La montagna

C’è il reale e c’è il fantastico. C’è il dentro e c’è il fuori. C’è il minuscolo e c’è il gigante. C’è il colore e ci sono i toni di grigio. C’è tutto questo ne La montagna, regno gioioso dei contrari che si intrecciano e si contaminano.

Costruito come un solido leporello di  spesso cartone che resta agevolmente su da sé, il libro di Andrea Antinori è deliziosamente sorprendente. Da un lato del volume, quello più colorato, il lettore può esplorare l’esterno della montagna, (ri)conoscendone profili, elementi e abitanti più familiari. Dall’altro lato del volume, quello in cui primeggiano il bianco e il nero, egli può sondare la montagna nelle sue profondità, scoprendone profili, elementi e abitanti più misteriosi. Ai campanili, alle vette e alle mucche del fronte, fanno dunque da contraltare le stalattiti, gli gnomi e le variegate creature sotterranee.

Sopra come sotto la superficie, c’è un mondo pullulante da scandagliare attentamente perché, sotto come sopra la superficie, gemme e storie inaspettate attendono di essere portate alla luce. Chi si aspetterebbe, per esempio, che nella pancia della montagna si celi un autentico forno da pizza e che, tra rocce e fiumi arcobaleno, gnomi, funghi e animali stravaganti se ne gustino fette fumanti (anche da asporto!)? Che dai mammut dipenda il trasporto delle pietre preziose estratte con perizia da una squadra di piccoli esseri dal cappello a punta? Che tra i pini si allevino mucche a pallini rossi, che bislacchi professionisti misurino le cime con lunghissimi righelli o che papere intrepide possano darsi alla guida degli elicotteri?

Il confine tra vero e immaginario è talmente labile nel segno di Andrea Antinori, vincitore nel 2023 dell’International Illustration Award della Bologna Children’s Book Fair, che l’unica cosa da fare è immergersi nel mondo inconfondibile da lui delineato e abbandonarsi al diletto di scoprirlo ora estraneo ora familiare. Non c’è di fatto, niente da capire, solo da assaporare, muovendosi senza vincoli tra ciò che è noto e ciò che non lo è.

Questo, d’altra parte, è uno dei punti di forza, in termini di accessibilità, mostrati da questo volume straordinario che può essere fruito in maniera molto libera e trasversale sia per età sia per abilità. C’è letteralmente posto per tutti ne La montagna e questo accade non solo in virtù di un racconto visivo votato al piacere dell’esplorazione più che a quello della comprensione, ma anche in virtù di una narrazione a tutti gli effetti istantanea. Il libro non segue, infatti, una serie di eventi successivi ma immortala una serie di situazioni simultanee che avvengono nel medesimo scenario. Questo significa che al lettore non viene richiesto di padroneggiare la sequenzialità e la concatenazione dei passaggi narrativi: competenza che spesso può essere compromessa dalla presenza di una disabilità, soprattutto relativa alla sfera cognitiva. Di fatto, scorrendo la lunghezza del leporello è come se seguissimo una telecamera che si muove in orizzontale inquadrando via via ciò che compare sulla scena. Non c’è dunque un prima e un dopo, una causa e una conseguenza: il lettore è messo nella condizione di muoversi con grande agio e libertà. Se a questo si unisce, poi, il fatto che lo stile dell’autore ha un fascino assolutamente magnetico, che cattura al primo sguardo, anche solo per la scelta dei colori accesi e per il richiamo a un universo naif, si capirà facilmente quanto questo volume possa offrire il terreno perfetto per molteplici possibilità di incanto, godimento e invenzione. Un gioiellino (di grande formato!) per bellezza e condivisibilità: provare per credere!

Frida Kahlo pittrice coraggiosa

Frida Kahlo pittrice coraggiosa è un libro in simboli sui generis. Non solo fa parte della collana Parimenti de la meridiana, unica attualmente a offrire titoli in CAA adatti a un pubblico di ragazzi e giovani adulti, ma segue anche una strada, quella di divulgazione di ambito artistico, poco praticata dall’editoria accessibile.

Il volume delinea infatti la figura della pittrice messicana, raccontandone in maniera fruibile e accattivante la biografia e le principali opere. La narrazione è affidata dall’autrice alla stessa Frida Kahlo che si presenta, evidenzia le tappe salienti della sua vita e guida il lettore alla scoperta dei dettagli e delle storie che si nascondono dietro i suoi dipinti. I testi sono confezionati in maniera da risultare fruibili ma allo stesso tempo non piatti. Supportati visivamente dai simboli WLS, sono distribuiti sulla pagina seguendo l’andamento della punteggiatura: aspetto, questo, che bilancia l’affollamento della pagina dovuto alla presenza di testi (e relativi simboli) non ridotti all’osso.

Ogni doppia pagina presenta di fatto sulla sinistra una rielaborazione semplificata di un quadro di Frida Kahlo, per mano dell’autrice del volume Teresa Righetti, e sulla destra il testo che ne dettaglia le caratteristiche e ne svela i segreti. La combinazione dei due elementi è efficace rispetto all’aggancio del lettore e al supporto alla comprensione dei fatti e delle opere. Vero è che, data anche la forza comunicativa del lavoro di Frida Kahlo, l’inserimento delle sue opere originali (ostacolato probabilmente dal complicato iter necessario per ottenere le dovute autorizzazioni) avrebbe potuto avere un impatto ancora più significativo in termini di incontro im-mediato con l’arte.

Il libro ha, dal canto suo, un chiaro ed esplicito orientamento divulgativo che ben si presta alla costruzione di attività e percorsi didattici. Non a caso, se la prima metà del volume introduce la vita e le opera di Frida Kahlo, la seconda invita il lettore a giocare con le ispirazioni offerte dall’artista messicana, proponendo una serie di semplici materiali (fotocopiabili e) ritagliabili su cui lavorare. Gli stessi sono inoltre agevolmente scaricabili tramite un QRcode posto in ultima pagina. Corone di fiori da comporre, figurine da abbigliare con modelli di carta, alberi genealogici da costruire… i suggerimenti per giocare con l’arte di Frida non mancano e sono sempre proposti attraverso istruzioni in simboli. L’idea è quella di facilitare l’avvicinamento all’arte attraverso un coinvolgimento attivo e la piena partecipazione di quanti più lettori possibili attraverso espedienti diversi come la moltiplicazione dei codici comunicativi e la sperimentazione in prima persona di stimoli ludici e creativi.

Un mammut nel frigorifero

Michaël Escoffier e Matthieu Maudet sono una specie di marchio di garanzia. Difficile trovare un libro firmato da questa coppia scoppiettante di autori che non susciti sonore risate o non stupisca il lettore con un colpo di scena finale. La forza dei loro albi sta nell’ironia costante sottesa al racconto, nei puntuali rovesciamenti di prospettiva, nelle costruzioni narrative ad accumulo e nella capacità di immaginare situazioni ogni volta surreali e sinceramente spassose. Tutti questi aspetti, poi, vengono messi in valore dalla sinergia rara con cui procedono parole e figure: due codici che dialogano senza posa, ora dandosi manforte, ora facendosi sberleffi.

Un mammut nel frigorifero, uno dei titoli a cui i due autori francesi hanno dato vita, non fa eccezione. Divertente, surreale e sorprendente, il libro racconta di quella volta in cui la famiglia protagonista si ritrova nel frigorifero un preistorico pachiderma. Come l’animale sia finito lì dentro, non è inizialmente dato saperlo. Quel che si sa è che il mammut, da lì, deve sparire: serve dunque l’intervento dei pompieri. Tutto è pronto per la cattura ma la preda è scaltra e riesce a fuggire su un albero nelle vicinanze. Tocca farla scendere ma il mammut è tenace, non molla e anzi si sistema tra le fronde per schiacciare un pisolino. E così, uno alla volta, pompieri e famigliari desistono e ritornano ai propri affari. Scesa la notte, però, qualcosa succede. Qualcuno, in particolare, si attiva nuovamente per far scendere il mammut. Il motivo non lo sveleremo: basti sapere che, come d’abitudine, l’insospettabile aspetta dietro l’angolo il lettore!

In catalogo per Babalibri nella sua versione tradizionale, Un mammut in frigorifero è ora reso disponibile in versione in simboli da Officina Babùk. Questa appare contraddistinta, come gli altri volumi dell’editore, da testo in maiuscolo supportato visivamente da simboli WLS, simbolizzazione per unità di senso, testo esterno ai riquadri (sottili) e riquadri dalle forme diverse per segnalare la fine di una frase e l’apertura o la chiusura di un discorso diretto. Nel caso di Un mammut nel frigorifero quest’ultima accortezza è particolarmente significativa poiché il volume procede praticamente per intero attraverso i dialoghi. Non esplicitamente attribuiti, questi possono complicare un poco la comprensione da parte di bambini che presentano maggiori difficoltà a compiere inferenze. Per contro, il testo sembra nato per supportare la simbolizzazione dal momento che si compone di frasi brevi e brevissime, perlopiù dalla struttura lineare. Comparata alla versione originale, quella in simboli mostra di conseguenza un numero davvero irrisorio di modifiche, perché il testo appare naturalmente chiaro e fruibile.

Il libro risulta, dal canto suo, estremamente rispettoso dell’originale, in linea con la filosofia che anima il progetto di Officina Babùk, che intende offrire al maggior numero di bambini la massima qualità editoriale. In questo senso può essere significativo notare non solo come le illustrazioni mantengano intatto il loro valore, nonostante il maggiore ingombro della parte testuale dovuto alla presenza dei simboli, ma anche come la disposizione di testo e figure risulti immutata e come l’armonia compositiva generale benefici di accorgimenti piccoli ma significativi quale per esempio l’assenza di riempimento dei riquadri e l’adattamento del colore di simboli e cornici in base alla tonalità dello sfondo.

Dentro me

Negli ultimi anni, la produzione editoriale rivolta all’infanzia ha registrato un pullulare di proposte dedicate al tema delle emozioni: titoli molto variegati, talvolta profondi e coinvolgenti, talaltra volti perlopiù a definire, incasellare, fare presunta chiarezza tra i sentimenti che ciascuno di noi si trova a provare. Anche nell’ambito dell’editoria tattile non sono mancati volumi costruiti intorno a questo tema, con cornici narrative più o meno articolate e con approcci più o meno diretti, da Ho un po’ paura di Laure Constantin a Prima o poi di Isabella Christina Felline. Il punto di forza di questi libri  risiede, spesso, nella capacità di offrire una rappresentazione tangibile delle emozioni trattate: di proporre, cioè, possibilità di entrare in contatto con qualcosa di molto astratto, come i sentimenti, a partire da qualcosa di molto concreto, come le sensazioni.

Un nuovo titolo, da poco pubblicato dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, percorre in maniera particolarmente efficace questa strada. Si tratta di Dentro me di Stefania Luisi, un volume in cui l’essenzialità compositiva nasconde una grande ricchezza di spunti.  L’autrice offre, in particolare, una carrellata di situazioni a ciascuna delle quali fa corrispondere un modo di sentirsi espresso in forma di metafora. “Quando mi sento in pace con il mondo, dentro me c’è una distesa di erba tenera. Oppure Quando mi sento solo, dentro mi sgonfio come un palloncino bucato”. O ancora: “Quando non capisco quello che sta accadendo, dentro me c’è un groviglio attorcigliato”. Ogni situazione emotiva è descritta a parole, in nero e in Braille, sulla pagina di sinistra, e rappresentata con illustrazioni tattili sulla pagina di destra. Il bianco dello sfondo domina, da una parte e dall’altra, creando una composizione orientata alla pulizia piacevole alla vista e capace di agevolare l’esplorazione tattile. Quest’ultima, dal canto suo, è resa agevole anche dalla scelta dei soggetti (e, dunque, a monte, anche delle metafore proposte) e dei materiali. L’erba, la mano e i grovigli di fili, per esempio, sono senz’altro familiari al lettore. il primo, inoltre, fruscia realmente, la seconda è davvero vellutata e il terzo risulta praticamente indistricabile.

Dentro me si presenta come un volume che può offrire validi spunti di lavoro e riflessioni soprattutto (ma non solo) in un contesto come quello scolastico. Molto apprezzabile il fatto che le emozioni non vengano semplicemente definite ma contestualizzate e raccontate attraverso immagini efficaci. Potrebbe sembrare trascurabile, ma anche il fatto che la voce narrante parli in prima persona gioca un suo ruolo in questa direzione. Le sensazioni descritte sono, cioè, proposte come personali, come a dire “Io (e non necessariamente anche tu) mi sento così”. Come tali, dunque, esse non si impongono come delle definizioni ma invitano piuttosto chi legge a pensare se si riconosce in quella immagine o se esprimerebbe la sua sensazione in maniera differente. È una differenza sottile ma importante perché segna un percorso (non scontato) che predilige l’apertura alla chiusura stringente. E non è poca cosa.

Zeb e la scorta di baci

La storia di Zeb, che ha paura di andare da solo al campo estivo e che riceve da mamma e papà una scatolina di baci-caramella da tirare fuori all’occorrenza è amatissima. Letto e riletto in famiglia, in biblioteca e a scuola, dall’asilo nido fino all’inizio della scuola primaria, Zeb e la scorta di baci è uno dei libri che più frequentemente vengono proposti per accompagnare i momenti di distacco dei bambini e il suo protagonista è uno di quelli a cui più si affezionano i giovanissimi lettori. Perché Zeb è proprio come loro, mostra le stesse paure e fragilità e ama scoprirsi più grande e forte del previsto. L’apprensione che prova Zeb di fronte all’idea di stare per la prima volta lontano da mamma e papà, il conforto che riceve da un oggetto semplice ma simbolicamente forte come la scatola di baci di carta, il timore che ha di essere preso in giro, il sollievo che sperimenta nel riconoscere nei compagni di viaggio sentimenti affini ai suoi e l’incoraggiamento che trova nella condivisione della sua scorta di baci sono tutti sentimenti familiari ai bambini.

Anche per questo motivo, il libro di Michel Gay, da anni in catalogo per Babalibri (la prima edizioni italiana è datata 2008!), continua a essere ristampato e a riscuotere consensi, nei grandi come nei piccoli. Per certi versi, con garbo e discrezione, Zeb riesce a entrare nella quotidianità dei bambini per poi dimorarvi a lungo, come una sorta di rassicurante compagno di sfide emotive. È dunque, a tutti gli effetti, una presenza forte nell’immaginario collettivo, e come tale merita di essere conosciuto e fatto proprio da tutti i bambini.

È dunque una lieta notizia, quella che vede Zeb e la scorta di baci entrare nel catalogo di Officina Babùk, la casa editrice specializzata in libri in simboli nata dalla sinergia tra Babalibri e Uovonero. Grazie all’impiego dei simboli WLS della Comunicazione Aumentativa e Alternativa a supporto visivo del testo, questa pubblicazione consente infatti anche ai bambini con difficoltà di lettura di accedere con maggiore agio alla storia della timida zebra. Quest’ultima, dal canto suo, rimane assolutamente riconoscibile poiché il rispetto dell’originale è uno dei principi che animano la produzione degli albi della neonata casa editrice. Così, il lettore che già conosca la versione tradizionale del libro e che ne scopra questa adattata, ritroverà le stesse figure dallo stile delicato e amichevole, la stessa organizzazione della pagina (illustrazione in alto, testo in basso) e lo stesso testo, fatto salvo per minimi aggiustamenti che possono rendere più lineare e fruibile la sintassi (esplicitazione del soggetto, trasformazione di una frase subordinata in una frase autonoma, ecc…), per l’aggiunta dei simboli e per il cambio del carattere da minuscolo a maiuscolo.

La scelta del maiuscolo, dal canto suo, evidenzia una volta di più l’approccio inclusivo adottato dalla casa editrice. Si tratta infatti del carattere che prima e meglio riescono a padroneggiare i bambini che iniziano a cimentarsi con la lettura e la scrittura. L’idea vincente è dunque che si tratti di libri ad ampio raggio, che accolgono tante esigenze diverse non necessariamente legate a una disabilità.

Il libro, come gli altri che animano il catalogo di Officina Babùk, adotta un modello di simbolizzazione orientato all’equilibrio tra ricchezza e fruibilità, per cui in molti casi un simbolo corrisponde a un’unità di senso più che a una parola singola. I riquadri che contengono i simboli, inoltre, assumono una funzione comunicativa, presentando stondature e punte diverse a seconda che si trovino a inizio/fine di un dialogo o di un passaggio narrativo di altro tipo. L’aspetto finale è chiaro e gradevole, anche in quelle pagine in cui il numero di parole e simboli risulta più alto e richiede grande perizia dal punto di vista grafico.

La scatola

La scatola di Isabella Paglia e Paolo Proietti è un albo illustrato che celebra il potere dell’amicizia come dono affettuoso e disinteressato. Protagonisti sono alcuni animali del bosco che un giorno trovano tra gli alberi una scatola dalla provenienza e dal contenuto ignoti. La scatola sembrerebbe senza dubbio abitata da qualcuno che però, nonostante gli inviti e le premure degli animali, non manifesta alcuna intenzione di uscire. Ma gli animali non demordono e, oltre a escogitare soluzioni variegate per rassicurare l’inquilino e convincerlo a fare capolino, fanno soprattutto una cosa importante: aspettano. Ché l’attesa è una forma di rispetto tanto difficile quanto preziosa e abbracciare senza sindacare le esigenze dell’altro è un modo quanto mai amorevole di manifestare la propria benevolenza. Grazie per avermi aspettato è, non a caso, la prima cosa che l’animale misterioso ci tiene a dire non appena trova il coraggio di aprire il coperchio e godersi l’abbraccio dei nuovi amici.

Delicato nei testi, nel messaggio trasmesso e nelle illustrazioni, che colpiscono per la grazia tenue con cui dipingono non tanto i protagonisti quanto i loro atteggiamenti premurosi, La scatola è in catalogo dal 2023 per La Margherita Edizioni. Lo stesso editore ne propone ora una versione in simboli che segue in particolare il modello inbook. Il testo viene perciò qui simbolizzato integralmente e riquadrato insieme ai simboli: due aspetti, questi, che rendono l’adattamento molto fedele all’originale dal punto di vista del racconto a scapito dell’adesione all’originale in termini visivi. I numerosi riquadri bianchi occupano infatti molto posto sulla pagina, pur essendo di dimensioni contenute, e spiccano in maniera evidente là dove lo sfondo non sia dello stesso colore. Le competenze di lettura che questo tipo di testo in simboli richiede sono, dal canto loro, piuttosto raffinate, perché i simboli da padroneggiare sono molti, completi di qualificatori di genere, numero e tempo e spesso non immediati.

I vestiti nuovi dell’imperatore

Quella de I pesci parlanti di Uovonero è una collana che mostra bene come si possano sposare solidità e disponibilità al cambiamento. Attiva da oltre 13 anni (il primo titolo, Cappuccetto rosso, è datato 2010), la collana si è nel tempo arricchita di nuovi titoli (10, ad oggi), si è sdoppiata offrendo due tipi di formato differenti (ai Pesci si sono aggiunti i più snelli Pesciolini) e soprattutto si è fatta più consapevole e matura nelle scelte compositive, espresse attraverso illustrazioni variegate e via via più ricercate, una stampa di qualità crescente e migliorie dal punto di vista dell’armonia grafica.

In questo senso, se gli ultimi titoli pubblicati come La principessa sul pisello o I vestiti nuovi dell’imperatore, presentano lo stesso impianto dei primi – testo in maiuscolo, simbolizzazione per unità di senso, pochi e grandi simboli nella pagina di sinistra e illustrazioni in quella di destra – vantano anche alcune accortezze –riquadri dei simboli meno marcati, equilibrio tra dimensione del simbolo e dimensione del testo, figure accattivanti – che li rendono più simili, nell’effetto finale, agli albi illustrati tradizionali. Ne I vestiti nuovi dell’imperatore, poi, anche il formato risulta più maneggevole e leggero. Il volume presenta, infatti, pagine meno spesse pur continuando a garantire una più agevole sfogliatura grazie alla sagomatura Sfogliafacile brevettata dall’editore.

Sempre curato nell’adattamento testuale da Enza Crivelli, I vestiti nuovi dell’imperatore propone le illustrazioni di Nadia Corfini, formatasi al Master Ars in Fabula di Macerata, contesto all’interno del quale il progetto editoriale messo a punto con Uovonero è nato. Le sue figure dagli irresistibili colori vivaci giocano con leggerezza sul contrasto tra il tempo lontano della fiaba e la modernità. Introducendo nelle tavole elementi contemporanei come lavatrici, computer, transenne e smartphone, l’illustratrice strizza l’occhio al lettore di oggi e regala alle immagini un quid inatteso e sorprendente. Ne nasce in questo modo un racconto per immagini che non procede esattamente in parallelo a quello fatto di parole e simboli. All’essenzialità e all’asciuttezza di quest’ultimo fanno, infatti, da contraltare illustrazioni particolareggiate e stranianti. Al lettore si offrono così diverse chiavi di accesso alla narrazione che questi può modulare secondo i suoi gusti, le sue predisposizioni e le sue abilità.

La sedia blu

Insieme a Mangerei volentieri un bambino, La sedia blu è il titolo con cui Officina Babùk ha inaugurato la sua produzione editoriale. Si tratta di un titolo già noto a molti lettori, perché in catalogo dal 2011 per Babalibri, e che in questa versione viene proposto in simboli. Nata dalla collaborazione tra Uovonero e Babalibri, Officina Babùk è infatti una neonata casa editrice specializzata nella pubblicazione di albi illustrati in cui il testo è supportato visivamente dai simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa. Il suo catalogo, che per ora attinge principalmente al vasto, ricco e curato ventaglio di titoli di Babalibri di cui offre una versione accessibile, raccoglie di fatto il testimone dello splendido progetto “I libri di Camilla” di Uovonero che dal 2016 al 2022 (ma i cui titoli sono tuttora disponibili) ha consentito la pubblicazione di una versione simbolizzata di una decina di albi molto apprezzati di diverse case editrici tra cui Topipittori, Giralangolo, Kalandraka e Sinnos. In linea con la filosofia de I libri di Camilla, Officina Babùk promuove con i suoi libri l’idea che la lettura possa costituire un potente strumento di inclusione e che le storie più amate e diffuse tra i bambini necessitino di molteplici versioni capaci di consentire una reale condivisione di immaginari anche da parte di coloro che leggono e comunicano in maniere non convenzionali.

La sedia blu, curato nei testi come nelle figure da Claude Boujon, è dal canto suo un albo illustrato molto ironico, a tratti surreale ed estremamente aderente all’approccio dei bambini alle cose del mondo. I due protagonisti – due cani di nome Bruscolo e Botolo – trovano un’insolita sedia blu in mezzo al deserto in cui vivono e subito ne fanno il fulcro di un appassionante gioco simbolico. In un crescendo immaginativo, quella semplice sedia diventa, infatti, un rifugio, una barca, un bancone e un versatile strumento circense. Fino a quando i due non vengono redarguiti da un severissimo camelide che tutto può approvare fuorché un uso così divertente e divergente di una sedia. Ai due non resta che andarsene – ché chi ha fantasia, in fondo, un oggetto consono al gioco lo trova facilmente – non prima però di aver lanciato una spassosa e irriverente stoccata al gobbuto bacchettone.

La sedia blu è contraddistinto dall’impiego di simboli WLS riquadrati, dal testo in maiuscolo esterno ai riquadri e da una simbolizzazione votata a un principio di economia funzionale. In base a quest’ultimo, i singoli elementi testuali non vengono sempre simbolizzati individualmente ma vengono talvolta riuniti in unità di senso (es: una macchia blu, articolo + sostantivo …). Il volume presenta pagine piuttosto ariose in cui i simboli tendono a occupare gli spazi bianchi delle figure così da non compromettere l’apprezzamento di queste ultime.  Ogni pagina offre un paio di frasi al massimo, distribuite in maniera tale da seguire l’andamento della frase (a capo dopo la punteggiatura, unità di senso mai divise tra due righe diverse…). I riquadri, come accade per tutti i volumi di Officina Babùk – non si limitano a delimitare i simboli ma assumono una vera e propria funzione comunicativa, cambiando forma in presenza dell’inizio e della fine di un discorso diretto (bordo a punta) e della fine di una qualunque frase (bordo stondato).

Il risultato finale è un volume in cui la presenza dei simboli non mina affatto la leggibilità e la piacevolezza della pagina e in cui un vero e proprio inno al gioco simbolico trova curiosamente espressione attraverso un codice fatto proprio di simboli.

Papà-isola

Émile Jadoul è tra gli artisti che più e meglio hanno raccontato il meraviglioso e delicato rapporto tra padri e figli attraverso il linguaggio dell’albo illustrato. Papà-isola è uno dei libri attraverso i quali l’autore francese ha dato voce a questo tema con la delicatezza del tratto che lo contraddistingue. È un albo tenero e vero, questo che vede protagonista l’orso Gigi che sta per avere un cucciolo. Un albo che non ha paura di dire le fragilità dei grandi e in cui i timori di chi sta per affrontare una grande avventura come la paternità si dissolvono di fronte all’idea che l’amore porta a galla il meglio di noi. E poco importa, allora, se Gigi non ama il calcio, non sa nuotare e non ha molta dimestichezza con gli attrezzi. A renderlo speciale per il suo piccolo sarà ciò che lo rende l’orso che è: l’essere protettivo come un papà-capanna, avventuroso come un papà-cavallo, curioso come un papà-aeroplano. O, per l’appunto, accogliente come un papà-isola.

In catalogo per Babalibri nella sua versione tradizionale, questo classico di Émile Jadoul diventa oggi più accessibile grazie alla versione in simboli pubblicata da Officina Babùk. Quest’ultima mantiene intatta tutta la poesia del racconto e la felicità delle illustrazioni ma rende più fruibile il testo grazie al supporto visivo dei simboli WLS (Widgit Literacy Symbols) e grazie a minime modifiche orientate alla linearità della sintassi e all’attribuzione esplicita dei discorsi diretti. Si tratta per l’appunto di modifiche minime perché l’originale di Jadoul presenta già, di per sé, caratteristiche di essenzialità, chiarezza e ricorsività testuale che risultano estremamente funzionali a una resa in simboli. La brevità e il numero ristretto delle frasi che compongono Papà-isola fanno sì, inoltre, che, anche accompagnato dai simboli, il testo non occupi troppo spazio e lasci ampio respiro alle poetiche illustrazioni che rendono il volume così riconoscibile.

I simboli, dal canto loro, sono impiegati in maniera puntuale (praticamente solo gli articoli e le preposizioni vengono uniti al sostantivo di riferimento) e si adattano felicemente alle invenzioni linguistiche proprio del volume. Così, per esempio, l’espressione papà-isola corrisponde a un unico riquadro che contiene il simbolo del papà e quello dell’isola. Vale la pena sottolineare, infine, l’uso caratteristico dei riquadri fatto dall’editore per evidenziare l’inizio e la fine dei discorsi diretti e degli altri tipi di frasi (oltre che, chiaramente, per racchiudere i simboli) e la scelta di sostituire il carattere minuscolo dell’originale con il maiuscolo. Il volume adattato assume così un aspetto più amichevole anche per quei bambini che – con o senza il supporto dei simboli – si cimentino con le prime letture autonome.

Mangerei volentieri un bambino

Il 2023 è un anno importante per i libri in simboli. È, infatti, l’anno in cui nasce Officina Babùk: una casa editrice nuova ma con una salda esperienza alle spalle, che unisce le forze e le competenze di due realtà editoriali dall’identità forte come Uovonero e Babalibri e che raccoglie il testimone di un progetto come I libri di Camilla il cui ruolo nella costruzione di una nuova idea di libro accessibile è stato fondamentale .

Dal 2016 al 2022, infatti, il progetto de I libri di Camilla a cura di Uovonero ha portato alla pubblicazione di una versione di simboli, in tutto e per tutto identica all’originale se non per minimi aggiustamenti testuali e per l’aggiunta dei simboli WLS, di nove albi illustrati di altrettante case editrici indipendenti: da Che rabbia! (Babalibri) a Lindo porcello (Bohem press), da Ninna nanna per una pecorella (Topipittori) a Il piccolo coniglio bianco (Kalandraka). Ma perché questo progetto è stato così importante? Perché ha segnato un punto di svolta, evidenziando la necessità di offrire anche ai bambini con disabilità non solo dei libri progettati ad hoc ma anche degli adattamenti di quei libri che dai compagni sono particolarmente letti e amati. Perché è proprio su questi ultimi che è possibile costruire degli immaginari condivisi, terreno fertilissimo per coltivare possibilità di incontro, dialogo, gioco, relazione.

Con la pubblicazione di Lei ci sarà sempre, il progetto de I libri di Camilla si è chiuso ma ha lasciato un’eredità importante. L’idea forte con cui era nato ha trovato, infatti, nuova linfa proprio in Officina Babùk: una casa editrice specializzata in libri in simboli che metterà a frutto l’esperienza di Uovonero in materia di lettura accessibile di qualità e che attingerà in primis al catalogo di albi illustrati di Babalibri. Albi curati, divertenti, amati e conosciuti, dunque. Albi che sono una garanzia per chi desidera proporre letture su misura per i bambini. La forza sta proprio in questo: nel fatto che le due case editrici che hanno dato vita al progetto condividono un’idea di diritto alla lettura come di diritto a un’esperienza piena, ricca, appagante e che ciascuna di esse ha messo a disposizione, a questo fine, la propria esperienza specifica. Perché, di fatto, è così che nascono i libri accessibili meglio riusciti: dalla compenetrazione di professionalità e competenze diverse, messe al servizio di una comune idea. L’avventura di Officina Babùk è iniziata nel mese di settembre con la pubblicazione dei primi due titoli: Mangerei volentieri un bambino e La sedia blu.

