di trovare parole e risposte rassicuranti ma non banali. Dal canto suo la protagonista si muove animata da una curiosità mai sopita e da una mutisfaccettatura emotiva in cui il lettore può facilmente riconoscersi, supportato in questo anche da illustrazioni – anch’esse a firma di Silvia Serreli – semplici e ben marcate.

Con la nascita del progetto I libri per tutti, alcuni titoli della collana dedicata a Tea sono proposti dall’editore in collaborazione con Fondazione Paideia in una versione digitale e simbolizzata, che ne agevola la fruizione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative legate per esempio all’autismo.

Uno di questi titoli è Tea. E se non ci riesco?. Qui la protagonista si confronta con la vergogna di non saper fare qualcosa che i suoi compagni padroneggiano già (nuotare senza braccioli, nella fattispecie) e con la paura di non riuscire a imparare mai a farla. Come spesso accade nei libri della collana, è l’intervento oculato di adulti attenti ad aiutare Tea a superare i suoi timori. Grazie ai suggerimenti della mamma prima e della nonna poi, Tea scopre infatti che ci sono cose che, al contrario del nuoto, lei sa fare e i suoi compagni no (andare in bicicletta senza rotelle, fare le capriolo, recitare una poesia…) e che anche gli adulti, apparentemente infallibili, non sono sempre (stati) capaci di fare tutto.

Leggermente asciugato rispetto alla versione originale, l’ebook inclusivo di Tea. E se non ci riesco? propone una storia lineare e abbordabile, nella forma come nel contenuto, in cui facilmente il lettore potrà riconoscersi. La scelta di dare spazio alla peculiarità di ciascun bambino – mostrando come ogni amico di Tea abbia punti forti e punti deboli – si presta inoltre particolarmente bene a ricondurre il racconto all’esperienza specifica di ciascuno.

In chiusura l’ebook accessibile di Tea. E se non ci riesco? presenta tre attività ludiche che prevedono di ricomporre alcune frasi con i simboli a disposizione; selezionare tra una serie di simboli proposti, quelli che indicano attività che il lettore sa fare; e di colorare, muovendo il dito sullo schermo, un’illustrazione del volume

 

I libri per tutti

I libri della serie di Tea proposti in questa nuova versione digitale e in simboli, rientrano nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Tea. Perché il buio è così nero? (I libri per tutti)

Tea è la protagonista di una collana di libri editi da Giunti Kids e rivolti a bambini in età prescolare. Attenta ai temi e alle domande che spesso animano la quotidianità dei bambini o il dialogo educativo che mette al centro questi ultimi, la collana cerca di trovare parole e risposte rassicuranti ma non banali. Dal canto suo la protagonista si muove animata da una curiosità mai sopita e da una mutisfaccettatura emotiva in cui il lettore può facilmente riconoscersi, supportato in questo anche da illustrazioni – anch’esse a firma di Silvia Serreli –  semplici e ben marcate.

Con la nascita del progetto I libri per tutti, alcuni titoli della collana dedicata a Tea sono proposti dall’editore in collaborazione con Fondazione Paideia in una versione digitale e simbolizzata, che ne agevola la fruizione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative legate per esempio all’autismo.

Uno di questi titoli è Tea. Perché il buio è così nero?. Qui la protagonista è alle prese con una paura che accomuna tutti i bambini: quella dell’oscurità. Al suo fianco c’è però uno zio fuori dal comune che trova il modo di rendere il buio meno ostile. Portando Tea ad ammirare la luna, le stelle e i fuochi d’artificio, lo zio Andrea mostra infatti alla bambina i molti regali che il buio è solito farci: piccole magie da assaporare, proprio come quella di chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno in tutta serenità.

Leggermente asciugato rispetto alla versione originale già di per sè abbastanza semplice, l’ebook inclusivo di Tea. Perché il buio è così nero? propone una storia lineare e abbordabile, nella forma come nel contenuto. L’attenzione rivolta alle emozioni più familiari ai giovanissimi lettori (come la paura, certo, ma come anche lo stupore) e lo stratagemma ingegnoso ma molto a misura di bambino escogitato dallo zio Andrea per mettere in luce il lato più amichevole dell’oscurità, rende il racconto molto concreto pur sfiorando un tema impalpabile, come quello delle emozioni.

Così come il testo, anche i giochi proposti dall’ebook accessibile di Tea. Perché il buio è così nero? sono studiati per risultare fruibili e accattivanti per un pubblico di piccolissimi. Viene loro proposto, nella fattispecie, di indicare il colore giusto di alcuni oggetti che compaiono nel racconto (il buio, la luce, i fuochi d’artificio…), tappando il simbolo corrispondente; di far animare su una tavola scura le diverse magie del buio; e di colorare, muovendo il dito sullo schermo, un’illustrazione del volume.

 

I libri per tutti

I libri della serie di Tea proposti in questa nuova versione digitale e in simboli, rientrano nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza (I libri per tutti)

Sulla scia del successo riscosso dalla celebre Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, la produzione di Luis Sepulveda rivolta all’infanzia e pubblicata in Italia da Guanda si è arricchita di altri tre titoli, tutti di stampo simile, a partire dal titolo. Tra questi, figura Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, che vede protagonista una lumaca poco avvezza ad accettare lo stato delle cose senza porsi domande e proprio per questo mal tollerata dai componenti più anziani della sua colonia, da sempre abituati a vivere sotto un calicanto senza mai interrogarsi su di sé o sul mondo circostante. Per trovare le risposte agli interrogativi che le rimbalzano in testa – Perché sono così lenta?, in particolare – la lumaca si allontana dalla colonia e durante il suo viaggio incontra una tartaruga. Grazie alla sua guida, la lumaca scopre cosa c’è poco oltre il prato della colonia e quanto possono essere pericolose le auto degli uomini che sfrecciano a tutta velocità. Per questo si attiva per portare la colonia in salvo, in un posto più sicuro, ma solo le lumache più giovani decidono di seguirla. Il viaggio non è per nulla semplice, tanto che a ogni tappa il numero delle lumache superstiti scende. Ciononostante Ribelle – così la tartaruga chiama la lumaca prima di scomparire – porta a termine la sua missione, trovando infine una terra felice in cui sentirsi al sicuro.

