Amo quel cane. Odio quel gatto

Recensione pubblicata il: 20/04/2023

Autore Sharon Creech Editore Mondadori Paese di pubblicazione Italia ISBN 9788804760047 Anno 2023 Numero di pagine 224 Prezzo 17 €

Fascia d'età 12-14 anni 9-11 anni Sezione Libri sulla disabilità

Si parla di Disabilità uditiva

Divertente, intelligente, costruito in maniera sopraffina: Amo quel cane. Odio quel gatto è un libro di Sharon Creech unico nel suo genere. Protagonista assoluta è la poesia, a cui il libo dà spazio tanto nella forma quanto nel contenuto. La narrazione procede infatti in forma di brevi componimenti: quelli che un bambino di nome Jack scrive in una sorta di fitto dialogo con la sua insegnante e in cui, attraverso soggetti comuni, come il rapporto con gli animali domestici, gli affetti e le piccole (dis)avventure quotidiane, offre una bellissima, credibile e chiara fotografia di che cosa sia la poesia e del potere che essa può custodire.

La passione per i versi, che esplode a un certo punto in maniera prorompente grazie all’incontro con un poeta in carne ed ossa dalla sensibilità simile alla sua, non è cosa immediata per Jack ma nasce anzi poco a poco, grazie all’accorto e lungimirante lavoro della sua professoressa, tal Miss Stretchberry che incessantemente invita la classe a leggere, scrivere, discutere di poesia. Così, se il rapporto iniziale del bambino con i versi può essere riassunto in questa sua ironica e cinica considerazione:

Se quella sulla carriola rossa

e le galline bianche

è una poesia

allora ogni frase

può essere una poesia.

Basta solo

fare

frasi

brevi.

man mano che il racconto procede le cose cambiano. Non solo si affina, infatti, il suo modo di scrivere (con tanto di destreggiamenti tra poeti diversi e padronanza di allitterazioni e onomatopee) ma si consolida anche la sua consapevolezza rispetto alle possibilità espressive che la poesia racchiude. Ed è qui che entra in gioco anche il tema, seppur collaterale, della disabilità.

Le poesie di Jack compongono, infatti, tra le altre cose, un ritratto della sua mamma che agita le mani in aria per fare parole / senza / suono. La sordità, mai nominata ma chiaramente rappresentata, fa dunque capolino tra le righe, sposandosi a un sentimento tenero che profuma di normalità nelle emozioni, nei gesti affettuosi, nelle cose di ogni giorno. L’altro aspetto interessante che la concerne, sta nell’ostinato interrogarsi di Jack rispetto al modo in cui le qualità sonore dei versi possano raggiungere le persone sorde e nel suo cogliere, infine, i molti modi in cui la poesia può arrivare al destinatario in tutta la sua potenza. Ecco allora che Amo quel cane. Odio quel gatto ci appare non solo come uno straordinario racconto intimo e al tempo stesso come un efficacissimo manuale di poesia ma anche come una riflessione preziosa sull’importanza della parola condivisa e sulle molteplici strade che questa può percorrere per radicare anche là dove ci siano dei limiti del linguaggio.

Già pubblicato da Mondadori una ventina di anni fa, Amo quel cane viene ora riproposto dal medesimo editore in una nuova edizione che vanta non solo una diversa copertina (con i disegni di William Steig) più in linea con il tono leggero del racconto, ma anche e soprattutto un seguito (Amo quel gatto), in cui in particolare si approfondisce la questione del rapporto tra suono e senso e il tema, a Jack molto caro, di come la parola, con tutta la sua forza espressiva, possa raggiungere anche il cuore di chi ha orecchie che non possono sentire.