Mangerei volentieri un bambino è, per l’appunto, un titolo di grande successo firmato da Sylvaine Donnio e Dorothée de Monfreid e pubblicato nella sua versione standard da Babalibri. Qui si racconta del cocciuto coccodrillino Achille, determinato più che mai a mangiare un bambino. A nulla valgono i tentativi di mamma e papà coccodrillo, che provano a dissuaderlo dal progetto offrendogli ogni sorta di delizia: le banane di cui il piccolo è ghiotto, una salsiccia grande come un camion e persino la torta al cioccolato a cui non è proprio difficile resistire. Niente funziona. Fino a che Achille, una bambina, la incontra davvero e l’incontro non va esattamente come il cucciolo aveva previsto. Allora sì che le banane tornano utili, anche se non certo a raggiungere lo scopo di mamma e papà coccodrillo…

Divertentissimo, contraddistinto da una piacevole e funzionale struttura iterata e animato da illustrazioni buffe che fanno a meno di inutili fronzoli, Mangerei volentieri un bambino si presta a favorire momenti di lettura condivisa molto spassosi. Quelle stesse caratteristiche, d’altra parte, lo rendono anche particolarmente adatto a una resa in simboli perché la ripetizione, sia narrativa sia testuale, favorisce l’attenzione e la comprensione e perché l’ampio spazio bianco lasciato dalle figure lascia ampio margine di manovra per l’inserimento dei pittogrammi. Le doppie pagine adattate risultano così molto ariose, piacevoli alla vista e rispettose dell’originale, nonostante la consistenza presenza di simboli.

Il testo, dal canto suo, appare molto simile alla versione solo alfabetica, fatto salvo per  minimi aggiustamenti legati per esempio all’inversione delle componenti testuali (soggetto e verbo, sostantivo e aggettivo…) e all’esplicitazione o all’anticipazione del soggetto parlante, laddove non presente o laddove collocato alla fine del discorso diretto. Si tratta, cioè, di accomodamenti che vanno a incidere in maniera irrisoria sulla musicalità e sulla resa testuale ma che possono fare la differenza nella comprensione del racconto da parte di chi necessiti di una narrazione più lineare. Per le stesse ragioni, la distribuzione del testo sulla pagina segue maggiormente la punteggiatura e l’andamento della frase. Così, per esempio, dopo ogni punto il testo va a capo e fa lo stesso rispettando il più possibile le unità di senso: aspetto questo, estremamente prezioso, per qualunque lettore alle prime armi.

Mangerei volentieri un bambino, così come gli altri titoli di Officina Babùk, si caratterizza infine per un uso particolare e per certi versi sperimentale dei simboli. Oltre alla scelta di optare per un carattere maiuscolo, più adatto a chi si cimenti con le prime letture autonome, il libro fa un uso flessibile dei riquadri, la cui forma diventa leggermente a punta, rispettivamente a sinistra e a destra, quando inizia o finisce un dialogo, così come diventa leggermente stondata a destra quando finisce una frase. Il riquadro non si limita, dunque, a contenere il pittogramma ma assume anche una funzione squisitamente comunicativa. La simbolizzazione predilige poi, in generale, un certo equilibrio tra completezza ed economia. Così per esempio, gli articoli non sono mai simbolizzati ma vengono uniti al sostantivo di riferimento ed elementi che compongono unità di senso (torta al cioccolato, il nostro caro Achille…) vengono spesso uniti in un unico simbolo.

Il risultato è un libro davvero ben progettato, in cui l’accessibilità non diventa fardello per la godibilità estetica e in cui, anzi, gli accorgimenti adottati in funzione di una più agevole fruizione da parte di chi sperimenti una difficoltà di lettura risultano in definitiva apprezzabili da qualunque lettore vi si approcci.

Le puzzole Agata e Romeo e il primo giorno di scuola

Pepe è un cane furbo e vivace e ha uno zaino magico che porta sempre con sé. Nel suo zaino c’è un libro di storie da cui trae piccoli racconti, uno per ogni volume che lo vede protagonista.

In Le puzzole Agata e Romeo e il primo giorno di scuola, per esempio, leggiamo di Pepe che aiuta le puzzole Agata e Romeo ad affrontare in maniera serena l’inizio dell’avventura scolastica e a superare il timore di essere isolate dai compagni a causa del loro odore. La storia delle due puzzole, così come le altre che compongono la collana dedicata al cane Pepe, è evidentemente molto breve, lineare e piacevole, seppur priva di veri e propri guizzi narrativi: caratteristiche che in parte rispondono a un preciso intento, quello di offrire racconti il più possibile fruibili anche da parte di bambini con disabilità uditiva.

Le storie di Pepe sono state confezionate, infatti, con un’attenzione particolare alle difficoltà di lettura dei bambini sordi: difficoltà legate soprattutto al riconoscimento e all’attribuzione di significato a componenti del testo come preposizioni, pronomi, congiunzioni e articoli. Le puzzole Agata e Romeo e il primo giorno di scuola dedica particolare attenzione agli articoli. Il volume privilegia, infatti, frasi – per esempio in forma di elenco – che ne contengano diversi. Difficili da percepire a livello labiale ma anche da riempire di senso poiché prive di un referente concreto, queste particelle del testo tendono infatti a essere trascurate dal giovane lettore sordo, compromettendone l’effettiva comprensione del testo oltre che il piacere della lettura.

Alla luce di queste constatazioni, gli articoli non vengono solo ampiamente usati nel testo ma anche valorizzati dal punto di vista grafico, grazie a caratteri più grandi e colorati che invitano implicitamente il lettore a non trascurarli. Il volume tiene inoltre conto della difficoltà sperimentata da molti bambini sordi nell’interpretare le espressioni idiomatiche come “vuotare il sacco” o “tagliare la corda”. Entrambe le espressioni vengono perciò inserite nella narrazione e al protagonista Pepe che le pronuncia viene affidato il compito di spiegarle in maniera semplice. In questa cornice, l’aggiunta di giochi-esercizi posta al fondo dei volumi e normalmente discutibile nell’ambito della produzione per l’infanzia che voglia essere veramente libera da una certa pesantezza didattica, risultano funzionali a favorire una reale appropriazione del testo.

Sempre nella medesima ottica, i volumi valorizzano il ruolo che le figure possono avere nel sostenere la comprensione del testo, dedicando per esempio grande attenzione alle espressioni del viso dei personaggi o la puntuale correlazione con ciò che dicono le parole. Allo stesso modo essi rendono evidente l’attribuzione dei dialoghi attraverso un semplice ma ingegnoso espediente. A fianco di ogni battuta compare, infatti, l’icona del personaggio che in quel momento sta parlando: in questo modo il testo non viene gravato e la fluidità di lettura e comprensione ne guadagna. Si tratta in generale di accorgimenti minimi ma significativi, che predispongono un terreno di lettura amichevole e abbordabile non solo per i bambini sordi per cui sono specificamente progettati ma anche per tanti altri bambini che ne condividono le difficoltà pur manifestando altri disturbi o disabilità.

La collana de Le storie di pepe e del suo zaino magico è nata per intuizione dell’autrice Paola Secchi, particolarmente sensibile rispetto alla questione del diritto alla lettura di bambini con disabilità uditiva, ed è cresciuta grazie al coraggio della casa editrice Astragalo, decisa a rispondere a un bisogno poco noto ma molto delicato e importante, e al confronto con Francesca Volpato e Carmela Bertone dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, specializzate nello studio del rapporto tra apprendimento linguistico e sordità. La collana lavora concretamente in un’ottica inclusiva anche grazie alle illustrazioni accattivanti dal tratto fumettistico firmate da Simona Capovilla, con la supervisione grafica di Bruno Testa.

Lettere d’A-mare

La balena azzurra che spicca acquerellata sulla copertina offre un assaggio affidabile e seducente della bellezza raffinata che il lettore potrà trovare all’interno di Lettere d’A-mare. Il volume si caratterizza infatti per una significativa cura compositiva e un’ammirevole armonia grafica che fanno risaltare al massimo le illustrazioni delicate dell’autrice. Acciughe, polpi, stelle e cavallucci marini sono i protagonisti deliziosamente ritratti ad acquerello da Pierangela Massolo che immagina tali creature possano scambiarsi inviti, ricordi e messaggi d’amore e d’amicizia, attraverso lo strumento della lettera.

I testi che inquadrano di volta in volta i personaggi e che sviluppano il contenuto di ogni missiva sono scritti in rima e proposti nei simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, questi ultimi impiegati secondo il modello inbook che prevede, tra le altre cose, la simbolizzazione individuale di tutti gli elementi lessicale, la riquadratura di parola e immagine e l’uso dei diversi qualificatori. I simboli che compongono le lettere, in particolare presentano uno sfondo azzurro: questa scelta, che può risultare spiazzante per qualche lettore, mira in realtà a evidenziare la differenza tra il testo di cornice e il cuore dei singoli racconti. Il volume non propone infatti una storia unica ma raccoglie piuttosto una serie di piccole narrazioni, ciascuna incentrata su una coppia di personaggi variamente legati e sviluppata attraverso una lettera e la sua risposta.

I testi delle lettere presentano un lessico in buona parte ricercato o comunque non basico e una sintassi che tende ad assecondare la struttura in rima. Ne risultano versi piacevoli da ascoltare anche se di più complessa decifrazione. In questo la scelta di Homeless book è davvero interessante perché ci aiuta a ricordare alcune cose importanti. Per esempio che i simboli possono essere utili a persone con competenze linguistiche diverse, alcune delle quali possono padroneggiare anche testi meno immediati. E che vale la pena proporre testi di complessità differente, senza rinunciare ad alzare l’asticella così da offrire esperienze di lettura diverse e sfidanti, che magari non vengono afferrate a pieno ma possono egualmente lasciare una traccia o aiutare a tararsi per il futuro. Perché la cura e la bellezza, in qualche modo, fanno la loro parte.

Lingua dei Segni Italiana – Piccolo Vocabolario bebè e genitori

Pratici, spendibili, accattivanti: i libretti dedicati alla Lingua del Segni Italiana da poco pubblicati da Logos sono strumenti di cui davvero si sentiva la mancanza. Progettati in un’ottica squisitamente inclusiva, si presentano come manuali snelli e di facile uso e si rivolgono a un pubblico ampio, tutt’altro che limitato ai bambini sordi o ai loro familiari. Il progetto da cui prendono le mosse – SegniAmo Bimbi – promuove, infatti, la diffusione della LIS tra i bambini udenti più e oltre che tra i bambini sordi, forte dell’idea che la conoscenza della Lingua dei Segni può riservare benefici importanti non solo in termini di superamento di barriere comunicative e culturali ma anche di supporto all’apprendimento della lingua vocale. Per tutti.

I libri ad oggi pubblicati da Logos in questa direzione sono due: Piccolo vocabolario bebè e genitori e Alfabeto manuale.

Piccolo vocabolario bebè e genitori raccoglie circa 120 segni divisi per argomento e scelti tra quelli che più facilmente possono toccare la quotidianità di un bambino e, dunque, risultare utili nella comunicazione in famiglia. Troviamo, per esempio, segni inerenti alla famiglia, al cibo, al corpo, alla natura o ai sentimenti. Di ogni segno viene offerta la rappresentazione grafica, resa con il suo stile inconfondibile da Roger Olmos, e la corrispettiva parola. Ogni doppia pagina si presenta, perciò, molto pulita ed essenziale, con un efficace sfondo bianco su cui si stagliano al massimo quattro segni. In alto compare inoltre sempre un QR code che in maniera molto pratica consente di visualizzare gli stessi segni in formato video: una modalità, questa, che ne valorizza l’aspetto dinamico e ne chiarisce al meglio la modalità di esecuzione.

Il volume, come indicato dal titolo stesso, nasce per facilitare la comunicazione tra genitori e bebè, quando questi ancora non padroneggiano la parola. In questo senso Piccolo vocabolario bebè e genitori si avvicina, per intento, al programma Baby Signs il quale sfrutta però allo stesso fine sia segni tratti dalla LIS sia segni altri. Occorre tuttavia precisare che molti dei segni inclusi all’interno del volume di Logos sono assolutamente spendibili anche molto più avanti, per esempio in età prescolare o durante la scuola primaria. In questo senso, se è vero che il titolo scelto concorre a sottolineare l’utilità dell’uso della LIS con i bambini piccolissimi, speriamo non disincentivi la scoperta e l’impiego del volume con e da parte di bambini più grandi.

La forza di volumi come Piccolo vocabolario bebè e genitori e Alfabeto manuale risiede, invece, in almeno tre qualità. La prima è fare della LIS uno strumento trasversale che possa esprimere le proprie potenzialità ben al di là dell’ambito della disabilità uditiva. La seconda è coinvolgere a questo fine un illustratore del calibro e della bravura di Roger Olmos, grazie al quale il confine tra rappresentazione grafica del segno e illustrazione espressiva diventa molto labile. La terza, infine, è sfruttare in maniera intelligente ed efficace la sinergia tra cartaceo e digitale, sfruttando le potenzialità di quest’ultimo non per inserire inconsistenti orpelli ma per apportare un significativo valore aggiunto.

La città che dorme

Cosa succede quando sulla città cala la notte? Persone, oggetti e animali si fermano e riposano. C’è un mondo, però, che si anima proprio quando il cielo si fa buio: è il mondo dei sogni dei bambini, che fa tesoro del sonno per dare vita ad avventure imprevedibili.

La città che dorme si presenta come una sorta di fotografia della città notturna, in cui ogni elemento tace e il silenzio regna. Come una lunga ripresa fuori e dentro le case, il libro mette in evidenza l’atmosfera taciturna e rilassata che con il buio avvolge ogni cosa. Lo fa con frasi brevissime composte da soggetto e verbo, facendo ricorso a un’ampia gamma di sinonimi della parola dormire. In questo modo risalta maggiormente l’elemento di stacco finale, ossia il riferimento a quel mondo dei sogni che appare invece in piena attività.

Dall’andamento piano, nella trama così come nei testi e nelle figure, il libro risulta di lettura agevole anche in caso di difficoltà cognitive e comunicative. Le immagini si contraddistinguono infatti per inquadrature ordinarie e per la scarsa presenza di dettagli minuziosi. Il testo, dal canto suo, risulta supportato visivamente dall’uso dei simboli WLS, impiegati secondo il modello inbook e resi particolarmente evidenti dal contrasto con lo sfondo scuro delle illustrazioni.

Quanto è grande un abbraccio?

I due leprotti di Indovina quanto ti voglio bene – classico per l’infanzia a firma di Mc Bratney e Jeram – ce lo ha insegnato molto bene: l’affetto si può misurare in molti modi, lunghezza compresa. Fatta evidentemente propria la lezione, Elisa Vincenzi e Noemi Collu rivisitano il tema interrogandosi per voce di due bambini su quanto possa essere grande un abbraccio. Come un gigante? Una casa? Un albero? Il cielo? Ne nasce una sfida al rialzo che mescola realtà e fantasia, soprattutto a livello delle illustrazioni.

Quanto è grande un abbraccio? viene proposto dall’editore Il ciliegio in formato inbook: il testo risulta quindi supportato visivamente dai simboli WLS (Widgit Literacy Symbols) che ne agevolano la comprensione anche in caso di difficoltà comunicative, cognitive o linguistiche. Il loro inserimento all’interno della pagina è curato e studiato in maniera tale da integrarsi felicemente con le illustrazioni senza intralciarne la fruizione. Queste ultime, dal canto loro, si caratterizzano per uno stile rassicurante e improntato alla dolcezza, il linea con il tema degli affetti trattato dal volume.

Di chi è il nido?

Di chi è il nido? è un racconto di gentilezza e accoglienza, che fa dell’inclusione il suo perno. Protagonista è una cinciallegra solare e generosa che un giorno decide di costruire un nido in cui chiunque possa sentirsi benvenuto. La sua impresa, portata avanti con entusiasmo contagioso, viene supportata da un’ampia gamma di amici, ciascuno motivato a fare la propria parte. Così, per esempio, il sole aggiunge raggi calorosi, la lucciola illumina lo spazio quando cala la notte e il gatto offre un po’ di pelo caldo e morbido, rendendo quello del nido un progetto partecipato e come tale ancora più bello.

Contraddistinto da un testo in rima semplice e supportato visivamente dai simboli della CAA, Di chi è il nido? propone una storia di agevole comprensione anche in caso difficoltà comunicative. Le illustrazioni che accompagnano il testo, ponendosi sempre nella pagina a fianco ad esso così da facilitarne la distinzione, presentano linee essenziali e fanno leva sulla combinazione di tre soli colori (rosso, nero e bianco) per rendere immediatamente evidente il soggetto ma non appaiono, dal canto loro, particolarmente raffinate e accattivanti.

La lavatrice della fantasia

Avere una mente sempre all’opera, intenta a progettare ed inventare, può essere faticoso. Le idee, infatti, si accumulano, si mescolano e si rincorrono generando caos e confusione. Così capita, per esempio, a Ilaria ogni volta che una sua mirabolante creazione sta per prendere forma. Che sia un nido per uccelli fatto con un ombrello, una corsa in pattini a rotelle per i corridoi di casa o una penna dotata di lente di ingrandimento, ogni invenzione è anticipata da un momento di agitazione e smarrimento.  Ci penserà il dottor Sotutto a rassicurare la bambina, permettendole di scoprire, attraverso una singolare immagine, di avere una testa come la lavatrice di casa: vorticosa ma anche efficace e ingegnosa.

Con La lavatrice della fantasia, Il ciliegio aggiunge un nuovo titolo alla sua collana di libri in simboli Inbook, in buon parte scritti da Elisa Vincenzi e puntualmente supervisionati dal Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello. Il testo del volume si presenta dunque corredato da simboli WLS che ne agevolano la comprensione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative. Composto da frasi anche abbastanza lunghe e articolate, non prive di subordinate e coordinate, questo si rivolge in particolar modo a giovani lettori non alle primissime esperienze di lettura in simboli. Il volume è completato poi da illustrazioni colorate e dinamiche, che appaiono tanto vivaci quanto la protagonista del libro.

Lei ci sarà sempre

Lei ci sarà sempre nasce come un albo illustrato di stampo classico che mescola un testo malinconico a firma di Thierry Lenain e illustrazioni evocative per mano di Manon Gauthier. Qui il protagonista ripercorre diversi momenti speciali della sua infanzia che hanno contribuito a tessere un legame speciale tra lui e la sua mamma: un legame forte e presente anche nel momento in cui i due non sono più insieme.

Originariamente edito in forma tradizionale da Il leone Verde piccoli, Lei ci sarà sempre viene ora proposto al pubblico in una versione in simboli WLS curata da Uovonero. Inserito all’interno della collana I libri di Camilla, ideata per rendere accessibili tramite la simbolizzazione alcuni albi editi da diverse case editrici indipendenti, il libro si propone di offrire una lettura lirica e riflessiva anche ai giovani lettori con difficoltà comunicative: una sfida non banale, se si considerano in particolar modo le caratteristiche del testo e delle figure

Se la storia è di per sé ben scandita da una struttura iterata e contraddistinta da una semplice sequenza di momenti di felice condivisione tra madre e figlio, il testo presenta alcuni elementi di difficoltà legati a una costruzione sintattica particolare e a un discreto uso delle espressioni figurate. Il ricorrente “Lei c’era” segue sempre, infatti, il relativo complemento di fine (“Per proteggermi e condurmi lontano”, per esempio) ed espressioni come “colorare i miei sogni” o “cullare il mio cuore” hanno un ruolo non marginale nell’economia del racconto.

Le illustrazioni, dal canto loro, si caratterizzano per uno stile espressivo, sottolineato dall’uso del collage, dalle inquadrature non scontate e dal tratto (volutamente) impreciso a matita. Proprio alle illustrazioni, peraltro, è affidato il compito di accompagnare il lettore nel passaggio dal prima al poi e soprattutto dalla presenza all’assenza fisica della figura della mamma. Quel lei c’era che diventa lei ci sarà solo nell’ultima pagina trova senso, infatti, attraverso una doppia pagina totalmente senza parole in cui dominano il silenzio, il freddo e l’immobilità di un paesaggio invernale e attraverso indizi cromatici come le sfumature di giallo che sempre accompagnano la mamma e che sul finale marcano invece i contorni del cuore del bambino-narratore.

Per cogliere a pieno il significato dell’albo e la ricchezza delle sue sfumature, viene dunque richiesta al lettore una serie di inferenze, sul testo e sulle immagini: inferenze che esigono una certa padronanza dei codici ma che offrono in cambio un’appagante soddisfazione di lettura. Interessante e apprezzabile è, in questo senso, la scelta fatta da Uovonero, in tandem con il Leone Verde, di dare spazio a una narrazione nutrita di emozioni più che di fatti, per alimentare quella bibliodiversità che spesso l’attenzione all’accessibilità tende a mettere nell’angolo.

El conejo blanco

Andare a raccogliere i cavoli per fare la zuppa, tornare a casa e trovare una capra capraccia che se ne è deliberatamente impossessata. Ohibò, questo sì che è un brutto fatto! Ecco allora che il piccolo coniglio bianco, a cui questa disavventura è effettivamente capitata, si ritrova a vagare per la campagna alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo. E se non può contare sul bue, sul cane e sul gallo, perché troppo fifoni, il protagonista troverà per fortuna un insospettabile alleato nella formichina: non c’è trippa che tenga, i suoi pizzichini fanno scappare persino le capre capracce!

Divertente e capace di capovolgere le attese, Il piccolo coniglio bianco ha dalla sua ha dei personaggi buffissimi, una narrazione che fa un uso spassoso dell’iterazione e un linguaggio teneramente colloquiale che lo rendono efficacissimo per una lettura ad alta voce. Questi aspetti, insieme alla grafica piuttosto ordinata, hanno senz’altro giocato la loro parte nella scelta del volume, tra quelli editi da Kalandraka, per la traduzione in simboli da inserire all’interno della collana I libri di Camilla.

Ma quella curata da Uovonero non è in realtà la primissima versione in simboli dell’albo di Xosé Ballesteros e Óscar Villán. La stessa casa editrice Kalandraka, infatti, propone da anni in Spagna una collana di libri adattati e simbolizzati grazie alla collaborazione dell’associazione B.A.T.A e tra questi figura proprio anche El conejo blanco. Pioniera in questo settore, la collana Makakinos mira a facilitare la lettura a vantaggio di quei bambini che altrimenti ne resterebbero esclusi. Gli accorgimenti messi in campo in questo senso sono diversi. Non solo infatti il testo alfabetico viene affiancato dai simboli PCS corrispondenti ma è altresì oggetto di alcuni rimaneggiamenti volti a semplificare le frasi e ridurre le espressioni metaforiche di più difficile comprensione. Anche le illustrazioni, dal canto loro, sono rilavorate in modo da risultare il più possibile aderenti al testo che accompagnano.

Rispetto al lavoro di adattamento fatto per I libri di Camilla, questo spagnolo privilegia decisamente la fruibilità anche in caso di difficoltà cognitive rispetto all’aderenza all’originale. È interessante notare, inoltre, come in questo caso si prediliga l’uso di simboli dallo sfondo colorato e come il testo che accompagna il pittogramma all’interno del riquadro non sostituisca il testo originale ma offra una sorta di alternativa, più semplice e lineare.

Canto di Natale

Attenta da sempre a proporre testi importanti, classici e contemporanei, in una versione semplificata e simbolizzata, la collana Parimenti chiude il 2021 con un classico che più classico non si può: il Canto di Natale di Charles Dickens.

Il quinto volume della collana nata in casa la meridiana e attenta in particolar modo a quei giovani adulti che amano leggere ma faticano a farlo in forma tradizionale porta dunque i lettori indietro negli anni, tra le nebbie spesse e gelate di una Londra ottocentesca. Come nell’originale di Dickens, è qui infatti che entra in scena l’avaro e scorbutico Scrooge, intento a dedicarsi ai suoi affari alla vigilia di Natale. Il suo brutto carattere e il suo modo scortese e cinico di relazionarsi alle altre persone balzano subito all’occhio, fin dai primi dialoghi che lo vedono interloquire con il nipote Fred o con l’impiegato Bob Cratchit. E così, man mano che Scrooge riceve la visita dei tre fantasmi del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro, il coinvolgimento si fa forte e la speranza che qualcosa possa cambiare cresce fino al celebre lieto fino che ogni cosa sistema e mette a posto.

Frutto di un grosso lavoro non solo di simbolizzazione ma anche di semplificazione, questo Canto di Natale vanta un equilibrio davvero ammirevole tra rispetto dell’originale e accessibilità. La ricchezza della trama viene infatti preservata ma al contempo offerta al lettore in maniera pulita, lineare, essenziale e comprensibile. Grazie a una rielaborazione testuale ispirata ai principi della scrittura Easy To Read, il lettore viene infatti accompagnato nei vari intrecci tra passato, presente e futuro e nell’incontro con una moltitudine di personaggi senza che questo sia fonte di particolare smarrimento o confusione. L’aggiunta dei simboli WLS, poi, supporta visivamente la decodifica del testo, rendendolo fruibile anche da parte di chi trova un ostacolo nella semplice parola scritta. I simboli sono tutti riquadrati, associati a singoli elementi lessicali e dotati, laddove richiesto, di qualificatori di numero, genere e tempo verbale, sicché la lettura che viene offerta risulta in definitiva ricca, multisfaccettata e tutt’altro che piatta.

Storie di Querciantica

Benvenuti a Querciantica, un bosco affascinante in cui non mancano creature di ogni specie, emozioni in cui rispecchiarsi e avventure piccole e grandi. Qui abitano animali che, giorno dopo giorno, si scoprono protagonisti di nuovi incontri, misteri, salvataggi e profezie. All’ombra accogliente di questi alberi hanno luogo vicende selvatiche che dicono tanto anche della natura dell’uomo, invitandolo a confrontarsi con alcuni valori importanti come l’amicizia, il coraggio e la lealtà. Questo accade, per esempio, quando il procione Pascal compare per la prima volta nel bosco e deve conquistarsi la fiducia dei suoi abitanti; quando il saggio barbagianni Cuorebianco lascia la foresta per cercare una compagna o quando la curiosa volpe Amelia corre un brutto pericolo per inseguire il suo sogno di volare.

Con il volume scritto da Francesca Casadio Montanari e illustrato da Marina Cremonini, la produzione in simboli di Homeless Book fa un balzo enorme in termini di qualità e appeal. Complice anche la copertina rigida e il grande formato che dà ampio spazio a testo e illustrazioni, Storie di Querciantica presenta un racconto illustrato delicato e come sospeso nel tempo, in cui le piacevoli figure ad acquerello animano sulla pagina vicende semplici ma coinvolgenti e ricche di personaggi a cui affezionarsi.  Non solo: la scelta di prediligere un ampio formato e una grafica pulitissima fa sì che il racconto in simboli appaia chiaro sulla pagina, nonostante non sia affatto scarno. Ne risulta così una lettura piacevole e agevolmente fruibile, anche grazie alla distribuzione dei simboli che asseconda a pieno la struttura della frase.

Odissea. I classici facili

Curata da Carlo Scataglini e illustrata da Flavia Sorrentino, la versione de l’Odissea proposta da Erickson all’interno della collana I classici facili rappresenta un compromesso interessante tra accessibilità e apertura a generi e testi complessi. Proposto senza sacrificare alcun episodio saliente del capolavoro di Omero, quest’Odissea opta per un testo in prosa di agevole approccio. Le illustrazioni, frequentissime e importanti per sostenere la lettura, richiamano nelle linee il gusto artistico ellenico, contribuendo a far immergere il lettore nell’atmosfera unica del capolavoro di Omero.

 

I classici facili

Quella dei Classici facili, curata da Carlo Scataglini, è una delle collane editoriali che più considera l’accessibilità una questione prioritaria. Lo fa mettendo in campo strumenti e accorgimenti diversi, che concernono il testo, le illustrazioni, il loro rapporto e le loro modalità di fruizione.

La peculiarità principale dei titoli che ne fanno parte consiste in una semplificazione sintattica e lessicale del testo. Ispirate ai principi della scrittura Easy-to-Read, le frasi risultano infatti brevi, dalla struttura preferibilmente lineare, e perlopiù composte da coordinate o al massimo da una subordinata. Le parole che le compongono sono selezionate in modo da essere facilmente comprensibili e, laddove risultino più ostiche o comunque meno comuni, vengono evidenziate e spiegate alla fine del capitolo. In questo modo l’autore aggira in maniera piuttosto efficace il pericolo di un appiattimento lessicale che limiterebbe fortemente il diritto all’arricchimento e alla complessità di cui anche i bambini con maggiori difficoltà sono detentori. In questa stessa direzione va inoltre la scelta, nel caso di classici dell’epica come per l’appunto l’Odissea, di selezionare alcuni versi particolarmente significativi e restituirli al lettore nella loro integrità, accompagnati da una puntuale perifrasi e spiegazione. In questo modo non solo si mantiene un legame diretto con il testo originale ma se ne incentiva la scoperta, supportandola solidamente con un preliminare approccio alle vicende in una forma più abbordabile.

A seconda delle reali possibilità del bambino, I classici facili possono così rappresentare un punto di arrivo ma anche un punto di partenza nella scoperta di grandi capolavori letterari. In entrambi i casi, a sostegno della lettura e del suo apprezzamento, vengono tre ulteriori elementi di spicco: in primo luogo la scelta di presentare capitoli brevi e puntualmente accompagnati dalle illustrazioni; in secondo luogo la presenza di un’anticipazione illustrata dei personaggi che il lettore incontrerà, posta in apertura di libro e di due righe di riassunto di ogni capitolo, poste all’inizio di quest’ultimo; e infine la disponibilità a rendere fruibile il testo anche tramite audiolibro. Ogni capitolo può essere infatti ascoltato in formato audio, grazie alla scansione del QRcode o all’inserimento di un codice fornito in apertura sul sito della casa editrice.

Bosco dove sei?

Già protagonista di Un riccio per amico, il riccio Filippo torna sugli scaffali con il suo carico di ingenua tenerezza. In questa nuova avventura firmata nei testi e nelle immagini da Alice Campanini, l’animaletto si accorge un giorno che il bosco è sparito. Alberi, foglie ed erba scompaiono dal giorno alla notte, senza una spiegazione. Gli altri animali, dal canto loro, mostrano comportamenti insoliti, tutti intenti a prepararsi per un fantomatico letargo. Che cosa sia questo letargo, Filippo di fatto non lo sa e se lo chiede di continuo. Un improvviso scivolone gli porterà inaspettatamente tutte le risposte che cerca, conducendolo finalmente soddisfatto verso un lungo sonno ristoratore…

Col tratto delicato che abbiamo già iniziato a conoscere nel precedente volume, sempre edito da Storie Cucite, Alice Campanini confeziona una storia semplice che parla di natura, curiosità, stupore e amicizia. Bosco dove sei?, già pubblicato anche in formato tradizionale, presenta nella versione in simboli le caratteristiche tipiche del modello inbook cui aderisce. I singoli elementi del testo sono quindi simbolizzati, facendo ricorso alla collezione WLS. I simboli sono poi dotati di qualificatori (di genere, di numero, di tempo…) e racchiusi insieme alla componente alfabetica all’interno del riquadro.