Trasformato in un ebook in simboli dalla Bottega editoriale della Fondazione Paideia, grazie al progetto I libri per tutti, il libro viene ora proposto in una versione accessibile anche a giovani lettori con difficoltà di decodifica del testo alfabetico. Rispetto agli altri titoli della collana I libri per tutti, Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza si rivolge ad un pubblico con abilità cognitive e comunicative più sviluppate e appare senz’altro più impegnativo sia da leggere sia da simbolizzare. Più lungo, più articolato e più filosofico, il testo non risulta semplicissimo da seguire anche a causa di alcuni tagli e semplificazioni che rendono un po’ oscuri alcuni passaggi e che in parte sottraggono all’originale il suo velo poetico (mentenuto intatto, invece, nelle tavole di Simona Mulazzani, preziose e affascinanti come nella versione tradizionale). Appare tuttavia apprezzabile l’intento di proporre occasioni di lettura appetibili e su misura anche per lettori un po’ più grandi e abituati a leggere in simboli di quelli cui normalmente si rivolgono i volumi ispirati alla CAA. In questo senso anche le attività ludiche proposte in coda al testo sono un po’ più complesse e prevedono l’individuazione, tramite simboli da tappare, delle caratteristiche più pertinenti ai diversi personaggi; la composizione di frasi composte da 5-4 simboli; e la memorizzazione e l’unione di carte identiche secondo il meccanismo tipico del memory.

 

I libri per tutti

Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Beezus-e-Ramona-Questa-sorellina

Stella stellina la notte si avvicina (I libri per tutti)

Quanti bimbi potranno essersi addormentati, negli anni, al suono di Stella stellina la notte si avvicina? Un numero grandissimo, probabilmente. Ninna nanna tra le più amate e diffuse nel nostro paese, ha preso la forma di libro con i buchi – secondo il classico modello de La Coccinella – grazie al lavoro sinergico di Giovanna Mantegazza e Antonella Abbatiello.

La nenia che invita i piccoli a dormire, passando in rassegna tutti i cuccioli che  si accingono a riposare in compagnia delle loro mamme, si è così arricchita di una cornice narrativa che vede una volpacchiotta resistere al sonno e accompagnare il lettore a curiosare nelle diverse tane; di figure dolci e delicate che coccolano l’immaginario; e di una struttura forata della pagina che invita a partecipare attivamente, col ditino, all’avvicendarsi delle coppie animali: mucca e vitellino, rana e ranocchietti, pecora ed agnello, anatra e anatrini, gatto e micetti, puledrino e cavalla, mamma uccello e uccellini  e infine mamma e bambino.

Dal 2019 Stella stellina la notte si avvicina è entrato a far parte del progetto I libri per tutti che ne ha consentito la realizzazione di una versione digitale e simbolizzata, fruibile anche in caso di difficoltà comunicative legate per esempio all’autismo. Arricchito, come gli altri titoli della collana, di numerose opzioni di lettura e funzioni, ebook prevedere la lettura tramite modeling, la lettura tradizionale o con supporto della registrazione audio e tre giochi, rispettivamente dedicati al completamento di frasi in simboli, all’ordinamento di figure in base alla dimensione e al completamento cromatico di un’illustrazione. Il testo in simboli è fedele e fruibile e l’inserimento dei simboli non compromette il godimento delle poetiche illustrazioni. Ciò che purtroppo, invece, la digitalizzazione limita inevitabilmente è l’interazione fisica con il libro che nel caso di oggetti così particolari come i libri con i buchi, studiati prima nella forma che nel contenuto, è senz’altro un peccato.

 

I libri per tutti

Stella stellina la notte si avvicina, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Amici nel mare (I libri per tutti)

Il pesce Berto e il paguro Pedro sono grandi amici. Per paura dei pescecani, tuttavia, i due si vedono di rado e restano chiusi ciascuno nella propria tana: una gran noia, a dirla tutta! Servirà un piccolo moto di coraggio per far sì che la voglia di stare insieme e di godere davvero delle bellezze del mare superi e sconfigga i loro timori… perché la paura, a volte, può essere più pericolosa dei pescecani!

Quella di Berto è Pedro è una storia semplice, pubblicata in formato cartaceo tradizionale nel 2014 per i tipi di Piemme, nella collana Il Battello a Vapore, serie Arcobaleno. In quelle stesse collana e serie, Amici nel mare compare ora in formato digitale e con un guizzo in più, quello garantito dal progetto I libri per tutti che trasforma e arricchisce il testo di base per renderlo più accessibile anche in caso di disabilità comunicativa. Come previsto per tutti i titoli del progetto, questa versione di Amici nel mare vede il testo semplificato nella struttura e supportato visivamente dai simboli WLS (Widgit Literacy Symbols) che ne favoriscono la comprensione anche da parte di quei lettori che incontrano difficoltà più o meno marcate di fronte alle sole parole. A rendere particolarmente felice, in questo caso, il testo adattato concorre senz’altro il fatto che il lavoro di semplificazione è stato condotto, insieme alla squadra della Bottega Editoriale di Paideia, dall’autore stesso.

La simbolizzazione segue dal canto suo un modello piuttosto flessibile che unisce più elementi testuali all’interno di un unico simbolo laddove questa scelta venga ritenuta utile per alleggerire la lettura senza compromettere la comprensione. È il caso per esempio degli articoli, sempre associati al rispettivo sostantivo, o delle negazioni, sempre associate al relativo verbo.

Come caratteristico de I libri per tutti, il testo di Guido Quarzo è reso disponibile in simboli con lettura che ricalca il modeling “in presenza”, secondo una doppia modalità: quella automatica, che prevede la lettura fluente del testo e l’evidenziazione simultanea dei simboli via via citati, o quella manuale, che prevede la lettura del singolo simbolo solo nel momento in questo viene tappato, ossia schiacciato sullo schermo con il dito. La personalizzazione della lettura – vera forza di questo progetto, resa possibile proprio dal ricorso al digitale – si concretizza inoltre con la possibilità di optare per il testo alfabetico classico, da leggere in autonomia o con il supporto della registrazione audio, anch’essa sincronizzata con la messa in evidenza cromatica dei termini via via letti.

A completare la book-app di Amici nel mare, una sezione ludica che comprende tre giochi di diversa complessità: rispettivamente trovare il simbolo giusto, completare una frase con una serie di simboli a disposizione e colorare un’illustrazione al semplice strofinamento digitale.

 

I libri per tutti

Amici nel mare, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Piu Caganita (Portogallo)

Piu Caganita è un libro multiformato portoghese che propone il medesimo racconto illustrato in versione tradizionale, semplificata in simboli PCS, in Braille, audio e video in Lingua Gestual Portuguesa (LGP).

