Tanti bimbi belli
Un libro che compie trent’anni ma che appare fresco e vivace come un bebè. Tanti bimbi belli, riportato in Italia da Il leone verde piccoli molti anni dopo la sua prima pubblicazione, è un libro fotografico, in bianco e nero e dal formato verticale, curato dal pluripremiato fotografo e autore inglese David Ellwand. È un libro affascinante e ben confezionato, che unisce la capacità comunicativa del medium fotografico a un’essenzialità mai banale dei testi.
Ogni pagina presenta una fotografia piuttosto ampia che ritrae un bebè e, subito sotto, pochissime parole di didascalia (perlopiù secondo la struttura ricorrente bimbo+aggettivo o bimbo+verbo). La pagina a fianco, dal canto suo, dialoga con la precedente giocando sui contrasti (Bimbo ride / Bimbo piange; Bimbo vestito / Bimbo tutto nudo; Bimbo bagnato / Bimbo ben asciutto, per esempio): aspetto, questo, che diversifica i livelli e le possibilità di fruizione del libro. Il risultato è una sequenza corposa e non piatta di immagini da osservare e nominare, in cui riconoscersi e con cui dialogare, che si chiude con l’immancabile specchio nel quale il bambino-lettore può finalmente aggiungere alla carrellata di ritratti anche il suo.
Ha tanti pregi, Tanti bimbi belli. Ha un formato robusto e angolo stondati. Ha un’impostazione grafica chiara e intuibile dal giovane lettore. Presenta immagini di bebè che risultano intriganti perché sono perché vere, vive, variegate e riconoscibili. Alterna immagini di bambini vestiti e di bambini nudi, di bambini di fronte e di bambini di profilo, di bambini fotografati a mezzo busto o interi, ma anche ritratti in singoli dettagli come viso, mani, piedi e culetto, generando a ogni pagina sfogliata piccole sorprese e scoperte inattese. Sceglie di non limitarsi alla rappresentazione delle sole emozioni, come spesso accade in questo tipo di libro, ma al contrario prende direzioni diverse, concentrandosi anche sulle caratteristiche fisiche, sulle azioni, sugli aspetti caratteriali. E, infine, privilegia espressioni familiari ma non piatte (come zitto zitto, pulitino, capellone o sbarazzino), cercando così, anche a livello testuale, un guizzo di originalità che lo rende particolarmente apprezzabile.