Il libro si caratterizza per un testo piuttosto lungo e articolato, composto di frasi dalla struttura non necessariamente lineare che richiedono una certa abilità di lettura e comprensione. Le illustrazioni, presenti in ogni doppia pagina e prive di dettagli inutili o disturbanti, seguono passo passo il racconto offrendo un sostegno all’attenzione, al fascino narrativo e all’appropriazione della storia.

 

I quaderni di #intantofaccioqualcosa – Cruciverba

Durante il primo lockdown legato all’emergenza Covid-19, i social e più in generale il web hanno accolto centinaia di iniziative e proposte di attività per aiutare i bambini chiusi in casa a impiegare il tanto tempo vuoto a disposizione. Molte di queste si sono esaurite man mano con l’allentarsi delle misure restrittive. Altre, più rare, hanno trovato il modo di proseguire, magari assumendo una forma differente.

È il caso del progetto #intantofaccioqualcosa, ideato e promosso da Uovonero insieme alle associazioni Autismo è… e Spazio Nautilus di Milano: video e materiali scaricabili, postati quotidianamente durante la primavera del 2020, sono infatti diventati delle vere e proprie raccolte di attività, edite in forma di quaderno. Sono nati così, nel 2021, I quaderni di #intantofaccioqualcosa: 5 volumetti di stampo molto pratico che invitano a divertirsi con giochi, esperimenti scientifici, ricette, cruciverba ed esercizi, tutti fruibili anche in caso di autismo e difficoltà comunicativa perché costruiti sfruttando in larga parte la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Tutte le proposte sono infatti presentate con il supporto di PCS, fotografie e/o disegni che le rendono più immediate e fruibili anche da parte di chi non legge ancora autonomamente o di chi trova più congeniale una comunicazione di tipo visivo. Simboli e immagini non esauriscono completamente le spiegazioni delle attività ma il loro ruolo centrale concorre ad agevolarne la comprensione. Anche i testi, dal canto loro, risultano costruiti in modo da parlare in modo chiaro anche a chi non maneggia con facilità le parole, cercando di rimuovere il più possibile gli elementi di complessità lessicale e sintattica e privilegiando, al contrario, frasi lineari e termini usuali (ma rigorosi, soprattutto nel caso del quaderno scientifico).

I quaderni di #intantofaccioqualcosa si prestano così ad essere utilizzati in maniera relativamente autonoma da bambini e ragazzi anche con difficoltà di lettura o comunicazione, sia all’interno di un gruppo classe sia in un contesto familiare, a casa o in vacanza. Compagni affidabili e piacevoli, oltre che pratici nel formato, questi quaderni offrono una piccola ma sostanziosa scorta di spunti, ideali per pomeriggi oziosi o lunghe giornate di pioggia.

 

Cruciverba

Quando il tempo a disposizione non manca, il cruciverba è sempre una buona idea. Per divertire e soddisfare lettori con età, abilità e interessi diversi, questo quaderno di #intantofaccioqualcosa presenta 25 quiz e cruciverba dedicati a tematiche differenti e di complessità crescente. Si va dallo sport alla gastronomia, dalla geografia al cinema: in questo modo anche giovani lettori molto ferrati in un unico campo possono trovare pane per i loro denti.

Le definizioni sono tutte scritte in maniera molto lineare così da favorirne la comprensione e la soluzione. Di tutti i quiz e i cruciverba sono infine fornite le soluzioni in un’apposita appendice del volume.

Gli altri titoli della serie #intantofaccioqualcosa sono:

I quaderni di #intantofaccioqualcosa – Ricette

Durante il primo lockdown legato all’emergenza Covid-19, i social e più in generale il web hanno accolto centinaia di iniziative e proposte di attività per aiutare i bambini chiusi in casa a impiegare il tanto tempo vuoto a disposizione. Molte di queste si sono esaurite man mano con l’allentarsi delle misure restrittive. Altre, più rare, hanno trovato il modo di proseguire, magari assumendo una forma differente.

È il caso del progetto #intantofaccioqualcosa, ideato e promosso da Uovonero insieme alle associazioni Autismo è… e Spazio Nautilus di Milano: video e materiali scaricabili, postati quotidianamente durante la primavera del 2020, sono infatti diventati delle vere e proprie raccolte di attività, edite in forma di quaderno. Sono nati così, nel 2021, I quaderni di #intantofaccioqualcosa: 5 volumetti di stampo molto pratico che invitano a divertirsi con giochi, esperimenti scientifici, ricette, cruciverba ed esercizi, tutti fruibili anche in caso di autismo e difficoltà comunicativa perché costruiti sfruttando in larga parte la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Tutte le proposte sono infatti presentate con il supporto di PCS, fotografie e/o disegni che le rendono più immediate e fruibili anche da parte di chi non legge ancora autonomamente o di chi trova più congeniale una comunicazione di tipo visivo. Simboli e immagini non esauriscono completamente le spiegazioni delle attività ma il loro ruolo centrale concorre ad agevolarne la comprensione. Anche i testi, dal canto loro, risultano costruiti in modo da parlare in modo chiaro anche a chi non maneggia con facilità le parole, cercando di rimuovere il più possibile gli elementi di complessità lessicale e sintattica e privilegiando, al contrario, frasi lineari e termini usuali (ma rigorosi, soprattutto nel caso del quaderno scientifico).

I quaderni di #intantofaccioqualcosa si prestano così ad essere utilizzati in maniera relativamente autonoma da bambini e ragazzi anche con difficoltà di lettura o comunicazione, sia all’interno di un gruppo classe sia in un contesto familiare, a casa o in vacanza. Compagni affidabili e piacevoli, oltre che pratici nel formato, questi quaderni offrono una piccola ma sostanziosa scorta di spunti, ideali per pomeriggi oziosi o lunghe giornate di pioggia.

 

Ricette

Il quaderno di #intantofaccioqualcosa dedicato alle ricette omaggia quella che è probabilmente stata l’occupazione più diffusa tra gli italiani durante il lockdown. Il ruolo che manicaretti e impasti hanno avuto nell’intrattenere, rilassare e far dialogare tutti noi è stato in qualche modo straordinario e in questi mesi di strana reclusione anche i più piccoli, trascorrendo molto più tempo a casa, hanno avuto modo di cimentarsi spesso con pietanze e fornelli.

Le ricette contenute nel quaderno sono pensate proprio per loro, con l’idea che possano essere replicate quasi totalmente in autonomia o con la semplice supervisione di un adulto. Tutte le proposte sono infatti piuttosto semplici e abbordabili e non richiedono l’uso di strumenti particolarmente sofisticati o pericolosi (eccezion fatta per i coltelli). A ogni ricetta è dedicato un capitolo che comprende l’elenco degli ingredienti necessari e le istruzioni passo passo per preparare il piatto, il tutto presentato tramite fotografie e relative didascalie.

Le fotografie scelte, seppur realizzate in maniera artigianale data la situazione dettata dalla pandemia, sono molto chiare ed eloquenti, al punto che nella maggior parte dei casi le didascalie fungono da supporto non indispensabile. Redatte in maniera lineare e chiara, queste ultime sono dal canto loro molto dirette e non trascurano alcun passaggio, rendendo le proposte culinarie davvero alla portata di bambini molto poco esperti.

Gli altri titoli della serie #intantofaccioqualcosa sono:

I quaderni di #intantofaccioqualcosa – Giochi

Durante il primo lockdown legato all’emergenza Covid-19, i social e più in generale il web hanno accolto centinaia di iniziative e proposte di attività per aiutare i bambini chiusi in casa a impiegare il tanto tempo vuoto a disposizione. Molte di queste si sono esaurite man mano con l’allentarsi delle misure restrittive. Altre, più rare, hanno trovato il modo di proseguire, magari assumendo una forma differente.

È il caso del progetto #intantofaccioqualcosa, ideato e promosso da Uovonero insieme alle associazioni Autismo è… e Spazio Nautilus di Milano: video e materiali scaricabili, postati quotidianamente durante la primavera del 2020, sono infatti diventati delle vere e proprie raccolte di attività, edite in forma di quaderno. Sono nati così, nel 2021, I quaderni di #intantofaccioqualcosa: 5 volumetti di stampo molto pratico che invitano a divertirsi con giochi, esperimenti scientifici, ricette, cruciverba ed esercizi, tutti fruibili anche in caso di autismo e difficoltà comunicativa perché costruiti sfruttando in larga parte la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Tutte le proposte sono infatti presentate con il supporto di PCS, fotografie e/o disegni che le rendono più immediate e fruibili anche da parte di chi non legge ancora autonomamente o di chi trova più congeniale una comunicazione di tipo visivo. Simboli e immagini non esauriscono completamente le spiegazioni delle attività ma il loro ruolo centrale concorre ad agevolarne la comprensione. Anche i testi, dal canto loro, risultano costruiti in modo da parlare in modo chiaro anche a chi non maneggia con facilità le parole, cercando di rimuovere il più possibile gli elementi di complessità lessicale e sintattica e privilegiando, al contrario, frasi lineari e termini usuali (ma rigorosi, soprattutto nel caso del quaderno scientifico).

I quaderni di #intantofaccioqualcosa si prestano così ad essere utilizzati in maniera relativamente autonoma da bambini e ragazzi anche con difficoltà di lettura o comunicazione, sia all’interno di un gruppo classe sia in un contesto familiare, a casa o in vacanza. Compagni affidabili e piacevoli, oltre che pratici nel formato, questi quaderni offrono una piccola ma sostanziosa scorta di spunti, ideali per pomeriggi oziosi o lunghe giornate di pioggia.

 

Giochi

Dal classico trova le differenze al memory, dalle figure da ricomporre al sudoku dei colori: il quaderno di #intantofaccioqualcosa dedicato ai giochi raccoglie una serie variegata di proposte che ben si adattano a stimolare il giovane lettore senza risultare ripetitive.

Ogni gioco è presentato all’interno di una pagina con semplici istruzioni, descritte passo passo con testi alfabetici molto lineari e il supporto di immagini per quanto riguarda l’indicazione dei materiali utili. Laddove, nei giochi, siano previste risposte giuste o errate, il quaderno presenta una sezione di soluzioni mentre per quelle attività che invitano a ritagliare alcune parti sono previste pagine staccabili.

Gli altri titoli della serie #intantofaccioqualcosa sono:

Il signor Balena ha il raffreddore

Dura la vita da pinguino se il tuo vicino di casa è una balena (e per giunta con il raffreddore)! In questo caso, meglio mettersi al riparo: ogni starnuto crea, infatti, onde altissime che rischiano di sommergere tutto ciò che galleggia nei dintorni. Così capita ai protagonisti de Il signor Balena ha il raffreddore: una banda di pinguini intraprendenti che sperimenta più di un’improbabile soluzione – dai traslochi a remi ai fazzoletti giganti – per risolvere l’ingombrante problema del cetaceo. Nessuna sembra funzionare. A un certo punto, però, l’idea giusta arriva e la situazione si sblocca. I festeggiamenti durano tuttavia meno del previsto perché, si sa, la salute delle balene è estremamente cagionevole!

Semplice, ironico e caratterizzato da una piacevole struttura iterata e dotato di un divertente finale a sorpresa, Il signor Balena ha il raffreddore è un albo scritto e illustrato da Manuel Vertemara. Pubblicato da Storie Cucite in duplice versione – tradizione e inbook – il libro può raggiungere pubblici con esigenze di lettura diverse. La presenza dei simboli WLS, di poche frasi per pagina, di strutture sintattiche perlopiù lineari e di un lessico piano rendono in particolare la versione in simboli piacevolmente fruibile in lettura condivisa da parte di bambini già di età prescolare. Le buffe illustrazioni, dal canto loro, contribuiscono a rendere la lettura felicemente accattivante.

A Said piaceva il mare

C’è Said, che nel mare vedeva un amico rassicurante e una possibilità di futuro nuova. C’è Andrea che, ispirato dal giovane Holden, decide di mettersi alla ricerca di sé stesso. C’è Gabriele che ha un segreto che lo divora dentro fino a che non incontra qualcuno con cui condividerlo. C’è Rico che trova il coraggio di ribellarsi all’imposizione di un sogno che non gli appartiene. E c’è Maya che scova la bellezza nei cambiamenti e la immortala con la sua fotocamera. Said, Andrea, Gabriele, Rico e Maya: tuti loro abitano, ciascuno con la propria storia, la raccolta di racconti inediti firmata da Roberto Parmeggiani e intitolata A Said piaceva il mare. I racconti sono brevi e scivolano via veloci ma sedimentano con calma nel lettore, come sassi nelle tasche. Perché Roberto, che ha una lunga esperienza come educatore, i ragazzi li conosce bene e li sa raccontare da vicino, vicinissimo. Le emozioni contrastanti dei protagonisti, le loro passioni, i loro crucci, la loro quotidianità che si apre al futuro sono qualcosa di vivo e tangibile e in essi è bello e facile ritrovarsi anche se, come lettori, non si porta sulle spalle una storia specifica di emigrazione, di omosessualità o di trascuratezza familiare. Perché questo, in fondo, fanno le storie: farci sentire più simili di quel che crediamo, grazie a ciò che ci unisce davvero come i sentimenti e le relazioni.

A Said piaceva il mare è il quarto volume della collana Parimenti, proposta da la meridiana e realizzata in collaborazione con il Centro Documentazione Handicap di Bologna e con l’associazione Arca Comunità l’Arcobaleno di Granarolo. A differenza dei precedenti volumi, che presentano adattamenti di romanzi o racconti preesistenti come Il diario di Anna FranK, Dracula o Novelle fatte a macchina, A Said piaceva il mare presenta storie inedite che più facilmente, forse, possono incontrare il favore di giovani lettori con abilità diverse. Proprio come i precedenti volumi, invece,  A Said piaceva il mare abbraccia la significativa scelta di raccontare storie da grandi con una forma comunicativa – quella dei simboli della CAA – che troppo spesso l’editoria riserva ai piccoli lettori. Parimenti è infatti ad oggi la sola collana in simboli pubblicata in Italia per un pubblico di adolescenti e anche per questo merita di essere conosciuta. Il volume è in particolare realizzato secondo il modello inbook e presenta pertanto simboli WLS in bianco e nero, riquadrati insieme all’elemento alfabetico corrispondente, riferiti ai singoli elementi della frase e corredati di qualificatori per esempio di genere, numero e tempo verbale. I testi sono composti ricorrendo a strutture sintattiche lineari e non troppo complesse. Ciononostante essi non risultano per nulla banali e possono agevolmente soddisfare lettori anche lettori senza difficoltà comunicative o cognitive. Il volume è arricchito infine da un’immagine per ogni racconto contenuto. Firmate da Attilio Palumbo, le illustrazioni aggiungono una nota suggestiva e pensosa, in piena sintonia con il tono della narrazione.

A Said piaceva il mare è reso disponibile dalla casa editrice anche in formato ebook, con le medesime caratteristiche compositive della versione cartacea. Sulle principali piattaforme è inoltre proposto in formato audio. In questo senso, l’impegno della casa editrice la meridiana in favore dell’accessibilità e 360° si conferma particolarmente forte e scrupoloso.

I quaderni di #intantofaccioqualcosa – Piccoli scienziati

Durante il primo lockdown legato all’emergenza Covid-19, i social e più in generale il web hanno accolto centinaia di iniziative e proposte di attività per aiutare i bambini chiusi in casa a impiegare il tanto tempo vuoto a disposizione. Molte di queste si sono esaurite man mano con l’allentarsi delle misure restrittive. Altre, più rare, hanno trovato il modo di proseguire, magari assumendo una forma differente.

È il caso del progetto #intantofaccioqualcosa, ideato e promosso da Uovonero insieme alle associazioni Autismo è… e Spazio Nautilus di Milano: video e materiali scaricabili, postati quotidianamente durante la primavera del 2020, sono infatti diventati delle vere e proprie raccolte di attività, edite in forma di quaderno. Sono nati così, nel 2021, I quaderni di #intantofaccioqualcosa: 5 volumetti di stampo molto pratico che invitano a divertirsi con giochi, esperimenti scientifici, ricette, cruciverba ed esercizi, tutti fruibili anche in caso di autismo e difficoltà comunicativa perché costruiti sfruttando in larga parte la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Tutte le proposte sono infatti presentate con il supporto di PCS, fotografie e/o disegni che le rendono più immediate e fruibili anche da parte di chi non legge ancora autonomamente o di chi trova più congeniale una comunicazione di tipo visivo. Simboli e immagini non esauriscono completamente le spiegazioni delle attività ma il loro ruolo centrale concorre ad agevolarne la comprensione. Anche i testi, dal canto loro, risultano costruiti in modo da parlare in modo chiaro anche a chi non maneggia con facilità le parole, cercando di rimuovere il più possibile gli elementi di complessità lessicale e sintattica e privilegiando, al contrario, frasi lineari e termini usuali (ma rigorosi, soprattutto nel caso del quaderno scientifico).

I quaderni di #intantofaccioqualcosa si prestano così ad essere utilizzati in maniera relativamente autonoma da bambini e ragazzi anche con difficoltà di lettura o comunicazione, sia all’interno di un gruppo classe sia in un contesto familiare, a casa o in vacanza. Compagni affidabili e piacevoli, oltre che pratici nel formato, questi quaderni offrono una piccola ma sostanziosa scorta di spunti, ideali per pomeriggi oziosi o lunghe giornate di pioggia.

Piccoli scienziati

Piccoli scienziati è il quaderno di #intantofaccioqualcosa che propone le attività e i contenuti più complessi, raccogliendo 15 esperimenti scientifici che spaziano dalla fisica alla chimica. Dalla costruzione di un vulcano alla produzione di una schiuma effervescente, dalla trasformazione di un uovo in un oggetto rimbalzino allo studio delle onde sonore con chicchi di mais e farina di polenta, tutte le proposte prevedono l’uso di materiali comunissimi, in casa essendo nate durante un periodo di clausura.

A ogni esperimento è dedicato un capitolo che comprende l’elenco dei materiali necessari e le istruzioni passo passo, entrambi presentati tramite fotografie e relative didascalie, e una spiegazione finale che sfrutta invece il solo testo.

Redatto in maniera lineare e chiara, quest’ultimo richiede comunque una certa dimestichezza con la lettura o l’ascolto e una certa capacità di comprensione perché consta di termini tecnici e descrizioni articolate giocoforza non immediatissimi. Gli esperimenti sono però così curiosi e sfiziosi che non va sottovalutata la possibilità di godersi la loro lettura e riproduzione, senza dover necessariamente affrontare anche la spiegazione conseguente: caratteristica, questa, che rende il volume flessibile e facilmente adattabile a pubblici di età e con abilità differenti.

Pur essendo state scattate in modalità casalinga dettata dal momento di emergenza, le fotografie che illustrano gli esperimenti sono, dal canto loro, molto chiare e significative anche senza l’accostamento al testo. Grazie ad esse le istruzioni risultano dunque accessibili anche a chi non è in grado di decodificare le parole scritte.

Gli altri titoli della serie #intantofaccioqualcosa sono:

Orlando non è più furioso

Tanti albi, diversi racconti, qualche fiaba e sparute rime: questo, finora, è stato il terreno di applicazione della Comunicazione Aumentativa e Alternativa al libro per l’infanzia. Originale e coraggiosa è dunque la scelta di Homeless Book di offrire ai giovani lettori che leggono in simboli un piccolo poema di ispirazione cavalleresca.

Scritto in rima e costellato di minimi riferimenti all’opera di Ariosto, Orlando non è più furioso racconta di un bambino che fatica a gestire la sua rabbia. A scuola, a casa o al parco, quando le sue richieste non vengono soddisfatte o le cose non vanno esattamente come lui desidera, Orlando va su tutte le furie. A venire in suo aiuto dopo una giornata particolarmente nera è il cavaliere Astolfo in sella all’Ippogrifo. L’eroe gli consegna infatti una scatola magica che contiene tre parole che, a suo dire, potranno rivelarsi preziose. E in effetti, messe subito in pratica dal giovane Orlando, pazienza, aiuto e coraggio lo rendono più disteso e saggio nell’affrontare le piccole difficoltà quotidiane.

Piacevole da leggere e ben costruito, Orlando non è più furioso offre una lettura di una certa complessità, rivolta a bambini che padroneggiano la CAA e che si destreggiano senza troppe difficoltà tra parole e costrutti sintattici non del tutto usuali. Il testo in rima prevede infatti una sintassi non sempre lineare e alcune parole poco ordinarie. Per contro, il racconto ben articolato e musicale, favorisce l’aggancio e l’attenzione, sostenendo il giovane lettore nella sua piccola impresa di lettura.

Gli amici del bosco

Con l’arrivo dell’estate gli animali del bosco si risvegliano dal letargo, si ritrovano e ricominciano come ogni anno a fantasticare circa la possibilità di attraversare agevolmente il fiume per godersi i frutti dell’altra sponda. Un giorno la lumachina Luna mette a punto un progetto per costruire un ponte e tutti, nel bosco, si danno da fare per realizzarlo. Tutti tranne lo scoiattolo Paolino, a dire il vero, che accampa scuse di ogni sorta per sottrarsi al lavoro. Il motivo della sua reticenza sarà svelato solo alla fine del racconto, quando in seguito all’incendio del ponte causato dalla banda di Billi il bullo, Paolino scoprirà a beneficio di tutti il valore della condivisione.

Un po’ acerbo nei contenuti e artigianale nella composizione, Gli amici del bosco è un libro con testo in nero e in Braille e illustrazioni visuali con inserti tattili. Il suo aspetto nel complesso non del tutto convincente contrasta in maniera evidente con l’enorme impegno profuso dalla casa editrice nel trovare soluzioni nuove e funzionale per rendere il più possibile accessibile i propri prodotti. Qui, per esempio, i materiali scelti per le illustrazioni tattili sono semplici ma perlopiù efficaci nel consentire al lettore non vedente di riconoscere oggetti e personaggi rappresentati. Apprezzabili sono, inoltre, la scelta di creare illustrazioni tattili completamente staccabili e quindi esplorabili a 360° e di rendere tattilmente solo alcuni elementi delle immagini, così da non rendere l’esplorazione al tatto eccessivamente complessa e confusiva.

Stelle sul comodino

È difficile che il fascino delle stelle cadenti lasci qualcuno indifferente. Così, anche Tommaso, bambino curioso e avvezzo a porsi e a porre ai grandi molte domande, vive la notte delle stelle cadenti con grande interesse e un po’ di impazienza. Dove cadono esattamente le stelle? E soprattutto, quanto bisogna aspettare per vederne una? Con un po’ di attesa, qualcosa di straordinario accade infine sotto gli occhi di Tommaso, trasformando un suo piccolo desiderio in una magica realtà.

Sospeso sul filo del fantastico, Stelle sul comodino propone una storia semplice ma non priva di un pizzico di sorpresa. Il racconto procede lineare, con prevalenza di frasi brevi o coordinate, e parole di uso quotidiano. Le illustrazioni, dal canto loro sono minimali e perlopiù in bianco e nero, non particolarmente accattivanti ma con un’attenzione specifica a mettere in evidenza le emozioni del protagonista.

Sul fronte della simbolizzazione, Stelle sul comodino segue lo specifico modello inbook, supervisionato dall’omonimo Centro studi, con l’uso di icone in bianco e nero, la scrittura in simboli dei singoli elementi della frase e l’unione all’interno del riquadro di elemento simbolico ed elemento alfabetico.

Alla scoperta della fattoria

Alla scoperta della fattoria è un libro in simboli firmato Homeless Book che come alcuni volumi precedenti della stessa casa editrice – Cosa vede Don Q e Gatto e topo in società, per esempio – sfrutta efficacemente il meccanismo ludico delle alette.

Il titolo non fa mistero di ciò che il lettore potrà trovare tra le pagine: una piacevole gita tra gli animali a due e a quattro zampe che vivono in campagna. Ogni doppia pagina invita il lettore a esplorare uno specifico ambiente della fattoria – dalla cuccia al recinto, dallo stagno alla stalla e via dicendo – provando a indovinare di chi possa essere la casa. Il libro non prevede dunque una vera e propria storia ma piuttosto una carrellata di dimore e personaggi che, una volta individuati, compiono una piccola azione o pronunciano una brevissima frase.

Così come il testo è sempre diviso in due paragrafi – uno dedicato a descrivere l’ambiente e a stimolare le ipotesi sul suo abitante, l’altro contenente la soluzione del quesito – anche le illustrazioni si sviluppano in due fasi – una che mostra l’ambiente e un minimo dettaglio del suo abitante, l’altra che rivela completamente l’identità di quest’ultimo, all’aprirsi di un’aletta.

Questa particolare struttura crea un equilibrio funzionale tra prevedibilità e sorpresa, soddisfacendo il bisogno di trovare sulla pagina dei punti di riferimento ma anche quello, spesso trascurato nei libri in simboli, di sperimentare soddisfazione e coinvolgimento pieno da parte del lettore. Allo stesso modo questa costruzione narrativa dinamizza un racconto che altrimenti potrebbe risultare piatto e sollecita nel bambino la capacità di scovare indizi e formulare ipotesi.

Il testo – lineare nella sintassi, quotidiano nel lessico, maiuscolo nella grafica – risulta agevole da seguire ma non eccessivamente ripetitivo. Supportato visivamente da simboli WLS (Widgit Literacy Symbols) riquadrati e disposti sulla pagina in modo da seguire l’andamento della frase, questi va a braccetto con le illustrazioni fresche e sorridenti di Piki che si diverte a nascondere in ogni tavola un piccolo topolino: un’occasione in più per il lettore di conoscere il libro anche come oggetto con cui si può giocare.

La principessa sul pisello

L’ultima fiaba in simboli PCS pubblicata da Uovonero – Il brutto anatroccolo – risaliva al 2017 e i Pesci parlanti, con il loro formato inconfondibile e il loro equilibrio tra accessibilità del testo e ricchezza iconografica, iniziavano un po’ a mancarci. Detto fatto, il 2021 si apre con La principessa sul pisello: un nuovo titolo fiabesco curato nell’adattamento testuale da Enza Crivelli e nelle illustrazioni da Francesca Corso.

Forse meno nota delle fiabe precedentemente simbolizzate, La principessa sul pisello racconta di un principe che va in cerca di una sposa, girando il mondo in lungo e in largo e incontrando numerosissime ragazze. La sua ricerca appare, però, infruttuosa e il principe si trova costretto a tornare a casa in solitaria. Un giorno si presenta al castello una giovane fanciulla che chiede ospitalità e dichiara di essere una principessa. Le sue origini reali vengono allora messe alla prova con un fine stratagemma: un minuscolo pisello collocato sotto una pila di venti materassi, offerti come giaciglio alla ragazza. Il fastidio percepito da quest’ultima durante la notte, nonostante il notevole spessore dei materassi, convince il re e la regina che di una vera principessa si tratti, spalancando le porte al più classico dei lieti finali.

Asciugata fino al midollo, tanto da prendere avvio senza alcun preambolo e da svilupparsi in 14 doppie pagine con al massimo tre brevi frasi ciascuna, questa versione de La principessa sul pisello si propone di venire incontro alle esigenze di quei giovani lettori per i quali intrecci e strutture sintattiche troppo articolati possono costituire un grosso ostacolo. Lineari, mai più lunghe di una riga, basate su parole di facile comprensione e supportate visivamente da simboli trasparenti come i PCS (Picture Communication Symbols), le frasi che compongono La principessa sul pisello si prestano con cura a essere seguite e comprese anche da bambini con difficoltà comunicative e linguistiche o apprezzate da bambini in età prescolare.

All’estrema semplicità del testo, che appare per certi versi quasi austero, fanno da contraltare una struttura narrativa ricorsiva che crea un ritmo ammaliante e delle illustrazioni che fanno letteralmente viaggiare con la fantasia. Lo stile delicato ed evanescente di Francesca Corso crea infatti un’atmosfera sospesa, punteggiata di dettagli suggestivi – due su tutti le nuvole che compongono una sorta di mappa mentre il principe gira per il mondo e il baldacchino del letto che richiama la pianta di piselli – e capace di contaminare l’atemporalità tipica delle fiabe con una certa felice contemporaneità. I ritratti delle giovani donne incontrate dal principe a nord, a est, a sud e a ovest del mondo, oltre che molto evocativi, richiamano per esempio alla mente fotografie moderne e immaginari stratificati arricchitisi nel corso dei secoli.

Completa il tutto il consueto e apprezzabile formato Sfogliafacile, brevettato dalla stessa casa editrice e caratteristico della collana I pesci parlanti, che grazie all’irregolarità della forma delle pagine consente anche a bambini con difficoltà di motricità fine di avanzare fisicamente nella lettura con maggiore autonomia.

In viaggio con TopoNino

Una favola che fa da cornice ad altre tre: il viaggio esopiano di un topolino di campagna, intento a recarsi da un cugino di città, è l’espediente usato da Mariangela Balbo per riunire e cucire insieme altre tre favole di origine classica come Il leone e il topolino, La formica e la colomba e La cicala e la formica. Man mano che avanza nel suo percorso il topolino incontra infatti i protagonisti delle altre fiabe e narra il contenuto di queste ultime, premurandosi di esplicitarne in maniera chiara la morale. L’intento è quello di rendere fruibili anche a bambini con difficoltà comunicative alcune delle fiabe più note dell’autore greco: il libro presenta infatti testi adattati e accompagnati da simboli WLS.