Protagonista del racconto è un uccellino un po’ ingenuo e sprovveduto che svolazzando su campi e tetti non si accorge di colpire con i suoi escrementi chi gli passa sotto. Umani, lumache, conigli, mucche e maiali sono tutti egualmente vittime dei suoi involontari bombardamenti e comprensibilmente finiscono per indispettirsi. Solo immaginando un rovesciamento della situazione l’uccellino si rende conto dei guai causati e trova una semplice ma funzionale soluzione. Amicizia e decoro sono salvi. Anche se in fondo in fondo, qualcuno finisce per rimetterci…

Pubblicato da Briza Editora, Piu Gaganita nasce come progetto di lettura accessibile intenzionato ad accogliere una ampia platea di bambini con e senza disabilità sensoriale, cognitiva e comunicativa. Insieme al testo tradizionale e alle illustrazioni sgargianti, entrambi curati dall’autrice Tania Bailao Lopes, le pagine del volume offrono una versione più semplice corredata da simboli PCS: accoppiata che risulta piacevole alla vista e funzionale. Ugualmente efficaci risultano, dal canto loro, la versione in Lingua dei Segni e quella audio, rese disponibili tramite QR code. Ad apparire invece più sacrificata è senz’altro la versione accessibile in caso di disabilità visiva: quest’ultima si compone infatti di una serie di pagine totalmente bianche su cui viene riportato il testo in Braille affiancate ad alcune illustrazioni in rilievo di difficile riconoscibilità. Resta interessante e apprezzabile, tuttavia, il tentativo qui perseguito strenuamente di costruire un libro che risulti davvero per tutti e che raccolga al suo interno quanti più modi possibile di raccontare la medesima storia.

Un ultimo dettaglio utile, la presenza di due legende: quella relativo all’alfabeto LGP e quello relativo all’alfabeto Braille, che costituiscono un semplice ma significativo strumento per avvicinare i lettori normodotati a codici a loro probabilmente sconosciuti.

Como eu vou (Brasile)

È un libro molto semplice, Como eu vou, ma è nel suo piccolo un libro rivoluzionario. Progettato da un’équipe multidisciplinare facente capo all’Universidade Federal do Rio Grande do Sul (Brasile), il volume mette infatti in campo un tentativo di ampliamento di pubblico difficilmente reperibile altrove. Tra le sue pagine convivono in particolare codici diversi, capaci di rispondere ai bisogni di bambini con disabilità visiva, uditiva e comunicativa, oltre che bambini privi di difficoltà specifiche di lettura.

Così, nel proporre una carrellata di mezzi di trasporto, ciascuno particolarmente adatto a muoversi in un determinato ambiente, il libro unisce testo a grandi caratteri, illustrazioni tattili in compensato e simboli ARASAAC. Esso aggiunge inoltre, su separato supporto, la possibilità di fruire dell’audiodescrizione, del testo in Braille o di quello in LSP (lengua de señas portugues).

Libri come questo sono senz’altro complessi da realizzare (e per questo più unici che rari) per molteplici ragioni, non ultime quelle pratiche legate ai costi delle differenti competenze implicate e alla necessità di condensare in una sola pagina più testi e illustrazioni che rispondono a esigenze di lettura anche molto diverse tra loro. Ma proprio questa loro complessità invita a riflessioni non trascurabili poiché rende evidente da un lato quanto siamo ancora distanti dall’idea di un libro davvero “per tutti” e sottolinea dall’altro quanto l’apertura nei confronti della diversità, nelle sue molteplici forme, possa manifestarsi innanzitutto nella disponibilità a stare con essa, a condividere, cioè, uno spazio fisico e simbolico come può essere quello di una pagina.

Maggiori informazioni sul libro e sul progetto che gli ha dato vita si possono trovare sul sito: https://www.ufrgs.br/multi/.

Poule rousse (Francia)

Poule Rousse, vincitore del Prix Handi-Livres 2018 nella categoria libri adattati, è un libro in simboli molto curato a gradevole, ideale per lettori poco esperti. Protagonista è la gallina rossa dell’omonima fiaba popolare che cerca l’aiuto degli amici maiale, anatra e gatto per cucinare un buon pane. Non trovandolo, la gallinella si aggiusta altrimenti, rifiutandosi poi però di condividere con gli scansafatiche  i frutti del suo lavoro.

Malgrado si tratti di un libro in simboli e dunque di un tipo di libro diffuso anche nel nostro paese, Poule Rousse non appare del tutto assimilabile ai volumi ispirati alla Comunicazione Aumentativa e Alternativa cui siamo abituati. I simboli che comprende non fanno infatti riferimento a una galleria precostituita o convenzionale bensì sono appositamente disegnati da uno degli autori del libro. Stampati in bianco su sfondo quadrato nero, questi appaiono ben distinguibili ed estremamente chiari, con un grado di trasparenza paragonabile ai nostri PCS.  Limitatissimi nel numero (massimo 6-7 per pagina) questi simboli offrono una rappresentazione grafica degli elementi lessicali della frase dando vita a un racconto essenziale che ben si adatta alla semplicità della fiaba scelta.

Collocato sulla pagina di sinistra, il testo in simboli è accompagnato sulla destra da illustrazioni delicate che sottolineano l’azione chiave descritta. Grazie a un’aletta posta alla fine del volume, il lettore adulto è invitato a coprire tali illustrazioni durante la lettura della pagina accanto e a svelarle solo in un secondo momento così che esse non costituiscano un elemento di distrazione nel corso del racconto ma possano piuttosto divenire una successiva occasione per rafforzarlo e ampliarne la risonanza.

Artù, il bambino dai capelli blu

Artù è una specie di alieno, in tutto e per tutto uguale a un umano nell’aspetto, fatto salvo per una evidente chioma blu. Coinvolto suo malgrado in un errore di consegna da parte della cicogna, Artù si ritrova su di un pianeta che non è il suo: la Terra. Qui si mostra in tutta la sua peculiarità ma questa non gli impedisce di avvicinarsi ai suoi coetanei dai capelli biondi o bruni e condividere con loro sereni momenti di divertimento comune. Al punto che, scoperto l’errore e invitato dal re del suo pianeta a tornare a casa, Artù declina l’invito, se non per approfittare di una vacanza straordinaria insieme ai suoi amici terrestri.

Nato per rispondere al bisogno di una mamma di parlare attraverso le immagini al suo bambino e del suo bambino, Artù, il bambino dai capelli blu è una storia semplice di diversità, rappresentata simbolicamente dall’insolita chioma del protagonista e resa evidente dai suoi comportamenti insoliti di fronte a colori, rumori o luci troppo forti, ma anche di uguaglianza, raccontata come possibilità di gioco e amicizia che si sviluppano al di là delle differenze.

