Il filo
La protagonista de Il filo è una bambina timida. Ce lo dicono con pochi tratti le prime due vignette del libro, dove la vediamo rannicchiata in disparte mentre guarda a distanza e con un po’ di tristezza le compagne che giocano insieme. La vediamo, la riconosciamo, ci immedesimiamo. E siamo pronti a seguirla! Dalla terza vignetta, infatti, la bambina diventa protagonista di un viaggio movimentato e ricco di incontri che cambierà non poco la sua sorte. Tutto merito di un filo viola, metafora consolidata della relazione che ci tiene uniti agli altri, che poggia accanto a lei e di cui lei, fino a quel momento, non pareva essersi accorta.
Un filo che spunta dal nulla e che porta chissà dove è cosa ben bislacca e merita senz’altro di indagare. Così la bambina inizia a seguirlo e, contemporaneamente, ad arrotolarlo in una matassina, ritrovandosi ad attraversare labirinti sotterranei e boschi intricati, cieli nuvolosi e profondità marine. A ogni cambio di scenario la bambina fa degli incontri – una talpa, un lupo, dei gabbiani e delle sirene – segnati da un istintivo rapporto di mutuo aiuto. A volte è la bambina a venire in soccorso delle creature che incontra, a volte è lei stessa a beneficiarne. E intanto la matassa si infittisce, si infittisce, si infittisce. Fino all’incontro finale che qui non sveleremo. Del filo la bambina non trova, in effetti, il capo. Ma poco importa: è la trama e non la fine a renderci, come umani, felici e soddisfatti!
Il racconto per immagini di Sandrine Kao si caratterizza per uno stile minimale in cui gli sfondi servono essenzialmente a identificare i cambi di scena e a far risaltare le figure in primo piano; in cui i pochi tratti che animano i volti indirizzano in maniera significativa la comprensione di ciò che accade; e in cui il tratto fine che delinea le figure regala alla narrazione un passo lieve e piacevolissimo.
Della collana – Le nuvolette di Arka – di cui Il filo fa parte abbiamo già detto (per esempio qui) un gran bene. Si tratta, nella fattispecie, di un apprezzabile progetto editoriale francese che unisce le qualità inclusive dei libri senza parole a quelle dei fumetti. Assenza di testo, valorizzazione della comunicazione visiva, scansione regolare e rassicurante in vignette, passaggi narrativi dettagliati ed espliciti offrono, infatti, anche ai lettori con difficoltà legate alla decifrazione e alla comprensione una possibilità interessante, accessibile e appagante di lettura, sia autonoma sia condivisa.
Ulteriore valore aggiunto: la collana coinvolge autori da accomunati da una capacità narrativa per immagini molto spiccata ma allo stesso tempo dagli stili molto diversi. Troviamo così volumi più divertenti e altri più teneri, illustrazioni più nette e altre più schizzate, vicende più avventurose e altre più votate all’invenzione. E questo non è un aspetto da sottovalutare perché il diritto alla lettura si nutre anche della varietà di proposte che ai bambini possono essere offerte. Perché non tutti i gusti dei lettori sono uguali e perché uno scaffale più ricco, anche all’interno della medesima tipologia testuale, significa maggiori possibilità di scoperta, pensiero e immaginazione.