Non proprio elementari – nella struttura sintattica, nell’uso di pronomi, nella scelta dei tempi verbali, per esempio – le rielaborazioni delle fiabe presentano in particolare simboli colorati, abitualmente poco utilizzati in editoria, font misti (perlopiù per distinguere i titoli delle diverse fiabe dal vero e proprio testo) e un’organizzazione grafica della pagina che può risultare un po’ confusiva, per come i riquadri dei simboli vanno a capo o per come tendano talvolta a coprire alcuni pezzi di illustrazioni. Queste ultime, dal canto loro, presentano un tratto acerbo e stili diversi che, se da un lato ben si adattano a distinguere le diverse favole, dall’altro sacrificano un po’ la coerenza visiva del volume.

L’aspetto generale di In viaggio con TopoNino riflette, insomma, la sua genesi multiforme che vede coinvolte una casa editrice, un’associazione impegnata nel sociale e la classe quinta di un liceo artistico.

Il prato

Ho visto un prato

Verde, verde, verde

Coperto d’erba

Verde, verde, verde

Nel prato c’era un albero

Verde, verde, verde

E sull’albero un nido

Verde, verde, verde

E nel nido un uccello

Verde, verde, verde

Che ha fatto un uovo

Bianco, bianco, bianco!

[…]

Così recita una delle poesie più note di Gianni Rodari, messa anche in musica da Sergio Endrigo.

Era la fine degli anni ’70.  Sono trascorsi dunque ormai più di quarant’anni da quella pubblicazione che, però, evidentemente non ha esaurito quel che aveva da dire ai lettori e non ha cessato di ispirare altri autori ed artisti. Ho visto un prato è infatti di recente tornata sulla scena, grazie a un libro tattile suggestivo e raffinato, intitolato semplicemente Il prato, pubblicato dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi e realizzato da Giorgia A e Michelon Dei Folli, in arte Mirabilia.

Il libro, che spicca per le sue pagine verde brillante e che combina in particolare tessuti e cartoncini diversi, propone in nero e in Braille il testo qui sopra riportato associandolo a illustrazioni tattili che fuggono e scampano la scontatezza di una rappresentazione realistica e didascalica per privilegiare, al contrario, forme più astratte ed evocative. Il prato si caratterizza perciò per la presenza di pagine non affollate in cui l’attenzione è catalizzata da un unico elemento centrale, per un favore spiccato nei confronti di figure minime ed essenziali, e per la sovrapposizione e il contrasto di materiali e colori stimolanti e scelti con cura.

Il risultato è un libro tattile semplice semplice nel testo e nelle illustrazioni, ma ricchissimo e poliedrico nel modo in cui può essere letto e nelle sensazioni che sa restituire. I due autori sono stati in questo senso davvero bravi a declinare in maniera nuova e con un linguaggio diverso quella che è forse la qualità più apprezzabile di quella chicca sonora che è Ho visto un prato: la capacità, cioè, di trasformare pochissime parole in immagini vividissime e personali nella mente del lettore.

Tra i tanti omaggi al grande autore di Omegna che le case editrici hanno sfornato e stanno sfornando in questi mesi per il centenario della sua nascita, questo della Federazione pro Ciechi è senz’altro uno dei più preziosi (anche nel senso più venale del termine, ahinoi. Ma questa è una questione nota e spinosa) e originali: un oggetto che fa propria e condivide con il lettore la splendida lezione di Rodari sulla creatività, come capacità di trovare strade alternative e sentieri inattesi che solletichino il pensiero.

Giacomo di Cristallo e altre storie

Tutti gli usi della parola a tutti, scriveva Rodari, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo. A cent’anni dalla nascita dello scritto di Omegna la casa editrice la meridiana trova un ottimo modo per omaggiare questo credo ancora attualissimo dell’autore: proporre una versione di alcune delle sue fiabe con i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa.

Terzo titolo della collana Parimenti, Giacomo di cristallo e altre storie declina in maniera molto concreta l’importanza di allargare l’accesso alla parola anche a chi normalmente ne viene escluso, e non lo fa solo diversificando i linguaggi con cui il lettore può accedere al testo ma anche privilegiando la traduzione di racconti dalla forte valenza civile.

Quello di Giacomo di Cristallo, per esempio, che anche rinchiuso in prigione ispira i suoi concittadini con trasparenti pensieri di protesta contro le ingiustizie della dittatura. Quello de La casa di tre bottoni, che pur essendo piccina piccina riesce a ospitare 13 persone e un cavallo, perché fatta con il cuore. Quello de La principessa allegra che vede le persone e le loro storie come unica possibilità di capire e compatire davvero i drammi della guerra. Quello di Re Mida e il brigante Fifone in cui la rinuncia all’oro porta a ricchezze ben più preziose. E quello di Teresin che non cresceva a causa del dolore ma che l’amore riesce a far diventare grande e che per amor di giustizia diventa persino una gigantessa.

Le storie contenute nel volume sono cinque e sono di diversa lunghezza. Tutte condividono una spiccata attenzione ai valori della solidarietà, dell’amore e della giustizia: caratteristica questa che le rende ideali per innescare una riflessione individuale e condivisa sulla storia e sull’attualità a misura non solo di bambino ma anche e soprattutto di lettore con qualche anno in più. I sentimenti positivi e negativi, le ingiustizie e il loro riscatto, la dittatura e il buon governo, la ricchezza e la povertà, solo per fare qualche esempio, sono infatti affrontati da Rodari con grande schiettezza e ben si prestano a solleticare l’immaginario e il pensiero di giovani adulti. Ecco dunque che l’inserimento di queste storie apparentemente semplici all’interno della collana Parimenti, che si rivolge principalmente ai preadolescenti e agli adolescenti e il cui sottotitolo è non a caso “Proprio perché cresco”, appare tutt’altro che stonata.

Come per i precedenti titoli, anche qui il testo è oggetto di una rielaborazione mirata a rendere alcune frasi più lineari, a esplicitare alcuni elementi sottintesi o metaforici e a contestualizzare alcuni dettagli: tutti accorgimenti che non intaccano la freschezza del racconto e la sua indole profondamente schierata. La linearità e la semplicità narrativa che sono proprie di Rodari, d’altro canto, si prestano con naturalezza a un lavoro di semplificazione e simbolizzazione che consenta l’accesso al testo anche da parte di lettori con autismo o difficoltà di comunicazione. La ricchezza del testo, dal canto suo, viene mantenuta grazie all’utilizzo della collezione di simboli letterariamente più versatili – quella dei simboli WLS – e alla scelta di simbolizzare tutti gli elementi della frase (compresi per esempio pronomi, articoli, preposizioni) e di inserire i qualificatori di tempo e plurale.

Il risultato è un volume che sposa semplicità narrativa ed espositiva e complessità di pensiero: un’ottima miscela per giovani lettori esigenti e curiosi.

Giacomo di cristallo e altre storie è reso disponibile dalla casa editrice anche in formato ebook, con le medesime caratteristiche compositive della versione cartacea.

Pinno un tuffo in aria

Elisa Mazzoli ha la grande capacità di guardare e ascoltare i bambini – che dei suoi libri sono i destinatari ma anche i protagonisti – riconoscendone i tratti più veri e andando oltre un’idea adulta e spesso stantia dell’infanzia. I suoi personaggi, anche quando hanno una disabilità, sono prima di tutto bambini e forse anche per questo i lettori si riconoscono facilmente e a fondo nelle sue storie, senza farsi frenare dal sentore di un trabocchetto moralistico. Questo accade con risultati di grandissimo valore in Noi (Bacchilega Junior, 2013), che è non a caso uno dei libri più belli finora usciti in Italia con un’attenzione al tema della diversità, e lo stesso si rileva per certi versi anche in Pinno un tuffo in aria (Bertoni, 2020), uno dei titoli più recenti dell’autrice, con illustrazioni di Roberto Grassilli.

Il protagonista, qui, pur vivendo nel mare, è un bambino a tutti gli effetti e non un pesce come si potrebbe pensare. Pinno vive in un sottomarino e ha un pescecane per animale domestico ma a parte questo, come tutti i bambini, non resiste all’idea di giocare con dei suoi coetanei. Così, uscito dalle profondità per un tuffo e udite delle giovani voci, Pinno si dirige senza esitazioni verso i bambini della spiaggia con il fermo intento di fare amicizia. Questi, dal canto loro, lo sommergono di domande – cosa che effettivamente di norma accade quando qualcosa o qualcuno di insolito irrompe nella quotidianità dell’infanzia – ma una volta soddisfatti nei loro interrogativi, non esitano a lasciarsi travolgere dal comune interesse per il gioco. Così come è venuto, Pinno torna infine alle sue onde, non senza la promessa di tornare presto dai suoi nuovi amici.

Semplicissima nella struttura, la storia di Pinno dice con gentilezza lo stupore e fors’anche lo spavento che l’incontro con la diversità può generare, restituendo a entrambi i sentimenti il loro diritto di essere. Al contempo rivela la spontaneità con cui i bambini esternano le domande urgenti che tale incontro può suscitare in loro e che, se non sepolte e messe a tacere, aprono la strada a possibilità di conoscenza reciproca. Significativo, in questo senso, è il contributo interessante che le illustrazioni di Roberto Grassilli apportano al libro: le sue figure dai colori saturi e al limite della fluorescenza, le sue inquadrature ricercate e i suoi dettagli a tratti deformanti restituiscono un senso di straniamento e sorpresa generale, come a sottolineare che in fondo l’altro siamo sempre anche noi.

Pinno un tuffo in aria è pubblicato dall’editore Bertoni junior in formato inbook e  presenta  dunque il testo in simboli WLS. La scelta ha accompagnato la progettazione del libro fin dall’inizio, il che ha permesso a Elisa Mazzoli di comporre un testo essenziale, lineare e realmente accessibile anche nella struttura sintattica senza bisogno di particolari rimaneggiamenti a posteriori. I simboli presentano, come da modello inbook, un riquadro ben marcato che comprende sia la componente alfabetica sia quella iconica, una distribuzione sulla pagina che segue la struttura della frase e un’indicazione puntuale dei diversi qualificatori (numero, genere…). Il libro unisce così una grande semplicità strutturale e un alto livello di dettaglio morfologico-sintattico, supportando e incentivando il miglioramento delle competenze di comprensione e lettura di bambini con difficoltà comunicative.

Un drago per amico

Piero è un raro drago che, lasciata la dimora dei genitori, decide di stabilirsi in una valle popolata dagli uomini. Questi lo accolgono con favore a patto che rinunci a sputare il fuoco. Tutto subito Piero accetta ma si rende ben presto conto che rinunciare alla propria natura non può che portargli tristezza. Sarà l’arrivo di un rigido inverno e la necessità di asciugare la legna del villaggio a restituire al drago il diritto di essere sé stesso e di sfruttare le sue peculiarità in favore della collettività.

Un drago per amico è un libro tattile che si colloca, per almeno due ragioni, al di fuori della più consueta produzione ad uso di giovani lettori con disabilità visiva. La prima è legata al rapporto tra testo e immagini: il testo è infatti molto più lungo del solito e nella stragrande maggioranza dei casi occupa l’intera pagina senza essere affiancato da alcuna figura. Questo fa sì che la storia possa essere un po’ più corposa rispetto agli albi tattili più diffusi e che il target di riferimento sia composto da bambini un po’ più grandi, indicativamente in età scolare. La seconda ragione concerne invece il tipo di illustrazione tattile proposta. Delle poche figure che popolano il libro – sei in tutto – circa la metà non sfruttano la tecnica del collage materica ma prediligono la messa in rilievo puntinata del contorno. Ne risultano illustrazioni dalla decifrabilità piuttosto complessa e talvolta criptica. Al contrario le illustrazioni che sfruttano il collage materico sono molto più basiche e risultano più immediate anche a chi esplori la pagina al tatto.

In definitiva testo e illustrazioni condividono un certo aspetto acerbo che rischia di comprometterne l’attrattiva nei confronti dei lettori. Resta invece interessante la scelta di percorrere una strada nuova, rivolgendosi a un pubblico di lettori spesso trascurati dall’editoria tattile come quelli che iniziano ad affrontare prime letture in autonomia.

Il grande libro delle navi

Appassionati di navi di ogni genere, forma e funzione, unitevi: si salpa! Fresco di carpenteria tipografica, Il grande libro delle navi ideato e realizzato da Luogo Comune ed edito da Sinnos propone un minuzioso viaggio tra i diversi tipi di imbarcazioni che nelle diverse epoche, zone geografiche e culture hanno solcato i mari.

A mezza via tra il manuale tecnico, l’enciclopedia e la raccolta di curiosità, Il grande libro delle navi unisce la precisione del primo, la ricchezza della seconda e lo sguardo solleticante del terzo. Le sue pagine presentano brevi testi che raccontano in pochissime e semplici parole le caratteristiche di determinate imbarcazioni e che si accompagnano ad accuratissime immagini dal tratto a pennarello – vere protagoniste dello spazio compositivo – che ne illustrano i dettagli. Opportunamente numerate, queste rimandano a didascalie minime a bordo pagina che riportano il nome preciso, il luogo e il periodo di azione delle diverse navi.

C’è dunque di che perdersi tra navi da carico, pescherecci, case galleggianti e navi pirata. Il punto di forza e di originalità di questo libro sta proprio nel tessere collegamenti non solo tra navi e barche apparentemente molto diverse tra loro ma anche nel creare un ponte galleggiante tra ambiti diversi: dalla storia alla letteratura, dalla geografia all’antropologia. La lettura de Il grande libro delle navi si presta così ad assumere forme, modalità e scopi anche molto differenti tra loro, a seconda di ciò che potrebbe maggiormente catturare l’attenzione del lettore. Come in un viaggio avventuroso a tutti gli effetti, questi può seguire rotte diverse, lasciandosi trasportare dalla corrente o zigzagando qua e là a sentimento.

Supportato da immagini affascinanti e minuziose e da un’impostazione grafica ad alta leggibilità, con font specifico leggimi, sbandieratura a destra e testo poco esteso, il libro di Luogo Comune attira e accoglie il lettore anche con dislessia, attraverso pagine amichevoli che non spaventano ma al contrario chiamano all’immersione.

La nuvola Martina si è persa

Pepe è un cane furbo e vivace e ha uno zaino magico che porta sempre con sé. Nel suo zaino c’è un libro di storie da cui trae piccoli racconti, uno per ogni volume che lo vede protagonista.

In La nuvola Martina si è persa, per esempio, leggiamo di Pepe che aiuta la nuvola Martina e ritrovare le sue amiche grazie a una tromba speciale, capace proiettare un raggio di luce mentre suona.

La storia della nuvola Martina, così come le altre che compongono la collana dedicata al cane Pepe, è evidentemente molto breve, lineare e piacevole, seppur priva di veri e propri guizzi narrativi: caratteristiche che in parte rispondono a un preciso intento, quello di offrire racconti il più possibile fruibili anche da parte di bambini con disabilità uditiva.

Le storie di Pepe sono state confezionate, infatti, con un’attenzione particolare alle difficoltà di lettura dei bambini sordi: difficoltà legate soprattutto al riconoscimento e all’attribuzione di significato a componenti del testo come preposizioni, pronomi, congiunzioni e articoli. La nuvola Martina si è persa, per esempio, si concentra sulla presa di confidenza con i pronomi personali. Difficili da percepire a livello labiale ma anche da riempire di senso poiché prive di un referente concreto, queste particelle del testo tendono infatti a essere trascurate dal giovane lettore sordo, compromettendone l’effettiva comprensione del testo oltre che il piacere della lettura. Alla luce di queste constatazioni, l’autrice ha modellato i testi in modo da dare ampio spazio a tali componenti, ulteriormente valorizzate da una particolare attenzione grafica. Messi in evidenza grazie a caratteri più grandi e colorati, gli elementi testuali critici vengono portati all’attenzione del lettore, invitandolo implicitamente a non trascurarli. In questa cornice, l’aggiunta di giochi-esercizi didattici posta al fondo dei volumi e normalmente discutibile nell’ambito della produzione per l’infanzia che voglia essere veramente libera da una certa pesantezza didattica, risultano funzionali a favorire una reale appropriazione del testo.

Sempre nella medesima ottica, i volumi valorizzano il più possibile la messa in evidenza di correlazioni causa-effetto e l’esplicitazione di frasi idiomatiche – altre criticità in caso di sordità -, privilegiano illustrazioni che dedicano grande attenzione alle espressioni del viso, e rendono evidente l’attribuzione dei dialoghi attraverso un semplice ma ingegnoso espediente. A fianco di ogni battuta compare, infatti, l’icona del personaggio che in quel momento sta parlando: in questo modo il testo non viene gravato e la fluidità di lettura e comprensione ne guadagna. Si tratta in generale di accorgimenti minimi ma significativi, che predispongono un terreno di lettura amichevole e abbordabile non solo per i bambini sordi per cui sono specificamente progettati ma anche per tanti altri bambini che ne condividono le difficoltà pur manifestando altri disturbi o disabilità.

La collana de Le storie di pepe e del suo zaino magico è nata per intuizione dell’autrice Paola Secchi, particolarmente sensibile rispetto alla questione del diritto alla lettura di bambini con disabilità uditiva, ed è cresciuta grazie al coraggio della casa editrice Astragalo, decisa a rispondere a un bisogno poco noto ma molto delicato e importante, e al confronto con Francesca Volpato e Carmela Bertone dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, specializzate nello studio del rapporto tra apprendimento linguistico e sordità. La collana lavora concretamente in un’ottica inclusiva anche grazie alle illustrazioni accattivanti dal tratto fumettistico firmate da Simona Capovilla, con la supervisione grafica di Bruno Testa.

 

La talpa Arturo non trova gli occhiali

Pepe è un cane furbo e vivace e ha uno zaino magico che porta sempre con sé. Nel suo zaino c’è un libro di storie da cui trae piccoli racconti, uno per ogni volume che lo vede protagonista.

In La talpa Arturo non trova gli occhiali, per esempio, Pepe incontra la talpa Arturo, di pessimo umore perché, avendo perso gli occhiali, continua a inciampare. Per fortuna Pepe sa come aiutarla, tirando fuori dal suo magico zaino proprio quello che fa al caso di Arturo.

La storia della talpa Arturo, così come le altre che compongono la collana dedicata al cane Pepe, è evidentemente molto breve, lineare e piacevole, seppur priva di veri e propri guizzi narrativi: caratteristiche che in parte rispondono a un preciso intento, quello di offrire racconti il più possibile fruibili anche da parte di bambini con disabilità uditiva.

Le storie di Pepe sono state confezionate, infatti, con un’attenzione particolare alle difficoltà di lettura dei bambini sordi: difficoltà legate soprattutto al riconoscimento e all’attribuzione di significato a componenti del testo come preposizioni, pronomi, congiunzioni e articoli. La talpa Arturo non trova gli occhiali, per esempio, si concentra sulla presa di confidenza con le preposizioni. Difficili da percepire a livello labiale ma anche da riempire di senso poiché prive di un referente concreto, queste particelle del testo tendono infatti a essere trascurate dal giovane lettore sordo, compromettendone l’effettiva comprensione del testo oltre che il piacere della lettura. Alla luce di queste constatazioni, l’autrice ha modellato i testi in modo da dare ampio spazio a tali componenti, ulteriormente valorizzate da una particolare attenzione grafica. Messi in evidenza grazie a caratteri più grandi e colorati, gli elementi testuali critici vengono portati all’attenzione del lettore, invitandolo implicitamente a non trascurarli. In questa cornice, l’aggiunta di giochi-esercizi didattici posta al fondo dei volumi e normalmente discutibile nell’ambito della produzione per l’infanzia che voglia essere veramente libera da una certa pesantezza didattica, risultano funzionali a favorire una reale appropriazione del testo.

Sempre nella medesima ottica, i volumi valorizzano il più possibile la messa in evidenza di correlazioni causa-effetto e l’esplicitazione di frasi idiomatiche – altre criticità in caso di sordità -, privilegiano illustrazioni che dedicano grande attenzione alle espressioni del viso, e rendono evidente l’attribuzione dei dialoghi attraverso un semplice ma ingegnoso espediente. A fianco di ogni battuta compare, infatti, l’icona del personaggio che in quel momento sta parlando: in questo modo il testo non viene gravato e la fluidità di lettura e comprensione ne guadagna. Si tratta in generale di accorgimenti minimi ma significativi, che predispongono un terreno di lettura amichevole e abbordabile non solo per i bambini sordi per cui sono specificamente progettati ma anche per tanti altri bambini che ne condividono le difficoltà pur manifestando altri disturbi o disabilità.

La collana de Le storie di pepe e del suo zaino magico è nata per intuizione dell’autrice Paola Secchi, particolarmente sensibile rispetto alla questione del diritto alla lettura di bambini con disabilità uditiva, ed è cresciuta grazie al coraggio della casa editrice Astragalo, decisa a rispondere a un bisogno poco noto ma molto delicato e importante, e al confronto con Francesca Volpato e Carmela Bertone dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, specializzate nello studio del rapporto tra apprendimento linguistico e sordità. La collana lavora concretamente in un’ottica inclusiva anche grazie alle illustrazioni accattivanti dal tratto fumettistico firmate da Simona Capovilla, con la supervisione grafica di Bruno Testa.

Il leprotto Gustavo ha paura del buio

Pepe è un cane furbo e vivace e ha uno zaino magico che porta sempre con sé. Nel suo zaino c’è un libro di storie da cui trae piccoli racconti, uno per ogni volume che lo vede protagonista.

Ne Il leprotto Gustavo ha paura del buio, per esempio, leggiamo di Pepe che aiuta il suo amico e vicino di casa Gustavo a superare la paura dell’oscurità con un piccolo trucco 100% naturale! Con una lucciola nella stanza, Gustavo inizierà infatti a dormire sonni tranquilli e rilassati.

La storia del Leprotto Gustavo, così come le altre che compongono la collana dedicata al cane Pepe, è evidentemente molto breve, lineare e piacevole, seppur priva di veri e propri guizzi narrativi: caratteristiche che in parte rispondono a un preciso intento, quello di offrire racconti il più possibile fruibili anche da parte di bambini con disabilità uditiva.

Le storie di Pepe sono state confezionate, infatti, con un’attenzione particolare alle difficoltà di lettura dei bambini sordi: difficoltà legate soprattutto al riconoscimento e all’attribuzione di significato a componenti del testo come preposizioni, pronomi, congiunzioni e articoli. Il leprotto Gustavo ha paura del buio, per esempio, si concentra sulla presa di confidenza con le congiunzioni. Difficili da percepire a livello labiale ma anche da riempire di senso poiché prive di un referente concreto, queste particelle del testo tendono infatti a essere trascurate dal giovane lettore sordo, compromettendone l’effettiva comprensione del testo oltre che il piacere della lettura. Alla luce di queste constatazioni, l’autrice ha modellato i testi in modo da dare ampio spazio a tali componenti, ulteriormente valorizzate da una particolare attenzione grafica. Messi in evidenza grazie a caratteri più grandi e colorati, gli elementi testuali critici vengono portati all’attenzione del lettore, invitandolo implicitamente a non trascurarli. In questa cornice, l’aggiunta di giochi-esercizi didattici posta al fondo dei volumi e normalmente discutibile nell’ambito della produzione per l’infanzia che voglia essere veramente libera da una certa pesantezza didattica, risultano funzionali a favorire una reale appropriazione del testo.

Sempre nella medesima ottica, i volumi valorizzano il più possibile la messa in evidenza di correlazioni causa-effetto e l’esplicitazione di frasi idiomatiche – altre criticità in caso di sordità -, privilegiano illustrazioni che dedicano grande attenzione alle espressioni del viso, e rendono evidente l’attribuzione dei dialoghi attraverso un semplice ma ingegnoso espediente. A fianco di ogni battuta compare, infatti, l’icona del personaggio che in quel momento sta parlando: in questo modo il testo non viene gravato e la fluidità di lettura e comprensione ne guadagna. Si tratta in generale di accorgimenti minimi ma significativi, che predispongono un terreno di lettura amichevole e abbordabile non solo per i bambini sordi per cui sono specificamente progettati ma anche per tanti altri bambini che ne condividono le difficoltà pur manifestando altri disturbi o disabilità.

La collana de Le storie di pepe e del suo zaino magico è nata per intuizione dell’autrice Paola Secchi, particolarmente sensibile rispetto alla questione del diritto alla lettura di bambini con disabilità uditiva, ed è cresciuta grazie al coraggio della casa editrice Astragalo, decisa a rispondere a un bisogno poco noto ma molto delicato e importante, e al confronto con Francesca Volpato e Carmela Bertone dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, specializzate nello studio del rapporto tra apprendimento linguistico e sordità. La collana lavora concretamente in un’ottica inclusiva anche grazie alle illustrazioni accattivanti dal tratto fumettistico firmate da Simona Capovilla, con la supervisione grafica di Bruno Testa.

 

Miracolo tra i ghiacci

Quella di Miracolo tra i ghiacci è la storia di un amore impossibile: l’amore tra un orso polare e una foca, che di norma dell’orso potrebbe essere lo spuntino. Ma l’orso in questione è in fondo un romanticone che osserva assorto il tramonto e che, innamoratosi della bella preda, resiste alla fame pur di poter stare con lei. Ma la natura ha le sue regole e per quanto si sforzi, l’orso sa di doversi allontanare dalla sua amata per evitare, prima o poi, di cedere al bisogno di cibo. Servirà una piccola magia del cielo, che pare venire da un misterioso pulcinella di mare seduto comodo sulla luna, a rendere possibile il piccolo prodigio e a regalare un lieto fine a una storia apparentemente irrealizzabile.

Ideale per romantici e paladini dell’amore ad ogni costo, Miracolo tra i ghiacci si contraddistingue per una storia con parecchio zucchero, illustrazioni non troppo elaborate che privilegiano le tinte chiare e un testo che celebra i sentimenti. Quest’ultimo si presenta composto da frasi anche piuttosto articolate e supportato visivamente dall’uso di simboli WLS, impiegati in maniera molto dettagliata in traduzione di singoli elementi lessicali. Ne risulta una lettura mediamente impegnativa, adatta a bambini non alle primissime armi con l’approccio ai simboli.

Tombili il gatto in posa da re

All’inizio degli anni 2000, per le strade di Istambul gironzolava (poco) e poltriva (molto) una celebrità a quattro zampe: il gatto Tombili. Amato e benvoluto da tutti i residenti e i turisti, soprattutto per via della caratteristica posa da pascià che soleva assumere sul marciapiede, il gatto è stato omaggiato nel 2016 con una statua piazzata e inaugurata nel quartiere di Ziverbey della città turca.

La storia di Tombili è curiosa e fa sorridere e anche per questo, forse, l’autrice Valentina Ponti ha pensato di dedicarvi un libro. Pubblicato da Homeless Book, Tombili, il gatto in posa da re ha una struttura in rima che rende il testo cadenzato e una traduzione in simboli che ne amplia le possibilità di fruizione anche da parte di bambini con difficoltà di decodifica e comprensione del testo. Qui si racconta della passione sfrenata di Tombili per cibo e manicaretti e del suo tentativo di ottenerne a bizzeffe in cambio di una corona d’oro trovata per strada. Chef e cuochi non paiono tuttavia interessati allo scambio. Sarà invece l’incontro con un bambino dallo sgargiante turbante arancione a cambiare radicalmente la sorte del gatto e a farle prendere una piega a tutti gli effetti regale.

Composto secondo il modello in-book, il libro richiede una discreta dimestichezza con la lettura dei simboli. Questi vengono infatti impiegati a supporto visivo dei singoli elementi del testo, compresi per esempio articoli e preposizioni, e risultano completi di qualificatori di numero e di genere. La struttura in rima, che vincola talvolta le scelte sintattiche, e la ricerca lessicale, arricchita non di rado di vocaboli non scontati, concorrono a loro volta a dare vita a un testo dinamico e di media complessità. Piacevole e fresco, il racconto si sposa bene con le illustrazioni semplici ma allo stesso tempo accattivanti e spiritose di Piki che regalano un tocco vivace al libro.

Il gatto con gli stivali

Quella del gatto con gli stivali è una fiaba intrigante e ingegnosa, che dice della fortuna, della furbizia, della sovversione e del legame che sottilmente le unisce. Tanti sono i volumi che l’hanno ripresa e riproposta, con parole e illustrazioni le più disparate. Uno di questi, edito da De Agostini, vede sposarsi le parole di Roberta Zilio e le illustrazioni del talentuoso Fabian Negrin. Quello stesso volume viene ora reso disponibile dall’editore in una versione che sfrutta i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa per raggiungere una fetta di pubblico importante e spesso trascurata: quella dei bambini con difficoltà comunicative.

Grazie alla collaborazione con la Fondazione Paideia, il titolo è infatti proposto in una nuova versione in simboli, sia digitale sia cartacea. A partire da un testo decisamente asciugato (in alcuni punti, come l’incipit, forse persino troppo) e delle illustrazioni di grande qualità (che il formato digitale un pochino sacrifica), la fiaba viene simbolizzata sfruttando la collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e rispondendo a regole compositive scelte appositamente dall’équipe della Bottega Editoriale di Paideia, senza far riferimento a uno specifico modello.

Insieme alla possibilità di beneficiare del testo in simboli – letto secondo le caratteristiche del modeling, automatico o manuale a seconda delle esigenze del bambino – l’ebook offre quella di godere del testo nella sua versione alfabetica, sia in totale autonomia sia con supporto della registrazione audio. Sempre all’interno della versione digitale vengono proposte alcune attività ludico-educative tra cui completare una frase in simboli, trovare il simbolo esatto per indicare una certa figura, animare o colorare una data illustrazione.

 

I libri per tutti

Il gatto con gli stivali, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

La bella addormentata

Ci sono illustratori i cui lavori profumano di fiaba. Come Valeria Docampo, straordinaria autrice argentina che in Italia ha illustrato volumi preziosi soprattutto per l’editore Terre di Mezzo. Troviamo però la sua firma anche su alcuni titoli della collana Io leggo da solo di De Agostini, che proprio di fiabe tradizionali, non a caso, si compone. Come La bella addormentata, che appare per noi particolarmente interessante perché di recente è stato reso disponibile dall’editore anche in una nuova versione inclusiva, cartacea e digitale, realizzata in collaborazione con Fondazione Paideia.