Scritto in simboli, il racconto intende raggiungere anche bambini con difficoltà di decodifica del testo alfabetico. La scelta, inoltre, della stesura in rima agevola l’aggancio al tracconto anche laddove l’attenzione sia più complessa da mantenere. I simboli scelti sono quelli della collezione WLS, riquadrati insieme al testo alfabetico scritto in minuscolo e impiegati per simbolizzare ogni elemento della frase individualmente preso. Così composto, e supportato da illustrazioni che agevolano l’identificazione dei personaggi di volta in volta implicati dal testo e le azioni da essi compiute, il racconto si presta bene a una lettura da parte di bambini non alle primissime armi con la CAA.

Le renne di Babbo Natale

Le renne di Babbo Natale è una fiaba che vede protagonista una principessa di nome Alexia che attende tutto l’anno il magico momento del Natale e che ospita proprio nel suo castello Babbo Natale e le sue renne. Cresciuta fin da bambina con questa passione per una festa capace di unire e avvicinare le persone, Alexia raggiunge l’età da marito ma rifiuta di sposare chiunque non ami profondamente come lei il 25 dicembre. A nulla valgono i tentativi del padre di individuare il pretendente adatto a suon di editti e proclami: per trovare lo sposo giusto sarà necessario cercare dove meno re e principessa si aspettano e contare su di un pizzico di magia natalizia.

Pubblicato originariamente in versione tradizionale, Le renne di Babbo Natale è ora reso disponibile dall’editore Pacini in versione in simboli, messa a punto secondo il modello inbook, ossia con simboli WLS, simboli e testo alfabetico riquadrati e tutti gli elementi della frase simbolizzati individualmente. Il testo, scritto da una nonna per la sua nipotina, presenta frasi piuttosto articolate e complesse, oltre che una certa densità sulla pagina, che lo rendono meno immediato di quel che ci si potrebbe aspettare da una fiaba. La lunghezza e la struttura dei periodi e la scelta di un lessico non sempre quotidiano richiedono infatti al lettore una certa abitudine a frequentare i simboli e una discreta abilità a seguire racconti non elementari. Le illustrazioni, dal canto loro, risultano vivaci, ben contrastate, prive di dettagli superflui e sempre dedicate ai protagonisti descritti dal testo, intenti a compiere azioni significative dal punto di vista del supporto alla comprensione della narrazione.

Mi chiamo Nina e vivo in due case

Trovare il modo di raccontare ai bambini un’esperienza delicatissima come la separazione dei genitori e di far capire loro che l’amore per i figli non ne esce in alcun modo sminuito o snaturato non è cosa facile. Eppure quell’esperienza è reale e diffusa. Ben venga allora il supporto che può fornire un libro come Mi chiamo Nina e vivo in due case, che al tema dedica parole e figure ricercate con cura.

La storia e la voce sono quelle di Nina che mette subito a parte il lettore della sua situazione abitativa: “Papà vive in una casa. Mamma in un’altra. Io vivo in due case”. Quando incontriamo Nina, cioè, la separazione dei suoi genitori è già avvenuta e il tempo in cui baci affettuosi e abbracci a sandwich erano un affare a tre, fa già parte del passato. In mezzo c’è stata la tempesta, fatta di brutte parole scambiate tra i grandi e ascoltate di nascosto dalla piccola, di decisioni drastiche e di quotidianità scombussolate: una tempesta che non cessa di colpo ma che continua ad avere degli strascichi, per esempio nei pensieri nebulosi degli adulti che appaiono meno attenti, presenti e severi. E tuttavia dalla tempesta si può uscire e questo accade più facilmente se mamma e papà sono i primi a ricercare un nuovo equilibrio in cui le parole e i baci possono tornare a scorrere, anche se a due invece che a tre, e in cui il vivere in due case diverse si trasforma in qualcosa che è strano sì, ma non è poi così male.

Mi chiamo Nina e vivo in due case si presenta insomma come un libro il cui tema è netto ed esplicito e il cui obiettivo è quello di dare una rappresentazione a quel turbinio di sentimenti spesso contrastanti che una separazione reca con sé. Lo fa con parole dirette che non nascondono la difficoltà, la nostalgia e il risentimento (ma che non li lasciano soli) e con illustrazioni delicate e particolarmente attente alle espressioni del corpo e del viso dei personaggi.

A catalogo per Clavis dal 2009, il libro viene ora ripubblicato, a distanza di dieci anni, anche in una versione in simboli. Realizzata secondo il modello inbook, con simboli WLS e nel rispetto di un processo di simbolizzazione che non tralascia alcun elemento della frase, questa versione del libro di Marian De Smet e Nynke Talsma sottolinea l’importanza di fornire strumenti utili per esplorare sentimenti e cambiamenti importanti anche a bambini che manifestano difficoltà comunicative: bambini che non di rado presentano anche marcate difficoltà ad accettare piccole e grandi modifiche alle proprie abitudini di vita.

Non si picchia, Anna!

Con le mani si possono fare molte cose, come salutare, mangiare, andare in bicicletta, applaudire, sistemare i giochi: tutte azioni semplici, utili e familiari anche a bambini di pochi anni, come i potenziali lettori delle avventure di Anna. Con le mani però, si possono fare anche cose meno felici e Anna stessa lo sa bene: le capita non di rado di arrabbiarsi con l’amico Leo o persino con il papà e in quel caso le mani diventano uno strumento per picchiare o tirare i capelli. Cosa fare quando questo accade? Con parole semplici il papà lo spiega ad Anna e con lei al lettore: le parole possono raccontare i sentimenti, rabbia compresa, in maniera più efficace delle mani. E queste, dal canto loro, sanno esprimersi al meglio in un abbraccio alle persone o ai giocattoli cari.

Costruito per ricalcare fedelmente esperienze quotidiane e concrete del potenziale lettore, Non si picchia, Anna! si presenta come un piccolo prontuario di gestione della rabbia. Non c’è dunque una vera e propria storia tra le pagine dell’albo, quanto piuttosto una rassegna di cose più o meno positive che le mani ci consentono di fare, chiusa da qualche consiglio pratico e spendibile, forse più rassicurante per l’adulto accompagnatore che per il destinatario stesso. Sarà facile tuttavia, per il piccolo lettore, ritrovarsi nelle situazioni che vedono Anna protagonista, complici anche le amichevoli illustrazioni a tutta pagina, dai dettagli ridotti e dai contorni netti, che rendono immediatamente evidente l’azione di cui si parla.