Inserito all’interno del progetto I libri per tutti, La bella addormentata ripropone con i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa la nota storia della principessa che, a causa di una maledizione, si punge con un fuso e si addormenta per 100 anni, fino a che il bacio di un principe non la risveglia. La fiaba viene qui proposta con le parole di Roberta Zilio così come accada nell’analogo volume di De Agostini con testo esclusivamente alfabetico, in minima parte riviste e adattate così da dare vita a una narrazione più lineare ed essenziale. I simboli scelti per far risultare il testo più accessibile anche in caso di disabilità comunicativa sono i WLS (Widgit Literacy Symbols), impiegati secondo criteri che non fanno riferimento a uno specifico modello. Così, per esempio, gli articoli sono sempre associati al sostantivo all’interno di un unico simbolo mentre le preposizioni vengono simbolizzate individualmente. A fare da contraltare a una narrazione intenzionalmente scarna e minima, intervengono le illustrazioni di Valeria Docampo, che anche nella versione digitale mantengono un’inconfondibile cifra poetica.

Come tutti i titoli del progetto I libri per tutti, anche la book-app de La bella addormentata propone in chiusura alcune attività ludico-didattiche che aiutano a prendere confidenza con la narrazione e soprattutto con i simboli: nella fattispecie, ricomporre alcune frasi a partire da simboli dati; scegliere i simboli corretti, tra quelli proposti, per descrivere il carattere della fata malvagia;  tappare un certo simbolo man mano che compare sullo schermo e colorare un’immagine passando il dito sullo schermo.

 

I libri per tutti

La bella addormentata in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Tea. Perché devi lavorare? (I libri per tutti)

Tea è la protagonista di una collana di libri editi da Giunti Kids e rivolti a bambini in età prescolare. Attenta ai temi e alle domande che spesso animano la quotidianità dei bambini o il dialogo educativo che mette al centro questi ultimi, la collana cerca di trovare parole e risposte rassicuranti ma non banali. Dal canto suo la protagonista si muove animata da una curiosità mai sopita e da una mutisfaccettatura emotiva in cui il lettore può facilmente riconoscersi, supportato in questo anche da illustrazioni – anch’esse a firma di Silvia Serreli – semplici e ben marcate.

Con la nascita del progetto I libri per tutti, alcuni titoli della collana dedicata a Tea sono proposti dall’editore in collaborazione con Fondazione Paideia in una versione digitale e simbolizzata, che ne agevola la fruizione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative legate per esempio all’autismo.

Uno di questi titoli è Tea. Perché devi lavorare?. Qui troviamo la protagonista trepidante di fronte alla prospettiva di godersi al cinema il suo cartone preferito. Sapere che proprio quel giorno mamma e papà devono lavorare sarà una brutta scoperta per lei, dura da buttare giù. Difficile è per Tea capire come mai i genitori debbano trascorrere così tanto tempo in ufficio e che proprio da quel tempo dipende la possibilità di acquistare tutto ciò di cui la famiglia necessita. L’idea della mamma di farsi accompagnare dalla bimba sul luogo di lavoro sarà la mossa vincente per restituire al lavoro dei grandi una dimensione più comprensibile e per trasformarlo in uno stimolo creativo, un’occasione cioè per immaginare il futuro.

Leggermente asciugato rispetto alla versione originale, l’ebook inclusivo di Tea. E se non ci riesco? propone una storia lineare e abbordabile, nella forma come nel contenuto, che dà spazio a una delle domande che più frequentemente ronzano in testa ai bambini. L’idea che gli adulti non possano essere a disposizione h24 è infatti tutt’altro che scontata e trovare parole semplici per rendere assimilabile può essere utile per dare nuovo e meno incomprensibile significato al tempo in famiglia.

In chiusura l’ebook accessibile di Tea. E se non ci riesco? presenta tre attività ludiche che prevedono di scegliere alcuni simboli, tra quelli a disposizione, che indichino cose acquistabili con i soldi, così come spiegato a Tea dai genitori; di riconoscere all’interno di un’illustrazione l’emozione provata da Tea e indicare il simbolo che la indica correttamente tra quelli proposti; e di ricomporre un puzzle collocando i pezzi sparsi su di una base che riproduce un’illustrazione del libro.

I libri per tutti

I libri della serie di Tea proposti in questa nuova versione digitale e in simboli, rientrano nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Tea. Perché il buio è così nero? (I libri per tutti)

Tea è la protagonista di una collana di libri editi da Giunti Kids e rivolti a bambini in età prescolare. Attenta ai temi e alle domande che spesso animano la quotidianità dei bambini o il dialogo educativo che mette al centro questi ultimi, la collana cerca di trovare parole e risposte rassicuranti ma non banali. Dal canto suo la protagonista si muove animata da una curiosità mai sopita e da una mutisfaccettatura emotiva in cui il lettore può facilmente riconoscersi, supportato in questo anche da illustrazioni – anch’esse a firma di Silvia Serreli –  semplici e ben marcate.

Con la nascita del progetto I libri per tutti, alcuni titoli della collana dedicata a Tea sono proposti dall’editore in collaborazione con Fondazione Paideia in una versione digitale e simbolizzata, che ne agevola la fruizione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative legate per esempio all’autismo.

Uno di questi titoli è Tea. Perché il buio è così nero?. Qui la protagonista è alle prese con una paura che accomuna tutti i bambini: quella dell’oscurità. Al suo fianco c’è però uno zio fuori dal comune che trova il modo di rendere il buio meno ostile. Portando Tea ad ammirare la luna, le stelle e i fuochi d’artificio, lo zio Andrea mostra infatti alla bambina i molti regali che il buio è solito farci: piccole magie da assaporare, proprio come quella di chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno in tutta serenità.

Leggermente asciugato rispetto alla versione originale già di per sè abbastanza semplice, l’ebook inclusivo di Tea. Perché il buio è così nero? propone una storia lineare e abbordabile, nella forma come nel contenuto. L’attenzione rivolta alle emozioni più familiari ai giovanissimi lettori (come la paura, certo, ma come anche lo stupore) e lo stratagemma ingegnoso ma molto a misura di bambino escogitato dallo zio Andrea per mettere in luce il lato più amichevole dell’oscurità, rende il racconto molto concreto pur sfiorando un tema impalpabile, come quello delle emozioni.

Così come il testo, anche i giochi proposti dall’ebook accessibile di Tea. Perché il buio è così nero? sono studiati per risultare fruibili e accattivanti per un pubblico di piccolissimi. Viene loro proposto, nella fattispecie, di indicare il colore giusto di alcuni oggetti che compaiono nel racconto (il buio, la luce, i fuochi d’artificio…), tappando il simbolo corrispondente; di far animare su una tavola scura le diverse magie del buio; e di colorare, muovendo il dito sullo schermo, un’illustrazione del volume.

 

I libri per tutti

I libri della serie di Tea proposti in questa nuova versione digitale e in simboli, rientrano nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza (I libri per tutti)

Sulla scia del successo riscosso dalla celebre Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, la produzione di Luis Sepulveda rivolta all’infanzia e pubblicata in Italia da Guanda si è arricchita di altri tre titoli, tutti di stampo simile, a partire dal titolo. Tra questi, figura Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, che vede protagonista una lumaca poco avvezza ad accettare lo stato delle cose senza porsi domande e proprio per questo mal tollerata dai componenti più anziani della sua colonia, da sempre abituati a vivere sotto un calicanto senza mai interrogarsi su di sé o sul mondo circostante. Per trovare le risposte agli interrogativi che le rimbalzano in testa – Perché sono così lenta?, in particolare – la lumaca si allontana dalla colonia e durante il suo viaggio incontra una tartaruga. Grazie alla sua guida, la lumaca scopre cosa c’è poco oltre il prato della colonia e quanto possono essere pericolose le auto degli uomini che sfrecciano a tutta velocità. Per questo si attiva per portare la colonia in salvo, in un posto più sicuro, ma solo le lumache più giovani decidono di seguirla. Il viaggio non è per nulla semplice, tanto che a ogni tappa il numero delle lumache superstiti scende. Ciononostante Ribelle – così la tartaruga chiama la lumaca prima di scomparire – porta a termine la sua missione, trovando infine una terra felice in cui sentirsi al sicuro.

Trasformato in un ebook in simboli dalla Bottega editoriale della Fondazione Paideia, grazie al progetto I libri per tutti, il libro viene ora proposto in una versione accessibile anche a giovani lettori con difficoltà di decodifica del testo alfabetico. Rispetto agli altri titoli della collana I libri per tutti, Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza si rivolge ad un pubblico con abilità cognitive e comunicative più sviluppate e appare senz’altro più impegnativo sia da leggere sia da simbolizzare. Più lungo, più articolato e più filosofico, il testo non risulta semplicissimo da seguire anche a causa di alcuni tagli e semplificazioni che rendono un po’ oscuri alcuni passaggi e che in parte sottraggono all’originale il suo velo poetico (mentenuto intatto, invece, nelle tavole di Simona Mulazzani, preziose e affascinanti come nella versione tradizionale). Appare tuttavia apprezzabile l’intento di proporre occasioni di lettura appetibili e su misura anche per lettori un po’ più grandi e abituati a leggere in simboli di quelli cui normalmente si rivolgono i volumi ispirati alla CAA. In questo senso anche le attività ludiche proposte in coda al testo sono un po’ più complesse e prevedono l’individuazione, tramite simboli da tappare, delle caratteristiche più pertinenti ai diversi personaggi; la composizione di frasi composte da 5-4 simboli; e la memorizzazione e l’unione di carte identiche secondo il meccanismo tipico del memory.

 

I libri per tutti

Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

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Stella stellina la notte si avvicina (I libri per tutti)

Quanti bimbi potranno essersi addormentati, negli anni, al suono di Stella stellina la notte si avvicina? Un numero grandissimo, probabilmente. Ninna nanna tra le più amate e diffuse nel nostro paese, ha preso la forma di libro con i buchi – secondo il classico modello de La Coccinella – grazie al lavoro sinergico di Giovanna Mantegazza e Antonella Abbatiello.

La nenia che invita i piccoli a dormire, passando in rassegna tutti i cuccioli che  si accingono a riposare in compagnia delle loro mamme, si è così arricchita di una cornice narrativa che vede una volpacchiotta resistere al sonno e accompagnare il lettore a curiosare nelle diverse tane; di figure dolci e delicate che coccolano l’immaginario; e di una struttura forata della pagina che invita a partecipare attivamente, col ditino, all’avvicendarsi delle coppie animali: mucca e vitellino, rana e ranocchietti, pecora ed agnello, anatra e anatrini, gatto e micetti, puledrino e cavalla, mamma uccello e uccellini  e infine mamma e bambino.

Dal 2019 Stella stellina la notte si avvicina è entrato a far parte del progetto I libri per tutti che ne ha consentito la realizzazione di una versione digitale e simbolizzata, fruibile anche in caso di difficoltà comunicative legate per esempio all’autismo. Arricchito, come gli altri titoli della collana, di numerose opzioni di lettura e funzioni, ebook prevedere la lettura tramite modeling, la lettura tradizionale o con supporto della registrazione audio e tre giochi, rispettivamente dedicati al completamento di frasi in simboli, all’ordinamento di figure in base alla dimensione e al completamento cromatico di un’illustrazione. Il testo in simboli è fedele e fruibile e l’inserimento dei simboli non compromette il godimento delle poetiche illustrazioni. Ciò che purtroppo, invece, la digitalizzazione limita inevitabilmente è l’interazione fisica con il libro che nel caso di oggetti così particolari come i libri con i buchi, studiati prima nella forma che nel contenuto, è senz’altro un peccato.

 

I libri per tutti

Stella stellina la notte si avvicina, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Amici nel mare (I libri per tutti)

Il pesce Berto e il paguro Pedro sono grandi amici. Per paura dei pescecani, tuttavia, i due si vedono di rado e restano chiusi ciascuno nella propria tana: una gran noia, a dirla tutta! Servirà un piccolo moto di coraggio per far sì che la voglia di stare insieme e di godere davvero delle bellezze del mare superi e sconfigga i loro timori… perché la paura, a volte, può essere più pericolosa dei pescecani!

Quella di Berto è Pedro è una storia semplice, pubblicata in formato cartaceo tradizionale nel 2014 per i tipi di Piemme, nella collana Il Battello a Vapore, serie Arcobaleno. In quelle stesse collana e serie, Amici nel mare compare ora in formato digitale e con un guizzo in più, quello garantito dal progetto I libri per tutti che trasforma e arricchisce il testo di base per renderlo più accessibile anche in caso di disabilità comunicativa. Come previsto per tutti i titoli del progetto, questa versione di Amici nel mare vede il testo semplificato nella struttura e supportato visivamente dai simboli WLS (Widgit Literacy Symbols) che ne favoriscono la comprensione anche da parte di quei lettori che incontrano difficoltà più o meno marcate di fronte alle sole parole. A rendere particolarmente felice, in questo caso, il testo adattato concorre senz’altro il fatto che il lavoro di semplificazione è stato condotto, insieme alla squadra della Bottega Editoriale di Paideia, dall’autore stesso.

La simbolizzazione segue dal canto suo un modello piuttosto flessibile che unisce più elementi testuali all’interno di un unico simbolo laddove questa scelta venga ritenuta utile per alleggerire la lettura senza compromettere la comprensione. È il caso per esempio degli articoli, sempre associati al rispettivo sostantivo, o delle negazioni, sempre associate al relativo verbo.

Come caratteristico de I libri per tutti, il testo di Guido Quarzo è reso disponibile in simboli con lettura che ricalca il modeling “in presenza”, secondo una doppia modalità: quella automatica, che prevede la lettura fluente del testo e l’evidenziazione simultanea dei simboli via via citati, o quella manuale, che prevede la lettura del singolo simbolo solo nel momento in questo viene tappato, ossia schiacciato sullo schermo con il dito. La personalizzazione della lettura – vera forza di questo progetto, resa possibile proprio dal ricorso al digitale – si concretizza inoltre con la possibilità di optare per il testo alfabetico classico, da leggere in autonomia o con il supporto della registrazione audio, anch’essa sincronizzata con la messa in evidenza cromatica dei termini via via letti.

A completare la book-app di Amici nel mare, una sezione ludica che comprende tre giochi di diversa complessità: rispettivamente trovare il simbolo giusto, completare una frase con una serie di simboli a disposizione e colorare un’illustrazione al semplice strofinamento digitale.

 

I libri per tutti

Amici nel mare, in questa nuova versione digitale e in simboli, rientra nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Piu Caganita (Portogallo)

Piu Caganita è un libro multiformato portoghese che propone il medesimo racconto illustrato in versione tradizionale, semplificata in simboli PCS, in Braille, audio e video in Lingua Gestual Portuguesa (LGP).

Protagonista del racconto è un uccellino un po’ ingenuo e sprovveduto che svolazzando su campi e tetti non si accorge di colpire con i suoi escrementi chi gli passa sotto. Umani, lumache, conigli, mucche e maiali sono tutti egualmente vittime dei suoi involontari bombardamenti e comprensibilmente finiscono per indispettirsi. Solo immaginando un rovesciamento della situazione l’uccellino si rende conto dei guai causati e trova una semplice ma funzionale soluzione. Amicizia e decoro sono salvi. Anche se in fondo in fondo, qualcuno finisce per rimetterci…

Pubblicato da Briza Editora, Piu Gaganita nasce come progetto di lettura accessibile intenzionato ad accogliere una ampia platea di bambini con e senza disabilità sensoriale, cognitiva e comunicativa. Insieme al testo tradizionale e alle illustrazioni sgargianti, entrambi curati dall’autrice Tania Bailao Lopes, le pagine del volume offrono una versione più semplice corredata da simboli PCS: accoppiata che risulta piacevole alla vista e funzionale. Ugualmente efficaci risultano, dal canto loro, la versione in Lingua dei Segni e quella audio, rese disponibili tramite QR code. Ad apparire invece più sacrificata è senz’altro la versione accessibile in caso di disabilità visiva: quest’ultima si compone infatti di una serie di pagine totalmente bianche su cui viene riportato il testo in Braille affiancate ad alcune illustrazioni in rilievo di difficile riconoscibilità. Resta interessante e apprezzabile, tuttavia, il tentativo qui perseguito strenuamente di costruire un libro che risulti davvero per tutti e che raccolga al suo interno quanti più modi possibile di raccontare la medesima storia.

Un ultimo dettaglio utile, la presenza di due legende: quella relativo all’alfabeto LGP e quello relativo all’alfabeto Braille, che costituiscono un semplice ma significativo strumento per avvicinare i lettori normodotati a codici a loro probabilmente sconosciuti.

Animal. Poemas breves salvajes (Messico)

È un libro un po’ magico, Animal. Le sue illustrazioni in rilievo trasparente ricordano infatti i misteriosi messaggi di infanzia, scritti con il succo di limone o con altri prodigiosi inchiostri simpatici. Così, a sfogliar le pagine del libro senza troppa cura, si ha quasi l’impressione che i testi essenziali si accompagnino a pagine totalmente bianche mentre a uno sguardo e a un tocco più attenti, il libro rivela il suo contenuto più segreto: traduzione in Braille e illustrazioni tattili.

Composto come una successione di brevissime poesie e raffinate figure, dedicate a una serie di animali, il volume edito dalla casa editrice messicana Alboroto Ediciones fa del minimalismo la sua cifra. Non solo i testi si compongono di poche ma suggestive ed efficaci parole (del rinoceronte, per esempio si dice: Escondido, en su cuerno, / guarda el secreto / de la selva) ma anche le illustrazioni tattili, realizzati con un leggerissimo e trasparente film in rilievo, privilegiano la rappresentazione di singoli dettagli del soggetto: il corno del rinoceronte, per esempio, il tentacolo del polpo o le zampe dell’elefante.

L’esperienza di lettura che ne consegue è dunque rarefatta, minuziosa, intrigante, benché il rilievo delle illustrazioni risulti quasi impercettibile e come tale renda la decodifica al tatto realmente difficoltosa (se non in certi casi pressoché impossibile). Al di là del suo fascino misterioso e della sua eleganza grafica, Animal può risultare dunque interessante non tanto per offrire una lettura accessibile anche in caso di disabilità visiva, ma piuttosto per comparare il tipo di lettura tattile che può essere offerto da illustrazioni in rilievo e quello offerto da illustrazioni a collage materico.

Como eu vou (Brasile)

È un libro molto semplice, Como eu vou, ma è nel suo piccolo un libro rivoluzionario. Progettato da un’équipe multidisciplinare facente capo all’Universidade Federal do Rio Grande do Sul (Brasile), il volume mette infatti in campo un tentativo di ampliamento di pubblico difficilmente reperibile altrove. Tra le sue pagine convivono in particolare codici diversi, capaci di rispondere ai bisogni di bambini con disabilità visiva, uditiva e comunicativa, oltre che bambini privi di difficoltà specifiche di lettura.

Così, nel proporre una carrellata di mezzi di trasporto, ciascuno particolarmente adatto a muoversi in un determinato ambiente, il libro unisce testo a grandi caratteri, illustrazioni tattili in compensato e simboli ARASAAC. Esso aggiunge inoltre, su separato supporto, la possibilità di fruire dell’audiodescrizione, del testo in Braille o di quello in LSP (lengua de señas portugues).

Libri come questo sono senz’altro complessi da realizzare (e per questo più unici che rari) per molteplici ragioni, non ultime quelle pratiche legate ai costi delle differenti competenze implicate e alla necessità di condensare in una sola pagina più testi e illustrazioni che rispondono a esigenze di lettura anche molto diverse tra loro. Ma proprio questa loro complessità invita a riflessioni non trascurabili poiché rende evidente da un lato quanto siamo ancora distanti dall’idea di un libro davvero “per tutti” e sottolinea dall’altro quanto l’apertura nei confronti della diversità, nelle sue molteplici forme, possa manifestarsi innanzitutto nella disponibilità a stare con essa, a condividere, cioè, uno spazio fisico e simbolico come può essere quello di una pagina.

Maggiori informazioni sul libro e sul progetto che gli ha dato vita si possono trovare sul sito: https://www.ufrgs.br/multi/.

Où es-tu, lune? (Francia)

Solo pochi anni fa  Les Doigts Qui Rêvent aveva dato grandissima prova della sua pluriennale esperienza nell’adattamento tattile di albi illustrati grazie a un lavoro strepitoso come La chasse à l’ours (adattamento del classico della letteratura per l’infanzia scritto da Michael Rosen e illustrato da Helen Oxenbury, menzione speciale al Bologna Ragazzi Award 2016 sezione disabilità). Quest’anno la casa editrice francese torna a farlo con un nuovo titolo – Où es-tu, lune? – che traspone felicemente in versione tattile l’omonimo albo di Émile Jadoul, molto amato in Francia.

Protagonisti sono un coniglio e un orso che un giorno scoprono un fatto sconcertante: la luna è sparita. Supportati dagli amici Zebra, Coniglio e Giraffa, i due decidono di risolvere il mistero spingendosi il più in alto possibile nel cielo. L’assortita combriccola forma così un’ammirevole piramide animale grazie alla quale, con un sorridente colpo di scena, trova una lettera della luna che contiene la risposta tanto agognata.

Ciò che rende straordinario questo libro è la cura nel cogliere il senso più pieno della storia e nello scegliere di conseguenza cosa può essere modificato e cosa no, dal punto di vista delle illustrazioni. Nella versione tattile, infatti, queste ultime sono oggetto di un forte ma sapiente lavoro di semplificazione e astrazione che porta i diversi animali ad essere rappresentati con sagome semplicissime (il coniglio, per esempio è un tondo con due orecchie lunghe) o addirittura forme simboliche (la zebra è un rettangolo e il lupo un triangolo), distinte e rese significative dalla scelta dei materiali e delle texture. Questo permette al giovane lettore non vedente di riconoscere tutti i personaggi senza difficoltà o frustrazione e al contempo di godere del garbo e dell’equilibrio compositivo della pagina caratteristici dell’originale.

A table! (Francia)

Preparate lo stomaco e la fantasia, questo è un libro che fa venire fame di cibo e di storie! Protagonisti sono un pulcino con un appetito da lupo e un lupo con un appetito da pulcino che, chiamati a tavola dalle rispettive mamme, condividono in maniera spassosamente non equilibrata una lunga serie di cibi prelibati, dall’antipasto al dolce. Piacevolmente giocato sul contrasto tra i personaggi e i relativi appetiti, À table! si presenta come un libro tattile illustrato piuttosto semplice nel testo e nelle illustrazioni, rese ancor più fruibili dalla possibilità di staccarle, esplorarle a 360° e riattaccarle facilmente  grazie al velcro di cui sono dotate.

Ogni pagina presenta uno sfondo in stoffa a quadri rossi e bianchi che richiama subito alla mente i tavoli delle trattorie tradizionali e rivela una cura compositiva ed estetica raffinata. Su di esso si staglia ogni volta un piatto blu su cui compaiono le pietanze che man mano pulcino e lupo si spartiscono: un pomodoro maturo, due uova al tegamino, tre cucchiai di purè, quattro fette di formaggio e cinque crêpes. Tutti gli elementi sono bellissimi da vedere e molto ben riconoscibili al tatto per forma, texture e consistenza, rendendo così l’albo adattissimo a una lettura piena e godibile anche da parte di bambini in età prescolare e in generale con poca dimestichezza con la decodifica delle immagini tattili.

A rendere poi la lettura ancor più coinvolgente e interattiva c’è il fatto che i due protagonisti sono proposti in forma di pupazzetti da dito che il lettore è invitato a portare con sé a filo di pagina e a nutrire fisicamente al suon di slurp slurp e pic pic: un’espediente semplice ma efficacissimo per fare dell’elemento ludico e interattivo una chiave speciale di ingresso nella storia.

Planète! (Francia)

I libri tattili illustrati sanno spesso meravigliare e catturare il lettore – perché attivano forme di esplorazione multisensoriale, perché rendono la lettura fortemente interattiva o perché mettono in campo soluzioni ingegnose – ma alcuni di essi, come per esempio Planète!, hanno una marcia ancora in più. È un libro pazzesco, strepitoso, geniale, quello di Marie Findeling reso possibile da quei visionari di Les Doigts Qui rêvent. In una parola e in tutti i sensi: spaziale!

Il libro invita il lettore a scoprire come nascono e come si evolvono i pianeti, in una sorta di viaggio in time lapse che segue la crescita del pianeta immaginario Astro. Puntino sperduto nell’infinito universo prima, deserto costellato di crateri e distese d’erba poi, e infine luogo di antropizzazione con case, strade, mezzi di trasporto dal raggio via via più ampio, Astro è un pianeta che riesce a condensare spunti scientifici e semi di immaginazione, portando il lettore a incuriosirsi circa l’universo e al contempo a inventare le sue personalissime avventure nello spazio. Lo fa attraverso un testo brillante e ironico e rappresentazioni tattili che rivelano grande cura e altrettanta inventiva: così, per esempio, la moquette per l’erba, la carta vetro per le strade antisdrucciolo (!), le cannucce mobili su fino elastico per le navette solleticano le dita e illustrano con attenta efficacia l’evoluzione planetaria raccontata dall’autrice.

Il libro, già così, è particolarmente coinvolgente e interattivo, soprattutto se si considera che a ogni pagina il lettore viene invitato a fare fisicamente qualche cosa (spostare i razzi, per esempio) o immaginare qualcos’altro (dove sono diretti gli abitanti di Astro, per dirne una), ma ciò che lo rende davvero imperdibile è un’idea che illustra a meraviglia l’importanza che non si trascuri l’elemento ludico nella lettura anche quando si parla di libri accessibili. Le città che man mano iniziano a popolare Argo sono infatti costruite con sottili pezzi di lego ai quali il lettore può di volta in volta attaccare i mattoncini di cui dispone a casa per dare al pianeta un aspetto sempre diverso e dare vita così ad avventure sempre nuove. Si tratta di un’invenzione piccola e al contempo geniale, dal momento che il Lego è forse il gioco più diffuso tra i bambini con e senza disabilità visiva, che consente al lettore di sentirsi profondamente coinvolto nel racconto e al contempo (se proprio si vuole trovare un secondo fine didattico) di lavorare sul concetto di tridimensionalità. Una ragione in più, insomma, per volare come razzi a procurarselo!

 

Le secret de la maîtresse (Francia)

È senza dubbio un libro tattile illustrato, Le secret de la maîtresse, ma fin dal formato si distingue da quelli cui siamo abituati. Non è infatti un volume di grosse dimensioni, dalla forma rettangolare, dalla copertina rigida e dalla presenza massiccia di figure da esplorare con le dita. Tutt’altro, e proprio per questo merita un’attenzione particolare. Snello e maneggevole, il libro pubblicato dall’editore francese Mes Mains en or si presenta poco più grande di tascabile, con alcune illustrazioni tattili di piccola dimensione sparse qua e là tra le pagine e diverse altre raccolte in una borsina (elemento chiave della narrazione in questione). Le pagine sono dunque perlopiù composte da testo – in nero e a grande carattere da un lato e in Braille dall’altro – e raccontano uno storia dalla misura, dalla struttura e dal contenuto perfetti per prime letture autonome. Non si tratta insomma di un albo tattile ma piuttosto di un breve racconto illustrato che offre anche a bambini con disabilità visiva alle prime armi con la lettura autonoma, l’opportunità di godere, al pari dei loro coetanei, di un libro davvero adatto alle loro esigenze: non troppo semplice, breve o focalizzato sulle figure, quindi, ma nemmeno del tutto privo di illustrazioni.

La storia narrata, dal canto suo, è buffa e leggera. Protagonista è una maestra che, ingrassata un po’ negli ultimi tempi, desta i sospetti dei suoi alunni che iniziano a fare ipotesi sul suo stato di salute. Tra tesi da verificare, tentativi di origliare e misteri svelati a causa di una borsetta rovesciata, il racconto si sviluppa con ritmo agile e avvincente. Adattata a partire da un volume di grande successo in Francia, scritto da Sylvie De Mathuisieulx e illustrato da Benjamin Chaud, questa versione de Le secret de la maîtresse presenta degli elementi tattili tanto semplici quanto efficaci sia nel rendere riconoscibilissimi i soggetti cui si riferiscono (una mela, un barattolo di vernice, oggetti da borsetta come ferri da maglia, blister di pastiglie, cuffiette e lettore mp3), sia nel rendere la lettura una piccola avventura che solletica la curiosità e l’immaginazione.

Pile-poil! (Francia)

Benjamins media è un editore francese specializzato nella produzione di libri sonori (libro + CD) di cui fornisce sistematicamente anche la versione in Braille e a grandi caratteri. L’attenzione all’accessibilità, soprattutto ma non solo rispetto alla disabilità visiva, è dunque ben radicata nel suo ampio e variegato catalogo rispetto al quale Pile-poil! si pone come un’autentica novità, inaugurando non a caso una collana nuova di zecca intitolata Carrégaufré. Composta da libri a fisarmonica dal raffinato formato quadrato, questa prevede una storia priva di parole che procede per sole immagini in rilievo realizzate con la tecnica del gauffrage (grazie alla quale la carta viene come gonfiata delineando forme e figure specifiche) e accompagnate da una traccia sonora scaricabile che definisce il contesto, favorisce il riconoscimento degli elementi e aiuta la narrazione ad avanzare.

Nel caso di Pile-poil! – il cui titolo rimanda a un’espressione familiare francese che indica un’azione riuscita perfettamente o una cosa che casca proprio a fagiolo – il racconto per immagini vede protagonista un elegante signore che a bordo della sua vettura decapottabile si mette in moto e attraversa strade a curve, salta in barca per affrontare mari e onde, percorre infine a piedi sentieri cittadini e immersi nella natura dove raccoglie un tulipano con cui omaggerà la persona che lo attende alla fine del viaggio: un’adorabile parrucchiera! Il viaggio è così lungo e tortuoso che la barba dell’uomo cresce infatti a dismisura tra la prima e l’ultima pagina, offrendo un’ironica chiave di lettura per le peripezie che si svolgono nel mezzo.

Le illustrazioni, totalmente bianche, messe a punto da Gwen Keraval, sono raffinate e minuziose, al punto che un loro riconoscimento in caso di piccoli lettori ciechi può risultare complesso, anche se supportato da una guida adulta e dall’accompagnamento sonoro. Così composto, tuttavia, il libro invita a sperimentare una forma di lettura diversa in cui dita e orecchie sono protagoniste e in cui la narrazione si nutre di suoni più che di parole. L’assenza di testo e la compattezza narrativa offrono inoltre stimoli interessanti e occasioni di lettura accessibile per chi sperimenta difficoltà di decodifica del testo legate per esempio ai disturbi specifici dell’apprendimento.