Pubblicato nel 2015 da Clavis in versione tradizionale, come parte di una collana che vede Anna protagonista di situazioni molto comuni nella primissima infanzia, Non si picchia, Anna! è ora reso disponibile dall’editore in versione in-book che da un lato ne agevola l’immedesimazione e la fruizione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative e dall’altro ne favorisce l’appropriazione da parte di qualunque bambino di 2-3 anni. La simbolizzazione del testo, infatti, costituisce un ghiotto invito ad approcciarsi al volume anche in autonomia, ricalcando l’esperienza di lettura fatta in prima battuta con l’adulto accanto. I simboli scelti, come da modello in-book, fanno riferimento alla collezione WLS e sono impiegati in maniera molto dettagliata. Tutte le parti del testo, compresi per esempio articoli e preposizioni, sono infatti individualmente simbolizzati. Specifiche morfologiche, rispetto per esempio al genere o al numero, non mancano dal canto loro di essere rese. Il testo in simboli risulta pertanto piuttosto articolato e ricco: caratteristiche che lo predispongono per un pubblico con difficoltà poco marcate e che rispecchiano uno scopo ben preciso, quello di stimolare il bambino con una sfida di lettura che non rinunci ad alzare costantemente l’asticella delle abilità messe in gioco.

I tre porcellini (I libri per tutti)

Quella de I tre porcellini è fiaba nota e ampiamente proposta dall’editoria per l’infanzia. All’interno di questo variegato calderone, la versione targata DeAgostini ha l’apprezzabile qualità di sostenere la narrazione con un bello sprint, grazie soprattutto alle illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio. Lo stile buffo e delicato dell’illustratrice, non privo di succulenti dettagli moderni, rende infatti la lettura particolarmente piacevole.

Lo stesso libro è ora reso disponibile dall’editore in una versione in simboli che fa parte del progetto I libri per tutti, promosso da Paideia. Le illustrazioni originali si affiancano qui a un testo in simboli WLS, in cui componente alfabetica (in maiuscolo) e componente pittografica convivono all’interno del riquadro. La scelta compositiva dei curatori va inoltre nella direzione di non simbolizzare individualmente tutti gli elementi della frase, così da privilegiare la fluidità di lettura più che la minuzia del racconto in CAA.

Il risultato è un libro gradevole, anche nella grafica, e disponibile sia in versione cartacea sia in versione digitale: vero cuore, quest’ultima, del progetto I libri per tutti. Fruito su tablet o smartphone, I tre porcellini prevede la possibilità di personalizzare la modalità di lettura beneficiando o meno, a seconda delle esigenze, della modalità basata sul modeling e di rafforzare la familiarità con i simboli grazie a illustrazioni smart e a una serie di attività ludico-didattiche. Nell’ultima sezione dell’ebook si propone infatti al bambino di cimentarsi con un’attività basata sul gioco del memory; di trovare il simbolo corrispondente, tra quelli proposti, a un certo soggetto illustrato; di ricomporre una frase con alcuni simboli e di colorare un’illustrazione passando il dito sullo schermo.

Libro e book-app appaiono in generale molto accattivanti e fruibili. L’unica perplessità, di fronte alla relativa scarsità di risorse in simboli attualmente disponibili sul mercato, resta quella legata alla scelta dell’editore di simbolizzare una fiaba di cui esistono già due versioni accessibili a bambini con difficoltà comunicative, rispettivamente edite da Uovonero e Homeless Book.  Nello stesso formato e con le stesse caratteristiche l’editore ha messo tuttavia a disposizione del progetto anche altre due fiabe, ossia Il gatto con gli stivali e La bella addormentata.

 

I libri per tutti

I tre porcellini rientrano nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Flamel e la pietra magica

Re Edoardo è un re saggio e benevolo: per questo il suo regno prospera e tutti i suoi sudditi lo amano. Tutti tranne uno, a dire il vero: il perfido cavaliere Rolando non si fa infatti scrupoli a imprigionare il re e a impadronirsi del castello, al fine di diventare fortissimo e invincibile. Prima di essere rinchiuso nelle segrete Re Edoardo riesce tuttavia a far scappare l’amata figlia Isabella che si rifugia su suo consiglio dall’amico alchimista Flamel. Dotato di conoscenze preziose e in possesso di una pietra dai poteri misteriosi, Flamel accoglie la fanciulla che proprio grazie a un inatteso prodigio riesce a salvare sé stessa e il regno dalle mire del malvagio Rolando.

Pubblicata in simboli, scelti e disposti secondo le linee guida del modello inbook (simboli WLS in bianco e nero, tutti gli elementi della frase simbolizzati, testo e pittogramma racchiusi all’interno del riquadro), Flamel e la pietra magica propone in una versione accessibile anche a ragazzi con difficoltà comunicative una storia dal sapore fiabesco in cui si radica la leggenda della pietra filosofale. Il racconto, agevole da seguire e avventuroso, è accompagnato da illustrazioni in stile fumettistico, ispirate in particolare al genere dei manga, che lo rendono particolare nel panorama dei libri in Comunicazione Aumentativa e Alternativa e potenzialmente di maggiore appeal anche nei confronti di ragazzi oltre che di bambini.

Alice nel paese delle meraviglie (I classici con la CAA)

Di classici non se ne ha mai abbastanza. Con piacere registriamo dunque il continuo impegno di Erickson nell’adattamento in CAA di alcuni dei libri senza tempo più amati dai ragazzi. Dopo Il Piccolo Principe, Pinocchio e Il mago di Oz è ora la volta di Alice nel Paese delle Meraviglie: sfida delicatissima per chiunque si occupi di traduzione, anche e a maggior ragione se questa implica un codice così particolare come quello pittografico.

La scelta che viene fatta qui è quella di mantenere il più possibile intatta la vivacità narrativa, la varietà dei personaggi e la surrealtà degli avvenimenti che vedono protagonista la curiosa Alice, rinunciando però alla ricchezza di nonsense e di giochi linguistici che contraddistinguono e rendono indimenticabile l’originale: scelta che snatura in parte la peculiarità del lavoro di Carroll ma che risulta funzionale a un’effettiva fruizione del racconto anche da parte di bambini e ragazzi con difficoltà di decodifica del testo alfabetico e di padroneggiamento di un uso della lingua poco aderente al reale.

Come per i titoli precedenti, anche questo volume è frutto di un accurato lavoro di squadra che vede coinvolte diverse figure professionali. Il libro nasce infatti da un’opera di semplificazione testuale messa in atto da Carlo Scataglini (e ritrovabile nell’omonimo volume della collana I classici facili), di simbolizzazione a cura di Roberta Palazzi e di ricca illustrazione per mano di Cinzia Battistel e Giorgio Valentini.  Il risultato è un volume di grosso formato e di bellissimo aspetto, all’interno del quale le illustrazioni godono di un ampio spazio, ideale per supportare una lettura affascinante ma di per sé non facilissima e al contempo per offrire al lettore un libro che dica anche nella forma la preziosità del suo contenuto.

E se il cielo non piovesse?

Piove, è una giornata grigia. Una goccia di pioggia cade sul foglio da disegno di un bambino e da lì una piccola magia ha inizio. Niente bacchette o sortilegi: l’incanto nasce tutto da una domanda portentosa: E se il cielo non piovesse? Incuriosito da quest’interrogativo che di colpo gli balena in testa, il protagonista del libro parte per un viaggio immaginario alla scoperta dei segreti del cielo.

In un crescendo fantastico che parte dalle reali conseguenze della pioggia e arriva ai passatempi che sole e pioggia si concedono insieme, il racconto di Giorgio Volpe segue leggero un pensiero bambino: un pensiero capace di spingersi molto molto lontano, mosso com’è da immaginazione e curiosità.

Arricchito dalle illustrazioni di Paolo Proietti, che amplificano con grazia la dimensione fantastica e poetica del racconto, E se il cielo non piovesse? è reso disponibile dall’editore Il Ciliegio in un duplice versione: tradizionale e inbook. Quest’ultima presenta il testo in simboli WLS, puntualmente riquadrati e disposti sulla pagina in modo da interferire in meno possibile con la grafica originale dell’albo.

La voce

Da qualche giorno la mamma di Tobia non è a casa perché ricoverata in ospedale. Tobia resta con il papà, poco pratico in cucina ma molto affettuoso e amorevole. Nonostante le sue coccole e gli strappi alla regola del dormire da soli, l’assenza della mamma si fa sentire forte per Tobia. Ogni sera la stanza del bambino pare trasformarsi in una caverna popolata da mostri e una voce misteriosa lancia messaggi spaventosi. Non sarà facile, dunque, per Tobia affrontare il buio e le sue creature più terrificanti. Le cure comprensive del papà, i racconti sollevanti della nonna e, infine, il ritorno a casa della mamma lo aiuteranno tuttavia a fare pian piano i conti con i suoi timori e a ritrovare una serenità che pareva smarrita.

La voce, scritto da Luisa Carretti, è tratto da una raccolta precedentemente pubblicata per gli stessi tipi di Storie Cucite. Nato per affrontare con i più piccoli il tema della paura, il racconto viene qui reso in simboli così da poter raggiungere un più ampio bacino di lettori, compresi quelli che beneficiano di una narrazione supportata visivamente. Come da modello inbook, il testo viene integralmente simbolizzato, il che concorre a rendere la lettura in simboli molto ricca ma anche la pagina piuttosto affollata. Accompagnato da illustrazioni a matita molto delicate e rassicuranti, La voce si presta a una lettura condivisa con bambini la cui dimestichezza con i simboli WLS e con racconti di un certo corpo sia già consolidata.

Ranocchio

Quella di Ranocchio è la storia di un cucciolo smarrito, che trova cura e protezione nella tana di una mamma lupa e che viene adottato dall’intera giungla come fosse da sempre nato lì. Cacciato senza posa dalla tigre, Ranocchio ripaga la grande famiglia che si è generosamente occupata di lui, scacciando con il fuoco il feroce felino.

Asciuttissimo omaggio al capolavoro di Kipling, Ranocchio è frutto di una rielaborazione testuale a cura del gruppo di scrittura collettiva dell’Associazione Arca. Analogamente, le illustrazioni che accompagnano ogni pagina sono nate in seno all’associazione: i disegni del gruppo sono poi stati integrati all’interno delle suggestive tavole del libro dall’illustratrice Debora Antonello, in un lavoro promosso dalla casa editrice Storie cucite e volto alla promozione di una diversa idea di inclusione. Dall’impegno delle numerose persone con diverse abilità coinvolte in questo progetto nasce infatti un libro piacevole da sfogliare e da leggere, contraddistinto da immagini intense, e capace dunque di colpire e toccare un ampio bacino di lettori.

Simbolizzato secondo il modello inbook, Ranocchio presenta un testo essenziale, distribuito in maniera ariosa (con al massimo una o due frasi per pagina) e composto perlopiù di frasi brevi, anche se dalla struttura sintattica non sempre lineare ed elementare. Allo stesso modo, le parole impiegate non sono particolarmente complesse ma il loro uso è non di rado metaforico, il che le rende al contempo meno immediate e più affascinanti. Apprezzabile, d’altro canto, la loro scelta minuziosa e puntuale, che ne valorizza il potenziale evocativo e la qualità sonora: aspetti questi, che uniti al vigore delle illustrazioni, concorrono a rendere forte e piena l’esperienza di lettura offerta da Ranocchio.

Lo squalo senza denti

Chi può avere paura di uno squalo senza denti? Nessuno! Per questo gli squali bulli dell’oceano, convinti che i denti servano solo a spaventare i bambini, deridono chi non ne è provvisto come il protagonista della storia. Non si rendono tuttavia conto che ciò che appare una mancanza, un errore o un limite può rivelarsi un punto di forza. Lo squalo senza denti è infatti il paladino dei bambini che apprezzano sopra ogni cosa il suo essere innocuo e gentile. Al punto che non solo lo cercano in acqua per giocare insieme ma lo riempiono anche di doni carichi di affetto. Uno in particolare si rivela fondamentale per porre fine alle prese in giro degli squali cattivi, mettendo bene in evidenza come non porti sempre fortuna mostrare… i denti!

La storia narrata e illustrata da Albertina Neri è contraddistinta da personaggi e situazioni semplificati al massimo, il cui carattere stereotipato rende chiara la critica di fondo a qualunque atto di bullismo e l’intento di valorizzare la diversità in tutte le sue forme. Le illustrazioni solleticano una certa immediata simpatia per il protagonista, mentre il testo delinea un racconto lineare e facile da seguire. Disponibile anche in versione inbook, Lo squalo senza denti presenta simboli WLS riquadrati e dedicati ad ogni elemento della frase (compresi, per esempio, articoli, preposizioni ecc…) per una lettura accessibile anche a bambini con difficoltà comunicative non alle primissime armi con la CAA.