Off to the beach (Gran Bretagna)

Off to the beach, così come gli altri volumi della collana di Child’s play intitolata Tactile Books (che comprende, oltre al titolo in questione anche Off to the park, dedicato al gioco all’aperto e Getting ready, dedicato alla preparazione per la nanna), è un libro tattile piuttosto diverso da quelli cui siamo abituati sia per quanto riguarda la concezione del testo sia per quanto riguarda la realizzazione delle immagini.

Il libro costituisce infatti un esempio puntualissimo ed efficace di volume destinato a bambini piccoli, indicativamente in età prescolare, che con tutta probabilità non leggono in autonomia ma che necessitano di strumenti con cui iniziare a prendere confidenza con la parola scritta. Per questa ragione il testo di Off to the beach – piacevolmente rimato e ricco di onomatopee – non è interamente trascritto in Braille mentre lo sono le parole chiave di ogni pagina, ciascuna dedicata a un’azione tipica che si svolge al mare o a oggetti comuni che qui si utilizzano o si incontrano. Così il bambino non vedente (e con lui, chiaramente, anche i compagni privi di difficoltà) ha modo di scoprire che le parole non si dicono solo ma si scrivono anche e che una certa sequenza di puntini corrisponde a un preciso messaggio. Il libro sparge cioè semi di curiosità, ponendo le basi anche per primissimi tentativi di decodifica autonoma.

Anche le immagini, dal canto loro, si discostano da quelle cui ci hanno (bene!) abituati i libri tattili italiani, pur rispondendo a una logica di accessibilità altrettanto interessante e coerente. Ogni pagina propone infatti la rappresentazione di pochi e ben distinti oggetti, perlopiù realizzati in cartoncino dal contorno leggermente in rilievo o rientrante (ma sufficientemente distinguibile al tatto) e solo in parte arricchiti da materiali specifici (tessuto elastico per la scarpette da mare, stoffa per il cappello, carta vetrata per la sabbia, plastica per il secchiello, tessuto morbido per l’asciugamano), non attaccati sulla pagina ma piuttosto posti al di sotto di essa e ben contornati da un bordo che il polpastrello riesce a seguire. Ben scelti in rapporto a quella che può essere l’esperienza concreta di un bambino (vedente e non), gli oggetti rappresentati vantano forme nette e colori brillanti che seducono con forza non solo le dita ma anche gli occhi.

Poule rousse (Francia)

Poule Rousse, vincitore del Prix Handi-Livres 2018 nella categoria libri adattati, è un libro in simboli molto curato a gradevole, ideale per lettori poco esperti. Protagonista è la gallina rossa dell’omonima fiaba popolare che cerca l’aiuto degli amici maiale, anatra e gatto per cucinare un buon pane. Non trovandolo, la gallinella si aggiusta altrimenti, rifiutandosi poi però di condividere con gli scansafatiche  i frutti del suo lavoro.

Malgrado si tratti di un libro in simboli e dunque di un tipo di libro diffuso anche nel nostro paese, Poule Rousse non appare del tutto assimilabile ai volumi ispirati alla Comunicazione Aumentativa e Alternativa cui siamo abituati. I simboli che comprende non fanno infatti riferimento a una galleria precostituita o convenzionale bensì sono appositamente disegnati da uno degli autori del libro. Stampati in bianco su sfondo quadrato nero, questi appaiono ben distinguibili ed estremamente chiari, con un grado di trasparenza paragonabile ai nostri PCS.  Limitatissimi nel numero (massimo 6-7 per pagina) questi simboli offrono una rappresentazione grafica degli elementi lessicali della frase dando vita a un racconto essenziale che ben si adatta alla semplicità della fiaba scelta.

Collocato sulla pagina di sinistra, il testo in simboli è accompagnato sulla destra da illustrazioni delicate che sottolineano l’azione chiave descritta. Grazie a un’aletta posta alla fine del volume, il lettore adulto è invitato a coprire tali illustrazioni durante la lettura della pagina accanto e a svelarle solo in un secondo momento così che esse non costituiscano un elemento di distrazione nel corso del racconto ma possano piuttosto divenire una successiva occasione per rafforzarlo e ampliarne la risonanza.

Graines de montagne (Francia)

In un paese piatto e interamente ricoperto di sassi, vivono due tribù: quella degli uomini piccoli piccolissimi e quella degli uomini grandi grandissimi. La convivenza tra le due non è proprio felice: i grandi approfittano infatti della loro superiorità fisica per appropriarsi delle risorse migliori e lasciare ai piccoli solo gli scarti. Ma i piccoli non ci stanno e iniziano a inventare soluzioni via via più ardite per ribaltare il rapporto di forza che li lega ai grandi. L’idea che risulta vincente pare essere, dopo alcuni tentativi, quella di piantare dei semi di sasso e farli crescere fino a potervi salire su ed ergersi così al di sopra dei grandi. Ma questo dà vita a un’escalation nella coltivazione delle pietre che porterà le due tribù a confrontarsi per trovare infine una soluzione condivisa.

La peculiarità di questo albo illustrato dal racconto lineare e dalle illustrazioni originali sta nella maniera in cui il testo viene stampato: una semplice alternanza di colori evidenzia infatti la  sillabazione delle diverse parole mentre un sistema di sottolineature e archi indica, rispettivamente, lettere mute e liaison. Si tratta di un accorgimento tipografico che rende più semplice la distinzione tra i diversi caratteri e il riconoscimento del loro ruolo dal punto di vista orale, agevolando la lettura silenziosa o ad alta voce da parte di lettori alle prime armi o con difficoltà legate alla dislessia

Tana

La preziosità dei libri, per tutti noi che ci occupiamo di lettura e infanzia, è cosa nota e fuor di dubbio. Alcuni libri più di altri, però, quella preziosità la rivendicano e la rendono manifesta, facendone la propria cifra non nel contenuto come nella forma. È il caso di Tana, libro tattile illustrato vincitore nel 2017 del Concorso Nazionale Tocca a te! e ora reso disponibile dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi in una tiratura numerata e firmata dalle autrici. Strabiliante fin dalla confezione, che invita a un approccio rispettoso e non privo di cura, Tana si presenta come un libro di stoffa dalle spessissime pagine grigie (molto agevoli, dunque, da sfogliare anche per chi manifesti difficoltà legate alla motricità fine), impreziosite da un merletto azzurro che fa da cornice, lo stesso che si ritroverà a inquadrare il testo in nero e in Braille sulle pagine interne. Una cornice, dicevamo, e la scelta non è certo casuale: l’impressione con il libro in mano è proprio quella di trovarsi di fronte a un quadro e come tale predispone il lettore a una forma di meraviglia che con tutta probabilità non verrà delusa.

Dedicato ai rifugi che i diversi animali, uomo compreso, allestiscono per trovare conforto e riparo, Tana si sviluppa come una vera e propria carrellata di nidi, buchi e case all’interno di ciascuno dei quali si nasconde un particolare inquilino. Di chi si tratti sta al lettore scoprirlo, poiché ad ogni pagina di sinistra il testo propone una sorta di indovinello mentre sulla pagina a fianco (quindi nettamente distinta, così da agevolare il reperimento di elemento testuale ed elemento iconico), l’illustrazione a collage materico presenta un diverso e significativo involucro in cui infilare la mano e di cui esplorare il contenuto. Conigli, polpi, porcospini, picchi, serpenti e bambini si svelano così all’immaginazione del lettore grazie al contributo degli indizi descrittivi forniti dal testo, dalla rima lasciata in sospeso e dai dettagli significativi dal punto di vista tattile inseriti nelle tane. Tra punte spinose (arrotondate, eh!), tentacoli viscidi, piume soffici e via dicendo il giovane lettore compie così piccole ma ricchissime indagini tattili che si svolgono quasi interamente “sotto coperta” e che come tali mettono lettore vedente e non vedente sullo stesso piano. Certo, chi ci vede può sempre dare una sbirciata, ma il bello di Tana è proprio la suggestiva esplorazione che offre alle dita di qualunque lettore e non è affatto detto che uno sguardo in più renda la lettura più ricca (anzi!).

Accuratissimo nella selezione dei materiali, tanto interni quanto esterni, il libro condensa in poche ma ricchissime pagine una moltitudine di possibilità e stimoli diversi, che vanno dal divertimento ludico degli indovinelli, al piacere narrativo legate alle micro-narrazioni, fino ad arrivare agli spunti scientifici che dalla scoperta dei diversi habitat si possono trarre: un piccolo gioiello, insomma – e dato l’enorme lavoro di manodopera implicato Tana si rivela tale, ahimè, anche nel prezzo – che al netto di qualche licenza poetica (come il “dove abiti te” finale), offre un rifugio davvero accogliente a chi voglia crogiolarsi nell’incanto.

Artù, il bambino dai capelli blu

Artù è una specie di alieno, in tutto e per tutto uguale a un umano nell’aspetto, fatto salvo per una evidente chioma blu. Coinvolto suo malgrado in un errore di consegna da parte della cicogna, Artù si ritrova su di un pianeta che non è il suo: la Terra. Qui si mostra in tutta la sua peculiarità ma questa non gli impedisce di avvicinarsi ai suoi coetanei dai capelli biondi o bruni e condividere con loro sereni momenti di divertimento comune. Al punto che, scoperto l’errore e invitato dal re del suo pianeta a tornare a casa, Artù declina l’invito, se non per approfittare di una vacanza straordinaria insieme ai suoi amici terrestri.

Nato per rispondere al bisogno di una mamma di parlare attraverso le immagini al suo bambino e del suo bambino, Artù, il bambino dai capelli blu è una storia semplice di diversità, rappresentata simbolicamente dall’insolita chioma del protagonista e resa evidente dai suoi comportamenti insoliti di fronte a colori, rumori o luci troppo forti, ma anche di uguaglianza, raccontata come possibilità di gioco e amicizia che si sviluppano al di là delle differenze.

Scritto in simboli, il racconto intende raggiungere anche bambini con difficoltà di decodifica del testo alfabetico. La scelta, inoltre, della stesura in rima agevola l’aggancio al tracconto anche laddove l’attenzione sia più complessa da mantenere. I simboli scelti sono quelli della collezione WLS, riquadrati insieme al testo alfabetico scritto in minuscolo e impiegati per simbolizzare ogni elemento della frase individualmente preso. Così composto, e supportato da illustrazioni che agevolano l’identificazione dei personaggi di volta in volta implicati dal testo e le azioni da essi compiute, il racconto si presta bene a una lettura da parte di bambini non alle primissime armi con la CAA.

L’uovo azzurro

Ohibò, un uovo azzurro a Boscoscuro è un’autentica novità. Di chi può essere? Cosa ne uscirà? Sarà pericoloso? Questi e altri interrogativi impellenti si diffondono tra alberi e tane, dopo che LeprotTina e ZamPaolo incappano per caso nell’insolito uovo e lo portano alla conoscenza della comunità del bosco. A nulla servono i consigli della saggia TalpAnna: a Boscoscuro si crea un gran scompiglio mentre confusione e timore spianano la strada a pregiudizi e ostilità nei confronti del diverso. E così, la generosa disponibilità di Zampacorta, che si offre di covare l’insolito uovo, viene accolta dagli altri abitanti con disprezzo e ostilità, costringendo il tosto coniglietto a mettere in campo affetto incondizionato e determinazione per portare a termine il suo impegno. Ed eppure, alla fine, sarà la sua tenacia gentile ad averla vinta e a dare tutto Boscoscuro una preziosa lezione di accoglienza.

L’intenzione di lanciare un messaggio forte al lettore in favore dell’apertura e del rispetto della diversità – sia essa fisica, legata alla provenienza o di qualunque altro tipo – traspare in maniera piuttosto esplicita all’interno del testo che in certi punti risulta, per questa ragione, un po’ appesantito. Per il resto il racconto si popola di numerosi personaggi del bosco che incarnano qualità positive o negative del tutto ravvicinabili a quelle umane. L’uovo azzurro si presenta infine con caratteristiche di stampa ad alta leggibilità quali il font Easyreading, la spaziatura maggiore tra lettere, parole e righe (ma non tra paragrafi) e la sbandieratura a destra, intendendo così rivolgersi a un pubblico che non escluda i giovani lettori con dislessia.

Le renne di Babbo Natale

Le renne di Babbo Natale è una fiaba che vede protagonista una principessa di nome Alexia che attende tutto l’anno il magico momento del Natale e che ospita proprio nel suo castello Babbo Natale e le sue renne. Cresciuta fin da bambina con questa passione per una festa capace di unire e avvicinare le persone, Alexia raggiunge l’età da marito ma rifiuta di sposare chiunque non ami profondamente come lei il 25 dicembre. A nulla valgono i tentativi del padre di individuare il pretendente adatto a suon di editti e proclami: per trovare lo sposo giusto sarà necessario cercare dove meno re e principessa si aspettano e contare su di un pizzico di magia natalizia.

Pubblicato originariamente in versione tradizionale, Le renne di Babbo Natale è ora reso disponibile dall’editore Pacini in versione in simboli, messa a punto secondo il modello inbook, ossia con simboli WLS, simboli e testo alfabetico riquadrati e tutti gli elementi della frase simbolizzati individualmente. Il testo, scritto da una nonna per la sua nipotina, presenta frasi piuttosto articolate e complesse, oltre che una certa densità sulla pagina, che lo rendono meno immediato di quel che ci si potrebbe aspettare da una fiaba. La lunghezza e la struttura dei periodi e la scelta di un lessico non sempre quotidiano richiedono infatti al lettore una certa abitudine a frequentare i simboli e una discreta abilità a seguire racconti non elementari. Le illustrazioni, dal canto loro, risultano vivaci, ben contrastate, prive di dettagli superflui e sempre dedicate ai protagonisti descritti dal testo, intenti a compiere azioni significative dal punto di vista del supporto alla comprensione della narrazione.

Mi chiamo Nina e vivo in due case

Trovare il modo di raccontare ai bambini un’esperienza delicatissima come la separazione dei genitori e di far capire loro che l’amore per i figli non ne esce in alcun modo sminuito o snaturato non è cosa facile. Eppure quell’esperienza è reale e diffusa. Ben venga allora il supporto che può fornire un libro come Mi chiamo Nina e vivo in due case, che al tema dedica parole e figure ricercate con cura.

La storia e la voce sono quelle di Nina che mette subito a parte il lettore della sua situazione abitativa: “Papà vive in una casa. Mamma in un’altra. Io vivo in due case”. Quando incontriamo Nina, cioè, la separazione dei suoi genitori è già avvenuta e il tempo in cui baci affettuosi e abbracci a sandwich erano un affare a tre, fa già parte del passato. In mezzo c’è stata la tempesta, fatta di brutte parole scambiate tra i grandi e ascoltate di nascosto dalla piccola, di decisioni drastiche e di quotidianità scombussolate: una tempesta che non cessa di colpo ma che continua ad avere degli strascichi, per esempio nei pensieri nebulosi degli adulti che appaiono meno attenti, presenti e severi. E tuttavia dalla tempesta si può uscire e questo accade più facilmente se mamma e papà sono i primi a ricercare un nuovo equilibrio in cui le parole e i baci possono tornare a scorrere, anche se a due invece che a tre, e in cui il vivere in due case diverse si trasforma in qualcosa che è strano sì, ma non è poi così male.

Mi chiamo Nina e vivo in due case si presenta insomma come un libro il cui tema è netto ed esplicito e il cui obiettivo è quello di dare una rappresentazione a quel turbinio di sentimenti spesso contrastanti che una separazione reca con sé. Lo fa con parole dirette che non nascondono la difficoltà, la nostalgia e il risentimento (ma che non li lasciano soli) e con illustrazioni delicate e particolarmente attente alle espressioni del corpo e del viso dei personaggi.

A catalogo per Clavis dal 2009, il libro viene ora ripubblicato, a distanza di dieci anni, anche in una versione in simboli. Realizzata secondo il modello inbook, con simboli WLS e nel rispetto di un processo di simbolizzazione che non tralascia alcun elemento della frase, questa versione del libro di Marian De Smet e Nynke Talsma sottolinea l’importanza di fornire strumenti utili per esplorare sentimenti e cambiamenti importanti anche a bambini che manifestano difficoltà comunicative: bambini che non di rado presentano anche marcate difficoltà ad accettare piccole e grandi modifiche alle proprie abitudini di vita.

Non si picchia, Anna!

Con le mani si possono fare molte cose, come salutare, mangiare, andare in bicicletta, applaudire, sistemare i giochi: tutte azioni semplici, utili e familiari anche a bambini di pochi anni, come i potenziali lettori delle avventure di Anna. Con le mani però, si possono fare anche cose meno felici e Anna stessa lo sa bene: le capita non di rado di arrabbiarsi con l’amico Leo o persino con il papà e in quel caso le mani diventano uno strumento per picchiare o tirare i capelli. Cosa fare quando questo accade? Con parole semplici il papà lo spiega ad Anna e con lei al lettore: le parole possono raccontare i sentimenti, rabbia compresa, in maniera più efficace delle mani. E queste, dal canto loro, sanno esprimersi al meglio in un abbraccio alle persone o ai giocattoli cari.

Costruito per ricalcare fedelmente esperienze quotidiane e concrete del potenziale lettore, Non si picchia, Anna! si presenta come un piccolo prontuario di gestione della rabbia. Non c’è dunque una vera e propria storia tra le pagine dell’albo, quanto piuttosto una rassegna di cose più o meno positive che le mani ci consentono di fare, chiusa da qualche consiglio pratico e spendibile, forse più rassicurante per l’adulto accompagnatore che per il destinatario stesso. Sarà facile tuttavia, per il piccolo lettore, ritrovarsi nelle situazioni che vedono Anna protagonista, complici anche le amichevoli illustrazioni a tutta pagina, dai dettagli ridotti e dai contorni netti, che rendono immediatamente evidente l’azione di cui si parla.

Pubblicato nel 2015 da Clavis in versione tradizionale, come parte di una collana che vede Anna protagonista di situazioni molto comuni nella primissima infanzia, Non si picchia, Anna! è ora reso disponibile dall’editore in versione in-book che da un lato ne agevola l’immedesimazione e la fruizione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative e dall’altro ne favorisce l’appropriazione da parte di qualunque bambino di 2-3 anni. La simbolizzazione del testo, infatti, costituisce un ghiotto invito ad approcciarsi al volume anche in autonomia, ricalcando l’esperienza di lettura fatta in prima battuta con l’adulto accanto. I simboli scelti, come da modello in-book, fanno riferimento alla collezione WLS e sono impiegati in maniera molto dettagliata. Tutte le parti del testo, compresi per esempio articoli e preposizioni, sono infatti individualmente simbolizzati. Specifiche morfologiche, rispetto per esempio al genere o al numero, non mancano dal canto loro di essere rese. Il testo in simboli risulta pertanto piuttosto articolato e ricco: caratteristiche che lo predispongono per un pubblico con difficoltà poco marcate e che rispecchiano uno scopo ben preciso, quello di stimolare il bambino con una sfida di lettura che non rinunci ad alzare costantemente l’asticella delle abilità messe in gioco.

I tre porcellini (I libri per tutti)

Quella de I tre porcellini è fiaba nota e ampiamente proposta dall’editoria per l’infanzia. All’interno di questo variegato calderone, la versione targata DeAgostini ha l’apprezzabile qualità di sostenere la narrazione con un bello sprint, grazie soprattutto alle illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio. Lo stile buffo e delicato dell’illustratrice, non privo di succulenti dettagli moderni, rende infatti la lettura particolarmente piacevole.

Lo stesso libro è ora reso disponibile dall’editore in una versione in simboli che fa parte del progetto I libri per tutti, promosso da Paideia. Le illustrazioni originali si affiancano qui a un testo in simboli WLS, in cui componente alfabetica (in maiuscolo) e componente pittografica convivono all’interno del riquadro. La scelta compositiva dei curatori va inoltre nella direzione di non simbolizzare individualmente tutti gli elementi della frase, così da privilegiare la fluidità di lettura più che la minuzia del racconto in CAA.

Il risultato è un libro gradevole, anche nella grafica, e disponibile sia in versione cartacea sia in versione digitale: vero cuore, quest’ultima, del progetto I libri per tutti. Fruito su tablet o smartphone, I tre porcellini prevede la possibilità di personalizzare la modalità di lettura beneficiando o meno, a seconda delle esigenze, della modalità basata sul modeling e di rafforzare la familiarità con i simboli grazie a illustrazioni smart e a una serie di attività ludico-didattiche. Nell’ultima sezione dell’ebook si propone infatti al bambino di cimentarsi con un’attività basata sul gioco del memory; di trovare il simbolo corrispondente, tra quelli proposti, a un certo soggetto illustrato; di ricomporre una frase con alcuni simboli e di colorare un’illustrazione passando il dito sullo schermo.

Libro e book-app appaiono in generale molto accattivanti e fruibili. L’unica perplessità, di fronte alla relativa scarsità di risorse in simboli attualmente disponibili sul mercato, resta quella legata alla scelta dell’editore di simbolizzare una fiaba di cui esistono già due versioni accessibili a bambini con difficoltà comunicative, rispettivamente edite da Uovonero e Homeless Book.  Nello stesso formato e con le stesse caratteristiche l’editore ha messo tuttavia a disposizione del progetto anche altre due fiabe, ossia Il gatto con gli stivali e La bella addormentata.

 

I libri per tutti

I tre porcellini rientrano nel progetto I libri per tutti, promosso da Fondazione Paideia in collaborazione con quattro grandi gruppi editoriali: Gems, Mondadori, Giunti e DeA Planeta libri.

I titoli che fanno parte del progetto, messi a disposizione dai rispettivi editori per l’adattamento e la simbolizzazione, vengono proposti in formato digitale: scelta questa che amplifica le possibilità di personalizzazione, cosa non da poco quando si parla di bisogni speciali di lettura. Allo stesso tempo questo nuovo formato incentiva l’interazione e il coinvolgimento e questo può costituire allo stesso modo un vantaggio o uno svantaggio a seconda del lettore che ci si trova davanti. La possibilità di compiere azioni sullo schermo – tappando i simboli che attivano così il modeling o toccando i punti sensibili delle illustrazioni che attivano così un movimento – può costituire infatti fonte di distrazione o al contrario motivo di aggancio al testo. In questo senso particolarmente significativi e versatili risultano quei titoli – come Brucoverde o I tre porcellini – che all’ebook uniscono anche il libro cartaceo, a sua volta adattato e simbolizzato.

La simbolizzazione dei testi, curata dall’équipe della Bottega Editoriale di Fondazione Paideia, prevede l’utilizzo della collezione WLS (Widgit Literacy Symbols) e non segue un modello particolarmente rigido di traduzione, optando piuttosto per la valutazione di soluzioni diverse – per esempio rispetto all’accorpamento di più elementi testuali all’interno di un  unico simbolo – a seconda dei casi. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra rispetto della complessità ed effettiva leggibilità del testo: equilibrio che può variare sensibilmente in base al tipo di testo e al target di riferimento.

Tutti gli ebook de I libri per tutti comprendono 3 sezioni, denominate ModelingLeggi e Gioca. La prima propone il testo in simboli nella parte bassa della pagina mentre in quella più alta colloca le illustrazioni, animabili in certi punti al semplice tocco o trascinamento. Il modeling dal canto suo può essere attivato in una duplice modalità: quella automatica, per cui l’audio scorre fluido e i simboli vengono evidenziati man mano che sono pronunciate le parole corrispondenti; e quella manuale, per cui l’audio si attiva solo nel momento in cui viene toccato il singolo simbolo. La seconda sezione propone una pagina divisa in maniera analoga ma qui il testo è esclusivamente alfabetico. L’audio può essere attivato o disattivato. Nel primo caso scorre in maniera automatica mentre simultaneamente vengono evidenziate le parole pronunciate. L’ultima sezione, infine, propone 3 attività ludico-didattiche che – seppur diverse nel contenuto da libro a libro – prevedono quasi sempre l’ordinamento o la scelta di simboli per completare una frase, l’ordinamento o la scelta di simboli e illustrazioni in base a specifiche istruzioni (trovare il colore giusto, ordinare per grandezza…), il completamento cromatico di un’immagine tramite passaggio del dito dello schermo.

Ogni ebook prevede in apertura una pagina essenziale che riassume e anticipa il significato delle icone che il lettore potrà trovarsi davanti durante la lettura e delle azioni che potrà compiere per districarsi tra le pagine. Tra queste, non manca per esempio il movimento per voltare pagina che prevede lo spostamento di un quadrato colorato all’interno di un quadrato bianco: azione studiata per risultare più agevole del più comune gesto di sfogliatura.

Personalizzazione la lettura, interazione, moltiplicazione degli spunti ludici e degli strumenti in un’ottica di accessibilità costituiscono in definitiva i veri punti di forza di questo progetto che ha senz’altro il merito di mettere in valore le specificità del digitale e di accendere un faro sulle possibilità aperte da quest’ultimo in favore dell’inclusione.

Flamel e la pietra magica

Re Edoardo è un re saggio e benevolo: per questo il suo regno prospera e tutti i suoi sudditi lo amano. Tutti tranne uno, a dire il vero: il perfido cavaliere Rolando non si fa infatti scrupoli a imprigionare il re e a impadronirsi del castello, al fine di diventare fortissimo e invincibile. Prima di essere rinchiuso nelle segrete Re Edoardo riesce tuttavia a far scappare l’amata figlia Isabella che si rifugia su suo consiglio dall’amico alchimista Flamel. Dotato di conoscenze preziose e in possesso di una pietra dai poteri misteriosi, Flamel accoglie la fanciulla che proprio grazie a un inatteso prodigio riesce a salvare sé stessa e il regno dalle mire del malvagio Rolando.

Pubblicata in simboli, scelti e disposti secondo le linee guida del modello inbook (simboli WLS in bianco e nero, tutti gli elementi della frase simbolizzati, testo e pittogramma racchiusi all’interno del riquadro), Flamel e la pietra magica propone in una versione accessibile anche a ragazzi con difficoltà comunicative una storia dal sapore fiabesco in cui si radica la leggenda della pietra filosofale. Il racconto, agevole da seguire e avventuroso, è accompagnato da illustrazioni in stile fumettistico, ispirate in particolare al genere dei manga, che lo rendono particolare nel panorama dei libri in Comunicazione Aumentativa e Alternativa e potenzialmente di maggiore appeal anche nei confronti di ragazzi oltre che di bambini.

Alice nel paese delle meraviglie (I classici con la CAA)

Di classici non se ne ha mai abbastanza. Con piacere registriamo dunque il continuo impegno di Erickson nell’adattamento in CAA di alcuni dei libri senza tempo più amati dai ragazzi. Dopo Il Piccolo Principe, Pinocchio e Il mago di Oz è ora la volta di Alice nel Paese delle Meraviglie: sfida delicatissima per chiunque si occupi di traduzione, anche e a maggior ragione se questa implica un codice così particolare come quello pittografico.

La scelta che viene fatta qui è quella di mantenere il più possibile intatta la vivacità narrativa, la varietà dei personaggi e la surrealtà degli avvenimenti che vedono protagonista la curiosa Alice, rinunciando però alla ricchezza di nonsense e di giochi linguistici che contraddistinguono e rendono indimenticabile l’originale: scelta che snatura in parte la peculiarità del lavoro di Carroll ma che risulta funzionale a un’effettiva fruizione del racconto anche da parte di bambini e ragazzi con difficoltà di decodifica del testo alfabetico e di padroneggiamento di un uso della lingua poco aderente al reale.

Come per i titoli precedenti, anche questo volume è frutto di un accurato lavoro di squadra che vede coinvolte diverse figure professionali. Il libro nasce infatti da un’opera di semplificazione testuale messa in atto da Carlo Scataglini (e ritrovabile nell’omonimo volume della collana I classici facili), di simbolizzazione a cura di Roberta Palazzi e di ricca illustrazione per mano di Cinzia Battistel e Giorgio Valentini.  Il risultato è un volume di grosso formato e di bellissimo aspetto, all’interno del quale le illustrazioni godono di un ampio spazio, ideale per supportare una lettura affascinante ma di per sé non facilissima e al contempo per offrire al lettore un libro che dica anche nella forma la preziosità del suo contenuto.

E se il cielo non piovesse?

Piove, è una giornata grigia. Una goccia di pioggia cade sul foglio da disegno di un bambino e da lì una piccola magia ha inizio. Niente bacchette o sortilegi: l’incanto nasce tutto da una domanda portentosa: E se il cielo non piovesse? Incuriosito da quest’interrogativo che di colpo gli balena in testa, il protagonista del libro parte per un viaggio immaginario alla scoperta dei segreti del cielo.

In un crescendo fantastico che parte dalle reali conseguenze della pioggia e arriva ai passatempi che sole e pioggia si concedono insieme, il racconto di Giorgio Volpe segue leggero un pensiero bambino: un pensiero capace di spingersi molto molto lontano, mosso com’è da immaginazione e curiosità.

Arricchito dalle illustrazioni di Paolo Proietti, che amplificano con grazia la dimensione fantastica e poetica del racconto, E se il cielo non piovesse? è reso disponibile dall’editore Il Ciliegio in un duplice versione: tradizionale e inbook. Quest’ultima presenta il testo in simboli WLS, puntualmente riquadrati e disposti sulla pagina in modo da interferire in meno possibile con la grafica originale dell’albo.

La voce

Da qualche giorno la mamma di Tobia non è a casa perché ricoverata in ospedale. Tobia resta con il papà, poco pratico in cucina ma molto affettuoso e amorevole. Nonostante le sue coccole e gli strappi alla regola del dormire da soli, l’assenza della mamma si fa sentire forte per Tobia. Ogni sera la stanza del bambino pare trasformarsi in una caverna popolata da mostri e una voce misteriosa lancia messaggi spaventosi. Non sarà facile, dunque, per Tobia affrontare il buio e le sue creature più terrificanti. Le cure comprensive del papà, i racconti sollevanti della nonna e, infine, il ritorno a casa della mamma lo aiuteranno tuttavia a fare pian piano i conti con i suoi timori e a ritrovare una serenità che pareva smarrita.