Gatto e Topo in società

Ispirato a una fiaba tradizionale diffusa dai fratelli Grimm ma non particolarmente nota, Gatto e topo in società è un libro in simboli smilzo e godibile pubblicato dalla casa editrice faentina Homeless Book. Protagonisti sono un gatto e un topo che, decisi ad andare a vivere nella stessa casa, mettono da parte un pentolino di formaggio per le fredde giornate invernali. Il gatto, però, infrangendo l’accordo di godersi il formaggio insieme, si reca più volte in cucina di nascosto per sbafarselo in solitaria. Insospettito dal suo progressivo metter su ciccia, il topo lo interroga dopo ogni furto ma il gatto riesce sempre, non senza una certa arroganza, a svicolare. Fino a quando il formaggio finisce svelando l’inganno agli occhi del topo che, furibondo, si trasforma in un cagnaccio e costringe il gatto alla fuga.

Adattata nel contenuto (le scuse addotte dal gatto risultano più vicine all’esperienza del potenziale lettore ed il topo, alla resa dei conti, riesce a evitare una brutta fine), questa versione di Gatto e topo in società viene proposta con testo in simboli WLS riquadrati e con testo in stampatello maiuscolo. Quest’ultimo predilige strutture lineari e semplici ma non disdegna anche qualche capriola (incisi, per esempio), che lo rendono meno elementare. Come già sperimentato in Cosa vede Don Q?, anche questo libro introduce una componente ludica insolita per i libri in simboli, grazie a un sistema di alette che coprono di volta in volta il gatto nel momento in cui si dà alla ruberia. In questo modo si crea un elemento di sorpresa che, pur senza risultare destabilizzante, arricchisce la lettura. Meno immediate, invece, le illustrazioni dallo stile grafico di Elisa Carpenzano che, pur apparendo prive di dettagli superflui e confusivi, sfruttano forme e inquadrature non scontate che possono renderne un po’ complessa la decodifica.

Ninna nanna per una pecorella

C’è una storia piccola piccola di lupi e pecorelle che sa emozionare anche dopo dieci, venti, cinquanta riletture. È una storia di paura e consolazione, che usa figure care e familiari all’immaginario infantile e che sceglie e dispone le parole con cura minuziosa per cullare con garbo le orecchie e i sogni di chi vi si immerge. Così l’avventura della pecorella smarrita che affronta la notte buia e solitaria prima di essere accolta e adottata dalla più inaspettata delle mamme, diventa una coccola da ascoltare e riascoltare, godendo al contempo di illustrazioni che fanno dei contorni spessi e dei colori pieni la chiave per un’ipnotica attrazione nei confronti dei più piccoli. Nel tratto netto e inconfondibile di Massimo Caccia c’è infatti una capacità ammirevole di togliere, togliere, e ancora togliere ciò che non serve, lasciando all’essenziale la misura che merita e costruendo efficaci rimandi tra le pagine basati su forme, linee e tonalità.

A dieci anni dalla sua pubblicazione per i tipi di Topipittori, Ninna nanna per una pecorella va oggi ad arricchire la collana de I libri di Camilla, nata su iniziativa di Uovonero per rendere finalmente accessibili anche a bambini con difficoltà comunicative e di decodifica del testo alfabetico alcuni degli albi più belli e apprezzati dai giovani lettori. La delicata ninna nanna di Eleonora Bellini, dal canto suo, offre una sfida interessante per la simbolizzazione, perché si inoltra in punta di piedi sul terreno della poesia, ancora piuttosto inesplorato non solo dai libri di Camilla ma in generale dal panorama dei libri in simboli. Non mancano quindi strutture sintattiche non lineari (per esempio: Incontra la pecorella una mamma lupo) o figure raffinate (come Ti sarò mamma, casa e sentiero / ti darò sogni di erba e trifoglio / sonno di latte, letto di figlia) che tuttavia mantengono una certa chiarezza e decifrabilità, anche grazie al supporto di una costruzione testuale essenziale e ricca di anafore.

L’intero libro, inoltre, per come è concepito e strutturato – con le ampie illustrazioni a doppia pagina in alto e il testo regolarmente piazzato nella striscia più bassa – ben si presta a un lavoro di adattamento che non ne snaturi l’armonia compositiva grafica. Il risultato è un albo che mantiene la finezza della versione originale, proponendo un’occasione di lettura ricercata e senz’altro fuori dagli schemi a bambini cui spesso vengono proposti solo testi più immediati e piatti: una proposta coraggiosa, insomma, e anche per questo preziosissima, che celebra con forza il diritto di tutti non solo a leggere ma anche a sperimentarsi e a crescere come lettori.

L’invenzione che ho inventato

Se c’è una lezione che il Piccolo Principe ci ha insegnato bene è quella di guardare oltre le apparenze, perché quello che può sembrare un cappello può rivelarsi in realtà una pecora ingoiata da un boa. Ecco, un bell’omaggio a quella preziosa lezione ci pare di scorgerlo nel delizioso albo L’invenzione che ho inventato, da poco reso disponibile dall’editore Storie Cucite in versione tradizionale e in versione inbook.

Protagonista della storia è Tommaso, un bambino operoso e creativo che, armato di fogli e pastelli, disegna un’invenzione geniale da lui stesso messa a punto. In cosa consista non lo scopriamo fino all’ultimo (e non lo riveleremo certo qui!) perché tutte le persone che Tommaso incontra vanno troppo di fretta, hanno uno sguardo troppo superficiale o sono troppo supponenti per coglierne davvero il senso, liquidando presto l’invenzione come una casa troppo storta, dal comignolo troppo alto, dal design antiquato o addirittura fatta al contrario. Solo alla fine, quando ormai Tommaso è del tutto scoraggiato al punto da gettare il suo lavoro nel cestino, trova il sostegno dovuto nella sua compagna Clara che capisce senza indugi in cosa consista la sua invenzione  e ne coglie al volo tutta la genialità.

Rispettoso del più autentico spirito infantile, L’invenzione che ho inventato dice in maniera davvero delicata e puntuale l’importanza di mantenere uno sguardo fresco sulle cose e di prestare attenzione al loro senso più nascosto, restituendo a chi sa mostrare un pensiero divergente tutto il rispetto e il valore che merita.

Il libro si compone di pagine ampie in cui il testo in simboli WLS riquadrati trova adeguatamente spazio, agevolando così la lettura p. Adatto a un pubblico di lettori un pochino rodati – data per esempio la presenza di frasi piuttosto lunghe e di strutture sintattiche dalla linearità variabile – L’invenzione che ho inventato offre un’occasione per sperimentare non solo una lettura non scontata ma anche possibilità immaginative nuove.