La voce, scritto da Luisa Carretti, è tratto da una raccolta precedentemente pubblicata per gli stessi tipi di Storie Cucite. Nato per affrontare con i più piccoli il tema della paura, il racconto viene qui reso in simboli così da poter raggiungere un più ampio bacino di lettori, compresi quelli che beneficiano di una narrazione supportata visivamente. Come da modello inbook, il testo viene integralmente simbolizzato, il che concorre a rendere la lettura in simboli molto ricca ma anche la pagina piuttosto affollata. Accompagnato da illustrazioni a matita molto delicate e rassicuranti, La voce si presta a una lettura condivisa con bambini la cui dimestichezza con i simboli WLS e con racconti di un certo corpo sia già consolidata.

Ranocchio

Quella di Ranocchio è la storia di un cucciolo smarrito, che trova cura e protezione nella tana di una mamma lupa e che viene adottato dall’intera giungla come fosse da sempre nato lì. Cacciato senza posa dalla tigre, Ranocchio ripaga la grande famiglia che si è generosamente occupata di lui, scacciando con il fuoco il feroce felino.

Asciuttissimo omaggio al capolavoro di Kipling, Ranocchio è frutto di una rielaborazione testuale a cura del gruppo di scrittura collettiva dell’Associazione Arca. Analogamente, le illustrazioni che accompagnano ogni pagina sono nate in seno all’associazione: i disegni del gruppo sono poi stati integrati all’interno delle suggestive tavole del libro dall’illustratrice Debora Antonello, in un lavoro promosso dalla casa editrice Storie cucite e volto alla promozione di una diversa idea di inclusione. Dall’impegno delle numerose persone con diverse abilità coinvolte in questo progetto nasce infatti un libro piacevole da sfogliare e da leggere, contraddistinto da immagini intense, e capace dunque di colpire e toccare un ampio bacino di lettori.

Simbolizzato secondo il modello inbook, Ranocchio presenta un testo essenziale, distribuito in maniera ariosa (con al massimo una o due frasi per pagina) e composto perlopiù di frasi brevi, anche se dalla struttura sintattica non sempre lineare ed elementare. Allo stesso modo, le parole impiegate non sono particolarmente complesse ma il loro uso è non di rado metaforico, il che le rende al contempo meno immediate e più affascinanti. Apprezzabile, d’altro canto, la loro scelta minuziosa e puntuale, che ne valorizza il potenziale evocativo e la qualità sonora: aspetti questi, che uniti al vigore delle illustrazioni, concorrono a rendere forte e piena l’esperienza di lettura offerta da Ranocchio.

La guerra può aspettare

Non c’è mestiere più noioso del soldato in tempo di pace. Hai voglia ad ammazzare il tempo con maratone di tennis in tv, corsi di ricamo e merende sontuose: la noia è dura, durissima da scacciare. Lo sa bene l’esercito del paese di Quaggiù, messo a dura prova da mesi e mesi senza nemmeno un assalto, o che so, una cannonata. Così quando l’agguerrito generale ordina di pulire a modino carri armati e fucili, l’entusiasmo tra le truppe dilaga senza posa. Ma il generale, deciso a dichiarare guerra all’esercito di Laggiù, non ha fatto i conti con la flemmatica saggezza del suo corrispettivo nemico. Pasticcini e gare di tiro a segno, evidentemente prioritarie, gli rendono del tutto impossibile accettare i tempi previsti per la battaglia, che viene dunque rimandata più volte. E anche quando la pazienza a Quaggiù comincia a scarseggiare e l’attacco viene sferrato, con o senza il consenso del nemico, questi riesce a sorprendere i soldati avversari con un’inattesa e sorridente trovata.

Ironicissima e affilata critica all’insensato spirito bellico, La guerra può aspettare mette in luce il potere dell’immaginazione contro ogni perdita di umanità e ridimensiona le imprese guerresche, commisurandone il valore su une scala fatta di bignè, giochi e carnevalate. Scritto e illustrato con surreale leggerezza da Josè Sanabria e Alejandra Viacava, il libro è reso ancor più godibile dalla stampa in maiuscolo e con caratteristiche di alta leggibilità che ne agevolano la lettura anche da parte di bambini alle prime armi con la parola scritta o con maggiori difficoltà di decodifica. Perché il diritto alla lettura, come quello alla pace, sia patrimonio davvero democratico.

Lo squalo senza denti

Chi può avere paura di uno squalo senza denti? Nessuno! Per questo gli squali bulli dell’oceano, convinti che i denti servano solo a spaventare i bambini, deridono chi non ne è provvisto come il protagonista della storia. Non si rendono tuttavia conto che ciò che appare una mancanza, un errore o un limite può rivelarsi un punto di forza. Lo squalo senza denti è infatti il paladino dei bambini che apprezzano sopra ogni cosa il suo essere innocuo e gentile. Al punto che non solo lo cercano in acqua per giocare insieme ma lo riempiono anche di doni carichi di affetto. Uno in particolare si rivela fondamentale per porre fine alle prese in giro degli squali cattivi, mettendo bene in evidenza come non porti sempre fortuna mostrare… i denti!

La storia narrata e illustrata da Albertina Neri è contraddistinta da personaggi e situazioni semplificati al massimo, il cui carattere stereotipato rende chiara la critica di fondo a qualunque atto di bullismo e l’intento di valorizzare la diversità in tutte le sue forme. Le illustrazioni solleticano una certa immediata simpatia per il protagonista, mentre il testo delinea un racconto lineare e facile da seguire. Disponibile anche in versione inbook, Lo squalo senza denti presenta simboli WLS riquadrati e dedicati ad ogni elemento della frase (compresi, per esempio, articoli, preposizioni ecc…) per una lettura accessibile anche a bambini con difficoltà comunicative non alle primissime armi con la CAA.

Gatto e Topo in società

Ispirato a una fiaba tradizionale diffusa dai fratelli Grimm ma non particolarmente nota, Gatto e topo in società è un libro in simboli smilzo e godibile pubblicato dalla casa editrice faentina Homeless Book. Protagonisti sono un gatto e un topo che, decisi ad andare a vivere nella stessa casa, mettono da parte un pentolino di formaggio per le fredde giornate invernali. Il gatto, però, infrangendo l’accordo di godersi il formaggio insieme, si reca più volte in cucina di nascosto per sbafarselo in solitaria. Insospettito dal suo progressivo metter su ciccia, il topo lo interroga dopo ogni furto ma il gatto riesce sempre, non senza una certa arroganza, a svicolare. Fino a quando il formaggio finisce svelando l’inganno agli occhi del topo che, furibondo, si trasforma in un cagnaccio e costringe il gatto alla fuga.

Adattata nel contenuto (le scuse addotte dal gatto risultano più vicine all’esperienza del potenziale lettore ed il topo, alla resa dei conti, riesce a evitare una brutta fine), questa versione di Gatto e topo in società viene proposta con testo in simboli WLS riquadrati e con testo in stampatello maiuscolo. Quest’ultimo predilige strutture lineari e semplici ma non disdegna anche qualche capriola (incisi, per esempio), che lo rendono meno elementare. Come già sperimentato in Cosa vede Don Q?, anche questo libro introduce una componente ludica insolita per i libri in simboli, grazie a un sistema di alette che coprono di volta in volta il gatto nel momento in cui si dà alla ruberia. In questo modo si crea un elemento di sorpresa che, pur senza risultare destabilizzante, arricchisce la lettura. Meno immediate, invece, le illustrazioni dallo stile grafico di Elisa Carpenzano che, pur apparendo prive di dettagli superflui e confusivi, sfruttano forme e inquadrature non scontate che possono renderne un po’ complessa la decodifica.

Ninna nanna per una pecorella

C’è una storia piccola piccola di lupi e pecorelle che sa emozionare anche dopo dieci, venti, cinquanta riletture. È una storia di paura e consolazione, che usa figure care e familiari all’immaginario infantile e che sceglie e dispone le parole con cura minuziosa per cullare con garbo le orecchie e i sogni di chi vi si immerge. Così l’avventura della pecorella smarrita che affronta la notte buia e solitaria prima di essere accolta e adottata dalla più inaspettata delle mamme, diventa una coccola da ascoltare e riascoltare, godendo al contempo di illustrazioni che fanno dei contorni spessi e dei colori pieni la chiave per un’ipnotica attrazione nei confronti dei più piccoli. Nel tratto netto e inconfondibile di Massimo Caccia c’è infatti una capacità ammirevole di togliere, togliere, e ancora togliere ciò che non serve, lasciando all’essenziale la misura che merita e costruendo efficaci rimandi tra le pagine basati su forme, linee e tonalità.

A dieci anni dalla sua pubblicazione per i tipi di Topipittori, Ninna nanna per una pecorella va oggi ad arricchire la collana de I libri di Camilla, nata su iniziativa di Uovonero per rendere finalmente accessibili anche a bambini con difficoltà comunicative e di decodifica del testo alfabetico alcuni degli albi più belli e apprezzati dai giovani lettori. La delicata ninna nanna di Eleonora Bellini, dal canto suo, offre una sfida interessante per la simbolizzazione, perché si inoltra in punta di piedi sul terreno della poesia, ancora piuttosto inesplorato non solo dai libri di Camilla ma in generale dal panorama dei libri in simboli. Non mancano quindi strutture sintattiche non lineari (per esempio: Incontra la pecorella una mamma lupo) o figure raffinate (come Ti sarò mamma, casa e sentiero / ti darò sogni di erba e trifoglio / sonno di latte, letto di figlia) che tuttavia mantengono una certa chiarezza e decifrabilità, anche grazie al supporto di una costruzione testuale essenziale e ricca di anafore.

L’intero libro, inoltre, per come è concepito e strutturato – con le ampie illustrazioni a doppia pagina in alto e il testo regolarmente piazzato nella striscia più bassa – ben si presta a un lavoro di adattamento che non ne snaturi l’armonia compositiva grafica. Il risultato è un albo che mantiene la finezza della versione originale, proponendo un’occasione di lettura ricercata e senz’altro fuori dagli schemi a bambini cui spesso vengono proposti solo testi più immediati e piatti: una proposta coraggiosa, insomma, e anche per questo preziosissima, che celebra con forza il diritto di tutti non solo a leggere ma anche a sperimentarsi e a crescere come lettori.

L’invenzione che ho inventato

Se c’è una lezione che il Piccolo Principe ci ha insegnato bene è quella di guardare oltre le apparenze, perché quello che può sembrare un cappello può rivelarsi in realtà una pecora ingoiata da un boa. Ecco, un bell’omaggio a quella preziosa lezione ci pare di scorgerlo nel delizioso albo L’invenzione che ho inventato, da poco reso disponibile dall’editore Storie Cucite in versione tradizionale e in versione inbook.

Protagonista della storia è Tommaso, un bambino operoso e creativo che, armato di fogli e pastelli, disegna un’invenzione geniale da lui stesso messa a punto. In cosa consista non lo scopriamo fino all’ultimo (e non lo riveleremo certo qui!) perché tutte le persone che Tommaso incontra vanno troppo di fretta, hanno uno sguardo troppo superficiale o sono troppo supponenti per coglierne davvero il senso, liquidando presto l’invenzione come una casa troppo storta, dal comignolo troppo alto, dal design antiquato o addirittura fatta al contrario. Solo alla fine, quando ormai Tommaso è del tutto scoraggiato al punto da gettare il suo lavoro nel cestino, trova il sostegno dovuto nella sua compagna Clara che capisce senza indugi in cosa consista la sua invenzione  e ne coglie al volo tutta la genialità.

Rispettoso del più autentico spirito infantile, L’invenzione che ho inventato dice in maniera davvero delicata e puntuale l’importanza di mantenere uno sguardo fresco sulle cose e di prestare attenzione al loro senso più nascosto, restituendo a chi sa mostrare un pensiero divergente tutto il rispetto e il valore che merita.

Il libro si compone di pagine ampie in cui il testo in simboli WLS riquadrati trova adeguatamente spazio, agevolando così la lettura p. Adatto a un pubblico di lettori un pochino rodati – data per esempio la presenza di frasi piuttosto lunghe e di strutture sintattiche dalla linearità variabile – L’invenzione che ho inventato offre un’occasione per sperimentare non solo una lettura non scontata ma anche possibilità immaginative nuove.

Un riccio per amico

C’è una tenerezza diffusa e contagiosa, tra le pagine dell’albo Un riccio per amico: una tenerezza che si esprime attraverso uno storia che celebra il valore della gentilezza, attraverso le parole di un protagonista tenace e generoso, e attraverso le illustrazioni delicate che quella storia e quelle parole completano con grazia. Alice Campanini – autrice e illustratrice del libro – confeziona cioè un racconto che profuma di bosco e di amicizia e che fa dello sguardo premuroso e positivo su chi e su ciò che ci circonda, un approccio alla vita capace di ripagare sempre chi lo adotta.

Quello sguardo premuroso e positivo il lettore lo riconosce fin da subito nel riccio Filippo che un giorno, durante una passeggiata autunnale,  incontra per caso un suo simile nel bosco. È un suo simile un po’ particolare a dire il  vero, stranamente silenzioso e immobile, e questo fa pensare a Filippo che lo sconosciuto possa essere triste e desideroso di un amico. Convintosi di ciò, Filippo si prodiga in ogni modo per procurare al riccio appena incontrato ciò che potrebbe rallegrarlo – un po’ di compagnia, un delizioso fungo da rosicchiare, un riparo per la pioggia, una buona colazione. Tutto sembra inutile ma gli sforzi di Filippo troveranno infine la meritata soddisfazione quando quel riccio così taciturno e impassibile rivelerà la sua vera natura – non del tutto simile, in effetti, a quella del protagonista – rivelando a quest’ultimo che proprio nella diversità possono celarsi doni meravigliosi.

Un riccio per amico nasce in casa Storie Cucite in una doppia versione: tradizionale e in simboli. Quest’ultima  segue in particolare il modello inbook con ricorso a simboli WLS in bianco e nero e riquadrati, testo minuscolo e simbolizzazione di tutti gli elementi della frase singolarmente presi. Il testo contraddistinto da frasi variegate – brevi e semplici ma anche articolate e composte da più di una coordinata e/o subordinata -, elementi pronominali, soggetti talvolta non esplicitati e strutture sintattiche non sempre strettamente lineari appare piacevole e ricco e risulta particolarmente apprezzabile da parte di parte di bambini con difficoltà non troppo marcate o una pratica di lettura già rodata.

Brucoverde

È senz’altro uno dei bruchi più longevi dell’intera storia della letteratura per l’infanzia, Brucoverde. Nato nel 1977 con un compito importantissimo – quello di inaugurare la collana Libri coi buchi de La coccinella – l’animaletto creato da Giorgio Vanetti e Giovanna Mantegazza festeggia i suoi splendidi 42 anni con una nuova veste che non si sostituisce ma si affianca a quella originale. Brucoverde è infatti uno dei titoli che, grazie al progetto I libri per tutti promosso dalla fondazione torinese Paideia, sono stati tradotti in simboli WLS così da risultare accessibili anche a bambini con difficoltà comunicative.

Il progetto prevede la trasposizione digitale dei titoli scelti e simbolizzati, così da sfruttare al meglio le potenzialità in termini di personalizzazione della lettura offerte dalle nuove tecnologie. Le avventure di Brucoverde, scaricabili dal sito Scuolabook e fruibili da pc, tablet o smartphone,  possono così essere apprezzate dal giovane lettore in diversi modi, selezionabili sulla base delle sue specifiche esigenze. È possibile infatti la lettura basata sul modeling automatico – per cui i simboli vengono messi via via in evidenza mentre procede l’audio ad essi corrispondente -, quella basata sul modeling manuale – per cui i simboli vengono messi in evidenza man mano che vengono toccati e solo a quel punto si attiva l’audio corrispondente – , o ancora quella più tradizionale non basata sui simboli ma sul testo alfabetico che può essere ascoltato attivando l’audio o letto in autonomia: una molteplicità di possibilità, questa, che evidenzia bene l’intento inclusivo del progetto che intende rivolgere i libri non solo ai bambini con esigenze speciali di lettura ma anche ai loro compagni o fratelli che magari prediligono una lettura più consueta. Il libro digitale, così come è concepito, offre inoltre un coinvolgimento interattivo a diversi livelli: dal cambio pagina attivabile con un comando giocoso, alle illustrazioni animabili in determinati punti al tocco o al trascinamento, fino alla specifica sezione di giochi che propone piccole attività di svago o di rafforzamento della familiarizzazione con i simboli incontrati nel racconto.

La storia del bruchino affamato che di fronte a ogni frutto o ortaggio appetibile viene ripreso da qualche animale e invitato a cercare un altro alimento, fino al felice banchetto a base di foglie che gli consente di trasformarsi in farfalla, viene mantenuta intatta nella sua freschezza e semplicità. Si tratta di una storia lineare in cui a ogni pagina avviene un incontro (con un alimento e con un animale ammonitore) senza che i diversi personaggi si sovrappongano o affollino confusivamente la pagina. Anche le illustrazioni, in questo senso, concorrono a definire la felice pulizia della storia, grazie a rappresentazioni nette, colorate, prive di fronzoli e in cui l’animale di volta in volta comparso sulla scena a fianco del bruco si differenzia dalle altre figure per stile rappresentativo (più realistico e in bianco e nero). Il testo, già di per sé abbastanza essenziale, viene ulteriormente adattato per mano della stessa autrice così da renderlo più funzionale alla  simbolizzazione. Quest’ultima sfrutta dal canto suo la collezione di simboli WLS, riquadrati, contraddistinti da testo in minuscolo e impiegati in maniera non troppo rigida. La scelta fatta dalla traduttrice è quella infatti di non simbolizzare tutti gli elementi del testo singolarmente presi (le negazioni e gli articoli per esempio, sono uniti al verbo o al soggetto cui fanno riferimento) ma di privilegiare un equilibrio tra dettaglio e fluidità di lettura.

Nel caso del Brucoverde, infine, alla versione digitale si affianca anche la versione cartacea (la maggior parte dei libri coinvolti nel progetto prevede invece solo quella digitale) che cerca di mantenersi il più possibile fedele, anche nell’aspetto,  a quella originale. Rimane perciò intatta la divisione tra testo (sulla pagina di sinistra) e illustrazione (a tutta pagina sulla destra), ma soprattutto la costruzione dell’oggetto-libro intorno ai buchi concentrici che consentono un’esplorazione attiva da parte del bambino e una forma di lettura capace di implicare sensi diversi.

Il mago di Oz

Il lavoro che negli ultimi anni Erickson ha portato avanti sul fronte dell’adattamento dei classici della letteratura per l’infanzia a uso di lettori con difficoltà comunicative è importante e prezioso. Lo è soprattutto perché condotto con grande rispetto a attenzione nei confronti dei testi originali e con il coinvolgimento di molteplici figure le cui diverse professionalità sono garanzia di un prodotto finale che unisce con efficacia accessibilità e qualità estetica. Lo avevano mostrato già i primi due titoli della collana I classici con la CAAPinocchio e Il piccolo principe – e tornano ora a confermarlo i titoli più recenti come Il mago si Oz.

Felicemente illustrato da Giulia Orecchia, il libro restituisce al lettore tutta la vivacità dell’immaginario di Lyman Frank Baum con tavole in cui i colori si fanno protagonisti e i personaggi  toccano nel vivo la fantasia del lettore. Le incisive illustrazioni dell’artista milanese sono frequentissime (una ogni doppia pagina), il che concorre a rendere il libro una vera delizia per gli occhi e a fare dell’immagini un elemento chiave per l’aggancio, la comprensione e la rappresentazione della storia nella mente del lettore.

Per quanto semplificato e adattato, infatti, il racconto non è affatto banale sia per la ricchezza di eventi e personaggi coinvolti, sia per la lunghezza e il corpo del testo. Dal punto di vista narrativo vengono mantenuti infatti tutti gli episodi principali del romanzo – dall’incontro con il Boscaiolo di stagno, lo Spaventapasseri e il Leone all’arrivo nel regno di Oz, dall’incontro con la strega dell’Ovest all’avventura con le Scimmie Volanti, dalle ricompense del grande Oz al ritorno a casa – mentre da quello sintattico non mancano frasi di una certa lunghezza o composte da subordinate ed elementi lessicali poco comuni. Il libro si pone dunque come proposta di lettura adatta a un pubblico con difficoltà non troppo marcate e/o con una certa dimestichezza già accumulata con la lettura in simboli.

Scelti all’interno della collezione di WLS (Widgit Literacy Symbols), questi coinvolgono tutte le parti del testo (non solo quelle lessicali, quindi) e comprendono sia l’elemento alfabetico sia l’elemento grafico all’interno del riquadro. La loro distribuzione sulla pagina, come da modello inbook, segue la punteggiatura della frase così da rendere più agevole la lettura. Allo stesso scopo va sottolineata l’iniziativa dell’editore di corredare il volume cartaceo di una registrazione audio del testo, scaricabile gratuitamente grazie a un codice inserito in prima pagina: un accorgimento tutt’altro che irrilevante nell’ottica di rendere la fruizione del racconto il più possibile ampia e adatta a esigenze differenti.

Una giornata di sole

Una giornata di Sole è una raccolta di microstorie quotidiane che vedono protagonista un cane di nome Sole. Pelo chiaro ed energia da vendere, Sole si trova ad affrontare diverse situazioni per lui perlopiù nuove – dall’incontro con il gatto neo-inquilino di casa al primo pomeriggio senza la sua padrona, dalla rottura del pupazzo preferito ai tuffi nel fiume – e le emozioni che da esse derivano. Attraverso ciò che accade al cucciolo peloso – soggetto capace di suscitare grande interesse e di rivelarsi familiare a numerosi bambini – il libro offre semplici e spendibili spunti anche per riflettere e riconoscere le emozioni umane. Non a casa al termine del volume si trovano alcuni suggerimenti di attività che genitori e insegnanti possono proporre sul tema ai loro bambini.

Pubblicato da Homeless Book in simboli WLS, Una giornata di Sole presenta un testo lineare ma non minimale, composto perlopiù di frasi brevi o coordinate e contraddistinto da un lessico quotidiano. Le illustrazioni semplici ma attente soprattutto a rendere con precisione le emozioni dei protagonisti – vero focus del libro – aiutano a rafforzare l’aggancio con il racconto il quale, grazie a una struttura frammentata in tante piccole storie, si presta agevolmente anche a una lettura in più momenti.

Il tesoro del labirinto incantato

Cinque amici e un tesoro da trovare: nel parco dove regolarmente si trovano a giocare il pettirosso Red, la tartaruga Gaia, la talpa Pino, il riccio Valentino e la gatta Lola, compare infatti un giorno labirinto misterioso. Come esplorarlo per esser certi di arrivare al tesoro che cela? La saggia Gaia suggerisce di muoversi tutti insieme così da unire forze e talenti e l’idea si rivela vincente. Il fine ingegno della tartaruga, l’olfatto sopraffino della talpa, la vista acuta del riccio e quella ampia del pettirosso, uniti alla memoria  ben allenata della gatta portano il gruppo dritto alla meta e alla scoperta di un tesoro che più sorprendente non potrebbe essere, non solo per i protagonisti ma anche per Tommy e Viola che la storia del labirinto la ascoltano dalla zia Susanna in una sorta di storia-cornice che racchiude quella principale. Tommy ha infatti una gamba rotta e questo gli impedisce di andare a divertirsi al parco ma l’ascolto della storia del labirinto lo porta a entusiasmarsi all’idea di un parco in cui tutti possano giocare insieme, proprio come Red, Gaia, Pino, Valentino e Lola. Sicché a sua volta si impegna per progettarne uno e fare in modo che possa diventare reale!

Perché di parchi così, in cui il gioco possa essere effettivamente condiviso al di là di eventuali limiti sperimentati da qualcuno o più semplicemente di esigenze ludiche differenti, non ce ne sono molti nel nostro paese. Ed è un peccato. Quello al gioco è infatti un diritto sacrosanto  e l’ambito della progettazione dei parchi è uno di quelli in cui un approccio inclusivo, che tenga cioè conto delle esigenze di tutti, compreso chi vede male o non vede affatto, chi non può correre o arrampicarsi e chi può farlo ma con cautela, non può che risultare arricchente per tutti. Proprio da questa idea nasce il progetto che ha dato vita a Il tesoro del labirinto incantato, frutto del lavoro coordinato di moltissime realtà sensibili al tema del diritto al gioco e costruito con l’esplicito intento di portarvi l’attenzione dei lettori. Il libro, dal canto suo, propone una storia semplice in cui la diversità è chiaramente incarnata da personaggi zoomorfi dalle caratteristiche ben marcate, tanto nella mancanza (la cecità di Pino o la difficoltà a muoversi di Gaia, per esempio) quanto nella ricchezza di risorse complementari: una storia che, nella sua piana e facile rappresentazione, mira  a rendere concretamente apprezzabile anche da lettori inesperti l’idea che la diversità, nel gioco come nella vita, possa e debba essere un’opportunità.

Ma l’impegno delle realtà che hanno dato vita al libro e al parco inclusivo a cui esso si ispira (parco che proprio grazie a parte dei proventi del libro potrà prendere vita), non si è limitato al confezionamento di una storia dal messaggio chiaro e incisivo ma si è apprezzabilmente allargato alla sua resa il più possibile accessibile. Il tesoro del labirinto incantato presenta infatti sulla stessa pagina il testo in quattro versioni differenti – una più articolata, in nero, minuscolo e con font ad alta leggibilità Easyreading, una più piana ed elementare, in nero, maiuscolo a grande carattere, una in Braille e una simboli WLS – un’attenzione allargata a diverse esigenze di lettura che davvero raramente si è trovata all’interno di un volume. Grazie a un QRcode inserito nella seconda pagina, inoltre, è possibile ascoltare il testo in formato audio. Le illustrazioni, infine, si presentano ben contrastate e propongono rappresentazioni a tutta pagina prive di eccessivi dettagli, così da risultare a loro volta massimamente fruibili.  Interessante e degno di nota, a proposito di questo lavoro a 360° sull’accessibilità, il fatto che il libro sia nato dalla cooperazione di realtà editoriali contraddistinte da competenze diverse come Camelozampa, Puntidivista o la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi. Perché anche quando si parla di lettura accessibile l’insegnamento  di Red, Gaia, Pino, Valentino e Lola è chiaro: fare rete e mettere insieme abilità, conoscenze e talenti diversi non può che portare a un vero tesoro!

Prima o poi

Un filo può raccontare tante cose: un percorso, degli incontri, delle emozioni, una crescita. La vita, insomma. Questo è, in particolare, quello che ha saputo vedere in un (apparentemente!) banalissimo  filo di cotone Isabella Christina Felline, autrice dell’interessante libro tattile Prima o poi. Protagonista del volume è infatti proprio un filo bianco che da groviglio iniziale, attraverso un cammino non privo di ostacoli e preoccupazioni, trova finalmente la sua strada e capisce come diventare qualcosa di speciale (cosa non lo riveleremo per amor di sorpresa!). Nelle sue incertezze e défaillance ma anche nel suo tirare fuori la grinta e conquistare la propria identità si legge tutta la  fragilità umana, soprattutto in un momento di crescita e passaggio, al punto che nonostante l’apparente semplicità il libro parrebbe adattissimo ad esser letto e apprezzato non solo da bambini ma anche e soprattutto da adolescenti e preadolescenti.

Sfruttando le potenzialità fisiche e figurate di un oggetto semplice ma versatile come un filo – la lunghezza, la districabilità, la sottigliezza, per esempio – l’autrice crea un personaggio simbolico che invita a cogliere l’unicità di ciascuno e il suo diritto a riconoscersi speciale. Elegante nella sua veste bianca e nera (pagina nera su cui poggiano il filo bianco e il riquadro del medesimo colore che riporta il testo tradizionale e in Braille), Prima o poi propone un’occasione di lettura tanto accessibile quanto suggestiva. Le illustrazioni interamente composte dal filo che cambia forma, posizione e aspetto facilitano il riconoscimento tattile senza per questo renderlo banale o privo di sfumature. Le peculiarità e il valore metaforico di un filo di volta in volta, per esempio, aggrovigliato, liscio, composto, sfibrato o sferruzzato rafforzano e amplificano infatti il senso di una storia che non dice ma suggerisce, non indica ma evoca.  Frasi fulminee e parole che come prismi moltiplicano le sfaccettature e le possibilità di significato del racconto, offrono infatti la chiave per agganciare il lettore e risuonargli dentro a lungo.

Buon appetito. Un, due, tre… pappa!

L’interesse della casa editrice Bertoni nei confronti degli inbook e del loro potenziale nei confronti di bambini con e senza bisogni comunicativi complessi ha dato i suoi primi frutti nel 2018, con la pubblicazione de Il trenino Andrea va in montagna, seguito a stretto giro da Buon appetito. Un, due, tre… pappa!. A differenza del primo, edito soltanto in simboli, questo secondo volume nasce come alternativa adattata di un libro omonimo tradizionalmente stampato.

Tema dell’inbook in questione è, come anticipato dal titolo, il momento della pappa, qui positivamente trattata con attenzione agli stimoli multisensoriali e alle occasioni di socialità che esso offre. Il punto di vista preso in considerazione è quello di un paffuto bambino che dalla posizione privilegiata del suo seggiolone assiste alla preparazione di deliziosi manicaretti, partecipa con gusto al loro assaggio e si gode infine, a pancia piena, il momento ludico che segue il pasto. Una routine molto semplice e molto familiare è dunque al centro di questo volume smilzo nel formato e nel contenuto, che invita a trasformare il momento del pranzo in un momento di condivisa gioia.

Scritto in rima senza grandi ambizioni, con ampio ricorso per esempio a diminutivi, il testo si compone di frasi perlopiù brevi e semplici. Non sempre sviluppate linearmente, queste non mancano di termini poco usuali o dialettali che aumentano la complessità della lettura. I simboli utilizzati, come da modello inbook, sono i wls, riquadrati, in bianco e nero e scelti per tutti gli elementi del testo, compresi per esempio pronomi, preposizioni e articoli. A completare il tutto una serie di illustrazioni dai colori pieni e netti che sottolineano il tono positivo del testo.

Il trenino Andrea va in montagna

Avviato ormai da alcuni anni, il progetto che mira alla diffusione degli inbook grazie al coinvolgimento di diverse case editrice continua a crescere. Bertoni è uno degli editori che più recentemente ha aderito all’iniziativa, proponendo in Comunicazione Aumentativa e Alternativa, secondo il modello proposto dal Centro Studi Inbook, due dei suoi titoli: Il trenino Andrea va in montagna e Buon appetito. Un, due tre… pappa!.

Il primo racconta la giornata speciale del trenino Andrea, trovatosi ad attraversare un’innevata montagna. Qui il protagonista fa la conoscenza di un pupazzo di neve e di uno spazzaneve che, gentilissimi, lo aiutano a prendere confidenza con la neve e il gelo. Tra i tre nasce quindi un legame, suggellato da un dono a tema davvero prezioso fatto da Andrea ai suoi nuovi amici. Il libro, nato in seno alle attività didattiche di un asilo nido e successivamente trasformato in volume con tutti i crismi grazie alla sensibilità dell’editore perugino, palesa nel testo e nelle illustrazioni la sua origine artigianale, ciononostante offre una storia piana e senz’altro capace di catturare l’attenzione dei più piccoli data l’implicazione narrativa di mezzi amatissimi come il treno e lo spazzaneve.

Il testo, dal canto suo, si presenta meno semplice e lineare di quel che ci si aspetterebbe, con frasi piuttosto lunghe e articolate, composte da diverse coordinate o subordinate: il che lo rende più adatto a una lettura ad alta voce per bambini piccoli che non a primi tentativi di lettura autonoma. La simbolizzazione, come da modello, concerne tutte le parti del testo, anche quelle non lessicali, e prevede la parte alfabetica (in stampatello minuscolo) e la parte grafica (in bianco e nero) riunite all’interno del riquadro. Le illustrazioni, infine, presentano soggetti piuttosto grandi e dai colori decisi allorché i contorni non risultano nettissimi.

Confini

Capita talvolta di imbattersi in libri così ricchi e folgoranti che dirne diventa cosa difficile. Difficile scegliere da dove partire, difficile trovare le parole aderenti alla meraviglia, difficile condensare una gran mole di spunti in poco spazio. Ecco, Confini è in tutto e per tutto uno di quei libri: un volume cioè su cui vale la pena attardarsi e lasciar sedimentare folgorazioni e lampi.

Di un’attualità purtroppo disarmante, il libro curato da Antonella Veracchi e Michela Tonelli percorre i diversi tipi di barriere che limitano o impediscono non solo gli spostamenti delle persone ma anche e soprattutto le loro relazioni. I confini, così come il libro illustra in maniera davvero incisiva, sono infatti geografici ma anche mentali, culturali e comunicativi. Così, sfogliando ed esplorando le pagine essenziali ma densissime di pensiero che compongono questo albo, ci si trova ad attraversa corsi d’acqua e catene montuose, distese desertiche e muri altissimi, barriere metalliche e labirinti di parole: linee “accoglienti o respingenti”, a seconda dello sguardo che vi si posa e dell’atteggiamento che ne nasce. “Apriamo i confini” è l’invito conclusivo, che accompagna una busta in cui si raccolgono le testimonianze di chi lunghi viaggi e duri superamenti di confini, negli anni, li ha sperimentati sulla sua pelle e a cui si possono aggiungere i racconti degli stessi lettori. Un invito schiettissimo, chiaro e netto – in pieno e voluto contrasto con il tono evocativo delle altre pagine – reso necessario da un tempo in cui dire a voce alta da che parte si sta si è fatto drammaticamente importante.

Ecco, già così, per la maniera fortissima in cui il tema dello sconfinamento viene trattato, Confini meriterebbe una certa attenzione. Ma ciò che lo rende davvero straordinario, in realtà, è la maniera in cui il libro è costruito, latrice a sua volta di un messaggio forse ancor più potente. Confini non è infatti un comune libro tattile – composto cioè di illustrazioni a collage materico esplorabili e decodificabili anche al tatto e proposto dall’editore anche in una versione arricchita dal Braille – ma è un libro tattile in cui le mani non servono solo per godere delle illustrazioni ma anche e soprattutto per tessere relazioni.  In che modo? Il libro è costruito per essere aperto in verticale e per essere letto in tandem, da due lettori posti l’uno davanti all’altro grazie a un testo e a delle immagini che si presentano specularmente su una pagina e su quella di fronte. Questo fa sì che tra i due lettori si debba necessariamente stabilire una connessione, quantomeno per capire chi legge cosa e con che ritmo. Si legge insieme? Si legge un pezzo ciascuno? Ciò che c’è scritto su una pagina è uguale a ciò che c’è scritto su quella del compagno? L’unico modo per trovare delle risposte è mettere in moto la lettura, buttarsi, sperimentare. E questo di per sé chiede un primo moto di avvicinamento, di empatia. Dopodiché la spinta vera viene dalle immagini e in particolare dalla loro forma e collocazione. Costruite sfruttando meccanismi insoliti e ingegnosi come il labirinto o il popup e poste sempre a cavallo tra le due pagine, queste portano infatti inevitabilmente le mani dei lettori ad approssimarsi, toccarsi, prendere le misure e financo intrecciarsi in quella che pare una danza solitaria che diventa poco a poco un passo a due. Così, senza precise indicazioni se non quella di affrontare il viaggio della lettura insieme a qualcun altro posto di fronte, il libro si anima e un vero e proprio sconfinamento si attua, restituendo al lettore il senso più autentico del volume che ha tra le mani. Perché sconfinare, letteralmente e metaforicamente, significa avere l’occasione di allargare il proprio orizzonte, di guardare oltre, di incontrare l’inatteso.

Chiedendo silenziosamente di essere agito, Confini dà avvio a una possibilità di incontro inattesa e capace di smuovere nel profondo. Si fa cioè vero motore di relazione, il che ne rivela una potenza davvero straordinaria. Imperdibile.

 

 

 

Il brutto anatroccolo

Non è raro che le fiabe tradizionali affrontino il tema delicatissimo della diversità. Tra di esse, quella scritta da Andersen e dedicata alla vicenda del brutto anatroccolo è forse una delle più note e diffuse. Con grande semplicità, infatti, e senza pesanti artifici, questa offre un invito toccante e diretto a non fidarsi delle apparenze e a cogliere il valore aggiunto che una differenza più o meno evidente può celare.

Proposta, negli anni, in varie vesti editoriali, la fiaba del giovane cigno che crede di essere un anatroccolo viene proposta da Homeless Book in una versione accessibile anche a bambini con autismo e bisogni comunicativi complessi.

Per i tipi dell’editrice faentina, l’autrice Valentina Semucci ha infatti rielaborato il testo tradizionale in modo da renderlo più piano e semplice – frasi poco numerose, brevi e coordinate; struttura lineare e lessico quotidiano – ma comunque fluido e scorrevole. La simbolizzazione dal canto suo, che ricorre alla collezione WLS, prende in considerazione solo gli elementi con valore lessicale, risultando così accessibile anche a bambini più piccoli, con difficoltà più marcate o con minore dimestichezza alla decodifica dei simboli.

Le illustrazioni privilegiano uno stile grafico in cui i contorni sono netti, i colori pieni e i dettagli poco numerosi.

Peter Pan

Novità tattile nata in casa L’albero della Speranza, Peter pan intende offrire anche ai lettori con una disabilità visiva un assaggio delle vicende fantastiche elaborate da Barrie. Nelle pagine rilegate a spirale che compongono il volume si condensano infatti le avventure di Wendy e dei suoi fratellini, condotti da Peter e da Trilly sull’Isola che non c’è e resi partecipi del celebre scontro con Capitan Uncino. Ci sono dentro le pagine dell’albo il volo notturno, l’esplorazione della Laguna delle Sirene, dell’Accampamento indiano e della Rocca del teschio, il rapimento di Trilly, il duello con le spade e l’incontro con il Coccodrillo: un concentrato di avventura che sta proprio un po’ stretto in un numero così contenuto di pagine e che si presta  più a soddisfare la curiosità e la fantasia di chi già forse conosce la storia dell’eterno bambino che non quella di chi ne è del tutto digiuno.

Peter pan  fa parte della collana Il tocco magico edita dalla casa editrice eporediese, specializzata proprio in volumi tattili. Sia i testi e sia le illustrazioni sono firmati da Anna De Stefano, già curatrice dei precedenti titoli della collana (tra cui Il principe e Pinocchio) che condividono con quest’ultimo impostazione e cifra stilistica. Ritroviamo anche qui infatti un racconto molto asciutto, attento principalmente a sintetizzare gli avvenimenti e ad anticipare ciò che le dita scopriranno nella pagina accanto, e affiancato da illustrazioni di stampo figurativo, in cui gli umani  sono sempre in primo piano, rappresentati nella loro interezza e in maniera piuttosto dettagliata. La ricerca e l’invenzione – caratteristiche importanti di un ambito editoriale quale quello tattile – si concentrano qui dunque su altri aspetti, quali per esempio la scelta di materiali adatti a rappresentare i singoli dettagli (come la carta sottilissima da imballaggio impiegata per la nave fantasma del finale) o la cura per i particolari (come la catenella mobile alla caviglia di Trilly liberata).

Il cappello del mago

Convincere i bambini ad andare a letto a volte richiede abilità prossime alla magia. Diverso è il discorso, se la magia sono i bambini stessi a compierla! Se come Arturo, infatti, il piccolo di casa  è un giovane prestigiatore allora il rito della nanna si compie quasi da sé, con tanto di gran finale a sorpresa. Basta in quel caso un cappello portentoso da cui tirare fuori non colombe, non conigli e non mazzi di carte ma cuscini, coperte e libri: tutto il necessario per una buonanotte perfetta!

Costruito con efficace semplicità sul meccanismo della sorpresa – quella che si genera nello scarto tra i prodigi più consueti e quelli realmente messi in atto dal Mago Arturo – il libro tattile Il cappello del mago propone una lettura piacevole e piuttosto abbordabile anche in caso di disabilità visiva.

Particolarmente immediate  e riconoscibili risultano le illustrazioni a collage materico dedicate al cappello del protagonista e ad alcuni degli oggetti che questi fa comparire come la coperta e il cuscino. A queste si affiancano poi delle illustrazioni in bianco e nero a disegno puntinato – in cui cioè il contorno della figura risulta leggermente in rilievo grazie a un sistema di puntini percepibili al tatto – che nonostante la semplicità delle figure appaiono più complesse da decodificare senza l’uso della vista.

Il libro presenta una rilegatura a spirale che consente un’agevole esplorazione al tatto di tutte le componenti della pagina e un’impostazione grafica molto basica che non appaga forse molto l’occhio ma che risulta funzionale alla lettura tramite le dita. Su di uno sfondo bianco poco animato dalla presenza delle figure, dalla funzione perlopiù descrittiva, testo e immagini si trovano sulla stessa facciata ma sono disposti in modo tale da non confondere il lettore. Un’ultima notazione la merita forse il prezzo – 15 euro – che non solo è molto contenuto per un libro tattile ma è anche identico a quello della versione standard del libro priva di attenzioni specifiche per un pubblico con disabilità.

 

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Col naso all’insù

Si può volare in tanti modi: con le ali, certo, ma anche con l’immaginazione, con le emozioni, con il pensiero e con i sogni. A riflettere su queste molteplici possibilità è la protagonista dell’albo Col naso all’insù, bambina curiosa e pensosa che si lascia affascinare dal movimento aereo di sinuosi pennuti. Alla sua domanda direttissima “Cos’è il volo?”, l’uccello da lei interpellato risponde indicando tutto ciò che occorre per librarsi – dalla leggerezza la coraggio, dalla pazienza alla fantasia – avviando un dialogo denso e insieme rarefatto su ciò che consente a un individuo di “abbandonarsi al proprio vento”. Non vi è dunque una storia vera e propria, tra queste pagine, ma piuttosto una riflessione ad alta voce che porta la protagonista a conoscersi e a conoscere un pochino di più le sue potenzialità.

Il libro, scritto da Simonetta Angelini e proposto dall’editore Il Ciliegio anche in una versione in simboli, schiude quindi possibilità di riflessione e interpretazione molto personali nel lettore, anche grazie ad affascinanti ed essenziali illustrazioni firmate da Cristina Lanotte. D’altra parte, proprio quest’animo fortemente metaforico della narrazione, rende la sua fruizione in simboli da parte di bambini la cui capacità di astrazione è spesso compromessa, una sfida molto ardua e rischiosa. Un’espressione come “Il coraggio è un cuore tanto grande da farci entrare nel cielo”, per esempio, condensa in pochissime parole diversi concetti molto complessi da cogliere e interpretare proprio per il loro carattere astratto, allusivo e simbolico che difficilmente intercetta e incontra il favore di lettura di bambini  con autismo. È senz’altro positivo, si badi bene, il fatto che anche grazie a libri come questo la varietà delle possibilità di lettura offerte ai bambini (e ragazzi) con bisogni comunicativi complessi sia sempre più ampia e che la difficoltà non diventi ostacolo insormontabile alla proposta di sfide e percorsi nuovi. Occorre però prestare attenzione, nel momento in cui si decide di proporre volumi così complessi e distanti da un modo molto concreto di conoscere il mondo, a valutarne la reale fruibilità da parte del singolo lettore.

Agatino

Placido e mansueto, Agatino è un dinosauro rosa che vive con insofferenza il suo aspetto ingombrante e poco rassicurante. Ovunque vada, infatti, la gente scappa e grida benché il suo intento sia solo quello di farsi degli amici. Anche il gatto Bepi Miao cerca di mettersi in salvo su un aliante quando vede Agatino al volante di un’auto, intento a prendere la patente. Solo che di quell’aliante, Bepi Miao perde il controllo finendo in cima a un abete da cui non riesce a scendere. Per riportarlo a terra serve proprio l’aiuto di qualcuno grande e grosso. Facile immaginare di chi possa trattarsi e il positivo effetto che il salvataggio può avere sulla sua fama di creatura spaventosa!

Proposto dall’editore Il Ciliegio in una versione standard e in una versione in simboli, tradotta secondo il modello Inbook, Agatino è un albo che unisce un racconto in cui gli eventi più incredibili – come un dinosauro che si mette al volante di un’auto o un gatto che pilota un aliante – sono snocciolati uno via l’altro con grande naturalezza, uno stile narrativo che preferisce accennare a descrivere nel dettaglio e delle illustrazioni dense e piene oltre che contraddistinte da un singolare stile vintage.

Il risultato è una libro interessante anche se non immediatissimo da incasellare e consigliare a un pubblico preciso poiché alla semplicità di taluni elementi (come lo sviluppo lineare, il coinvolgimento di pochi personaggi e la sequenza di un numero contenuto di eventi circoscritti) che lo renderebbero adatto a bambini più piccoli o con difficoltà maggiori, si affianca la complessità di altri (come la comparsa di un personaggio come Teresa, amica di Agatino di cui nulla si sa, la presenza di alcuni sottintesi, la costruzione di alcune frasi in maniera suggestiva ma a tratti sfuggente).

Dracula

Prosegue la preziosa esperienza di Parimenti, la collana di libri in simboli pensata per consentire l’accesso di giovani-adulti con difficoltà comunicative e cognitive ad alcuni grandi classici della letteratura internazionale. Dopo la felice pubblicazione de Il diario di Anna Frank, il 2018 ha portato infatti un secondo apprezzabile titolo, sempre edito da la meridiana e realizzato grazie alla collaborazione tra l’editore pugliese, il Centro Documentazione Handicap di Bologna e l’Associazione Arca Comunità “L’arcobaleno”. Si tratta in particolare dell’adattamento del capolavoro di Bram Stoker, Dracula.

Costruito, nel rispetto dell’originale, come un puzzle di diari e testimonianze di diversi personaggi, anche il Dracula di Parimenti racconta la storia del celebre vampiro della Transilvania a partire dal primo incontro tra questi e l’avvocato Jonathan Harker, chiamato a gestire per lui una trattazione immobiliare a Londra. Fin da questo primo incontro la stranezza e la pericolosità del conte, noto a tutti per la sua sete di sangue, si rendono manifeste contribuendo a rendere gli avvenimenti successivi – dall’arrivo a Londra della misteriosa nave carica di 50 casse di legno, un cane nero e un capitano morto al timone, agli inquietanti comportamenti notturni della giovane Lucy Westenra , dalla brutta fine che toccherà a quest’ultima alla caccia disperata a Dracula condotta senza risparmiarsi da  Harker, sua moglie Mina e gli amici Seward e Van Helsing – un concentrato di avventure da brivido. Nonostante le vicende, così come le descrizioni, siano infatti significativamente ridotte e semplificate, l’atmosfera horror e il crescendo di tensione che hanno consacrato il romanzo di Stoker vengono in qualche modo restituite al lettore.

Il testo, scritto in simboli WLS secondo il modello inbook, si presenta generalmente lineare ma non rinuncia a costruzioni sintattiche di una certa complessità, con più di una coordinata o subordinata. Tutti gli elementi della frase – compresi dunque pronomi, preposizioni e articoli – risultano inoltre simbolizzati. Da rimarcare infine l’attenzione mostrata dai curatori della collana a offrire esperienze di lettura il più possibile variegate e coerenti, proponendo di volta in volta illustrazioni di segno diverso e adeguate al testo trattato. Così, qui, le immagini curate da Melissa Ottonello Ferrati sottolineano il tono cupo della narrazione con uno stile contraddistinto da bianco e nero, ombre  e qualche tocco rosso sangue.

A Oliver piace. A Oliver non piace

Amanti di cani e aspiranti amanti di cani: a raccolta! Con la pubblicazione di A Oliver piace. A Oliver non piace, Homeless Book pensa proprio a voi. Il libro, curato nei testi e nelle illustrazioni da Sara Francesca Peila, si propone infatti di accompagnare i giovani lettori, con bisogni comunicativi speciali e non, alla scoperta dei comportamenti più corretti e rispettosi del miglior amico dell’uomo.

Contraddistinto da una veste grafica pulita e gradevole e diviso in due parti (l’una leggibile tenendo il libro dal dritto e l’altro tenendolo da rovescio), A Oliver piace. A Oliver non piace offre infatti una carrellata di semplici indicazioni su come approcciarsi ai cani in modo da non indispettirli ma anzi da instaurare con loro un rapporto sereno e arricchente. Al fine di rendere tali indicazioni il più possibile fruibili a un pubblico allargato – si pensi peraltro a quanto frequentemente animali come i cani si accompagnano a bambini con disabilità – il libro fa ricorso ai simboli WLS.

Basato sull’esperienza personale dell’autrice (Oliver è infatti un cane in carne ed ossa molto simile al protagonista del volume), il libro  si contraddistingue per una certa generale chiarezza, che accomuna i testi – lineari, poco astratti e privi di strutture sintattiche troppo complesse – e illustrazioni – essenziali, nette e prive di dettagli superflui. Il risultato è un volume senza pretese narrative ma molto efficace nel suo intento e informativo e capace, con il suo aspetto davvero amichevole,  di creare una sincera tenerezza nei confronti del cagnone protagonista!

 

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Cosa vede Don Q?

Questa sì che è una bella novità! Semplice e rodato nella trama e nella struttura, Cosa vede Don Q? è un libro che porta un reale, coraggioso e importante elemento di rinnovamento nel panorama dei libri in simboli, grazie alla scommessa sul valore del gioco, della sorpresa e dell’imprevisto.

Ma andiamo con ordine. Quella di Don Q è una storia lineare e, se vogliamo, collaudata di scambi e divertenti rivelazioni. Il protagonista – moderno e giovane cavaliere in sneakers, con cavallo giocattolo ed elmo a scolapasta – un giorno perde gli occhiali e muovendo alla loro ricerca si imbatte in una serie di oggetti e personaggi che, a causa della visibilità ridotta, paiono sempre diversi da ciò che sono e mostrano la loro reale identità solo in un secondo momento. Così, quella che pare la scopa di una strega si rivela essere un  ronzino, il castello un albero, il mago un gatto e così via, in una successione di incontri che si chiude solo con il felice ritrovamento degli occhiali da parte del protagonista.

Ciò che rende insolita e speciale questa storia è il meccanismo ludico che consente la trasformazione degli oggetti agli occhi di Don Q e del lettore: una semplice aletta chiusa su ogni pagina fa infatti sì che un dettaglio di ogni figura assuma un nuovo significato una volta che l’aletta si volta. Si tratta di un meccanismo senz’altro noto e molto usato nell’ambito dei libri-gioco ma del tutto inusitato nell’ambito dei libri in simboli e più in generale dei libri accessibili. E questo lo rende davvero degno di interesse, soprattutto perché sottende una riflessione fondamentale sull’importanza di coltivare la dimensione ludica e il gusto per lo stupore anche laddove sia presente una disabilità.

La sorpresa, come sosteneva chiaramente Munari, è motore di conoscenza e come tale va coltivata il più possibile. Certo, i libri in simboli devono tenere conto delle esigenze di lettori che trovano nella linearità di pensiero e racconto, nella regolarità dei riferimenti e in una certa prevedibilità della narrazione un terreno confortevole in cui far viaggiare la fantasia, ma questo non significa che la sorpresa e l’imprevedibilità debbano essere sistematicamente sacrificate o messe da parte. Anche perché i lettori, così come i bisogni comunicativi, sono diversi e variegati. Ecco dunque che la scelta di Homeless Book di proporre anche a bambini con esigenze speciali un’esperienza di lettura diversa dal consueto, più interattiva e inattesa, appare innovativa e senz’altro meritevole di interesse e sperimentazione.

Peraltro, sarà bene sottolineare che l’elemento di sorpresa, latore di una certa circoscritta forma di imprevedibilità e di spiazzamento, va qui a innestarsi su di una struttura narrativa di per sé molto regolare e prevedibile grazie alla quale il lettore sa che a ogni pagina il personaggio incontrerà qualcosa che si rivelerà poi essere tutt’altro. C’è insomma, per certi versi, un’attesa o un’attendibilità del ricredimento, o per dirla altrimenti un certa prevedibilità dell’imprevedibile, che può concorrere forse a rendere quest’ultimo più accettabile e godibile. Il gioco che così si crea tra prima impressione e vera essenza delle cose va inoltre a sostenere e rafforzarsi a vicenda con il gioco  tra dimensione fantastica e dimensione reale, la prima espressa da ciò che Don Q crede di vedere – perlopiù elementi caratteristici dell’imaginario fiabesco (creature magiche e straordinarie, tesori, fortezze ecc…) – e la seconda espressa da ciò che Don Q vede effettivamente – perlopiù elementi caratteristici del quotidiano (una mucca, un gatto, un cesto di giochi…): un gioco imprescindibile quando si parla di bambini e in cui facilmente il lettore potrà ritrovare la sua esperienza. Pare insomma di cogliere tra le righe di questo libro snello e poco appariscente un’idea di infanzia giustamente multisfaccettata, che la componente della disabilità rende più complessa a non certo più piatta. E questo non è poco.

Cosa vede Don Q? si caratterizza infine per un testo semplice, forse  un pelo affinabile, e dalla struttura ricorrente, in cui prevalgono un lessico concreto e quotidiano e frasi perlopiù brevissime o con una sola coordinata. I simboli WLS che raccontano la storia sono dal canto loro grandi e riquadrati e presentano l’elemento alfabetico, in maiuscolo, all’interno del riquadro stesso. Ad accompagnarli, sulla pagina di sinistra, le illustrazioni essenziali e briose firmate da Piki (già arruolata dalla Homeless Book per I tre porcellini in CAA) che sposano chiarezza compositiva e gradevolezza estetica con una certa apprezzabile efficacia.

Yxxy. Il segreto non segreto

Avevamo conosciuto Alexander, detto YxxY, in occasione del suo ingresso alla scuola dell’infanzia. A questo era dedicato, infatti, il volume Yxxy. Un giorno speciale. Ora l’anno scolastico è finito e per Alexander e i suoi compagni è tempo di festa. L’appuntamento è a casa di nonni di Matteo, per un pomeriggio di giochi – di palcio soprattutto –, di scherzi in piscina e di merende. Ma quel pomeriggio diventerà per il protagonista anche un momento di scoperta rispetto alle differenze tra maschi e femmine e di emozioni che possono diventare preziosi segreti.

Curato, come il volume precedente, da Marinella Michielotto per la parte del testo e  da Licia Zuppardi per la parte delle illustrazione, Yxxy. Il segreto non segreto ha coinvolto numerose altre professionalità sia per quel che concerne l’attenzione agli aspetti pedagogici della storia sia per quel che riguarda la simbolizzazione del testo. L’intenzione alla base di questa scelta è quella di offrire uno strumento che rispetti e accolga il più possibile le esigenze del piccolo lettore, soprattutto se con disabilità. Apprezzabili, in questo senso, il coraggio di affrontare questioni di genere – delicate e ancora spesso oggetto di tabù, tanto più se riferite a un contesto quale quello della disabilità -, la scelta di offrire una rappresentazione “silenziosa” di una situazione di disabilità – che compare naturalmente nella storia, senza dover essere sottolineata né, al contrario, mimetizzata – e la capacità di raccontare una possibilità di inclusione – senza strepiti ma grazie, per esempio, all’introduzione di giochi realmente accessibili e tali da consentire una effettiva condivisione da parte di tutti i bambini (il palcio, per l’appunto, ma anche lo sguazzare in acqua).

Disponibile in una versione standard e in una versione inbook, che ne propone il testo in Widgit Literacy Symbols (WLS), Yxxy. Il segreto non segreto propone in maniera semplice e accessibile un messaggio positivo molto schietto e una possibilità interessante di dialogo intorno a tematiche complesse .

Una scatola gialla

Una grafica ricercata e pulita,  un viaggio misterioso a bordo dei più disparati mezzi di trasporto e un saporito equilibrio tra sorpresa e ripetizione: gli ingredienti di base di Una scatola gialla lasciano prevedere un manicaretto editoriale niente male. E così è, in effetti. Il particolarissimo libro firmato da Pieter Gaudesaboos offre una lettura gustosa in cui dapprima si accelera per seguire il tortuoso percorso del contenitore che dà il titolo al volume e scoprire cosa vi si nasconda, e poi si rallenta per godere delle minuscole e minuziose figure con cui l’autore anima il racconto.

Protagonista del libro è, per l’appunto, una scatola gialla dal contenuto ignoto che passa di mano in mano (dal pilota al comandante e da questi al macchinista, all’autista e al postino) e di mezzo in mezzo (dall’aereo alla nave e da qui al treno, al pullman e alla biciletta) fino ad arrivare in possesso di una bambina. Nei diversi passaggi la scatola subisce incidenti e intemperie che ne riducono la dimensione – sicché da enorme diventa via via minuscola – e il suo contenuto si fa oggetto di congetture da parte dei protagonisti. Un rinoceronte, un elefante, un leone, una scimmietta o forse un gatto: cosa conterrà l’imperscrutabile scatola? Nulla di quanto ipotizzato, a dire il vero, ma un oggetto apparentemente insignificante come un fischietto con cui rimettere insieme tutti i tasselli della storia e dare loro un nuovo e inatteso valore narrativo.

Con Una scatola gialla prosegue la felice avventura de I libri di Camilla, collana curata da Uovonero con lo scopo di offrire in versione simbolizzata alcuni degli albi più amati, editi negli anni da case editrici diverse, rendendoli finalmente fruibili anche a un pubblico con difficoltà comunicative. Rispetto ai volumi precedenti, Una scatola gialla è soggetto a qualche aggiustamento in più, funzionale a una più chiara e soddisfacente lettura in simboli. Così, per esempio, le proposizioni coordinate e subordinate vengono spezzettate in frasi più brevi e alcuni elementi delle illustrazioni (come gli ingrandimenti dei personaggi di volta in volta coinvolti) scompaiono, rendendo la pagina più pulita e le sue componenti più distinte. Si tratta di adattamenti significativi ma ben calibrati dal momento che non ne risentono né il ritmo del testo, che continua a risultare ben scandito e incalzante, né i focus delle illustrazioni, che trovano espressione nei simboli collegati ai personaggi, gli unici a essere colorati all’interno della sequenza simbolica.

L’edizione in simboli de Una scatola gialla, che non manca peraltro di offrire al lettore alcuni giochi conclusivi così come previsti nell’edizione originale targata Sinnos, propone quindi una lettura piacevole, adattissima sia a una fruizione condivisa  sia a prime esperienze di fruizione autonoma, grazie anche alla scelta di simboli WLS con testo in stampatello maiuscolo. Da non sottovalutare inoltre, quella che appare come un’ottimale predisposizione di un volume come questo di Pieter Gaudesaboos a una trasposizione in simboli in virtù sia di una struttura iterata, che fa della ripetizione un uso frequente e funzionale, sia di  illustrazioni molto precise e nette, che soddisfano il gusto estetico e la ricerca di rigore.

Divento grande, vado a scuola

Prosegue l’interessante esperienza editoriale di Homeless Book sul fronte delle storie sociali: storie realistiche che mirano a far comprendere e assimilare ai bambini, soprattutto ma non solo con difficoltà comunicative e comportamentali, le regole e gli atteggiamenti attesi in specifiche situazioni.

Mentre Imparo a fare la pipì, era dedicato a bambini in età prescolare, Divento grande, vado a scuola si rivolge ai bambini un pochino più grandi, alle prese con le novità in fatto di ritmi, regole e abitudini che la scuola primaria porta con sé. Qui si focalizza l’attenzione su ciò che si può e ciò che non si può fare in classe, sui luoghi in cui si svolgono le diverse attività, sulle persone con cui si entra in relazione e su ciò che si impara di giorno in giorno: una presentazione puntuale e comprensibile di tanti aspetti dall’alto potenziale confusivo e intimorente.

A rafforzare la spendibilità di questo tipo di pubblicazione, l’idea di renderla personalizzabile grazie all’aggiunta di dettagli – nel testo e nelle immagini – che rispecchino la specifica realtà del lettore: il viso del protagonista, per esempio, è lasciato in bianco e nero per invitare il bambino ad apporvi la sua foto e alcuni riquadri del testo in simboli sono lasciati bianchi per consentire di aggiungere regole specifiche della singola scuola. Si tratta di piccole attenzioni che unite però alla cura nella costruzione del testo e nella simbolizzazione, fanno di questi testi degli strumenti funzionali.