Un riccio per amico

C’è una tenerezza diffusa e contagiosa, tra le pagine dell’albo Un riccio per amico: una tenerezza che si esprime attraverso uno storia che celebra il valore della gentilezza, attraverso le parole di un protagonista tenace e generoso, e attraverso le illustrazioni delicate che quella storia e quelle parole completano con grazia. Alice Campanini – autrice e illustratrice del libro – confeziona cioè un racconto che profuma di bosco e di amicizia e che fa dello sguardo premuroso e positivo su chi e su ciò che ci circonda, un approccio alla vita capace di ripagare sempre chi lo adotta.

Quello sguardo premuroso e positivo il lettore lo riconosce fin da subito nel riccio Filippo che un giorno, durante una passeggiata autunnale,  incontra per caso un suo simile nel bosco. È un suo simile un po’ particolare a dire il  vero, stranamente silenzioso e immobile, e questo fa pensare a Filippo che lo sconosciuto possa essere triste e desideroso di un amico. Convintosi di ciò, Filippo si prodiga in ogni modo per procurare al riccio appena incontrato ciò che potrebbe rallegrarlo – un po’ di compagnia, un delizioso fungo da rosicchiare, un riparo per la pioggia, una buona colazione. Tutto sembra inutile ma gli sforzi di Filippo troveranno infine la meritata soddisfazione quando quel riccio così taciturno e impassibile rivelerà la sua vera natura – non del tutto simile, in effetti, a quella del protagonista – rivelando a quest’ultimo che proprio nella diversità possono celarsi doni meravigliosi.

Un riccio per amico nasce in casa Storie Cucite in una doppia versione: tradizionale e in simboli. Quest’ultima  segue in particolare il modello inbook con ricorso a simboli WLS in bianco e nero e riquadrati, testo minuscolo e simbolizzazione di tutti gli elementi della frase singolarmente presi. Il testo contraddistinto da frasi variegate – brevi e semplici ma anche articolate e composte da più di una coordinata e/o subordinata -, elementi pronominali, soggetti talvolta non esplicitati e strutture sintattiche non sempre strettamente lineari appare piacevole e ricco e risulta particolarmente apprezzabile da parte di parte di bambini con difficoltà non troppo marcate o una pratica di lettura già rodata.

Brucoverde

È senz’altro uno dei bruchi più longevi dell’intera storia della letteratura per l’infanzia, Brucoverde. Nato nel 1977 con un compito importantissimo – quello di inaugurare la collana Libri coi buchi de La coccinella – l’animaletto creato da Giorgio Vanetti e Giovanna Mantegazza festeggia i suoi splendidi 42 anni con una nuova veste che non si sostituisce ma si affianca a quella originale. Brucoverde è infatti uno dei titoli che, grazie al progetto I libri per tutti promosso dalla fondazione torinese Paideia, sono stati tradotti in simboli WLS così da risultare accessibili anche a bambini con difficoltà comunicative.

Il progetto prevede la trasposizione digitale dei titoli scelti e simbolizzati, così da sfruttare al meglio le potenzialità in termini di personalizzazione della lettura offerte dalle nuove tecnologie. Le avventure di Brucoverde, scaricabili dal sito Scuolabook e fruibili da pc, tablet o smartphone,  possono così essere apprezzate dal giovane lettore in diversi modi, selezionabili sulla base delle sue specifiche esigenze. È possibile infatti la lettura basata sul modeling automatico – per cui i simboli vengono messi via via in evidenza mentre procede l’audio ad essi corrispondente -, quella basata sul modeling manuale – per cui i simboli vengono messi in evidenza man mano che vengono toccati e solo a quel punto si attiva l’audio corrispondente – , o ancora quella più tradizionale non basata sui simboli ma sul testo alfabetico che può essere ascoltato attivando l’audio o letto in autonomia: una molteplicità di possibilità, questa, che evidenzia bene l’intento inclusivo del progetto che intende rivolgere i libri non solo ai bambini con esigenze speciali di lettura ma anche ai loro compagni o fratelli che magari prediligono una lettura più consueta. Il libro digitale, così come è concepito, offre inoltre un coinvolgimento interattivo a diversi livelli: dal cambio pagina attivabile con un comando giocoso, alle illustrazioni animabili in determinati punti al tocco o al trascinamento, fino alla specifica sezione di giochi che propone piccole attività di svago o di rafforzamento della familiarizzazione con i simboli incontrati nel racconto.

La storia del bruchino affamato che di fronte a ogni frutto o ortaggio appetibile viene ripreso da qualche animale e invitato a cercare un altro alimento, fino al felice banchetto a base di foglie che gli consente di trasformarsi in farfalla, viene mantenuta intatta nella sua freschezza e semplicità. Si tratta di una storia lineare in cui a ogni pagina avviene un incontro (con un alimento e con un animale ammonitore) senza che i diversi personaggi si sovrappongano o affollino confusivamente la pagina. Anche le illustrazioni, in questo senso, concorrono a definire la felice pulizia della storia, grazie a rappresentazioni nette, colorate, prive di fronzoli e in cui l’animale di volta in volta comparso sulla scena a fianco del bruco si differenzia dalle altre figure per stile rappresentativo (più realistico e in bianco e nero). Il testo, già di per sé abbastanza essenziale, viene ulteriormente adattato per mano della stessa autrice così da renderlo più funzionale alla  simbolizzazione. Quest’ultima sfrutta dal canto suo la collezione di simboli WLS, riquadrati, contraddistinti da testo in minuscolo e impiegati in maniera non troppo rigida. La scelta fatta dalla traduttrice è quella infatti di non simbolizzare tutti gli elementi del testo singolarmente presi (le negazioni e gli articoli per esempio, sono uniti al verbo o al soggetto cui fanno riferimento) ma di privilegiare un equilibrio tra dettaglio e fluidità di lettura.

Nel caso del Brucoverde, infine, alla versione digitale si affianca anche la versione cartacea (la maggior parte dei libri coinvolti nel progetto prevede invece solo quella digitale) che cerca di mantenersi il più possibile fedele, anche nell’aspetto,  a quella originale. Rimane perciò intatta la divisione tra testo (sulla pagina di sinistra) e illustrazione (a tutta pagina sulla destra), ma soprattutto la costruzione dell’oggetto-libro intorno ai buchi concentrici che consentono un’esplorazione attiva da parte del bambino e una forma di lettura capace di implicare sensi diversi.